Riforme per stabilizzare la crescita economica del Paese. Tra queste, tagli alle tasse e maggior aiuto ai lavoratori rurali che vogliono trasferirsi in città.
Durante la Central Economic Work Conference dello scorso weekend, sono emerse due possibili proposte per stabilizzare la crescita economica del Paese: i tagli alle tasse e il maggior aiuto ai lavoratori rurali che vogliono trasferirsi in città.
Le riforme più urgenti rimangono quelle riguardo la distribuzione del reddito, i prezzi dell'energia e le imprese di monopolio statale.
È previsto un aumento relativo alla fornitura di capitale destinata allo sviluppo, che comporterà l’innalzamento dei prestiti bancari e il mantenimento della valuta.
Saranno inoltre incoraggiati gli investimenti pubblici e privati, mentre verranno mantenute attive politiche fiscali (con una nuova riforma) e prudenti politiche monetarie.
Promesse sono state fatte anche riguardo il sostegno all'agricoltura, all'economia rurale, all'innovazione, e riguardo il miglioramento del tenore di vita.
È parere di molti economisti che l'obiettivo di crescita per il 2013 potrebbe mantenere il livello del 7,5% come per l’anno corrente. Nel terzo trimestre la crescita del PIL si è attestata al 7,4%.
Dalla conferenza è emerso infine che la Cina mostra "grande coraggio e intelligenza" nel promuovere le riforme di mercato.
lunedì 17 dicembre 2012
venerdì 7 dicembre 2012
Il rallentamento dell’economia cinese è solo una pausa
Rallentamento o semplice pausa? Economisti ed esperti internazionali concordano sul fatto che l’economia cinese farà da volano per la ripresa economica mondiale nei prossimi anni puntando a diventare la prima economia mondiale nel giro di poco tempo.
L’economia cinese ha risentito della crisi globale in atto, ma nonostante i segni di debolezza mostrati all’inizio dell’anno, la sua crescita è rimasta vicina all’8% nel secondo semestre con lo yuan che si è rafforzato del 6% nei confronti dell’euro.
Si sa che, grazie a una forte crescita economica superiore al 9% nel 2011 e col suo miliardo abbondante di abitanti, la Repubblica Popolare Cinese si appresta nel giro di pochi anni a diventare la prima economia mondiale davanti agli Stati Uniti.
Un percorso che si materializzerà nel tempo. Andiamo a vedere come.
È risaputo che l’arma vincente del Dragone sono i costi da sfruttamento della manodopera per sostenere le proprie esportazioni cinesi, che il resto del mondo non può permettersi. Ciò, se da un lato porta sul piano monetario al fatto che lo yuan sia oggi altamente svalutato nei confronti del dollaro, allo stesso tempo fa comodo alle autorità economiche e monetarie cinesi che si approvvigionano di dollari a basso costo per poi comperare sul mercato il petrolio, o in ogni caso materie prime.
Il governo americano da tempo sta chiedendo a Pechino di rivalutare lo yuan rispetto al dollaro, ma finora i risultati sono stati abbastanza deludenti. Lo stesso governo evidenzia che le autorità cinesi hanno ridotto sensibilmente il grado di intervento ufficiale sul cambio dal terzo trimestre del 2011 ad oggi, ma il livello della moneta asiatica sul mercato dei cambi è ritenuto ancora da Washington assai svalutato. Negli ultimi dieci mesi lo yuan si è apprezzato infatti del 9% in termini reali e provoca sempre più l’attrattiva degli investitori.
L’economia cinese ha risentito della crisi globale in atto, ma nonostante i segni di debolezza mostrati all’inizio dell’anno, la sua crescita è rimasta vicina all’8% nel secondo semestre con lo yuan che si è rafforzato del 6% nei confronti dell’euro.
Si sa che, grazie a una forte crescita economica superiore al 9% nel 2011 e col suo miliardo abbondante di abitanti, la Repubblica Popolare Cinese si appresta nel giro di pochi anni a diventare la prima economia mondiale davanti agli Stati Uniti.
Un percorso che si materializzerà nel tempo. Andiamo a vedere come.
È risaputo che l’arma vincente del Dragone sono i costi da sfruttamento della manodopera per sostenere le proprie esportazioni cinesi, che il resto del mondo non può permettersi. Ciò, se da un lato porta sul piano monetario al fatto che lo yuan sia oggi altamente svalutato nei confronti del dollaro, allo stesso tempo fa comodo alle autorità economiche e monetarie cinesi che si approvvigionano di dollari a basso costo per poi comperare sul mercato il petrolio, o in ogni caso materie prime.
Il governo americano da tempo sta chiedendo a Pechino di rivalutare lo yuan rispetto al dollaro, ma finora i risultati sono stati abbastanza deludenti. Lo stesso governo evidenzia che le autorità cinesi hanno ridotto sensibilmente il grado di intervento ufficiale sul cambio dal terzo trimestre del 2011 ad oggi, ma il livello della moneta asiatica sul mercato dei cambi è ritenuto ancora da Washington assai svalutato. Negli ultimi dieci mesi lo yuan si è apprezzato infatti del 9% in termini reali e provoca sempre più l’attrattiva degli investitori.
martedì 4 dicembre 2012
S&P's conferma rating AA-/A-1+ per la Cina
L'agenzia stima una crescita di Pil pro capite al 7,3% per il 2013-2015, meno del 10,2% medio dei passati cinque anni (2007-2011). Le prospettive di crescita per la Cina sono dunque eccezionali.
Prospettive di crescita eccezionali per la Cina. A rivelarlo è un rapporto stilato dall’agenzia di rating Standard & Poor's.
L'agenzia stima una crescita di Pil pro capite al 7,3% per il 2013-2015, meno del 10,2% medio dei passati cinque anni (2007-2011) e conferma il rating del Paese come AA-/A-1+.Il Pil pro capite per il 2012 è invece attualmente stimato in 6.141 dollari.
Secondo Kim Eng Tan, analista dell'agenzia: "Gli sforzi verso riforme strutturali e fiscali più profonde dovrebbero continuare. L'outlook è stabile, ma se lo sforzo riformista si dovesse indebolire, con una minore performance economica e con un peggioramento del settore del credito, l'agenzia potrebbe ridurre il giudizio. Al contrario, con un maggiore sforzo riformista e un riferimento maggiore a strumenti basati sul mercato e un tasso di cambio più flessibile, il rating potrebbe ancora migliorare. Ci aspettiamo che l'economia cinese prosegua la sua forte crescita e che il Paese mantenga la sua solida posizione di creditore estero nei prossimi 3-5 anni […] Ci aspettiamo inoltre che gli elevati risparmi domestici siano più che sufficienti per finanziare forti investimenti nel prossimo futuro".
Gli analisti hanno poi stimano un possibile aumento del debito governativo pari in media all'1,4% del Pil all'anno nel 2012-2015. In proporzione al Pil, l'indebitamento governativo dovrebbe continuare il suo calo, con il debito netto al 13,4% del Pil nel 2014.
Prospettive di crescita eccezionali per la Cina. A rivelarlo è un rapporto stilato dall’agenzia di rating Standard & Poor's.
L'agenzia stima una crescita di Pil pro capite al 7,3% per il 2013-2015, meno del 10,2% medio dei passati cinque anni (2007-2011) e conferma il rating del Paese come AA-/A-1+.Il Pil pro capite per il 2012 è invece attualmente stimato in 6.141 dollari.
Secondo Kim Eng Tan, analista dell'agenzia: "Gli sforzi verso riforme strutturali e fiscali più profonde dovrebbero continuare. L'outlook è stabile, ma se lo sforzo riformista si dovesse indebolire, con una minore performance economica e con un peggioramento del settore del credito, l'agenzia potrebbe ridurre il giudizio. Al contrario, con un maggiore sforzo riformista e un riferimento maggiore a strumenti basati sul mercato e un tasso di cambio più flessibile, il rating potrebbe ancora migliorare. Ci aspettiamo che l'economia cinese prosegua la sua forte crescita e che il Paese mantenga la sua solida posizione di creditore estero nei prossimi 3-5 anni […] Ci aspettiamo inoltre che gli elevati risparmi domestici siano più che sufficienti per finanziare forti investimenti nel prossimo futuro".
Gli analisti hanno poi stimano un possibile aumento del debito governativo pari in media all'1,4% del Pil all'anno nel 2012-2015. In proporzione al Pil, l'indebitamento governativo dovrebbe continuare il suo calo, con il debito netto al 13,4% del Pil nel 2014.
mercoledì 28 novembre 2012
Renault e la Cina nel mirino
Il quotidiano China Business News riferisce di una joint venture tra la società francese e la Dongfeng Motor per un investimento di 6 miliardi e mezzo di yuan in un impianto situato nella provincia centrale di Hubei, con una capacità iniziale di 200.000 vetture l'anno.
Stando a quanto riportato nell’edizione di ieri del China Business News, la Renault avrebbe intenzione di creare una joint venture con la Dongfeng Motor, il secondo produttore automobilistico cinese, per la costruzione di vetture nel Paese della Grande Muraglia.
Secondo il giornale cinese, che cita come fonte un anonimo della Dongfeng, le due società avrebbero stabilito di investire insieme 6,5 miliardi di yuan (circa 1 miliardo di dollari) in un impianto nella provincia centrale di Hubei, con una capacita' iniziale di 200 mila auto all'anno.
Dongfeng ad oggi ha già realizzato una joint venture in Cina con Nissan, Honda e PSA/Peugeot-Citroen.
La casa automobilistica francese è uno dei pochi costruttori esteri che non produce auto nel Paese. Lo scorso anno ha visto però crescere del 65% le sue vendite proprio in Cina.
Interpellato sulla vicenda un portavoce della Dongfeng ha affermato di non avere informazioni sul progetto, mentre un portavoce di Renault in Cina non ha voluto commentare la notizia.
Stando sempre all’articolo del China Business News, il chief executive di Renault Greater China Chen Guozhang avrebbe detto che la jv andrebbe ad utilizzare un impianto precedentemente usato da Renault nel 1990 di un proprio partner.
Stando a quanto riportato nell’edizione di ieri del China Business News, la Renault avrebbe intenzione di creare una joint venture con la Dongfeng Motor, il secondo produttore automobilistico cinese, per la costruzione di vetture nel Paese della Grande Muraglia.
Secondo il giornale cinese, che cita come fonte un anonimo della Dongfeng, le due società avrebbero stabilito di investire insieme 6,5 miliardi di yuan (circa 1 miliardo di dollari) in un impianto nella provincia centrale di Hubei, con una capacita' iniziale di 200 mila auto all'anno.
Dongfeng ad oggi ha già realizzato una joint venture in Cina con Nissan, Honda e PSA/Peugeot-Citroen.
La casa automobilistica francese è uno dei pochi costruttori esteri che non produce auto nel Paese. Lo scorso anno ha visto però crescere del 65% le sue vendite proprio in Cina.
Interpellato sulla vicenda un portavoce della Dongfeng ha affermato di non avere informazioni sul progetto, mentre un portavoce di Renault in Cina non ha voluto commentare la notizia.
Stando sempre all’articolo del China Business News, il chief executive di Renault Greater China Chen Guozhang avrebbe detto che la jv andrebbe ad utilizzare un impianto precedentemente usato da Renault nel 1990 di un proprio partner.
giovedì 22 novembre 2012
La Cina compra in Europa
Nei primi sei mesi del 2012 sono state acquisite 27 società nell’Ue. Lo shopping cinese in Europa non conosce crisi.
Secondo un recente studio nell'Unione europea la Cina ha battuto un nuovo record: sono state infatti sottoscritte 27 acquisizioni di società europee, raggiungendo il livello degli Stati Uniti nel 2011, confermando il trend dello scorso anno (11 miliardi investiti). Nella prima parte dell’anno, ben nove transazioni hanno avuto inoltre un valore superiore a 1 miliardo di dollari.
Il 21,3% delle acquisizioni cinesi riguarda aziende del settore energetico; ben 7 su 27. Poi vengono le società ad alto contenuto tecnologico.
La strategia di Pechino è innanzitutto quella di assicurarsi le tecnologie chiave e il know how da poter importare e diffondere in patria.
Nei primi sei mesi del 2012 le transazioni e le fusioni di società nel Paese sono diminuite del 25% anche se l’attività all'estero è rimasta pressoché stabile (solo -6%).
Nella classifica che tiene conto del giro d'affari, emerge un’altra tendenza: il tentativo di farsi strada usando il cosiddetto soft power. Il 10,9% dei fondi totali, infatti, sono stati investiti in società di media e nell'industria dell'entertainment.
Secondo un recente studio nell'Unione europea la Cina ha battuto un nuovo record: sono state infatti sottoscritte 27 acquisizioni di società europee, raggiungendo il livello degli Stati Uniti nel 2011, confermando il trend dello scorso anno (11 miliardi investiti). Nella prima parte dell’anno, ben nove transazioni hanno avuto inoltre un valore superiore a 1 miliardo di dollari.
Il 21,3% delle acquisizioni cinesi riguarda aziende del settore energetico; ben 7 su 27. Poi vengono le società ad alto contenuto tecnologico.
La strategia di Pechino è innanzitutto quella di assicurarsi le tecnologie chiave e il know how da poter importare e diffondere in patria.
Nei primi sei mesi del 2012 le transazioni e le fusioni di società nel Paese sono diminuite del 25% anche se l’attività all'estero è rimasta pressoché stabile (solo -6%).
Nella classifica che tiene conto del giro d'affari, emerge un’altra tendenza: il tentativo di farsi strada usando il cosiddetto soft power. Il 10,9% dei fondi totali, infatti, sono stati investiti in società di media e nell'industria dell'entertainment.
martedì 20 novembre 2012
Russia e Cina: interessi a confronto
Continuano i rapporti ravvicinati tra Russia e Cina. È ormai chiaro che le opportunità di cooperazione tra queste due nazioni hanno un enorme potenziale benefico, in particolare sulle risorse naturali. In fatto di petrolio e gas russi permangono forti interessi da parte del Dragone sia in termini di domanda energetica che di negoziazioni.
Gli interessi tra la Federazione Russa e la Cina sono sempre più affini.
È ormai chiaro che le opportunità di cooperazione tra queste due nazioni hanno un enorme potenziale benefico, in particolare sulle risorse naturali. In fatto di petrolio e gas russi permangono forti interessi da parte del Dragone sia in termini di domanda energetica che di negoziazioni.
Non più tardi di due settimane fa, Putin ha infatti affermato che la Russia e la Cina raggiungeranno degli accordi sul problema della fornitura di petrolio e di gas, e che promuoveranno l'interscambio bilaterale a 100 miliardi di USD.
Nel settembre 2012, le relazioni russo-cinesi hanno raccolto il massimo dalla cooperazione. Vladimir Putin, durante l’incontro svoltosi a Vladivostok ai margini del summit APEC con il presidente della Repubblica Popolare Cinese Hu Jintao, ha dichiarato: "Sentiamo il desiderio di tutta la direzione della Cina e del popolo cinese di sviluppare la cooperazione con il nostro paese", aveva detto il presidente della Russia
Oggi la crescita dell'interscambio bilaterale è dovuta anche all'entrata delle merci cinesi nel mercato russo, in particolare di una grande quantità di prodotti di prima necessità; la parte russa non stabilirà alcuna barriera nei confronti delle merci cinesi, perché la Russia è ormai membro del WTO.
Sono molti i progetti in ballo tra Estremo Oriente e Cina come per esempio l'estensione della rete ferroviaria Russia-Cina.
Gli interessi tra la Federazione Russa e la Cina sono sempre più affini.
È ormai chiaro che le opportunità di cooperazione tra queste due nazioni hanno un enorme potenziale benefico, in particolare sulle risorse naturali. In fatto di petrolio e gas russi permangono forti interessi da parte del Dragone sia in termini di domanda energetica che di negoziazioni.
Non più tardi di due settimane fa, Putin ha infatti affermato che la Russia e la Cina raggiungeranno degli accordi sul problema della fornitura di petrolio e di gas, e che promuoveranno l'interscambio bilaterale a 100 miliardi di USD.
Nel settembre 2012, le relazioni russo-cinesi hanno raccolto il massimo dalla cooperazione. Vladimir Putin, durante l’incontro svoltosi a Vladivostok ai margini del summit APEC con il presidente della Repubblica Popolare Cinese Hu Jintao, ha dichiarato: "Sentiamo il desiderio di tutta la direzione della Cina e del popolo cinese di sviluppare la cooperazione con il nostro paese", aveva detto il presidente della Russia
Oggi la crescita dell'interscambio bilaterale è dovuta anche all'entrata delle merci cinesi nel mercato russo, in particolare di una grande quantità di prodotti di prima necessità; la parte russa non stabilirà alcuna barriera nei confronti delle merci cinesi, perché la Russia è ormai membro del WTO.
Sono molti i progetti in ballo tra Estremo Oriente e Cina come per esempio l'estensione della rete ferroviaria Russia-Cina.
lunedì 19 novembre 2012
Calcio Milan Inter: è l’ora della Cina, o forse no?
Le esigenze di marketing hanno da tempo portato le società sportive a guardare al mercato asiatico. Non desta sorpresa quindi l'interesse dell’A.C. Milan nei confronti del Dragone. Tramonta invece per ora l’operazione tra la China Railways Construction e l’F.C. Internazionale.
Le esigenze di marketing hanno da tempo portato le società sportive italiane a guardare al mercato asiatico. Da poco tramontato l’accordo tra l’Internazionale F.C. e la China Railways Construction, è invece ora tempo per l’A.C. Milan di fare i conti con il mercato cinese.
Gli scenari mondiali dell’economia e del calcio sono totalmente cambiati: chi l’avrebbe mai pensato, solamente qualche anno fa, che Berlusconi e Moratti, per mantenere la competitività delle proprie squadre, avrebbero avuto bisogno di liquidità aggiuntiva e di capitale fresco in entrata dalla Cina. Ora tutto questo sta diventando realtà.
Detto dell’accordo congelato tra l’Inter e il secondo agglomerato industriale cinese operante nel settore delle costruzioni (che avrebbe dovuto occuparsi della costruzione del nuovo stadio interista ma che per pratiche burocratiche cinesi non ha potuto portare a termine il progetto), diverso è la situazione del club di Via Turati. Se l’ipotesi di una cessione totale è stata per ora accantonata da Berlusconi, dato che l’opzione non piace, trovare dei soci che subentrino e che, con il passare degli anni, possano acquisire il pacchetto di maggioranza è l’idea ora più credibile, anche se non facilmente realizzabile.
Il prossimo martedì 4 dicembre 2012, una delegazione cinese capeggiata da Liu Yongzhuo, farà visita al Milan con l’obiettivo di analizzare l’organizzazione societaria della società. Già da tempo si parla della volontà del Milan di lanciare il proprio brand in Asia replicando l’idea del “local sponsors”; attraverso questa opzione il marchio rossonero entrerebbe nel Paese e uno sponsor locale potrebbe essere associato alla stessa società al fianco degli sponsor globali, ossia Adidas e Fly Emirates.
Le esigenze di marketing hanno da tempo portato le società sportive italiane a guardare al mercato asiatico. Da poco tramontato l’accordo tra l’Internazionale F.C. e la China Railways Construction, è invece ora tempo per l’A.C. Milan di fare i conti con il mercato cinese.
Gli scenari mondiali dell’economia e del calcio sono totalmente cambiati: chi l’avrebbe mai pensato, solamente qualche anno fa, che Berlusconi e Moratti, per mantenere la competitività delle proprie squadre, avrebbero avuto bisogno di liquidità aggiuntiva e di capitale fresco in entrata dalla Cina. Ora tutto questo sta diventando realtà.
Detto dell’accordo congelato tra l’Inter e il secondo agglomerato industriale cinese operante nel settore delle costruzioni (che avrebbe dovuto occuparsi della costruzione del nuovo stadio interista ma che per pratiche burocratiche cinesi non ha potuto portare a termine il progetto), diverso è la situazione del club di Via Turati. Se l’ipotesi di una cessione totale è stata per ora accantonata da Berlusconi, dato che l’opzione non piace, trovare dei soci che subentrino e che, con il passare degli anni, possano acquisire il pacchetto di maggioranza è l’idea ora più credibile, anche se non facilmente realizzabile.
Il prossimo martedì 4 dicembre 2012, una delegazione cinese capeggiata da Liu Yongzhuo, farà visita al Milan con l’obiettivo di analizzare l’organizzazione societaria della società. Già da tempo si parla della volontà del Milan di lanciare il proprio brand in Asia replicando l’idea del “local sponsors”; attraverso questa opzione il marchio rossonero entrerebbe nel Paese e uno sponsor locale potrebbe essere associato alla stessa società al fianco degli sponsor globali, ossia Adidas e Fly Emirates.
mercoledì 14 novembre 2012
Piaggio Aero consegna in Cina il primo P 180 Avanti
L’azienda italiana, leader nel settore aeronautico, ha oggi consegnato il primo velivolo P 180 Avanti al primo cliente ed operatore Cinese del velivolo italiano.
Durante l’apertura dell’Air Show China 2012, Piaggio Aero ha consegnato il primo velivolo P.180 Avanti II a Free Sky/CAEA Beijing Aviation Investment Co.Ltd., il primo cliente ed operatore cinese del velivolo italiano. Il velivolo può coprire 2700 km raggiungendo la velocità massima di 745 km/h.
Ciò a testimonianza che il mercato dell'aviazione in Cina sta conoscendo una crescita esponenziale, grazie alla progressiva richiesta oltre che alla liberalizzazione degli spazi aerei e alla concretizzazione degli investimenti in infrastrutture già pianificati dal Governo di Pechino.
La Cina ha avviato da tempo un ripensamento strategico sul proprio modello di sviluppo: il Paese ha necessità di intervenire sull’economia della conoscenza e quindi da una parte sulle tecnologie ad alto contenuto di innovazione e dall’altra sulle attività ad alto contenuto di creatività. Proprio in questa ottica si ricollega il rapporto avviato con Piaggio Aero.
L’azienda di Sestri Ponente ha ricevuto negli ultimi due anni gli ordini da tutte le nazioni del BRIC dove si è concentrata l'azione della Piaggio in considerazione delle flessioni dei mercati tradizionali come Nord America ed Europa.
Durante l’apertura dell’Air Show China 2012, Piaggio Aero ha consegnato il primo velivolo P.180 Avanti II a Free Sky/CAEA Beijing Aviation Investment Co.Ltd., il primo cliente ed operatore cinese del velivolo italiano. Il velivolo può coprire 2700 km raggiungendo la velocità massima di 745 km/h.
Ciò a testimonianza che il mercato dell'aviazione in Cina sta conoscendo una crescita esponenziale, grazie alla progressiva richiesta oltre che alla liberalizzazione degli spazi aerei e alla concretizzazione degli investimenti in infrastrutture già pianificati dal Governo di Pechino.
La Cina ha avviato da tempo un ripensamento strategico sul proprio modello di sviluppo: il Paese ha necessità di intervenire sull’economia della conoscenza e quindi da una parte sulle tecnologie ad alto contenuto di innovazione e dall’altra sulle attività ad alto contenuto di creatività. Proprio in questa ottica si ricollega il rapporto avviato con Piaggio Aero.
L’azienda di Sestri Ponente ha ricevuto negli ultimi due anni gli ordini da tutte le nazioni del BRIC dove si è concentrata l'azione della Piaggio in considerazione delle flessioni dei mercati tradizionali come Nord America ed Europa.
lunedì 12 novembre 2012
Cina: crescita PIL al 7,5%
Nella terza giornata del 18esimo Congresso del Partito Comunista a Pechino, resi noti i dati che vedranno alla fine del 2012 il Pil cinese attestarsi oltre il 7,5%.
La Cina riparte e, a fine 2012, la crescita del Pil cinese si attesterà oltre il 7,5%. È questo quanto emerso nella terza giornata del 18esimo Congresso del Partito Comunista svoltosi a Pechino.
Il responsabile della Commissione nazionale per lo sviluppo e le riforme del Paese, Zhang Ping, ha infatti dichiarato: "A ottobre i segnali di stabilizzazione dell'economia sono diventati piu' evidenti e abbiamo pienamente fiducia che a fine anno raggiungeremo gli obiettivi economici e che manterremo la crescia del Pil al di sopra del 7,5%".
I dati di ottobre hanno registrato un'impennata degli investimenti in infrastrutture, una produzione industriale che ha viaggiato ai ritmi più veloci da cinque mesi, un surplus della bilancia commerciale ai massimi da 45 mesi, in crescita di oltre l'11%.
L’inflazione si attesta invece a 1,7% (in rallentamento rispetto all'1,9% di settembre) e ai minimi dal gennaio 2010.
La Cina riparte e, a fine 2012, la crescita del Pil cinese si attesterà oltre il 7,5%. È questo quanto emerso nella terza giornata del 18esimo Congresso del Partito Comunista svoltosi a Pechino.
Il responsabile della Commissione nazionale per lo sviluppo e le riforme del Paese, Zhang Ping, ha infatti dichiarato: "A ottobre i segnali di stabilizzazione dell'economia sono diventati piu' evidenti e abbiamo pienamente fiducia che a fine anno raggiungeremo gli obiettivi economici e che manterremo la crescia del Pil al di sopra del 7,5%".
I dati di ottobre hanno registrato un'impennata degli investimenti in infrastrutture, una produzione industriale che ha viaggiato ai ritmi più veloci da cinque mesi, un surplus della bilancia commerciale ai massimi da 45 mesi, in crescita di oltre l'11%.
L’inflazione si attesta invece a 1,7% (in rallentamento rispetto all'1,9% di settembre) e ai minimi dal gennaio 2010.
mercoledì 7 novembre 2012
8 novembre: Congresso Nazionale del PCC
Il Partito Comunista Cinese, che governa la nazione più popolosa del mondo dal 1949, darà il via al Diciottesimo Congresso Nazionale il prossimo 8 novembre, al termine del quale sarà nominata la prossima formazione di leader alla guida del paese.
Inizia domani in Cina il congresso del PCC che porterà alla formazione della nuova guida del Paese. La transizione di governo in Cina ha una valenza che va oltre la stabilità economica nel contesto internazionale e sarà proprio il nuovo governo di Pechino a dare forma all’economia nazionale. Secondo gli esperti, la direzione verso la quale saranno indirizzate le riforme economiche determinerà la capacità del Paese di dirigersi verso la cosiddetta "sostenibilità".
A causa della segretezza del sistema politico cinese è sempre difficile prevedere quale sarà questa direzione e allo stesso tempo pronosticare quali saranno le prossime mosse del governo; il cambiamento per la Cina è a ogni modo vicino e quello che accadrà avrà impatto su tutta l’economia mondiale, forse anche più di quanto non ne abbia la rielezione di Obama.
Nel frattempo, l’economia mondiale resta a guardare, in attesa di conoscere quali saranno i cambiamenti e quali le implicazioni sugli assi economici internazionali che ne determineranno il futuro.
Inizia domani in Cina il congresso del PCC che porterà alla formazione della nuova guida del Paese. La transizione di governo in Cina ha una valenza che va oltre la stabilità economica nel contesto internazionale e sarà proprio il nuovo governo di Pechino a dare forma all’economia nazionale. Secondo gli esperti, la direzione verso la quale saranno indirizzate le riforme economiche determinerà la capacità del Paese di dirigersi verso la cosiddetta "sostenibilità".
A causa della segretezza del sistema politico cinese è sempre difficile prevedere quale sarà questa direzione e allo stesso tempo pronosticare quali saranno le prossime mosse del governo; il cambiamento per la Cina è a ogni modo vicino e quello che accadrà avrà impatto su tutta l’economia mondiale, forse anche più di quanto non ne abbia la rielezione di Obama.
Nel frattempo, l’economia mondiale resta a guardare, in attesa di conoscere quali saranno i cambiamenti e quali le implicazioni sugli assi economici internazionali che ne determineranno il futuro.
martedì 30 ottobre 2012
Toyota frena la produzione in Cina
Sospese alcune linee di produzione. Clima di tensione tra i due Paesi a causa anche della contesa sulle isole Diaoyu/Senkaku che il Giappone ha nazionalizzato il mese scorso.
Lo scorso 23 ottobre, a causa del crollo delle vendite in Cina, la casa automobilistica giapponese Toyota ha annunciato tramite un comunicato stampa la sospensione di alcune linee di produzione nell'impianto di Tianjin.
Agli inizi del mese era rimbalzata la notizia di una possibile chiusura totale della fabbrica, cosa che di fatto non è avvenuta.
L’azienda, che a livello mondiale vanta una produzione stimata in circa nove milioni di veicoli l'anno, annualmente realizza 500.000 vetture nell'impianto di Tianjin che ad oggi rappresentano il 60% totale della produzione cinese.
Di fatto Toyota produrrà meno di 10 milioni di automobili a fine anno, un numero inferiore rispetto alla previsioni iniziali. Si stima che l’azienda abbia registrato un calo di vendite in Cina di più del 30%.
Il calo è dovuto principalmente al clima di tensione fra Cina e Giappone a causa della contesa sulle isole Diaoyu/Senkaku che il Giappone ha nazionalizzato il mese scorso. Le proteste per la mossa di Tokyo ha portato in Cina a numerose manifestazioni di piazza anche violente, nelle quali molti obiettivi giapponesi, come le auto, sono stati presi di mira.
Lo scorso 23 ottobre, a causa del crollo delle vendite in Cina, la casa automobilistica giapponese Toyota ha annunciato tramite un comunicato stampa la sospensione di alcune linee di produzione nell'impianto di Tianjin.
Agli inizi del mese era rimbalzata la notizia di una possibile chiusura totale della fabbrica, cosa che di fatto non è avvenuta.
L’azienda, che a livello mondiale vanta una produzione stimata in circa nove milioni di veicoli l'anno, annualmente realizza 500.000 vetture nell'impianto di Tianjin che ad oggi rappresentano il 60% totale della produzione cinese.
Di fatto Toyota produrrà meno di 10 milioni di automobili a fine anno, un numero inferiore rispetto alla previsioni iniziali. Si stima che l’azienda abbia registrato un calo di vendite in Cina di più del 30%.
Il calo è dovuto principalmente al clima di tensione fra Cina e Giappone a causa della contesa sulle isole Diaoyu/Senkaku che il Giappone ha nazionalizzato il mese scorso. Le proteste per la mossa di Tokyo ha portato in Cina a numerose manifestazioni di piazza anche violente, nelle quali molti obiettivi giapponesi, come le auto, sono stati presi di mira.
mercoledì 24 ottobre 2012
Stagisti particolari
Violati i diritti dei lavoratori? Dubbi su minorenni al “lavoro” negli stabilimenti della Foxconn.
Il lavoro come integrazione dell’attività scolastica o il lavoro a sostituzione della scuola? È questa la domanda che in questi giorni l’opinione pubblica internazionale si sta ponendo dopo che l’azienda Foxconn ha ammesso che in una delle sue fabbriche hanno lavorato come «stagisti» una cinquantina di minori, dai 14 ai 16 anni, assunti per tre settimane.
La precisazione di Cupertino, per la quale la Foxconn realizza gli iPhone e gli iPad, non ha tardato ad arrivare: “I minori, tra i 14 e i 16 anni, scoperti a lavorare nella megafabbrica cinese della Foxconn a Yantay nel nord-est del Paese, non sono stati impiegati per assemblare i prodotti di Apple”. Giustificazione che lascia aperti molti interrogativi; va ricordato che in Cina l'età minima per lavorare è comunque quella di 16 anni.
A ogni modo, a poche ore da questa notizia, si è appreso che ci sarebbero delle ombre anche sull’attività di stagisti minorenni relativamente all’assemblaggio della Nintendo Wii U.
La denuncia degli “stage illegali”, per cui gli studenti cinesi sono costretti ad abbandonare gli studi per andare in fabbrica pena la bocciatura, era già affiorata negli scorsi mesi. All’epoca un report della Students and Scholars Against corporate Misbehaviour aveva messo in luce il regime militaristico delle fabbriche e l’uso di studenti come operai nelle fabbriche Foxconn di tutto il Paese.
L’azienda di videogames, in un comunicato ufficiale, ha affermato che: “Stiamo investigando sull’accaduto. La nostra policy aziendale è rispettare le leggi che vietano lo sfruttamento del lavoro minorile in tutte le fabbriche dove vengono assemblati prodotti con il marchio Nintendo. Foxconn inclusa”.
Il lavoro come integrazione dell’attività scolastica o il lavoro a sostituzione della scuola? È questa la domanda che in questi giorni l’opinione pubblica internazionale si sta ponendo dopo che l’azienda Foxconn ha ammesso che in una delle sue fabbriche hanno lavorato come «stagisti» una cinquantina di minori, dai 14 ai 16 anni, assunti per tre settimane.
La precisazione di Cupertino, per la quale la Foxconn realizza gli iPhone e gli iPad, non ha tardato ad arrivare: “I minori, tra i 14 e i 16 anni, scoperti a lavorare nella megafabbrica cinese della Foxconn a Yantay nel nord-est del Paese, non sono stati impiegati per assemblare i prodotti di Apple”. Giustificazione che lascia aperti molti interrogativi; va ricordato che in Cina l'età minima per lavorare è comunque quella di 16 anni.
A ogni modo, a poche ore da questa notizia, si è appreso che ci sarebbero delle ombre anche sull’attività di stagisti minorenni relativamente all’assemblaggio della Nintendo Wii U.
La denuncia degli “stage illegali”, per cui gli studenti cinesi sono costretti ad abbandonare gli studi per andare in fabbrica pena la bocciatura, era già affiorata negli scorsi mesi. All’epoca un report della Students and Scholars Against corporate Misbehaviour aveva messo in luce il regime militaristico delle fabbriche e l’uso di studenti come operai nelle fabbriche Foxconn di tutto il Paese.
L’azienda di videogames, in un comunicato ufficiale, ha affermato che: “Stiamo investigando sull’accaduto. La nostra policy aziendale è rispettare le leggi che vietano lo sfruttamento del lavoro minorile in tutte le fabbriche dove vengono assemblati prodotti con il marchio Nintendo. Foxconn inclusa”.
venerdì 19 ottobre 2012
AnsaldoBreda per la Cina
A Pechino lo scorso 17 ottobre, AnsaldoBreda, società del gruppo Finmeccanica, ha siglato un accordo commerciale del valore complessivo di 200 milioni di euro con la Cnr Dalian, gruppo industriale ferroviario cinese.
La società AnsaldoBreda ha siglato lo scorso 17 ottobre a Pechino un accordo commerciale del valore complessivo di 200 milioni di euro, per dieci anni, con il gruppo industriale ferroviario cinese CNR Dalian Locomotive & Rolling Stock Co per il trasferimento della tecnologia della società italiana relativa alla piattaforma Sirio per 600 nuovi tram rivolti al trasporto pubblico nel Paese asiatico.
I veicoli, ad eccezione dei primi dieci che verranno prodotti da AnsaldoBreda negli stabilimenti di Pistoia e sui quali verrà svolta attività di training sul personale di CNR Dalian, saranno costruiti da quest’ultima direttamente in Cina su licenza di AnsaldoBreda.
Maurizio Manfellotto, AD di AnsaldoBreda, commenta così questa importante collaborazione: “Questo rappresenta un’ulteriore occasione per aprirci a mercati nuovi e con grandi potenzialità di sviluppo. Infatti, per rendere la proposta la più ampia possibile, abbiamo introdotto, grazie ad Ansaldo STS che ha già firmato nel luglio scorso un accordo in tal senso, anche la tecnologia “Tramwave”, che permetterà ai veicoli prodotti in Cina di viaggiare senza catenaria, con il risultato di presentare al mercato cinese una gamma di veicoli 100% Low Floor tra i più moderni al mondo. In questo mercato la nostra consolidata esperienza ci rende un esempio di azienda efficiente, moderna e flessibile, ma, allo stesso tempo, il confronto con la realtà cinese ci spinge ad arricchirci in termini di competenza industriale e capacità produttive, nella volontà di fare sempre meglio”.
La società AnsaldoBreda ha siglato lo scorso 17 ottobre a Pechino un accordo commerciale del valore complessivo di 200 milioni di euro, per dieci anni, con il gruppo industriale ferroviario cinese CNR Dalian Locomotive & Rolling Stock Co per il trasferimento della tecnologia della società italiana relativa alla piattaforma Sirio per 600 nuovi tram rivolti al trasporto pubblico nel Paese asiatico.
I veicoli, ad eccezione dei primi dieci che verranno prodotti da AnsaldoBreda negli stabilimenti di Pistoia e sui quali verrà svolta attività di training sul personale di CNR Dalian, saranno costruiti da quest’ultima direttamente in Cina su licenza di AnsaldoBreda.
Maurizio Manfellotto, AD di AnsaldoBreda, commenta così questa importante collaborazione: “Questo rappresenta un’ulteriore occasione per aprirci a mercati nuovi e con grandi potenzialità di sviluppo. Infatti, per rendere la proposta la più ampia possibile, abbiamo introdotto, grazie ad Ansaldo STS che ha già firmato nel luglio scorso un accordo in tal senso, anche la tecnologia “Tramwave”, che permetterà ai veicoli prodotti in Cina di viaggiare senza catenaria, con il risultato di presentare al mercato cinese una gamma di veicoli 100% Low Floor tra i più moderni al mondo. In questo mercato la nostra consolidata esperienza ci rende un esempio di azienda efficiente, moderna e flessibile, ma, allo stesso tempo, il confronto con la realtà cinese ci spinge ad arricchirci in termini di competenza industriale e capacità produttive, nella volontà di fare sempre meglio”.
martedì 16 ottobre 2012
A settembre inflazione cinese al 1.9%
In calo l’inflazione nel mese di settembre. Rallentano anche i prezzi alla produzione industriale. Buona la risalita del dollaro contro lo yen, che ha raggiunto quota 78.60.
Ufficializzati i dati relativi all’inflazione cinese per il mese di settembre.
Come previsto dagli analisti, l'inflazione è diminuita raggiungendo la quota di 1.9%, contro il precedente 2%. Unitamente a ciò, i prezzi alla produzione industriale hanno visto un rallentamento del 3.6% (anno su anno), sempre per quanto riguarda settembre e sempre un dato peggiore rispetto al precedente e alle attese, che si attestavano a -3.5%.
Ciò denota che il rallentamento cinese sta producendo effetti reali sulla crescita, il che è in grado di far scaturire vendite di rischio.
La People Bank of China potrebbe nei prossimi giorni decidere di incrementare i 4 trilioni di yuan (568 miliardi di dollari al tempo) stanziati a fine 2008, una misura che andrebbe oltre ai due tagli di tassi effettuati alla diminuzione delle riserve bancarie, alla diminuzione delle tasse, alla maggior spesa sociale ed all'accelerazione dei processi decisionali per approvare investimenti.
Ufficializzati i dati relativi all’inflazione cinese per il mese di settembre.
Come previsto dagli analisti, l'inflazione è diminuita raggiungendo la quota di 1.9%, contro il precedente 2%. Unitamente a ciò, i prezzi alla produzione industriale hanno visto un rallentamento del 3.6% (anno su anno), sempre per quanto riguarda settembre e sempre un dato peggiore rispetto al precedente e alle attese, che si attestavano a -3.5%.
Ciò denota che il rallentamento cinese sta producendo effetti reali sulla crescita, il che è in grado di far scaturire vendite di rischio.
La People Bank of China potrebbe nei prossimi giorni decidere di incrementare i 4 trilioni di yuan (568 miliardi di dollari al tempo) stanziati a fine 2008, una misura che andrebbe oltre ai due tagli di tassi effettuati alla diminuzione delle riserve bancarie, alla diminuzione delle tasse, alla maggior spesa sociale ed all'accelerazione dei processi decisionali per approvare investimenti.
giovedì 11 ottobre 2012
La riforma dell'IVA arriva a Pechino
Lo scorso 26 luglio, è stato approvato un piano per estendere il programma sperimentale per sostituire la Business Tax con l'IVA. Il programma, attualmente in vigore solo a Shanghai, sarà applicato anche in altre otto province.
Lo scorso 26 luglio, lo State Council ha approvato un piano per estendere il programma sperimentale, avviato il 1° gennaio 2012 ed inizialmente applicabile al settore dei trasporti e dei servizi moderni, per sostituire la Business Tax con l'IVA. Questo programma, attualmente in vigore solo a Shanghai, si estenderà ad altre otto province - Pechino, Tianjin, Jiangsu, Zhejiang, Anhui, Fujian, Hubei e Guangdong - ed alle città di Xiamen e Shenzhen. Il piano delle 10 regioni, iniziato il 1 agosto, si concluderà alla fine di quest'anno; la riforma mira a sostituire gradualmente la business tax con l'IVA in tutti i settori a livello nazionale al fine di favorire lo sviluppo del settore dei servizi moderni, attraverso la transizione dall'assoggettamento della prima alla seconda.
Le attuali Aliquote IVA comprendono due tassi: 17% e 13 %. Secondo quanto dichiarato, il Governo aggiungerà due tassi inferiori: 11% e 6%. E sul piccolo contribuente IVA graverà il tasso del 3%. La riforma dell'IVA potrebbe incentivare gli investimenti e la riqualificazione tecnologica tra le
imprese presenti nel Paese, stimolando la domanda interna e migliorando la forza competitiva delle imprese stesse.
Lo scorso 26 luglio, lo State Council ha approvato un piano per estendere il programma sperimentale, avviato il 1° gennaio 2012 ed inizialmente applicabile al settore dei trasporti e dei servizi moderni, per sostituire la Business Tax con l'IVA. Questo programma, attualmente in vigore solo a Shanghai, si estenderà ad altre otto province - Pechino, Tianjin, Jiangsu, Zhejiang, Anhui, Fujian, Hubei e Guangdong - ed alle città di Xiamen e Shenzhen. Il piano delle 10 regioni, iniziato il 1 agosto, si concluderà alla fine di quest'anno; la riforma mira a sostituire gradualmente la business tax con l'IVA in tutti i settori a livello nazionale al fine di favorire lo sviluppo del settore dei servizi moderni, attraverso la transizione dall'assoggettamento della prima alla seconda.
Le attuali Aliquote IVA comprendono due tassi: 17% e 13 %. Secondo quanto dichiarato, il Governo aggiungerà due tassi inferiori: 11% e 6%. E sul piccolo contribuente IVA graverà il tasso del 3%. La riforma dell'IVA potrebbe incentivare gli investimenti e la riqualificazione tecnologica tra le
imprese presenti nel Paese, stimolando la domanda interna e migliorando la forza competitiva delle imprese stesse.
martedì 9 ottobre 2012
Crisi Cina: la crescita rimane ferma al 7,7%
La Banca Mondiale rende noti gli ultimi dati sulle previsioni di crescita cinese. Il dato si ferma al 7,7%. A pesare la debole domanda di esportazioni e la diminuzione degli investimenti.
Stime ancora preoccupanti per quanto riguarda la crescita di Pechino. Secondo i dati resi noti della Banca Mondiale sull’economia cinese, si conferma la portata globale del momento difficile del mercato; il dato infatti si ferma al +7,7%.
La locomotiva cinese, come quella indiana cui spesso è assimilata, ha ormai da tempo abbandonato la crescita a due cifre e ora si trova a faticare per attestare lo straordinario boom degli scorsi anni. A pesare, spiegano gli economisti della World Bank, sono la debole domanda di esportazioni e la diminuzione degli investimenti, che rappresentano una riduzione della crescita (inizialmente stimata a +8,2%) mezzo punto in più rispetto al nuovo dato, che viene definito "significativo" e che potrebbe addirittura toccare punti ancora più bassi.
I mercati internazionali hanno reagito con cali abbastanza marcati nelle prime ore seguite alla diffusione di questi dati.
Stime ancora preoccupanti per quanto riguarda la crescita di Pechino. Secondo i dati resi noti della Banca Mondiale sull’economia cinese, si conferma la portata globale del momento difficile del mercato; il dato infatti si ferma al +7,7%.
La locomotiva cinese, come quella indiana cui spesso è assimilata, ha ormai da tempo abbandonato la crescita a due cifre e ora si trova a faticare per attestare lo straordinario boom degli scorsi anni. A pesare, spiegano gli economisti della World Bank, sono la debole domanda di esportazioni e la diminuzione degli investimenti, che rappresentano una riduzione della crescita (inizialmente stimata a +8,2%) mezzo punto in più rispetto al nuovo dato, che viene definito "significativo" e che potrebbe addirittura toccare punti ancora più bassi.
I mercati internazionali hanno reagito con cali abbastanza marcati nelle prime ore seguite alla diffusione di questi dati.
giovedì 4 ottobre 2012
Pechino punta deciso sull’energia solare
Persistono però i problemi. Sovracapacità produttiva e svolte protezioniste volute da Usa e Europa, avviate per contrastare la politica dei bassi prezzi cinesi, stanno mettendo a dura prova le industrie del made in Cina.
In vista del 2015, la Cina punta con forza sull'energia solare e il governo ha chiesto alle province di preparare, entro la metà del mese, dei piani di rafforzamento del mercato interno del fotovoltaico.
Pechino è intervenuta su due livelli. Da un lato, ha spinto le grandi banche nazionali (come la China Development Bank) a ricapitalizzare le aziende del settore con i conti in rosso; dall'altro di aumentare il peso dell'energia solare nel portafoglio energetico cinese. Per fare ciò sta cercando di dirottare sul mercato interno gli eccessi di produzione giacenti nei magazzini dei vari colossi come Suntech, Trina Solar, Ldk, che a seguito della crisi hanno già annunciato massicci licenziamenti.
Finora il 90% della produzione cinese di pannelli solari è stata orientata alle esportazioni e il governo punta a riconvertire le aziende alla produzione interna, anche per evitarne la chiusura
oggi la partita del solare cinese sia assai più complessa. “Il settore sta vivendo un periodo veramente difficile - spiega il direttore di una società europea attiva da anni nel Paese - Ci sono molti problemi e la loro soluzione non è dietro l'angolo come vorrebbe lasciar intendere il Governo annunciando piani di sviluppo destinati probabilmente a restare sulla carta”.
In vista del 2015, la Cina punta con forza sull'energia solare e il governo ha chiesto alle province di preparare, entro la metà del mese, dei piani di rafforzamento del mercato interno del fotovoltaico.
Pechino è intervenuta su due livelli. Da un lato, ha spinto le grandi banche nazionali (come la China Development Bank) a ricapitalizzare le aziende del settore con i conti in rosso; dall'altro di aumentare il peso dell'energia solare nel portafoglio energetico cinese. Per fare ciò sta cercando di dirottare sul mercato interno gli eccessi di produzione giacenti nei magazzini dei vari colossi come Suntech, Trina Solar, Ldk, che a seguito della crisi hanno già annunciato massicci licenziamenti.
Finora il 90% della produzione cinese di pannelli solari è stata orientata alle esportazioni e il governo punta a riconvertire le aziende alla produzione interna, anche per evitarne la chiusura
oggi la partita del solare cinese sia assai più complessa. “Il settore sta vivendo un periodo veramente difficile - spiega il direttore di una società europea attiva da anni nel Paese - Ci sono molti problemi e la loro soluzione non è dietro l'angolo come vorrebbe lasciar intendere il Governo annunciando piani di sviluppo destinati probabilmente a restare sulla carta”.
lunedì 1 ottobre 2012
Portaerei made in Cina
È entrata ufficialmente in servizio la prima portaerei della Repubblica popolare cinese con la cerimonia d'alzabandiera svoltasi a Dalian nel nord-est del Paese.
Nuove tensioni sul Mar della Cina orientale. Fino a ieri la Cina era l'unico membro permanente del Consiglio di sicurezza dell'Onu sprovvisto di una portaerei; oggi le cose non stanno più così.
È entrata infatti pubblicamente in servizio la prima portaerei cinese: Sul Liaoning, un'unità lunga 300 metri acquistata nel 1998 dall'Ucraina e completata e ristrutturata a partire dagli inizi degli anni duemila. Su di essa prestano servizio oltre 2mila marinai e possono trovare posto fino a 30 caccia di fabbricazione cinese J-15.
"L'ingresso della portaerei tra le unità della flotta cinese è importante per elevare la capacità di combattimento della nostra Marina a un livello moderno" ha fatto sapere un comunicato del ministero della Difesa.
La notizia non lascerà di certo tranquilli Giappone, Stati Uniti e Corea del sud, perché, se sul piano militare la portaerei cinese non è in grado di impensierire le navi della flotta statunitense o britannica, sul piano politico la Sul Liaoning è un chiaro messaggio che Pechino lancia ai propri “vicini di casa”, rimasti in questi ultimi tempi sempre più soli dalla politica estera dell'amministrazione Obama, che sembra aver abdicato al ruolo di "fratello maggiore" degli alleati orientali.
Nuove tensioni sul Mar della Cina orientale. Fino a ieri la Cina era l'unico membro permanente del Consiglio di sicurezza dell'Onu sprovvisto di una portaerei; oggi le cose non stanno più così.
È entrata infatti pubblicamente in servizio la prima portaerei cinese: Sul Liaoning, un'unità lunga 300 metri acquistata nel 1998 dall'Ucraina e completata e ristrutturata a partire dagli inizi degli anni duemila. Su di essa prestano servizio oltre 2mila marinai e possono trovare posto fino a 30 caccia di fabbricazione cinese J-15.
"L'ingresso della portaerei tra le unità della flotta cinese è importante per elevare la capacità di combattimento della nostra Marina a un livello moderno" ha fatto sapere un comunicato del ministero della Difesa.
La notizia non lascerà di certo tranquilli Giappone, Stati Uniti e Corea del sud, perché, se sul piano militare la portaerei cinese non è in grado di impensierire le navi della flotta statunitense o britannica, sul piano politico la Sul Liaoning è un chiaro messaggio che Pechino lancia ai propri “vicini di casa”, rimasti in questi ultimi tempi sempre più soli dalla politica estera dell'amministrazione Obama, che sembra aver abdicato al ruolo di "fratello maggiore" degli alleati orientali.
mercoledì 26 settembre 2012
La guerra delle valute
Dallo scorso 6 settembre la Cina ha iniziato a utilizzare lo yuan nella compravendita di petrolio proveniente dalla Russia. Il dollaro quindi, perlomeno in relazione ai rapporti petroliferi cino-russi, sembra estromesso.
La guerra delle valute annunciata lo scorso fine settimana dal ministro della finanze brasiliano potrebbe essere solo all’inizio. La Repubblica Popolare Cinese, infatti, ha comunicato che dal 6 settembre ha iniziato a utilizzare direttamente lo yuan nella compravendita di petrolio proveniente dalla Russia.
Siamo quindi di fronte a una possibile messa in discussione di quello che è l’ordine mondiale attuale, con gli Usa che potrebbero veder vacillare il loro ruolo di superpotenza basato sull’artificioso predominio del dollaro. La domanda che gli analisti si pongono ora riguarda quelle che potranno essere le reazioni degli americani dinanzi a questa mossa di Pechino.
“La decisione della Cina di pagare in yuan le forniture di petrolio provenienti dalla Russia, che ha accettato di buon grado, rispondendo che le risorse a di oro nero a favore del partner asiatico saranno illimitate, benché poco reclamizzata dai media, potrebbe essere l'alba di un nuovo ordine valutario mondiale dove il dollaro potrebbe progressivamente perdere il proprio ruolo centrale - spiega Gabriele Vedani, managing director di Fxcm Italia -. Non dimentichiamo infatti che il bene di gran lunga più scambiato oggi al mondo è proprio il petrolio. Potenzialmente devastante per il biglietto verde con effetti difficilmente reversibili nel medio/lungo termine”.
L’annuncio dell’abbandono del dollaro negli scambi petroliferi cino-russi potrebbe essere una semplice mossa cinese per rilanciare la domanda interna. Ma c’è dell’altro. Potrebbe esserci infatti dietro a ciò un progetto fondato sul futuro ruolo che lo yuan potrebbe avere come unica valuta imposta da Pechino per gli scambi internazionali.
La guerra delle valute annunciata lo scorso fine settimana dal ministro della finanze brasiliano potrebbe essere solo all’inizio. La Repubblica Popolare Cinese, infatti, ha comunicato che dal 6 settembre ha iniziato a utilizzare direttamente lo yuan nella compravendita di petrolio proveniente dalla Russia.
Siamo quindi di fronte a una possibile messa in discussione di quello che è l’ordine mondiale attuale, con gli Usa che potrebbero veder vacillare il loro ruolo di superpotenza basato sull’artificioso predominio del dollaro. La domanda che gli analisti si pongono ora riguarda quelle che potranno essere le reazioni degli americani dinanzi a questa mossa di Pechino.
“La decisione della Cina di pagare in yuan le forniture di petrolio provenienti dalla Russia, che ha accettato di buon grado, rispondendo che le risorse a di oro nero a favore del partner asiatico saranno illimitate, benché poco reclamizzata dai media, potrebbe essere l'alba di un nuovo ordine valutario mondiale dove il dollaro potrebbe progressivamente perdere il proprio ruolo centrale - spiega Gabriele Vedani, managing director di Fxcm Italia -. Non dimentichiamo infatti che il bene di gran lunga più scambiato oggi al mondo è proprio il petrolio. Potenzialmente devastante per il biglietto verde con effetti difficilmente reversibili nel medio/lungo termine”.
L’annuncio dell’abbandono del dollaro negli scambi petroliferi cino-russi potrebbe essere una semplice mossa cinese per rilanciare la domanda interna. Ma c’è dell’altro. Potrebbe esserci infatti dietro a ciò un progetto fondato sul futuro ruolo che lo yuan potrebbe avere come unica valuta imposta da Pechino per gli scambi internazionali.
lunedì 24 settembre 2012
Scontri al Foxconn
La polizia ha impiegato quasi 4 ore per sedare gli scontri. I disordini pare che siano scoppiati dopo che un operaio, rifiutatosi di svolgere del lavoro straordinario, era stato picchiato.
Era il luglio del 2010 quando sui giornali comparivano notizie relative al suicidio di alcuni dipendenti della Foxconn, azienda che produce i tablet per conto della Apple.
È notizia di oggi che più di 2mila dipendenti sono stati coinvolti in una maxi rissa scoppiata intorno alle 23 di domenica sera. Diversi gli operai arrestati. I disordini sarebbero scoppiati dopo che un operaio sarebbe stato picchiato poiché si rifiutava di fare lo straordinario. Solo alle 3 del mattino la polizia è riuscita a riportare la calma.
L’impianto di Taiyuan, nella provincia centro-orientale dello Shanxi, impiega quasi 80mila persone e in questi giorni è impegnata nella produzione e nell’assemblaggio soprattutto del retro dell’ultima versione dell’Iphone.
La Foxconn Technology Group, di proprietà della taiwanese Hon Hai Precision Industry Co., è attiva nel mondo con oltre 1,3 milioni di persone, lavorando per primarie società mondiali come Apple, Sony, Nokia e altri. Un report della FLA (Fair Labour Association) dello scorso aprile, confermava le “gravi e pressanti mancanze di conformità” circa le condizioni di lavoro degli operai cinesi, sia rispetto agli standard di condotta previsti dall’ente sia per quanto riguarda le leggi del Dragone.
Era il luglio del 2010 quando sui giornali comparivano notizie relative al suicidio di alcuni dipendenti della Foxconn, azienda che produce i tablet per conto della Apple.
È notizia di oggi che più di 2mila dipendenti sono stati coinvolti in una maxi rissa scoppiata intorno alle 23 di domenica sera. Diversi gli operai arrestati. I disordini sarebbero scoppiati dopo che un operaio sarebbe stato picchiato poiché si rifiutava di fare lo straordinario. Solo alle 3 del mattino la polizia è riuscita a riportare la calma.
L’impianto di Taiyuan, nella provincia centro-orientale dello Shanxi, impiega quasi 80mila persone e in questi giorni è impegnata nella produzione e nell’assemblaggio soprattutto del retro dell’ultima versione dell’Iphone.
La Foxconn Technology Group, di proprietà della taiwanese Hon Hai Precision Industry Co., è attiva nel mondo con oltre 1,3 milioni di persone, lavorando per primarie società mondiali come Apple, Sony, Nokia e altri. Un report della FLA (Fair Labour Association) dello scorso aprile, confermava le “gravi e pressanti mancanze di conformità” circa le condizioni di lavoro degli operai cinesi, sia rispetto agli standard di condotta previsti dall’ente sia per quanto riguarda le leggi del Dragone.
mercoledì 19 settembre 2012
Informatica: Lenovo punta Stoneware
Il colosso cinese Lenovo annuncia di voler acquistare l’americana Stoneware
La cinese Lenovo Group ha annunciato di voler acquistare l'azienda di software americana Stoneware.
Il colosso cinese, fondato nel 1984 a Hong Kong e che risulta essere oggi il più grande produttore di personal computer nella Repubblica Popolare Cinese, ha intenzione di permettere agli utenti di connettere i propri dispositivi attraverso internet, nel tentativo di espandere i propri servizi.
La cifra dell'offerta non è stata ancora resa pubblica. Lenovo non trarrà particolari benefici economici dall'acquisizione ma aumenterà la propria offerta di cloud computing, che permette agli utenti di accedere ai propri dati remotamente o di controllare dispositivi diversi attraverso un singolo computer.
Lo scorso mese l’azienda aveva già sottoscritto un accordo con Emc Corp. per sviluppare e vendere prodotti per l'immagazzinamento di reti.
Non è la prima mossa strategica effettuata dall’azienda negli ultimi mesi; nel corso del 2012, Lenovo ha infatti già acquisito anche la CCE, principale venditore di computer in Brasile per una somma di 147 milioni di dollari.
La cinese Lenovo Group ha annunciato di voler acquistare l'azienda di software americana Stoneware.
Il colosso cinese, fondato nel 1984 a Hong Kong e che risulta essere oggi il più grande produttore di personal computer nella Repubblica Popolare Cinese, ha intenzione di permettere agli utenti di connettere i propri dispositivi attraverso internet, nel tentativo di espandere i propri servizi.
La cifra dell'offerta non è stata ancora resa pubblica. Lenovo non trarrà particolari benefici economici dall'acquisizione ma aumenterà la propria offerta di cloud computing, che permette agli utenti di accedere ai propri dati remotamente o di controllare dispositivi diversi attraverso un singolo computer.
Lo scorso mese l’azienda aveva già sottoscritto un accordo con Emc Corp. per sviluppare e vendere prodotti per l'immagazzinamento di reti.
Non è la prima mossa strategica effettuata dall’azienda negli ultimi mesi; nel corso del 2012, Lenovo ha infatti già acquisito anche la CCE, principale venditore di computer in Brasile per una somma di 147 milioni di dollari.
giovedì 13 settembre 2012
Cina: nuova opportunità a Nord-Ovest
È stata fondata la prima zona di sviluppo di livello statale a Lanzhou, nella Provincia del Gansu, che diverrà un’area per lo spostamento delle industrie localizzate nella zona centro-orientale del Paese.
Nei giorni scorsi è stato approvato e fondato dal Consiglio di Stato cinese, il Nuovo Distretto di Lanzhou, la quinta zona di sviluppo di livello statale, nonché la prima del Nord-Ovest. Questo distretto ha una superficie di 246 metri quadrati. Secondo il direttore del Dipartimento per lo sviluppo della Cina occidentale della Commissione dello Sviluppo e Apertura cinese, Qin Yucai, la scelta di Lanzhou è dovuta alla sua particolare posizione strategica. Questa zona diventerà in futuro un'area pilota per il trasferimento delle industrie della Cina centro-orientale e potrà divenire una misura importante per analizzare lo sviluppo dell'area occidentale del Paese ed aumentare l'apertura verso queste regioni.
Durante la conferenza stampa tenutasi il giorno stesso, il presidente della provincia del Gansu, Liu Weiping, ha spiegato che nel prossimo futuro, i punti chiave dello sviluppo del Nuovo Distretto di Lanzhou saranno: il settore della produzione d'impianti, l'industria petrolchimica, il settore biomedico e quello dell'high-tech. "Rafforzeremo la costruzione delle infrastrutture del Nuovo Distretto di Lanzhou – ha poi aggiunto - gli daremo una disposizione privilegiata e un sostegno chiave e sotto l'aspetto finanziario incoraggeremo e condurremo gli organismi finanziari a fornire maggiore sostegno e prestiti".
Nei giorni scorsi è stato approvato e fondato dal Consiglio di Stato cinese, il Nuovo Distretto di Lanzhou, la quinta zona di sviluppo di livello statale, nonché la prima del Nord-Ovest. Questo distretto ha una superficie di 246 metri quadrati. Secondo il direttore del Dipartimento per lo sviluppo della Cina occidentale della Commissione dello Sviluppo e Apertura cinese, Qin Yucai, la scelta di Lanzhou è dovuta alla sua particolare posizione strategica. Questa zona diventerà in futuro un'area pilota per il trasferimento delle industrie della Cina centro-orientale e potrà divenire una misura importante per analizzare lo sviluppo dell'area occidentale del Paese ed aumentare l'apertura verso queste regioni.
Durante la conferenza stampa tenutasi il giorno stesso, il presidente della provincia del Gansu, Liu Weiping, ha spiegato che nel prossimo futuro, i punti chiave dello sviluppo del Nuovo Distretto di Lanzhou saranno: il settore della produzione d'impianti, l'industria petrolchimica, il settore biomedico e quello dell'high-tech. "Rafforzeremo la costruzione delle infrastrutture del Nuovo Distretto di Lanzhou – ha poi aggiunto - gli daremo una disposizione privilegiata e un sostegno chiave e sotto l'aspetto finanziario incoraggeremo e condurremo gli organismi finanziari a fornire maggiore sostegno e prestiti".
martedì 11 settembre 2012
Apple-Proview: 60 milioni chiudono la controversia
L’utilizzo del marchio in Cina è ora realtà. Apple chiude infatti la disputa con la Proview per il nome iPad con un pagamento di 60 milioni.
Come può essere quantificato il costo per il mancato utilizzo del proprio marchio nel mercato cinese? Deve essere stata questa la domanda che ha spinto Apple al pagamento di 60 milioni di dollari a favore della Proview, azienda cinese che detiene tutti i diritti del marchio iPad in Cina. Il compenso, avvenuto presso l’Alta Corte di Guandong in Cina la scorsa settimana, ha chiuso definitivamente la battaglia legale tra le due aziende. La cifra dei 60 milioni pagati dall’azienda di Cupertino è sicuramente superiore a quella dei 16 che inizialmente si pensava avesse offerto, ma rispecchia effettivamente il valore dell’utilizzo del marchio nel mercato.
Queste le parole di un legale dell’azienda cinese: “La Proview sperava di ottenere più soldi, ma era davvero sotto pressione per pagare i suoi ingenti debiti; la compagnia sperava di ottenere circa 400 milioni di dollari ma ha dovuto accettare l’offerta di Apple per evitare l’imminente banca rotta della compagnia”.
Apple acquistò il diritto all’utilizzo del nome iPad nel 2009, senza l’ufficiale consentito da parte della Proview, che poco dopo avrebbe rotto i confini legali della Cina andando ad accusare Apple in un tribunale californiano per perdere poi, la causa.
Come può essere quantificato il costo per il mancato utilizzo del proprio marchio nel mercato cinese? Deve essere stata questa la domanda che ha spinto Apple al pagamento di 60 milioni di dollari a favore della Proview, azienda cinese che detiene tutti i diritti del marchio iPad in Cina. Il compenso, avvenuto presso l’Alta Corte di Guandong in Cina la scorsa settimana, ha chiuso definitivamente la battaglia legale tra le due aziende. La cifra dei 60 milioni pagati dall’azienda di Cupertino è sicuramente superiore a quella dei 16 che inizialmente si pensava avesse offerto, ma rispecchia effettivamente il valore dell’utilizzo del marchio nel mercato.
Queste le parole di un legale dell’azienda cinese: “La Proview sperava di ottenere più soldi, ma era davvero sotto pressione per pagare i suoi ingenti debiti; la compagnia sperava di ottenere circa 400 milioni di dollari ma ha dovuto accettare l’offerta di Apple per evitare l’imminente banca rotta della compagnia”.
Apple acquistò il diritto all’utilizzo del nome iPad nel 2009, senza l’ufficiale consentito da parte della Proview, che poco dopo avrebbe rotto i confini legali della Cina andando ad accusare Apple in un tribunale californiano per perdere poi, la causa.
lunedì 10 settembre 2012
Cresce l’inflazione cinese
A far aumentare l'inflazione al 2% nel mese di agosto, rispetto allo stesso mese dell'anno scorso, i prezzi degli alimenti e delle case.
L'Istituto Nazionale di Statistica conferma l’aumento dell'inflazione cinese nello scorso mese. Il dato registrato è del 2%, in aumento di 0,2 punti rispetto a luglio (1,8%). In aumento anche l'indice dei prezzi alla produzione, salito al 3,5% ad agosto rispetto al 2,9% di luglio.
Come è risaputo l’inflazione comporta un aumento generale dei prezzi, la cui prima ed immediata conseguenza è la diminuzione del potere d'acquisto del denaro.
Il dato inflattivo di agosto rappresenta pertanto il primo aumento in cinque mesi dopo aver toccato a luglio il dato più basso da 30 mesi. Sono i prezzi degli alimenti ad aver fatto aumentare l'inflazione; essi infatti contano per circa un terzo del paniere preso in esame. A contribuire all'aumento dell'inflazione, anche l'aumento dei prezzi delle case ad agosto per il terzo mese consecutivo. Il declino dell'indice dei prezzi alla produzione (Ppi) al 3,5% ad agosto rispetto allo stesso mese dell'anno passato, rappresenta il sesto abbassamento di fila dopo che a marzo lo stesso indice aveva visto il primo aumento dal dicembre 2009.
Il dato dell'inflazione appena diffuso è in linea con le previsioni degli esperti che hanno pronosticato un aumento del 3,5% alla fine dell'anno, considerando anche un nuovo taglio dei tassi di interesse.
L'Istituto Nazionale di Statistica conferma l’aumento dell'inflazione cinese nello scorso mese. Il dato registrato è del 2%, in aumento di 0,2 punti rispetto a luglio (1,8%). In aumento anche l'indice dei prezzi alla produzione, salito al 3,5% ad agosto rispetto al 2,9% di luglio.
Come è risaputo l’inflazione comporta un aumento generale dei prezzi, la cui prima ed immediata conseguenza è la diminuzione del potere d'acquisto del denaro.
Il dato inflattivo di agosto rappresenta pertanto il primo aumento in cinque mesi dopo aver toccato a luglio il dato più basso da 30 mesi. Sono i prezzi degli alimenti ad aver fatto aumentare l'inflazione; essi infatti contano per circa un terzo del paniere preso in esame. A contribuire all'aumento dell'inflazione, anche l'aumento dei prezzi delle case ad agosto per il terzo mese consecutivo. Il declino dell'indice dei prezzi alla produzione (Ppi) al 3,5% ad agosto rispetto allo stesso mese dell'anno passato, rappresenta il sesto abbassamento di fila dopo che a marzo lo stesso indice aveva visto il primo aumento dal dicembre 2009.
Il dato dell'inflazione appena diffuso è in linea con le previsioni degli esperti che hanno pronosticato un aumento del 3,5% alla fine dell'anno, considerando anche un nuovo taglio dei tassi di interesse.
martedì 4 settembre 2012
Attività manifatturiera ai minimi
In frenata l'attività manifatturiera di Pechino. Mai così male dal 2009.
Secondo i dati comunicati nella giornata di ieri dalla banca Hsbc, lo scorso mese l'attività manifatturiera in Cina è scesa al livello più basso dal marzo 2009. Il dato conferma dunque il forte rallentamento della crescita della seconda economia mondiale.
L'indice Pmi dei responsabili degli acquisti delle imprese cinesi lo scorso mese è sceso a 47,6 punti dai 49,3 di luglio. L'indicatore, se si trova sotto quota 50, segnala una congiuntura in frenata.
I dati ufficiali appena comunicati da Pechino, non si discostano di molto dalle previsioni degli analisti che una settimana fa avevano pronosticato 47,8 contro i 49,3 di luglio.
Secondo gli analisti, l'inflazione ad agosto dovrebbe essere registrata al 2,3% rispetto all'1,8% di luglio, che rappresentava a ogni modo il dato più basso da 30 mesi.
Secondo i dati comunicati nella giornata di ieri dalla banca Hsbc, lo scorso mese l'attività manifatturiera in Cina è scesa al livello più basso dal marzo 2009. Il dato conferma dunque il forte rallentamento della crescita della seconda economia mondiale.
L'indice Pmi dei responsabili degli acquisti delle imprese cinesi lo scorso mese è sceso a 47,6 punti dai 49,3 di luglio. L'indicatore, se si trova sotto quota 50, segnala una congiuntura in frenata.
I dati ufficiali appena comunicati da Pechino, non si discostano di molto dalle previsioni degli analisti che una settimana fa avevano pronosticato 47,8 contro i 49,3 di luglio.
Secondo gli analisti, l'inflazione ad agosto dovrebbe essere registrata al 2,3% rispetto all'1,8% di luglio, che rappresentava a ogni modo il dato più basso da 30 mesi.
giovedì 23 agosto 2012
Le banche cinesi abbassano i tassi delle riserve estere
Tali misure dovrebbero consentire al nuovo governo di far approvare alcune riforme strutturali più rigorose e meno popolari dopo il suo insediamento.
E' di oggi la notizia che la Banca dell'Industria e del Commercio della Cina e la Banca dell'Agricoltura della Cina hanno abbassato per diversi livelli i tassi del USD, dell'Euro e del HKD.
I dati resi noti dalla Banca Centrale Cinese mostrano che nei primi sette mesi dell'anno, le riserve estere sono aumentate di 266.3 miliardi di USD, dodici volte su base annua. Alcuni esperti osservano che la grande crescita delle riserve estere e la mancanza di depositi hanno di fatto abbassato i tassi delle valute estere alle varie banche cinesi, così da ridurre il costo degli interessi e le pressioni sui rendimenti dei servizi collegati alle valute estere.
Il settore bancario cinese resta attualmente oggetto di notevole attenzione. L’intervento effettuato provocherà di fatto un’impennata dei tassi sui depositi vincolati, mettendo pressione sui margini delle banche nei prossimi 12 mesi.
Nel complesso la mossa della banca centrale è stata un primo passo verso la deregolamentazione dei tassi, innalzando il tetto ai tassi passivi e abbassando la soglia di quelli attivi. Le banche con una posizione più forte in fatto di depositi avranno la meglio in questo contesto.
E' di oggi la notizia che la Banca dell'Industria e del Commercio della Cina e la Banca dell'Agricoltura della Cina hanno abbassato per diversi livelli i tassi del USD, dell'Euro e del HKD.
I dati resi noti dalla Banca Centrale Cinese mostrano che nei primi sette mesi dell'anno, le riserve estere sono aumentate di 266.3 miliardi di USD, dodici volte su base annua. Alcuni esperti osservano che la grande crescita delle riserve estere e la mancanza di depositi hanno di fatto abbassato i tassi delle valute estere alle varie banche cinesi, così da ridurre il costo degli interessi e le pressioni sui rendimenti dei servizi collegati alle valute estere.
Il settore bancario cinese resta attualmente oggetto di notevole attenzione. L’intervento effettuato provocherà di fatto un’impennata dei tassi sui depositi vincolati, mettendo pressione sui margini delle banche nei prossimi 12 mesi.
Nel complesso la mossa della banca centrale è stata un primo passo verso la deregolamentazione dei tassi, innalzando il tetto ai tassi passivi e abbassando la soglia di quelli attivi. Le banche con una posizione più forte in fatto di depositi avranno la meglio in questo contesto.
lunedì 13 agosto 2012
Anche a luglio economia in rallentamento
Con l'uscita degli ultimi dati ufficiali è ormai consolidato il rallentamento dell'economia cinese.
Per il secondo mese consecutivo, le esportazioni e le importazioni della Cina sono rallentate a luglio. Le prime hanno segnato un calo del 10,3% rispetto al mese precedente, le seconde sono aumentate solo del 4,7%. La bilancia commerciale resta in attivo di 25,1 miliardi di dollari, circa 10 in meno però di quanto previsto dagli analisti.
Queste nuove cifre sono nettamente al di sotto delle aspettative del mercato e contribuiscono a far aumentare i timori che anche l'economia dell'estremo oriente stia peggiorando nonostante gli sforzi del governo per ridurre l'impatto del rallentamento globale sul Paese.
Il dato piu' preoccupante e' quello delle esportazioni. Secondo le rilevazioni di Pechino a luglio sono aumentate su base annua dell'1% a 176,9 miliardi di dollari, contro le previsioni che le davano a +8%. Le esportazioni verso l'Europa, in particolare, sono diminuite del 3,6% a 195,4 miliardi di dollari nei primi sette mesi dell'anno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
Per il secondo mese consecutivo, le esportazioni e le importazioni della Cina sono rallentate a luglio. Le prime hanno segnato un calo del 10,3% rispetto al mese precedente, le seconde sono aumentate solo del 4,7%. La bilancia commerciale resta in attivo di 25,1 miliardi di dollari, circa 10 in meno però di quanto previsto dagli analisti.
Queste nuove cifre sono nettamente al di sotto delle aspettative del mercato e contribuiscono a far aumentare i timori che anche l'economia dell'estremo oriente stia peggiorando nonostante gli sforzi del governo per ridurre l'impatto del rallentamento globale sul Paese.
Il dato piu' preoccupante e' quello delle esportazioni. Secondo le rilevazioni di Pechino a luglio sono aumentate su base annua dell'1% a 176,9 miliardi di dollari, contro le previsioni che le davano a +8%. Le esportazioni verso l'Europa, in particolare, sono diminuite del 3,6% a 195,4 miliardi di dollari nei primi sette mesi dell'anno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
venerdì 27 luglio 2012
Wine&food strutturato per competere sul mercato
Il "Made in Italy" del wine&food contro le barriere imposte dal mercato cinese.
Si è svolta a Parma la manifestazione China Business Incubator dove le più importanti realtà italiane del settore wine&food hanno avuto modo di poter incontrare i principali importatori e distributori dell'area di Shanghai. I prodotti italiani più appetiti dalla clientela orientale sono sicuramente olio, caffè, cioccolato, pasta e formaggio.
Dall’evento è emerso che la complessità del mercato cinese risiede nel far arrivare questi prodotti al consumatore; con l’aumento di barriere non tariffarie, che rallentano e in molti casi bloccano le esportazioni di prodotti alimentari «made in Italy», l’assenza di una struttura in loco ben ramificata può rivelarsi un problema insormontabile.
Hiufan Tsang, rappresentante di Sinodis, società cinese specializzata nell'import e nella distribuzione alimentare, afferma che: “Servono etichette in cinese, un packaging più in sintonia con la cultura orientale, meglio ancora se realizzato ex novo proprio per questo mercato. Finire sugli scaffali dei negozi cinesi non basta, bisogna frequentare il mercato per capire cosa funziona e cosa no, è indispensabile avere persone sul posto che verificano quello che succede”.
Bisogna agire sul campo, dunque, e per farlo servono strategie ben radicate nella conoscenza di ambiti legislativi e culturali del Paese, oltre a dei partner locali che favoriscano l'approccio alla distribuzione.
Si è svolta a Parma la manifestazione China Business Incubator dove le più importanti realtà italiane del settore wine&food hanno avuto modo di poter incontrare i principali importatori e distributori dell'area di Shanghai. I prodotti italiani più appetiti dalla clientela orientale sono sicuramente olio, caffè, cioccolato, pasta e formaggio.
Dall’evento è emerso che la complessità del mercato cinese risiede nel far arrivare questi prodotti al consumatore; con l’aumento di barriere non tariffarie, che rallentano e in molti casi bloccano le esportazioni di prodotti alimentari «made in Italy», l’assenza di una struttura in loco ben ramificata può rivelarsi un problema insormontabile.
Hiufan Tsang, rappresentante di Sinodis, società cinese specializzata nell'import e nella distribuzione alimentare, afferma che: “Servono etichette in cinese, un packaging più in sintonia con la cultura orientale, meglio ancora se realizzato ex novo proprio per questo mercato. Finire sugli scaffali dei negozi cinesi non basta, bisogna frequentare il mercato per capire cosa funziona e cosa no, è indispensabile avere persone sul posto che verificano quello che succede”.
Bisogna agire sul campo, dunque, e per farlo servono strategie ben radicate nella conoscenza di ambiti legislativi e culturali del Paese, oltre a dei partner locali che favoriscano l'approccio alla distribuzione.
giovedì 26 luglio 2012
Aumentano gli investimenti nelle costruzioni
Ciò va a confermare quanto affermato dall’agenzia di stampa Bloomberg, ossia che nel corso del mese di giugno il mercato immobiliare cinese ha visto un deciso miglioramento, con le vendite di appartamenti che hanno registrato una progressione positiva del 41% rispetto al mese precedente.
Gli investimenti nelle costruzioni saranno ripartiti tra edilizia residenziale e non oltre ad ingegneria civile; gli attuali processi di industrializzazione e urbanizzazione oltre all’aumento del reddito individuale unito alla crescita delle famiglie saranno, secondo lo studio, fattori determinanti affinché ciò avvenga.
Venendo ai dati, fino al 2016 l’ingegneria vedrà un tasso di crescita pari al +9,5% medio annuo in termini reali, l’edilizia residenziale crescerà in termini reali medio dell’8,5% annuo e l’edilizia non residenziale dell’8,3.
mercoledì 25 luglio 2012
Toyota crede nella Cina
L’azienda giapponese costruirà un sito per la produzione di sistemi di trasmissione.
Toyota ha reso noto nella giornata odierna che è in programma la costruzione di un sito per la produzione di sistemi di trasmissione sul territorio cinese. L'iniziativa richiederà un investimento di 285 milioni di dollari e darà lavoro a 850 dipendenti. Il complesso dovrebbe entrare in attività nel settembre del 2014 e la sua produzione annua dovrebbe essere di 240mila pezzi all'anno.
L’azienda, che ha da poco concluso un altro accordo con PSA Peugeot Citroen per la produzione di veicoli commerciali leggeri per il mercato europeo, è ad oggi la più grande società al mondo per totale attivo tangibile, pari a 287 mld di euro nel 2011. Gli ultimi dati disponibili confermano questa crescita; a tutto giugno è stata infatti superata la soglia dei 200 milioni di veicoli assemblati.
“Una bella soddisfazione per il nostro management, ma soprattutto per i 300 mila addetti che lavorano per noi nel mondo” ha commentato il Presidente Akio Toyoda.
Toyota ha reso noto nella giornata odierna che è in programma la costruzione di un sito per la produzione di sistemi di trasmissione sul territorio cinese. L'iniziativa richiederà un investimento di 285 milioni di dollari e darà lavoro a 850 dipendenti. Il complesso dovrebbe entrare in attività nel settembre del 2014 e la sua produzione annua dovrebbe essere di 240mila pezzi all'anno.
L’azienda, che ha da poco concluso un altro accordo con PSA Peugeot Citroen per la produzione di veicoli commerciali leggeri per il mercato europeo, è ad oggi la più grande società al mondo per totale attivo tangibile, pari a 287 mld di euro nel 2011. Gli ultimi dati disponibili confermano questa crescita; a tutto giugno è stata infatti superata la soglia dei 200 milioni di veicoli assemblati.
“Una bella soddisfazione per il nostro management, ma soprattutto per i 300 mila addetti che lavorano per noi nel mondo” ha commentato il Presidente Akio Toyoda.
martedì 24 luglio 2012
Dati allarmanti per la corruzione in Cina
Un documento
trapelato conferma la massiccia corruzione presente nel Paese. Nella provincia
del Guangdong oltre 1.500 funzionari corrotti.
Le cifre provengono da un registro, forse compilato da un centro di ricerca affiliato allo Stato e sono state rese note da The Epoch Times, un’azienda di informazione con sede a New York.
I dati ricevuti dalla rivista hanno indicato che oltre 7.101 funzionari corrotti sono fuggiti negli Stati Uniti, portando con loro 336 miliardi di yuan (circa 43 miliardi di euro). Gli USA rimangono ad oggi la destinazione preferita per i dirigenti cinesi in fuga, ma i Paesi con regolamentazione più morbida in materia di immigrazione (Cambogia, Thailandia e Birmania per esempio) sono popolari tra i burocrati di livello inferiore.
Spesso si è soliti pensare che la
corruzione in Cina stia alla base della crescita economica del Partito
Comunista. Allo stesso tempo però bisogna considerare che essa può
rappresentare un fattore che può accelerarne la morte, dato che i cittadini
ordinari diventano sempre più irritati da una élite che sembra funzionare sempre
più come una cleptocrazia.
A partire dal 26 novembre 2011, Pechino
ha identificato 225 funzionari corrotti, 58 dei quali appartenenti agli alti
livelli, che hanno sottratto 2,5 miliardi di yuan (circa 320.000 euro). Il dato
più allarmante proviene dalla provincia del Guangdong dove sono 1.640 i funzionari
corrotti, 170 di loro tra i dirigenti di alto livello, che hanno sottratto
denaro per un totale di 115 miliardi di yuan (circa 15 miliardi di euro).Le cifre provengono da un registro, forse compilato da un centro di ricerca affiliato allo Stato e sono state rese note da The Epoch Times, un’azienda di informazione con sede a New York.
I dati ricevuti dalla rivista hanno indicato che oltre 7.101 funzionari corrotti sono fuggiti negli Stati Uniti, portando con loro 336 miliardi di yuan (circa 43 miliardi di euro). Gli USA rimangono ad oggi la destinazione preferita per i dirigenti cinesi in fuga, ma i Paesi con regolamentazione più morbida in materia di immigrazione (Cambogia, Thailandia e Birmania per esempio) sono popolari tra i burocrati di livello inferiore.
venerdì 20 luglio 2012
Il ridimensionamento del mercato immobiliare
Secondo quanto riportato dal Financial Times, la ripresa economica è prevista per la seconda metà dell’anno. Fondamentale sarà il ruolo del settore immobiliare.
Il settore immobiliare è stato, ed è tuttora, uno dei pesi maggiori per la crescita economica della Cina. Se per molti anni questo settore ha rappresentato un vero e proprio Eldorado per gli investitori stranieri, oggi le cose sono drasticamente cambiate.
Ci sono però delle novità. L’aumento dei prezzi delle abitazioni, voluto dal Governo e registrato lo scorso giugno, può essere considerato come un segnale di ripresa dell’economia cinese che, nella seconda metà dell’anno, tornerà a riprendersi e a dimenticare lo slowdown di questa prima metà anno.
Dati alla mano, delle 70 città tracciate dall’indagine dell’Ufficio Statistiche Cinese, 25 hanno registrato un aumento mensile dei prezzi degli immobili, per 24 città non c’è stata alcuna variazione mentre in 21 città i prezzi sono scesi. Nello specifico: Pechino ha visto un aumento dello 0.3%, Shanghai e Guangzhou dello 0.2%.
È parere comunque di molti esperti che la bolla immobiliare cinese sarà destinata a scoppiare. Secondo alcune previsioni ci saranno due crolli, con il primo che si verificherà probabilmente tra il 2013-2015 ed il secondo intorno al 2025, dopo il quale i prezzi non torneranno mai più ai livelli precedenti.
Il settore immobiliare è stato, ed è tuttora, uno dei pesi maggiori per la crescita economica della Cina. Se per molti anni questo settore ha rappresentato un vero e proprio Eldorado per gli investitori stranieri, oggi le cose sono drasticamente cambiate.
Ci sono però delle novità. L’aumento dei prezzi delle abitazioni, voluto dal Governo e registrato lo scorso giugno, può essere considerato come un segnale di ripresa dell’economia cinese che, nella seconda metà dell’anno, tornerà a riprendersi e a dimenticare lo slowdown di questa prima metà anno.
Dati alla mano, delle 70 città tracciate dall’indagine dell’Ufficio Statistiche Cinese, 25 hanno registrato un aumento mensile dei prezzi degli immobili, per 24 città non c’è stata alcuna variazione mentre in 21 città i prezzi sono scesi. Nello specifico: Pechino ha visto un aumento dello 0.3%, Shanghai e Guangzhou dello 0.2%.
È parere comunque di molti esperti che la bolla immobiliare cinese sarà destinata a scoppiare. Secondo alcune previsioni ci saranno due crolli, con il primo che si verificherà probabilmente tra il 2013-2015 ed il secondo intorno al 2025, dopo il quale i prezzi non torneranno mai più ai livelli precedenti.
giovedì 19 luglio 2012
Inter…nazionale con occhio alla Cina
Il presidente dell’Internazionale F.C., Massimo Moratti, sta valutando nuove strategie cinesi per poter investire in tempi di fair play finanziario.
Sono passati esattamente sette anni da quando sulle maglie dell’Internazionale F.C. comparve per la prima volta una sponsorizzazione scritta in cinese. L’'iniziativa, si disse al tempo, nasceva come tributo ai tanti tifosi interisti residenti nell'Impero di mezzo.
Oggi gli scenari mondiali dell’economia e del calcio sono totalmente cambiati. Le regole del fair play finanziario impongono alle società sportive di aumentare i propri introiti al fine di poter avere più denaro da investire.
Serve dunque un rilancio del marchio, anche se in Italia la legge che li tutela è ben lontana dall'essere approvata. La possibilità di un ingresso di un azionista di minoranza, che potrebbe arrivare da Oriente, si è fatta strada negli ultimi tre mesi, mentre sono state scartate le ipotesi che portano ad un coinvolgimento di soggetti russi o dall’Indonesia. L'opzione migliore resta quindi quella cinese, dove l'Inter gode di grandissima popolarità.
Contemporaneamente, dopo l'incontro fra Moratti e il presidente della Crcc, Meng Fengchao, sembra sempre più vicina la possibilità della costruzione di un nuovo stadio di proprietà per la società nerazzurra.
Il progetto avrà però, in ogni caso, tempi di realizzazione molto lunghi: almeno un anno dal momento della firma per avviare la costruzione del nuovo impianto; due o tre anni per la realizzazione. In ogni caso si andrà oltre il 2015, l'anno dell'Expo.
Sono passati esattamente sette anni da quando sulle maglie dell’Internazionale F.C. comparve per la prima volta una sponsorizzazione scritta in cinese. L’'iniziativa, si disse al tempo, nasceva come tributo ai tanti tifosi interisti residenti nell'Impero di mezzo.
Oggi gli scenari mondiali dell’economia e del calcio sono totalmente cambiati. Le regole del fair play finanziario impongono alle società sportive di aumentare i propri introiti al fine di poter avere più denaro da investire.
Serve dunque un rilancio del marchio, anche se in Italia la legge che li tutela è ben lontana dall'essere approvata. La possibilità di un ingresso di un azionista di minoranza, che potrebbe arrivare da Oriente, si è fatta strada negli ultimi tre mesi, mentre sono state scartate le ipotesi che portano ad un coinvolgimento di soggetti russi o dall’Indonesia. L'opzione migliore resta quindi quella cinese, dove l'Inter gode di grandissima popolarità.
Contemporaneamente, dopo l'incontro fra Moratti e il presidente della Crcc, Meng Fengchao, sembra sempre più vicina la possibilità della costruzione di un nuovo stadio di proprietà per la società nerazzurra.
Il progetto avrà però, in ogni caso, tempi di realizzazione molto lunghi: almeno un anno dal momento della firma per avviare la costruzione del nuovo impianto; due o tre anni per la realizzazione. In ogni caso si andrà oltre il 2015, l'anno dell'Expo.
mercoledì 18 luglio 2012
Mercato del lavoro in Cina
Il premier della Cina Wen Jiabao ha lanciato un
inconsueto monito sulle prospettive del mercato del lavoro nel gigantesco
paese: “D'ora in avanti, in Cina l'occupazione diventerà più complicata e
difficile”.
Con un comunicato stampa apparso sul portale internet del governo, il premier Wen Jiabao ha lanciato un monito sulle prospettive del mercato del lavoro cinese, ricordando che nell’ultimo decennio la Cina ha creato oltre 100 milioni di posti di lavoro. Ora la situazione è ben più complicata e le previsioni non sono delle più rosee. “Realizzare la piena occupazione è molto complicato, ma ci dobbiamo lavorare in maniera più sostenuta. Aumentando la creazione di posti di lavoro, miglioriamo la vita della popolazione dandogli un senso di sicurezza”. Queste le parole del premier che vedono dunque nel lavoro la massima priorità del governo e del partito comunista.
La missione ora è quella di sostenere lo sviluppo delle piccole imprese, principali motori della creazione di lavoro, per promuovere attivamente l'imprenditoria e rafforzare così il mercato del lavoro.
La missione ora è quella di sostenere lo sviluppo delle piccole imprese, principali motori della creazione di lavoro, per promuovere attivamente l'imprenditoria e rafforzare così il mercato del lavoro.
martedì 17 luglio 2012
In calo gli investimenti stranieri in Cina
Gli investimenti diretti stranieri, dopo aver stabilito il record di tutti i tempi a 124 miliardi di dollari nel 2011, sono in flessione da sei mesi consecutivi.
Il governo di Pechino ha comunicato di aver attirato, nel primo semestre 2012, 59 miliardi di dollari di investimenti diretti da tutto il mondo con un netto calo del 5,9% in un anno.
Il gigante asiatico ha perso il 3% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente.
Stando ai dati pubblicati oggi, l'Unione europea è però in controtendenza: nei primi sei mesi del 2012 essa ha investito 3,52 miliardi di dollari in Cina, con un incremento dell'1,6% rispetto al 2011.
È normale che, per attirare più capitali, Pechino sta studiando delle facilitazioni per le società estere: tra queste l’intenzione di ridurre la tassazione sui dividendi che le stesse rimpatriano alla fine di ogni esercizio nei Paesi d'origine. Ciò porterebbe ad enormi risparmi.
“Quest'anno i flussi degli investimenti diretti stranieri resteranno stabili” ha dichiarato ieri il viceministro del Commercio, Chao Wang. “Le misure varate di recente dal Governo per sostenere la crescita e stimolare i consumi stabilizzeranno presto la nostra economia, e così gli investitori stranieri torneranno ad aver fiducia sulla Cina”.
Il governo di Pechino ha comunicato di aver attirato, nel primo semestre 2012, 59 miliardi di dollari di investimenti diretti da tutto il mondo con un netto calo del 5,9% in un anno.
Il gigante asiatico ha perso il 3% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente.
Stando ai dati pubblicati oggi, l'Unione europea è però in controtendenza: nei primi sei mesi del 2012 essa ha investito 3,52 miliardi di dollari in Cina, con un incremento dell'1,6% rispetto al 2011.
È normale che, per attirare più capitali, Pechino sta studiando delle facilitazioni per le società estere: tra queste l’intenzione di ridurre la tassazione sui dividendi che le stesse rimpatriano alla fine di ogni esercizio nei Paesi d'origine. Ciò porterebbe ad enormi risparmi.
“Quest'anno i flussi degli investimenti diretti stranieri resteranno stabili” ha dichiarato ieri il viceministro del Commercio, Chao Wang. “Le misure varate di recente dal Governo per sostenere la crescita e stimolare i consumi stabilizzeranno presto la nostra economia, e così gli investitori stranieri torneranno ad aver fiducia sulla Cina”.
lunedì 16 luglio 2012
Accordi cinesi per Ansaldo STS
Ansaldo STS ha firmato con CNR Dalian, società di diritto cinese, e General Resources Company, società di diritto taiwanese, un accordo strategico relativo alla concessione in licenza della tecnologia TramWave alla joint venture che sarà formata dalle stesse aziende.
È stato siglato nella giornata di ieri nella città di Dalian un importante accordo tra l’Ansaldo STS, la CNR Dalian e la General Resources Company.
“Un punto di partenza ideale per sviluppare collaborazioni più estese nel segmento mass transit con le stesse società partner”. Così Ansaldo STS ha definito la concessione in licenza della tecnologia TramWave alla joint venture che sarà formata dalle stesse aziende. TramWave è la nuova soluzione di alimentazione elettrica (priva di catenaria) ideata e brevettata dalla società del Gruppo Finmeccanica, che tende a incentivare il trasporto urbano togliendo l’impatto visivo delle tradizionali catenarie aeree a sospensione.
Un’opportunità importante dunque per la società italiana che intende ora esplorare il mercato cinese; Ansaldo STS supporterà infatti i futuri piani di sviluppo cinesi nel campo delle infrastrutture di trasporto urbano sostenibili e carbon-free.
Il mercato tranviario cinese è oggi in forte crescita, vista anche la crescente domanda di trasporto e i considerevoli investimenti pianificati dal governo del Paese.
È stato siglato nella giornata di ieri nella città di Dalian un importante accordo tra l’Ansaldo STS, la CNR Dalian e la General Resources Company.
“Un punto di partenza ideale per sviluppare collaborazioni più estese nel segmento mass transit con le stesse società partner”. Così Ansaldo STS ha definito la concessione in licenza della tecnologia TramWave alla joint venture che sarà formata dalle stesse aziende. TramWave è la nuova soluzione di alimentazione elettrica (priva di catenaria) ideata e brevettata dalla società del Gruppo Finmeccanica, che tende a incentivare il trasporto urbano togliendo l’impatto visivo delle tradizionali catenarie aeree a sospensione.
Un’opportunità importante dunque per la società italiana che intende ora esplorare il mercato cinese; Ansaldo STS supporterà infatti i futuri piani di sviluppo cinesi nel campo delle infrastrutture di trasporto urbano sostenibili e carbon-free.
Il mercato tranviario cinese è oggi in forte crescita, vista anche la crescente domanda di trasporto e i considerevoli investimenti pianificati dal governo del Paese.
venerdì 13 luglio 2012
Crescita cinese ai minimi degli ultimi 3 anni
Come ampiamente previsto, la Cina rallenta la
corsa. Nel secondo trimestre del 2012 il PIL ha registrato un incremento del
7,6%, il peggior risultato dal 2009.
A ogni modo, le ragioni del risultato odierno si possono riassumere in due punti fondamentali: il calo delle esportazioni (legato alla debolezza della domanda mondiale) e il ridimensionamento del settore immobiliare.
Il peggio, comunque, dovrebbe essere passato. Tutti gli analisti sono concordi nel ritenere che tra aprile e giugno l'economia del Paese abbia toccato il fondo e che, grazie alle politiche fiscali espansive messe in atto di recente dal governo, nel terzo trimestre la congiuntura del gigante asiatico dovrebbe stabilizzarsi, per poi riprendere a crescere a un tasso superiore all'8% nell'ultima parte dell'anno.
Sicuramente ora il Paese non dovrà cadere nella trappola della liquidità e dovrà evitare di gonfiare ulteriormente la bolla immobiliare della quale, alcuni esperti, si aspettano l'esplosione da un momento all'altro.
Sarà necessario, in seguito, reggere all'indebitamento degli enti locali e correggere le forti diseconomie del sistema industriale.
Una sfida importante che il Premier Wen Jiabao dovrà affrontare con la consapevolezza che questa congiuntura economica è tra le più complesse verificatasi negli ultimi trenta anni.
In linea con le previsioni degli
analisti sono stati resi noti i dati relativi al PIL della Cina nel secondo
trimestre del 2012. Senza troppe sorprese arriva la conferma del peggior
risultato dall'inizio del 2009: un incremento che ferma la sua corsa al 7,6%.
Già a marzo era chiaro che Pechino non sarebbe
riuscita a raggiungere la quota dell'8% di crescita annuale (punto di
equilibrio); la riduzione dell'obiettivo annuale al 7,5% ne era stata una
chiara indicazione.A ogni modo, le ragioni del risultato odierno si possono riassumere in due punti fondamentali: il calo delle esportazioni (legato alla debolezza della domanda mondiale) e il ridimensionamento del settore immobiliare.
Il peggio, comunque, dovrebbe essere passato. Tutti gli analisti sono concordi nel ritenere che tra aprile e giugno l'economia del Paese abbia toccato il fondo e che, grazie alle politiche fiscali espansive messe in atto di recente dal governo, nel terzo trimestre la congiuntura del gigante asiatico dovrebbe stabilizzarsi, per poi riprendere a crescere a un tasso superiore all'8% nell'ultima parte dell'anno.
Sicuramente ora il Paese non dovrà cadere nella trappola della liquidità e dovrà evitare di gonfiare ulteriormente la bolla immobiliare della quale, alcuni esperti, si aspettano l'esplosione da un momento all'altro.
Sarà necessario, in seguito, reggere all'indebitamento degli enti locali e correggere le forti diseconomie del sistema industriale.
Una sfida importante che il Premier Wen Jiabao dovrà affrontare con la consapevolezza che questa congiuntura economica è tra le più complesse verificatasi negli ultimi trenta anni.
giovedì 12 luglio 2012
In calo le vendite auto nel primo semestre
Si conferma il trend negativo registrato nei primi tre mesi. Nel primo semestre del 2012 rallenta ancora la vendita di auto in Cina con un tasso di crescita del 2,9%.
Sono stati divulgati nella giornata di ieri i dati relativi alla vendita delle automobili nella Repubblica Popolare Cinese. Secondo quanto riportato da un rapporto della China Association of Automobile Manufacturers si è registrato un netto calo con un tasso di crescita fermo al 2,9% (contro il 3,4% dello scorso anno).
Secondo gli analisti, la diminuzione delle vendite nel settore automobilistico è un normale fattore ricollegabile al generale rallentamento dell'economia cinese unito ad un’eccessiva produzione di veicoli che non viene venduta.
Cui Dongshu, vice segretario della China Passenger Car Association, ha affermato che le aziende, sia di brand automobilistici nazionali che internazionali, ora sperano in aiuti provenienti dal Governo
A ogni modo il mercato dell'auto cinese possiede un importante potenziale di crescita nel medio-lungo termine, al di là dell'andamento di questa prima parte del 2012.
Sono stati divulgati nella giornata di ieri i dati relativi alla vendita delle automobili nella Repubblica Popolare Cinese. Secondo quanto riportato da un rapporto della China Association of Automobile Manufacturers si è registrato un netto calo con un tasso di crescita fermo al 2,9% (contro il 3,4% dello scorso anno).
Secondo gli analisti, la diminuzione delle vendite nel settore automobilistico è un normale fattore ricollegabile al generale rallentamento dell'economia cinese unito ad un’eccessiva produzione di veicoli che non viene venduta.
Cui Dongshu, vice segretario della China Passenger Car Association, ha affermato che le aziende, sia di brand automobilistici nazionali che internazionali, ora sperano in aiuti provenienti dal Governo
A ogni modo il mercato dell'auto cinese possiede un importante potenziale di crescita nel medio-lungo termine, al di là dell'andamento di questa prima parte del 2012.
mercoledì 11 luglio 2012
Magneti Marelli apre stabilimento a Changsha
L’azienda di Corbetta ha ufficialmente avviato un nuovo
stabilimento a Changsha dove realizzerà sistemi di scarico destinati alla GAC
Fiat.
Contemporaneamente all’inaugurazione
del nuovo stabilimento GAC Fiat è stato avviato un nuovo impianto della Magneti
Marelli a Changsha. Il nuovo sito, che sorge proprio nel parco fornitori di GAC
Fiat occupa un'area di 21mila metri quadrati e avrà un organico di oltre 200
persone in grado di produrre fino a 300mila sistemi l'anno.
A Chansha verranno prodotti sistemi
completi di scarico sulla base del consolidato know how di Magneti Marelli nel
settore, che in Cina ha già costituito dal 2000 una base produttiva a Shanghai
per servire i clienti locali.
Queste le parole di Eugenio Razelli, CEO
di Magneti Marelli: "Siamo lieti di
contribuire all'avvio dell'iniziativa industriale della JV GAC Fiat in Cina con
un moderno sito produttivo che allarga ulteriormente la nostra presenza in
Cina, in un settore rilevante per l'automotive. Anche in questa iniziativa
portiamo il nostro know-how ed esperienza maturati sul mercato cinese dal 1996,
attraverso crescita costante nel business, nei settori di presenza e
nell'offerta di tecnologie evolute, mirate al mercato locale".
martedì 10 luglio 2012
In giugno cresce l'export
Secondo i dati delle Dogane cinesi lo scorso mese si è
registrato un aumento dell’11,3% annuo per quanto riguarda l’export con un +42,9%
per l’eccedenza commerciale.
La Bilancia Commerciale cinese ha fatto
registrare a giugno un surplus di 31,73 miliardi di dollari, dato superiore alle
attese degli esperti che prevedevano il raggiungimento di 24 miliardi. I motivi di questo “successo” sono
però da leggere nella crescita più lenta fatta registrare dall'import. Se
infatti le esportazioni sono cresciute dell'11,3% su base annuale, le importazioni
sono salite di un modesto 6,7% ben inferiore alle attese pari a +11%. Nel
complesso le esportazioni cinesi in giugno sono ammontate a 180,21 miliardi di
dollari, portando il saldo del primo semestre a 954,38 miliardi: (+9,2% in più
rispetto al 2011). Nei primi sei mesi dell’anno le importazioni della Cina hanno raggiunto gli 885,46 miliardi.
Questo ultimo dato, considerate dunque
le previsioni ben più rosee, mostra un preoccupante rallentamento
dell'economia, fattore che sta di fatto innervosendo i mercati azionari
asiatici.lunedì 9 luglio 2012
Inflazione cinese ai minimi
In Cina l’inflazione ha subito un calo al 2.2%. Il
Premier Wen Jiabao fa sapere: l’economia è a rischio, c’è bisogno di
intervenire per stimolare e far ripartire il Paese.
Dopo il taglio di interessi della scorsa settimana da parte della Banca Centrale Cinese, il Premier Wen Jiabao ha detto che il governo cercherà di adottare nuove misure, mirate ad aumentare gli investimenti nel settore pubblico al fine di stabilizzare l’economia.
"Il momentum dell’economia del nostro paese è, in generale, stabile al momento, ma per evitare il down è necessario intensificare tutte le misure preventive" ha detto il Premier cinese, sottolineando come il governo si impegnerà a fornire "maggiori investimenti nel settore pubblico, durante i prossimi mesi".
L'inflazione cinese a giugno è calata
al 2,2% su base annua, con meno tre punti percentuali rispetto al mese di
maggio e il peggior valore rilevato negli ultimi 29 mesi.
Il dato, che per l'intero primo
semestre si attesta al 3,3%, da una parte è inferiore al tetto massimo fissato
dal Governo (4%), dall'altro dimostra che la crescita dell’economia sta attraversando
un periodo di rallentamento. Su base mensile (cioè
rispetto a maggio), l'inflazione di giugno è addirittura calata dello 0,6%. Dopo il taglio di interessi della scorsa settimana da parte della Banca Centrale Cinese, il Premier Wen Jiabao ha detto che il governo cercherà di adottare nuove misure, mirate ad aumentare gli investimenti nel settore pubblico al fine di stabilizzare l’economia.
"Il momentum dell’economia del nostro paese è, in generale, stabile al momento, ma per evitare il down è necessario intensificare tutte le misure preventive" ha detto il Premier cinese, sottolineando come il governo si impegnerà a fornire "maggiori investimenti nel settore pubblico, durante i prossimi mesi".
venerdì 6 luglio 2012
Cina: calano i prestiti bancari
Un ulteriore segnale del rallentamento dell’economia cinese.
Secondo i dati pubblicati da Caixin Online, autorevole gruppo di informazione economica, le quattro grandi banche del Dragone (Bank of China, Industrial and Commercial Bank of China, China Constraction Bank e Agricultural Bank of China) hanno ridotto i prestiti nel mese di giugno: 190 miliardi di yuan (circa 23 miliardi di euro) contro i 250 miliardi erogati nel mese precedente (pari a 31 miliardi di euro).
Segnali di inceppamento della macchina del credito cinese erano apparsi già ad inizio anno ma ora la situazione è diversa. Se infatti nei mesi scorsi il calo dei nuovi prestiti era pilotato dal governo, desideroso di porre un freno al boom dei prestiti facili del biennio 2009-2011 e tagliare così l’inflazione, adesso sono le aziende che, a causa degli scarsi profitti e dell’elevato costo del capitale, usano maggiore prudenza.
La riduzione dei prestiti bancari, la prima dal 2008, costituisce un preoccupante sintomo dell’affanno dell’economia cinese che è cresciuta nel primo trimestre del 2012, solo dell’ 8,1%, registrando il più timido aumento di PIL degli ultimi 3 anni.
Secondo i dati pubblicati da Caixin Online, autorevole gruppo di informazione economica, le quattro grandi banche del Dragone (Bank of China, Industrial and Commercial Bank of China, China Constraction Bank e Agricultural Bank of China) hanno ridotto i prestiti nel mese di giugno: 190 miliardi di yuan (circa 23 miliardi di euro) contro i 250 miliardi erogati nel mese precedente (pari a 31 miliardi di euro).
Segnali di inceppamento della macchina del credito cinese erano apparsi già ad inizio anno ma ora la situazione è diversa. Se infatti nei mesi scorsi il calo dei nuovi prestiti era pilotato dal governo, desideroso di porre un freno al boom dei prestiti facili del biennio 2009-2011 e tagliare così l’inflazione, adesso sono le aziende che, a causa degli scarsi profitti e dell’elevato costo del capitale, usano maggiore prudenza.
La riduzione dei prestiti bancari, la prima dal 2008, costituisce un preoccupante sintomo dell’affanno dell’economia cinese che è cresciuta nel primo trimestre del 2012, solo dell’ 8,1%, registrando il più timido aumento di PIL degli ultimi 3 anni.
giovedì 5 luglio 2012
La Cina al secondo taglio del costo del denaro in un mese
Ancora un taglio del costo del denaro da parte della
People's Bank of China (Pboc).
Questa seconda revisione dei tagli rappresenta una scelta molto particolare, che ne fa dedurre che i problemi dell’industria cinese e dell’economia reale in generale, sono attualmente molto seri.
Seguendo quanto approvato dalla Banca
centrale europea che ha tagliato i tassi d’interesse di un quarto di punto portandoli
dall’1% allo 0,75% (nuovo minimo storico), la People's Bank of China (Pboc) ha
annunciato che il tasso sui prestiti scenderà nuovamente dello 0,31%.
Ad un mese esatto dalla prima
sforbiciata dal 2008 infatti, la Banca Centrale cinese ha annunciato che a
partire dal prossimo 6 luglio il tasso sui prestiti arriverà al 6% mentre
quello sui depositi si attesterà al 3%, lo 0,25% in meno rispetto al livello
fissato lo scorso 7 giugno.Questa seconda revisione dei tagli rappresenta una scelta molto particolare, che ne fa dedurre che i problemi dell’industria cinese e dell’economia reale in generale, sono attualmente molto seri.
mercoledì 4 luglio 2012
Export alimentare italiano al +48%
In particolare nel comparto del cioccolato, l’Italia è nettamente
al primo posto. Buona anche la posizione per pasta, olio, vino e caffè.
Nel 2011 l'enogastronomia italiana ha esportato in Cina per 276 milioni di dollari, in crescita del 48% rispetto al 2010 e si trova al terzo posto, dopo Francia e Australia, nelle fornitura di prodotti tipici agroalimentari e vinicoli, con una quota del 10,4%.
Nel frattempo la presenza di importanti manifestazioni di settore (su tutte SIAL China 2012 tenutasi a Shanghai lo scorso maggio) permettono alle nostre aziende italiane di entrare in contatto con i principali operatori nei settori di catering, hotel e servizi di ristorazione.
Occasioni privilegiate per incontrare gli importatori asiatici e per promuovere i propri prodotti sul mercato in maggiore espansione nel mondo.
Nel 2011 l'enogastronomia italiana ha esportato in Cina per 276 milioni di dollari, in crescita del 48% rispetto al 2010 e si trova al terzo posto, dopo Francia e Australia, nelle fornitura di prodotti tipici agroalimentari e vinicoli, con una quota del 10,4%.
Nel frattempo la presenza di importanti manifestazioni di settore (su tutte SIAL China 2012 tenutasi a Shanghai lo scorso maggio) permettono alle nostre aziende italiane di entrare in contatto con i principali operatori nei settori di catering, hotel e servizi di ristorazione.
Occasioni privilegiate per incontrare gli importatori asiatici e per promuovere i propri prodotti sul mercato in maggiore espansione nel mondo.
martedì 3 luglio 2012
La Fiat Viaggio è realtà
È stato inaugurato lo scorso 28 giugno a Changsha,
nella provincia cinese di Hunan, il nuovo stabilimento GAC Fiat.
La nuova berlina Viaggio arriverà in più di 90 concessionari e 125 saloni alla fine dell'anno, attraverso una rete che nasce anch'essa dall'accordo con la GAC. La fabbrica GAC-Fiat occupa oggi una superficie di 730 mila metri quadrati, ed è il frutto di un investimento complessivo di 5 miliardi di renminbi (oltre 630 milioni di euro) e a regime avrà una capacità produttiva di 300 mila vetture all'anno. L'accordo di joint venture è stato siglato a marzo 2010 con un investimento complessivo di 5 miliardi di renminbi cinesi.
Queste le parole di Marchionne: “In futuro lo stabilimento di Changsha potrebbe produrre anche per l'Europa. L'impianto industriale di Changsha è dotato di una struttura che può produrre per tutto il mondo. Sicuramente parte del volume che produrremo qui sarà destinata all'export e credo che una parte arriverà in Europa”.
Nato da una joint venture tra l’azienda
italiana e la Gac (Guangzhou Automobile Group), è stato inaugurato lo scorso 28
giugno a Changsha un nuovo stabilimento che permetterà la realizzazione della
nuova berlina Viaggio, il primo modello Fiat prodotto in Cina.
Hanno preso parte alla cerimonia Sergio
Marchionne, amministratore delegato di Fiat e Presidente e Amministratore
Delegato di Chrysler, Michael Manley, COO del Gruppo per l'area APAC, Zhang
Fangyou, Presidente di Guangzhou Automobile Group Corporation (GAC), Jack Cheng,
Direttore Generale di GAC Fiat e Jiang Ping, Vice-Direttore Generale di GAC
Fiat. La nuova berlina Viaggio arriverà in più di 90 concessionari e 125 saloni alla fine dell'anno, attraverso una rete che nasce anch'essa dall'accordo con la GAC. La fabbrica GAC-Fiat occupa oggi una superficie di 730 mila metri quadrati, ed è il frutto di un investimento complessivo di 5 miliardi di renminbi (oltre 630 milioni di euro) e a regime avrà una capacità produttiva di 300 mila vetture all'anno. L'accordo di joint venture è stato siglato a marzo 2010 con un investimento complessivo di 5 miliardi di renminbi cinesi.
Queste le parole di Marchionne: “In futuro lo stabilimento di Changsha potrebbe produrre anche per l'Europa. L'impianto industriale di Changsha è dotato di una struttura che può produrre per tutto il mondo. Sicuramente parte del volume che produrremo qui sarà destinata all'export e credo che una parte arriverà in Europa”.
lunedì 2 luglio 2012
Cala il settore manifatturiero
In netto calo l’indice dell’industria manifatturiera in
Cina nel mese di giugno.
In crisi dunque l'export così come si sono dimezzati i nuovi ordini. Anche l’inflazione dovrebbe continuare a scendere e a giugno il dato dovrebbe essere del 2,3% rispetto al 3% di maggio, dato quello del quinto mese dell’anno, che comunque dovrebbe essere quello medio annuale.
La federazione cinese di logistica e
acquisti conferma che nel mese di giugno l’indice dell’attività dell’industria
manifatturiera in Cina è sceso al livello più basso degli ultimi sette mesi,
arrivando al 50,2%. A maggio l’indice era del 50,4%. Se il dato dovesse
scendere sotto il 50% significherebbe una contrazione della produzione e secondo
gli analisti, la discesa dell’indice dimostra che l’economia cinese ha
rallentato il suo ritmo di crescita, che per il 2012 sarà, secondo le
previsioni tra il 7,5 e l’ 8,5%. Il dato appena diffuso non si discosta di
molto da quello della banca Hsbc diffuso qualche settimana fa.
"Le attività manifatturiere si sono
indebolite ancora in maggio – affermava il capo economista della banca Hsbc, Qu
Hongbin - riflettendo il deterioramento delle situazione sul fronte
dell'export. Questo richiede una politica di riduzione del costo del denaro più
aggressiva visto che l'inflazione continua a rallentare".In crisi dunque l'export così come si sono dimezzati i nuovi ordini. Anche l’inflazione dovrebbe continuare a scendere e a giugno il dato dovrebbe essere del 2,3% rispetto al 3% di maggio, dato quello del quinto mese dell’anno, che comunque dovrebbe essere quello medio annuale.
giovedì 28 giugno 2012
Libero scambio col Mercosur
La Cina è interessata a siglare un accordo di libero
scambio con il Mercosur. Lo ha detto il primo ministro cinese, Wen Jiabao, dopo
aver incontrato a Buenos Aires il presidente argentino, Cristina Fernandez de
Kirchner.
La Cina ha proposto la creazione di un
mercato comune con i Paesi aderenti al Mercosur, ovvero quattro Stati
dell’America Latina: Brasile, Argentina, Uruguay e Paraguay. Ad annunciarlo è
stato lo scorso 26 giugno il Primo Ministro cinese Wen Jiabao che, in una videoconferenza
alla quale hanno partecipato anche il presidente argentino Christina Kirchner e
gli omologhi brasiliano e uruguaiano Dilma Roussef e José Mujica, ha spiegato che:
“Pechino dovrebbe effettuare studi di fattibilità su un eventuale accordo
commerciale. Abbiamo molti interessi in comune e un enorme potenziale". La
Cina è diventata il secondo mercato per le esportazioni delle economie del
Mercosur e nel corso dello scorso anno ha visto le sue importazioni pari ad
oltre 51 miliardi di dollari. L’obiettivo è di raddoppiare tale volume entro il
2016. Secondo la Fernandez, rafforzare i rapporti tra la Cina e il Mercosur è
"un'opportunità storica per aggiungere valore alle nostre materie prime e
creare posti di lavoro".
lunedì 25 giugno 2012
Per Cina e Brasile è tempo di swap
Importante accordo tra il Brasile e la Cina.
Fino ad oggi il dollaro regolava i commerci tra i due Paesi. Lo scetticismo nei confronti di questa moneta, unito ad una voglia di autonomia, ha portato piano piano verso un allontanamento dalla moneta statunitense. Lo swap consentirà, di fatto, di potersi staccare da questa dipendenza, e per i cinesi costituirà un passo avanti molto importante. Lo sfondo dell'accordo è il ruolo della Cina come primo partner commerciale del Brasile, con una bilancia bilaterale a favore del Paese sudamericano.
Dal punto di vista della Cina, l'intesa è un altro passo sulla via dell'uso globale del renminbi e a Pechino prevedono di stringere accordi dello stesso tipo anche con Russia, India e Sudafrica.
Il Brasile e la Cina hanno recentemente firmato un accordo per uno
swap delle valute nazionali dell'importo di 60 miliardi di reais, ossia 190
miliardi di yuan (circa 23 miliardi di euro).
Guido Mantega, ministro delle Finanze brasiliano, ha spiegato che: ”Uno swap non rappresenta altro che dei crediti
reciproci in moneta locale». Questo accordo ha però un valore molto più
profondo.Fino ad oggi il dollaro regolava i commerci tra i due Paesi. Lo scetticismo nei confronti di questa moneta, unito ad una voglia di autonomia, ha portato piano piano verso un allontanamento dalla moneta statunitense. Lo swap consentirà, di fatto, di potersi staccare da questa dipendenza, e per i cinesi costituirà un passo avanti molto importante. Lo sfondo dell'accordo è il ruolo della Cina come primo partner commerciale del Brasile, con una bilancia bilaterale a favore del Paese sudamericano.
Dal punto di vista della Cina, l'intesa è un altro passo sulla via dell'uso globale del renminbi e a Pechino prevedono di stringere accordi dello stesso tipo anche con Russia, India e Sudafrica.
venerdì 22 giugno 2012
Investimenti stranieri in Borsa più facili?
Potrebbe
essere ridotta da 5 miliardi di dollari a 500 milioni di dollari la quantità di
attivi necessaria per ottenere la qualifica di investitore estero qualificato.
Cambiamenti
in vista per gli investitori stranieri. Secondo una proposta della Commissione
cinese di regolazione (Csrc), potrebbero essere facilitate molte delle
condizioni che ad oggi sono richieste per investire nelle Borse in Cina.
Secondo
le normative vigenti, le persone fisiche straniere non hanno accesso al mercato
azionario cinese, mentre le istituzioni estere devono prima ottenere il
riconoscimento di investitore estero qualificato.
Secondo
la proposta avanzata lo scorso 20 giugno dalla Csrc, la quantità di attivi
necessaria per ottenere questa qualifica verrà abbassata dalla quota attuale di
5 miliardi di dollari a 500 milioni di dollari.
La Commissione ha previsto inoltre un’altra
novità: aumentare di un 10% la quota che le istituzioni straniere possono
detenere in società quotate cinesi, passando dal 20% al 30% (così come prevede
l'accesso al mercato interbancario obbligazionario).
giovedì 21 giugno 2012
In arrivo incentivi per le auto ecologiche
Secondo le anticipazioni fornite dallo Shanghai
Securities News e rilanciate da Automotive News, il Governo cinese dovrebbe
presto presentare un programma d'incentivi dedicati alle vetture a basse
emissioni.
Sono inoltre previste una serie di finanziamenti, con cifre che dovrebbero essere stanziate e che supereranno i 300 milioni di dollari, per le aziende impegnate nella ricerca e nella progettazione di veicoli a basso impatto ambientale.
Un'opportunità dunque che i principali costruttori mondiali non hanno intenzione di lasciarsi sfuggire. Un passaggio verso l'elettrico, che a livello mondiale non è ancora giunto a piena maturazione, ma che potrebbe quindi trovare la sua reale applicazione in Cina, creando di fatto un modello di facile imitazione per gli altri mercati.
Ridurre l'inquinamento nelle grandi metropoli. È questo l’intento
che spingerà nei prossimi mesi il Governo cinese a presentare un programma di
incentivi dedicati ai modelli ibridi ed elettrici, le cui vendite negli ultimi
periodi hanno fatto segnalare dati alquanto preoccupanti.
Il Governo cinese attuerà quindi importanti investimenti volti alla creazione delle infrastrutture necessarie, oltre a incentivi specifici per favorire la motorizzazione
di massa nelle aree rurali. Sono inoltre previste una serie di finanziamenti, con cifre che dovrebbero essere stanziate e che supereranno i 300 milioni di dollari, per le aziende impegnate nella ricerca e nella progettazione di veicoli a basso impatto ambientale.
Un'opportunità dunque che i principali costruttori mondiali non hanno intenzione di lasciarsi sfuggire. Un passaggio verso l'elettrico, che a livello mondiale non è ancora giunto a piena maturazione, ma che potrebbe quindi trovare la sua reale applicazione in Cina, creando di fatto un modello di facile imitazione per gli altri mercati.
mercoledì 20 giugno 2012
In calo i prezzi immobiliari
Nel mese di maggio i prezzi delle case sono scesi in 54
delle 70 città monitorate dal governo ciense.
Bloomberg riporta l’opinione di Peter Churchouse, di Portwood Capital: «Il mercato immobiliare cinese si sta lentamente avvicinando al fondo della sua discesa e mi aspetto di assistere a un atterraggio nell’arco dei prossimi tre-quattro mesi». A detta sua, l’impatto delle manovre delle autorità può dirsi positivo.
Di diverso avviso è invece Alistair Thornton, uno dei maggiori esperti della IHS Global Insight, "Il settore immobiliare continuerà a gravare sulla crescita economica e per la fine dell’anno sarà un ulteriore freno a questa".
L’agenzia Bloomberg, riportando i dati diffusi nella giornata del
18 giugno dall’Ufficio nazionale di Statistica, conferma che, lo scorso mese in
Cina, i prezzi delle case sono scesi in 54 delle 70 città monitorate dal
governo. Il calo più consistente si è registrato a Wenzhou, (-14% rispetto al
2011), mentre Pechino e Shanghai hanno riportato una diminuzione attorno all’1,6%.
L’esecutivo di Pechino ha promesso di mantenere attive le
restrizioni applicate al mercato immobiliare in risposta al boom, che ha fatto
temere gli effetti dell’eventuale scoppio di una bolla speculativa. Tuttavia,
se i prezzi si abbasseranno ancora di molto e in poco tempo, sicuramente ci saranno a breve
delle ripercussioni sull’intero sistema economico della Cina. Bloomberg riporta l’opinione di Peter Churchouse, di Portwood Capital: «Il mercato immobiliare cinese si sta lentamente avvicinando al fondo della sua discesa e mi aspetto di assistere a un atterraggio nell’arco dei prossimi tre-quattro mesi». A detta sua, l’impatto delle manovre delle autorità può dirsi positivo.
Di diverso avviso è invece Alistair Thornton, uno dei maggiori esperti della IHS Global Insight, "Il settore immobiliare continuerà a gravare sulla crescita economica e per la fine dell’anno sarà un ulteriore freno a questa".
lunedì 18 giugno 2012
Spazio...alla Cina
L'astronave cinese Shenzhou-9, con a bordo tre
astronauti, ha agganciato la stazione orbitante Tiangong-1. All'interno del
modulo, i tre astronauti faranno esperimenti per 10 giorni. Uno dei tre
astronauti è il maggiore Liu Yang, la prima donna cinese nella spazio.
Obiettivo della missione era infatti quello di portare a termine la manovra di aggancio al modulo Shenzhou-8, già in orbita dal novembre 2011 per effettuare esperimenti scientifici e tecnici.
L’agenzia Nuova Cina, annuncia inoltre che entro il prossimo decennio la stazione orbitante Tiangong-1 verrà avvicendata con una stabile ed in grado di ospitare un equipaggio per diversi mesi.
Il centro aereospaziale di Pechino comunica l’avvenuto incontro
tra l'astronave cinese Shenzhou-9 e la stazione orbitante Tiangong-1. La
capsula - lanciata dal poligono di Jiuquan con a bordo tre astronauti (tra i
quali Liu Yang, la prima donna cinese nello spazio) - si è agganciata in modo automatico
al modulo orbitale Tiangong-1 poco dopo le 6 di questa mattina. Usa Today scrive che: “gli astronauti rimarranno in orbita diversi giorni” come “parte della preparazione di una più ampia
missione” che dovrebbe portare la Cina ad avere una vera e propria stazione
spaziale.
Dopo Russia e Stati Uniti, quindi, Pechino passa alla
storia riuscendo a portare a termine il suo primo aggancio nello spazio aperto
di una capsula ad un modulo orbitante. Gli astronauti avranno il compito di
realizzare ora degli esperimenti scientifici. Obiettivo della missione era infatti quello di portare a termine la manovra di aggancio al modulo Shenzhou-8, già in orbita dal novembre 2011 per effettuare esperimenti scientifici e tecnici.
L’agenzia Nuova Cina, annuncia inoltre che entro il prossimo decennio la stazione orbitante Tiangong-1 verrà avvicendata con una stabile ed in grado di ospitare un equipaggio per diversi mesi.
venerdì 15 giugno 2012
Investitori cinesi in Italia
Gli investimenti dei cinesi nel Bel Paese sono passati
dalla quota prossima allo zero del 2009 ai 528 milioni di euro dei primi sei
mesi del 2012.
I cinesi, dal canto loro, portano avanti la loro ricerca di partner europei al fine di apprendere know how e le principali tecnologie.
Tutti questi investimenti, a ogni modo, non sono ben visti dai colossi della finanza cinese che stanno cercando di scoraggiare i loro correntisti interessati a trasferire capitali in Europa. Essi sottolineano infatti che, anche se le oscillazioni dell’euro rendono queste acquisizioni più economiche, l’economia cresce così poco da rendere poco convenienti queste acquisizioni.
Difficile però pensare che gli investitori si lascino scappare l’occasione di poter avere queste tecnologie a un così basso costo.
Indipendentemente dagli effetti della crisi economica, gli
uomini d'affari cinesi sono sempre più attratti dall’Italia. Il loro numeri sono
aumentati in maniera esponenziale passando da una quota praticamente nulla
registrata nel 2009 per arrivare alla sorprendente cifra di 528 milioni di euro
registrata nel periodo gennaio-giugno 2012.
Investimenti che sono dunque aumentati, come allo
stesso tempo sono ampliati gli interessi dei correntisti cinesi verso i più
svariati settori dell’economia italiana. Le più forti sinergie si sono registrate
nei comparti del lusso e della moda, ove attraverso jv, le grandi firme
italiane sono state aiutate a raggiungere anche le metropoli più remote della
Repubblica popolare. I cinesi, dal canto loro, portano avanti la loro ricerca di partner europei al fine di apprendere know how e le principali tecnologie.
Tutti questi investimenti, a ogni modo, non sono ben visti dai colossi della finanza cinese che stanno cercando di scoraggiare i loro correntisti interessati a trasferire capitali in Europa. Essi sottolineano infatti che, anche se le oscillazioni dell’euro rendono queste acquisizioni più economiche, l’economia cresce così poco da rendere poco convenienti queste acquisizioni.
Difficile però pensare che gli investitori si lascino scappare l’occasione di poter avere queste tecnologie a un così basso costo.
giovedì 14 giugno 2012
Lusso: nel 2015 la Cina al primo posto
La Boston Consulting Group (BCG), multinazionale di consulenza di
management, nella sua ultima indagine presentata a Pechino ha dichiarato
che nel 2015 la Cina costituirà il 29% dei consumi di lusso mondiali,
diventando così il primo paese al mondo.
Tre anni per arrivare davanti a tutti. Tre anni per essere al primo posto nel settore del lusso e superare di slancio il Giappone e gli Stati Uniti.
Il 2015 è quindi la data entro la quale uno studio della BCG prevede che la Cina, con una crescita del 20% a partire già dal prossimo anno, riuscirà in questo intento.
Attualmente il Paese risulta essere il terzo mercato più grande al mondo nel lusso, con un valore di circa 25 miliardi di dollari. La Cina offre infatti un mercato ricco e la sua stabilità è di grande attrattiva per gli investitori.
Gli analisti hanno previsto che entro il 2020 oltre 330 città cinesi arriveranno ad un reddito medio simile a quello di Shanghai nel 2010. I primi passi già si colgono analizzando la collocazione dei punti vendita dei più lussuosi brand internazionali; al momento essi sono concentrati solo nelle grandi città (Shanghai, Pechino e Shenzen) o nelle ricche province costiere, ma nel giro di poco tempo arriveranno anche in luoghi considerati di “seconda fascia” come Harbin e Shenyang.
Il Direttore di SMG China National Research & Insights, Jeffrey Tan, ha confermato che: “Vi è un crescente livello di sofisticazione e di discernimento tra i consumatori simile a quella trovata nei mercati di lusso maturi come il Giappone, Hong Kong e Singapore. Vediamo – ha poi aggiunto – uno spostamento molto distinto dalla validazione esterna all’apprezzamento più interno”. Ciò significa che si è passati dalla mera voglia di esibire i propri beni di lusso ad una più attenta acquisizione del bene.
Ma chi sono oggi gli amanti del lusso cinesi? Una ricerca, condotta da Luxe, ha individuato alcune caratteristiche del consumatore di lusso in Cina. Essi possono essere brevemente riassunti nelle seguenti tipologia: dalla donna in carriera, all’arrampicatore pronto a fare la scalata aziendale, ai sociomani modaioli arrivando ai figli di papà.
Tre anni per arrivare davanti a tutti. Tre anni per essere al primo posto nel settore del lusso e superare di slancio il Giappone e gli Stati Uniti.
Il 2015 è quindi la data entro la quale uno studio della BCG prevede che la Cina, con una crescita del 20% a partire già dal prossimo anno, riuscirà in questo intento.
Attualmente il Paese risulta essere il terzo mercato più grande al mondo nel lusso, con un valore di circa 25 miliardi di dollari. La Cina offre infatti un mercato ricco e la sua stabilità è di grande attrattiva per gli investitori.
Gli analisti hanno previsto che entro il 2020 oltre 330 città cinesi arriveranno ad un reddito medio simile a quello di Shanghai nel 2010. I primi passi già si colgono analizzando la collocazione dei punti vendita dei più lussuosi brand internazionali; al momento essi sono concentrati solo nelle grandi città (Shanghai, Pechino e Shenzen) o nelle ricche province costiere, ma nel giro di poco tempo arriveranno anche in luoghi considerati di “seconda fascia” come Harbin e Shenyang.
Il Direttore di SMG China National Research & Insights, Jeffrey Tan, ha confermato che: “Vi è un crescente livello di sofisticazione e di discernimento tra i consumatori simile a quella trovata nei mercati di lusso maturi come il Giappone, Hong Kong e Singapore. Vediamo – ha poi aggiunto – uno spostamento molto distinto dalla validazione esterna all’apprezzamento più interno”. Ciò significa che si è passati dalla mera voglia di esibire i propri beni di lusso ad una più attenta acquisizione del bene.
Ma chi sono oggi gli amanti del lusso cinesi? Una ricerca, condotta da Luxe, ha individuato alcune caratteristiche del consumatore di lusso in Cina. Essi possono essere brevemente riassunti nelle seguenti tipologia: dalla donna in carriera, all’arrampicatore pronto a fare la scalata aziendale, ai sociomani modaioli arrivando ai figli di papà.
mercoledì 13 giugno 2012
Giulietta cinese?
La Brilliance V6 Crossover Concept è una nuova vettura
che dovrebbe debuttare sul mercato più o meno intorno all’inizio del 2013.
Questa volta i cinesi della Brilliance hanno pensato di ‘prendere ispirazione’
dall’Alfa Romeo Giulietta.
Consoliamoci dunque pensando che: “Il plagio è un atto di omaggio. Chi copia ammira”.
È stata svelata poche ore fa una nuova vettura cinese
pronta a debuttare sul mercato orientale entro la fine dell’anno. Si tratta
della V6 Concept, della Brilliance, ad oggi l'ottavo costruttore cinese per
produzione totale. L’azienda, controllata direttamente dallo Stato, è ben nota anche
in Europa per essere socia della Bmw.
La nuova autovettura ha però alcune particolarità che non
sfuggiranno di certo a tutti gli alfisti presenti nel mondo: essa infatti non ha
solo dimensioni e proporzioni analoghe alla Giulietta (con la sola differenza
di una maggiore altezza da terra rispetto all'attuale hatchback Alfa Romeo) ma
svela, attraverso le prime immagini diffuse in questi giorni su carnewschina.com,
incredibili dettagli comuni, come per esempio le maniglie
"invisibili" nello spigolo delle porte posteriori. Fortunatamente
almeno il frontale è stato risparmiato con la non presenza della tipica
mascherina Alfa. Consoliamoci dunque pensando che: “Il plagio è un atto di omaggio. Chi copia ammira”.
martedì 12 giugno 2012
La crescita economica cinese di quest'anno supererà le previsioni
Dal 9,8% del quarto
trimestre del 2010 al 8,1% del primo trimestre del 2012, la crescita economica
cinese ha subito un rallentamento per cinque trimestri consecutivi. Sembra comunque
possibile che la Cina potrà uscire dall'attuale situazione di difficoltà in
breve tempo.
Secondo i dati pubblicati il 9 giugno dall'Ufficio
Nazionale di Statistica cinese, a causa del rallentamento della domanda interna
ed estera, l'economia cinese ha continuato a registrare una tendenza in calo
e sta affrontando una pressione al ribasso.
Così il direttore dell’Istituto di ricerca
sull'economia mondiale dell'Accademia di ricerca sulle relazioni internazionali
moderne, Chen Fengying: "La
situazione della prima metà di quest'anno è accettabile, nel primo trimestre,
la nostra crescita economica è aumentata dell'8,1%, relativamente bassa,
tuttavia, dal punto di vista internazionale, non così bassa. Temiamo che nel
secondo trimestre toccherà probabilmente il fondo della curva economica, e la
crescita sarà inferiore al 7,5%".
Fengying ha aggiunto che: “Grazie a politiche economiche più rilassate nel terzo e quarto
trimestre e il miglioramento dell'ambiente internazionale, l'economia cinese
avrà una ripresa stabile e nella seconda metà di quest'anno, grazie alla spinta
di fattori interni ed esteri, raggiungerà una crescita superiore a quella
prevista. Nel terzo trimestre, essa
risalirà gradualmente ed entro il quarto trimestre tornerà al livello normale.
Quindi, penso che l'obiettivo della crescita economica del 7,5% che abbiamo
fissato durante le due sessioni all'inizio di quest'anno sia di mantenimento.
Anche se l'ambiente estero è molto duro, dal punto di vista generale, la
politica di rilassamento ci sosterrà. Se la politica di rilassamento, la
riforma fiscale e la politica di stimolo saranno promulgate, la crescita
economica raggiungerà l'8-8,5%".
Queste le parole del vice-direttore Wang Jun: “I problemi che l'economia cinese deve
affrontare sono il risultato di una fluttuazione periodica a breve termine, la
riforma sistematica a lungo termine e le contraddizioni strutturali. Attraverso
il regolamento anticiclico a breve termine e un adeguamento minuzioso della
macroeconomia, possiamo riprendere l'economia cinese in breve tempo. A lungo
termine, ci siamo impegnati a promuovere l'adeguamento strutturale, la
trasformazione economica e il cambiamento del modello di sviluppo".
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