Le principali notizie e informazioni di natura economica, finanziaria, giuridica e politica relative alla Cina

mercoledì 30 giugno 2010

Firmato accordo storico tra Cina e Taiwan

A 60 anni dalla guerra civile scoppiata tra la Repubblica Popolare Cinese e l’isola di Taiwan (ex Formosa) i rappresentanti dei due paesi, Chen Yunlin per Pechino, e Chiang Pin-Kung per Taipei, hanno firmato un accordo commerciale che riapre la comunicazione tra i due stati. Il patto, denominato “Economic Cooperation Framework Agreement “ (“Accordo di Cooperazione Economica”) prevede la riduzione e, in alcuni casi, l’annullamento delle tariffe negli scambi commerciali tra i due paesi, manovra che darà una forte spinta all’interscambio tra Cina e Taiwan. Sono 539 i prodotti taiwanesi che beneficeranno dell’accordo e 267 quelli cinesi, ovvero rispettivamente il 15% e il 10,5% dell’export nazionale. Per la Cina ciò significherà un risparmio di circa 2,86 miliardi di dollari.
Il patto siglato rappresenta il primo passo verso la fusione delle due nazioni, oggi fortemente voluta da entrambe le parti, e che si potrebbe realizzare in seno al processo di apertura alla democrazia che la Cina sta vivendo e con dei tempi comunque abbastanza lunghi. I futuri punti di questo percorso comune saranno investimenti reciproci e ulteriori manovre di integrazione economica

lunedì 28 giugno 2010

Scioperi nel Guangdong: il Far East del basso costo fa i conti con lavoratori più consapevoli dei propri diritti

Un’ondata di scioperi ha bloccato gli stabilimenti cinesi della giapponese Honda nelle ultime settimane. Il primo era sorto il 17 maggio scorso - nella sede di Foshan, nel Guangdong la regione preferita dagli stranieri che intendono aprire le proprie fabbriche in Cina - in seguito ad un mancato aumento salariale che, sebbene sia stato ottenuto dopo una sola settimana dall’inizio delle proteste, coincideva con il 24 per cento dello stipendio, pari ad una cifra tra i 17 e i 22 dollari, nonostante i dipendenti avessero richiesto un aumento di circa 74 dollari mensili. Per questa ragione i lavoratori dello stabilimento hanno deciso di ricominciare lo sciopero.
Anche a Shenzhen, nella taiwanese Foxconn, da cui escono prodotti Apple, Nokia e Dell, si sono verificati episodi spiacevoli legati alle negative condizioni di lavoro dei dipendenti: qui la protesta è sorta in seguito alla catena di suicidi tra i giovanissimi, costretti a lavorare 60 ore settimanali, spesso senza riposo nel weekend. La società ha deciso di offrire ai propri dipendenti un aumento salariale del 30 per cento.Questi atti di protesta dimostrano che la Cina non è destinata a rimanere ancora per molto il “paradiso della deregulation”; gli operai non sono più disposti ad accettare le condizioni di sfruttamento in cui sono stati costretti a lavorare per anni. Se un tempo i lavoratori cinesi protestavano solo quando le norme venivano infrante in modo eclatante, ora, anche grazie a una legislazione più rigida che offre maggiori sicurezze, soprattutto i giovani, sono più consapevoli dei loro diritti e di come possono utilizzarli per ottenere aumenti di stipendio e migliori condizioni di lavoro. Tuttavia, le loro richieste non puntano ancora a cambiamenti di natura strutturale: si pretendono prevalentemente miglioramenti a livello salariale.

giovedì 24 giugno 2010

Avviata la libera fluttuazione dello yuan: record per la valuta cinese e benefici per l’export italiano

Sabato scorso la People Bank of China aveva annunciato che la Cina, dopo mesi di dibattiti internazionali, avrebbe finalmente sganciato lo yuan dal dollaro statunitense, flessibilità resa ormai necessaria vista la ripresa economica del paese. La decisione, secondo gli Stati Uniti, dovrebbe ora dare avvio ad una serie di riequilibri globali che sosterranno la ricrescita mondiale. Nel primo giorno di flessibilità, questa settimana, lo yuan ha già stabilito un record, ottenendo un apprezzamento sul dollaro dello 0,4%, il più elevato dal 2005, prima che il renminbi si agganciasse al dollaro per sostenere le esportazioni cinesi in caduta. Il cambio valutario, comunque, non è stato fatto rispetto alla moneta americana come si pensava, ma sulle forze di mercato, ovvero optando per una fluttuazione libera.
A fronte di un rafforzamento della valuta cinese e di un indebolimento dell’euro le imprese italiane potrebbero ottenere numerosi benefici. Secondo Paolo Zegna, vicepresidente di Confindustria per l’internazionalizzazione, appena rientrato dalla missione di sistema in Cina, è proprio questo il momento di investire nel paese asiatico, dove attualmente sono presenti “solo” duemila imprese italiane. I vantaggi maggiori potrebbe averli l’export, che si prevede possa crescere in Cina del 20% entro l’anno; i settori che sembrano essere più competitivi in questa fase sono ancora una volta quelli relativi ai prodotti tradizionali del Made in Italy (tessile, calzatura e mobili).

lunedì 21 giugno 2010

Continuano gli scioperi nel Nord della Cina

La scorsa settimana un nuovo sciopero in Cina si è verificato nell’azienda subappaltatrice della casa automobilistica giapponese Toyota, la Toyoda Gosei. La manifestazione di protesta, che pare sia durata solo 24 ore, ha comportato il blocco della produzione per l’intera giornata, con il rischio di una sospensione prolungata dell’attività. La causa dello sciopero è stata ancora una volta la questione dei salari.
Dal maggio scorso sono stati dodici gli scioperi verificatesi nella parte settentrionale del paese, e hanno coinvolto diverse compagnie, tra cui, oltre la Honda, Sharp Electronics e Nikon. Tutte le proteste hanno riguardato il problema dei salari bassi e si sono risolti con l’aumento dei compensi. L’organo del Partito Comunista, il Quotidiano del Popolo, ha dichiarato che le autorità del paese stanno operando per un generale miglioramento delle condizioni dei lavoratori. Di certo, queste manifestazioni che stanno avvenendo in Cina negli ultimi mesi sono la dimostrazione di un complesso processo di modernizzazione del paese che, partendo dall’aspetto economico, si sta ora espandendo all’ambito sociale e politico.

giovedì 17 giugno 2010

Gli esportatori cinesi abbandonano l’euro a favore del dollaro

L’indebolimento della valuta europea ha ripercussioni anche nel mercato cinese: le autorità locali e gli esportatori starebbero prendendo le distanze dall’euro preferendo i pagamenti in dollari. Nei giorni scorsi erano addirittura circolate delle voci riguardanti una possibile riduzione della quota europea nelle riserve monetarie internazionali, ma Pechino ha provveduto immediatamente a smentire la notizia assicurando al contrario che “l’Europa si riconferma tra i mercati chiave”. Nonostante ciò gli operatori commerciali restano cauti e affermano che è necessario “essere molto prudenti in questi casi perché il rischio è quello di perdere gran parte dei profitti a causa di un tasso di cambio sfavorevole”. Gli stessi governi locali starebbero incitando gli esportatori ad effettuare transazioni nella moneta cinese o in dollari e a stipulare contratti a breve termine con i clienti europei. Eppure solo un anno fa le autorità cinesi avevano incoraggiato a fare transizioni in euro per diversificare le sue riserve valutarie, decisione motivata dal fatto che l’Europa è la prima destinazione delle merci cinesi. Oggi invece, con l’euro crollato del 17% rispetto allo yuan, sembra che ci sia una controtendenza pericolosa per gli operatori europei.

mercoledì 16 giugno 2010

La Piaggio inaugura una nuova fase di presenza in Cina

All’Expo di Shanghai e successivamente al Museum of Contemporary Art di Shanghai il Gruppo Piaggio ha presentato lo scooter a 3 ruote Piaggio Mp3 250, il primo prodotto rivolto al mercato cinese con il marchio italiano che sarà in vendita da agosto. Per l’occasione, il Presidente del Gruppo Piaggio, Roberto Colaninno, ha illustrato il Piano Triennale della società in Asia, che si concentrerà sullo sviluppo asiatico e su nuovi investimenti in Cina, India e Vietnam. Per Piaggio, la Cina rappresenta una importante opportunità, in particolare per le potenzialità di consumo, che vede nei prossimi anni lo sviluppo dei veicoli a tre ruote e dei veicoli leggeri. Proprio per questo, Piaggio sta rafforzando la sua joint venture con il Gruppo locale Zongshen Foshan Motorcycle Co. Ltd, fondata nel 2004 e localizzata a Foshan, nel Guangdong. La partnership attualmente permette la produzione di 210.000 veicoli l’anno ed un fatturato di 80 milioni di euro.

martedì 15 giugno 2010

Coldiretti lancia l’allarme: aumentano le importazioni di pomodori cinesi

Nel 2009 circa 82 milioni di chilogrammi di pomodoro cinese sono stati importati in Italia e spacciati come prodotti italiani. Nel primo trimestre de 2010 le importazioni di concentrato di pomodoro dalla Cina sono triplicate rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Sono questi i dati pubblicati nel dossier della Coldiretti, assieme a Unci (Unione Nazionale Cooperative Italiane) e dalle industrie conserviere dell'Aiipa (Associazione Italiana Industrie Prodotti Alimentari).
I pomodori conservati rappresentano il bene più importante per le esportazioni agroalimentare cinesi in Italia; infatti, il nostro paese importa dalla Cina 3 volte di quanto esporta nel paese asiatico. I pomodori cinesi vengono poi etichettati come “made in itala”, poichè, una volta arrivati in Italia, vengono rielaborati e confezionati nel Bel Paese. Coldiretti si prepara a contrastare il fenomeno che sta causando molti danni economici al prodotto italiano.

lunedì 14 giugno 2010

Economia cinese: aumentano le esportazioni e l’inflazione supera il tetto massimo previsto

La bilancia commerciale cinese nel mese di maggio ha registrato aumenti piuttosto elevati. Le esportazioni cinesi nel mese scorso sono cresciute del 48,5% arrivando a 132 miliardi di dollari (le previsioni erano del +32%), la più alta crescita degli ultimi sei anni. Tra i beni esportati primeggiano i prodotti elettronici, e le destinazioni principali dell’export cinese sono: Europa (+49%), Stati Uniti (+44%) e Giappone (+37%), ma si registrano buone performance dell’export anche verso i paesi emergenti (+51%). Le importazioni, invece, sono aumentate del 48,3% (le previsioni erano del +45%) raggiungendo la cifra di 112 miliardi di dollari. Così, il surplus della bilancia commerciale è arrivato a quota 19,5 miliardi di dollari (le previsioni erano di 8,2 miliardi di dollari). Tuttavia, i dati sono sospetti secondo molti economisti, in quanto potrebbero rappresentare anticipazioni degli ordini da parte degli importatori.
Nel frattempo, anche l’inflazione sale: in maggio ha raggiunto un tasso pari al 3,1%, superando la previsione che si attestava al 3%. La causa potrebbe essere l’aumento del livello dei prezzi di queste ultime settimane.
Per quanto riguarda gli altri dati economici, la produzione industriale è salita del 16,5% rispetto allo stesso periodo del 2009 e i crediti concessi dalle banche cinesi a privati ed imprese sono arrivati ad ammontare a 77,3 miliardi di dollari, dati leggermente inferiori rispetto al mese di aprile.

Green economy: la Cina attira il business dello smaltimento dei rifiuti

La Cina, assieme ad altri paesi emergenti come gli Emirati Arabi, l’India, l’Uganda, la Nigeria e lo Zimbawe, apre le porte alle aziende occidentali che producono tecnologie verdi. Nello Jiangsu, infatti, la Repubblica Popolare Cinese sta costruendo il suo primo impianto per il trattamento delle batterie al litio; verrà realizzato nel distretto di Yandu, dove operano già molte imprese dell’Information Technology, e sarà il primo di una serie si strutture del parco tematico dedicato alla tutela dell’ambiente in progetto.
A Shanghai, invece, esiste già un impianto per il recupero dell’acciaio, realizzato dalla società tedesca Cronimet e con una capacità di 250mila tonnellate. La struttura ha come clienti Baoshan Iron & Steel Co. E Taiyuan. La Cina, infatti, è uno dei più grandi consumatori di acciaio al mondo, ma ne ricicla solo il 20%, diversamente dall’Occidente che ne ricicla il 75%. Proprio per questo le possibilità di investimento sono molto grandi, così come dichiarato nei giorni scorsi proprio in Cina dalla presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia.

venerdì 11 giugno 2010

Pubblicato il documento “Internet in Cina”: la censura di alcuni contenuti è considerata legittima

L’8 giugno scorso l’Ufficio stampa del Consiglio di Stato cinese ha pubblicato il Libro Bianco dal titolo “Internet in Cina”, volto ad illustrare la situazione cinese di internet. Nel documento si fa il punto sullo sviluppo della rete, esaltandone i benefici, viene sottolineato che internet «è il punto di della forza della produzione avanzata dell’era contemporanea». Si illustrano, inoltre, le politiche ed i punti di vista del governo riguardo al web al fine di far conoscere a livello internazionale come viene gestito internet nel paese asiatico. L’obiettivo delle autorità è quello di raggiungere nei prossimi 5 anni un tasso di penetrazione della rete pari al 45%, tanto che il governo cinese dichiara di essere pronto alla promozione dello sviluppo e dell’utilizzo della rete. Tuttavia, la censura di alcuni contenuti del web è per le autorità cinesi un atto legittimo in base alle disposizioni di leggi interne e sarebbe necessario per la tutela della sicurezza nazionale. I contenuti oggetto di limitazioni sarebbero quelli riguardanti: incitamenti alla sovversione, contro il potere e che minaccino l’ordine e l’unità nazionale.

giovedì 10 giugno 2010

Le autorità cinesi aumentano il salario minimo in 30 città

Svolta economica e politica importante da parte delle autorità cinesi in seguito allo sciopero negli stabilimenti della Honda della scorsa settimana che ha causato la chiusura temporanea degli impianti di assemblaggio. Nonostante in Cina gli scioperi siano illegali, il governo cinese, nel caso Honda, non ha scelto la consueta linea repressiva, al contrario ha lasciato che i lavoratori scioperassero e che i media riportassero ampiamente l’evento. L’effetto della manifestazione, inoltre, è stato l’aumento del 24% del salario per tutti i lavoratori dello stabilimento. A seguito dell’episodio le autorità cinesi hanno annunciato l’innalzamento del salario minimo in una trentina di grandi Municipalità dove le Amministrazioni hanno la facoltà di imporre un paga minima; a Pechino, ad esempio, il salario minimo vige da più di 15 anni e con l’aumento annunciato sarà di 160 yuan mensili (23,5 dollari) e riguarderà circa 100.000 pechinesi. Shanghai, invece, è la città con i salari più elevati con 1.120 yuan al mese (164 dollari).
La decisione del governo cinese è significativa: con questa manovra si vuole dare un segnale importante alle aziende straniere che operano in Cina, che probabilmente dovranno considerare un allentamento dei salari. La Cina potrebbe, infatti, essere sulla strada per abbandonare il ruolo di “fabbrica a basso costo del mondo”, favorendo le esportazioni di beni a prezzi ridotti. Se ciò dovesse concretamente verificarsi, per il settore automobilistico, finora l’unico coinvolto, non sarebbe una perdita, in quanto la Cina rimane il mercato più promettente per le sue possibilità di espansione. Tuttavia, i settori manifatturieri che operano principalmente nell’export potrebbero avere delle difficoltà. Già ora alcuni paesi più vicini geograficamente ai mercati di destinazione dei beni risultano essere più vantaggiosi della Cina per la delocalizzazione produttiva (il Messico lo è per vendere negli Stati Uniti e l’Europa dell’Est per i mercati europei occidentali).
La manovra governativa è comunque una scelta che rientrerebbe nel programma politico cinese che prevede una ridistribuzione della ricchezza più equa a favore degli strati meno privilegiati. I salari, infatti, coprono attualmente meno del 40% del PIL della domanda. Inoltre, uno dei maggiori timori della classe dirigente è proprio quello di un proliferare di conflitti sociali dovuti al gap economico tra ricchi e poveri.
L’aumento dei salari ha un’importanza anche dal punto di vista strettamente economico: l’innalzamento del costo del lavoro, infatti, significa aumento dei prezzi, il che porterebbe ad una svalutazione del potere d’acquisto della valuta cinese. L’inflazione che ne deriverebbe sarebbe comunque positiva perché allenterebbe le pressione sulla parità dello yuan.

mercoledì 9 giugno 2010

Missione italiana in Cina: resoconto della tappa conclusiva a Pechino

Dopo i primi due giorni a Chongquing e poi a Shanghai, per festeggiare la giornata italiana all’Expo, la missione di sistema italiana in Cina si è conclusa il 4 giugno a Pechino. Nel pomeriggio del 3 giugno, nella capitale, si è tenuto un workshop per fornire alle aziende italiane il quadro normativo di riferimento per operare in nel paese asiatico: sono stati approfonditi, in particolare, gli aspetti legati alla lotta alla contraffazione, alle questioni doganali e tariffarie, agli strumenti finanziari a sostegno delle imprese italiane in Cina e alla proprietà intellettuale.
Sempre a Pechino, venerdì 4 giugno, la missione si è conclusa con il Forum economico Italia-Cina, moderato dal Presidente dell’ICE Umberto Vattani, una serie di incontri bilaterali tra imprenditori italiani e controparti cinesi e la tavola rotonda interbancaria: l’ABI e le altre banche italiane presenti si sono confrontate con la Banca Centrale e l’Associazione bancaria cinese, la China Banking Regulatory Commission ed i principali intermediari locali.
Diverse sono le considerazioni fatte in seguito alla missione; la Cina si è confermata un’opportunità fondamentale per le imprese italiane: basti pensare che nel primo trimestre del 2010 le esportazioni italiane verso la Repubblica Popolare Cinese sono cresciute del 24%. Tuttavia, rimane ancora molto da sviluppare; infatti, l’Italia vende alla Cina soprattutto beni strumentali (il 50% dell’export italiano in Cina è rappresentato dai macchinari). I beni di consumo che si riesce ad esportare sono invece pochi e si limitano all’abbigliamento, scarpe, arredamento e prodotti agroalimentari. Il mancato sviluppo è dovuto ad una serie di fattori, tra cui: la scarsità di catene di distribuzione nazionali, il numero ridotto di investimenti diretti esteri e la poca recettività del mercato cinese verso i marchi meno noti del Made in Italy.

Gli accordi del forum di cooperazione tra Italia e Cina

Il 7 giugno scorso si è svolto a Milano un forum di cooperazione tra le PMI cinesi e quelle italiane, iniziativa promossa dal governo dei due paesi. La visita della delegazione cinese, guidata da He Guoqiang, membro del Comitato Centrale del Partito e dal vice ministro del Commercio Estero cinese, Gao Hucheng, rientra in una missione economica che, dopo l’Italia, toccherà anche Islanda, Norvegia, Lituania, Azerbaijan e Turkmenistan. L’iniziativa era volta ad accertare ed implementare le opportunità di collaborazione commerciale, industriale e di investimento offerte alle aziende italiane dalla Cina.
Al forum milanese circa 40 aziende italiane hanno incontrato 130 imprenditori cinesi del settore tessile, dell’abbigliamento, delle calzature e dell’elettronica. Molte sono state le intese e gli accordi portati a termine; è stato siglato, in primis, un memorandum d’intesa tra il Ministero dello Sviluppo Economico italiano ed il Ministero del Commercio Cinese in campo logistico e della grande distribuzione. E’ stato inoltre firmato un accordo tra la Camera di Commercio Cinese e la Camera nazionale della moda per l’import-export di prodotti tessili. Tra gli altri impegni è stato formulato un accordo in campo rinnovabile tra la Banca di sviluppo nazionale cinese ed il Fondo mondiale per l’energia solare per la costruzione di una centrale nel Sud Italia. In campo tecnologico è stata firmata un’intesa tra Huawei e Wind per la creazione di una piattaforma wireless. Altri accordi figurano per la fornitura di marmi, i prodotti d’arredamento, i macchinari per le calzature, per la cooperazione nelle produzioni artistiche e nella promozione fieristica.
Intanto Invitalia, Agenzia nazionale per l’attrazione di investimenti e lo sviluppo di imprese, ha firmato un accordo con China Development Bank (CDB), impegnata da anni a supportare gli investimenti cinesi all’estero. L’intesa siglata tra le due parti prevede una serie di iniziative comuni per le politiche d’investimento e le attività di promozione.

martedì 8 giugno 2010

Venezia all’Expo di Shanghai per promuovere il turismo in laguna

Anche Venezia è presente all’Expo di Shanghai 2010 con uno stand inaugurato il 26 maggio scorso all’interno del Padiglione italiano. Dalla sua inaugurazione è già stata portata a termine una delle missioni progettate durante l’Esposizione Universale, dal nome “Turismo - ospitalità alberghiera”, a cui hanno partecipato sindaco, assessore al Turismo, imprenditori del settore, rappresentanti degli albergatori e Camera di Commercio. Nell’ambito della missione dedicata al turismo si sono svolti dal 22 al 30 maggio una serie di incontri con il Console Generale e la Camera di Commercio Italia Cina. Sono molte, infatti, le opportunità nel settore turistico in Cina: sono 28 milioni i cinesi potenziali turisti a Venezia. Inoltre, è in corso una contrattazione per avviare un collegamento aeroportuale diretto tra Venezia e Shanghai con il vettore China Eastern Airlines, iniziativa appoggiata anche dal governo italiano. Tra gli strumenti privilegiati dal settore vi è l’uso del web: il sito veniceconnected.com permette di prenotare alloggio e servizi on-line.
Le altre missioni che Venezia intende portare a termine durante l’Expo sono: logistica (3-13 giugno), ambiente (3-11 luglio), distretti produttivi (11-19 settembre) e trasformazioni urbani (9-17 ottobre).
Intanto Venezia è presente all’Esposizione in quanto esempio di città del futuro: in mostra le immagini delle aree della città che rappresentano pratiche di trasformazione e riqualificazione urbana, territoriale ed ambientale.

lunedì 7 giugno 2010

La Fiat pianifica il rientro sul mercato cinese

Durante la giornata italiana all’Expo di Shanghai, avvenuta il 2 giugno scorso, il presidente della Fiat, John Elkann, ha ribadito che la Cina rappresenta per la casa automobilistica italiana una grande opportunità e quindi il gruppo sta pensando ad un incremento della propria presenza nel paese asiatico.
Fiat è assente dal mercato cinese da circa quattro anni, dopo che nel 2007 ruppe la partnership con Nanjing Automotive. Da allora la presenza di Fiat in Cina si è limitata a veicoli commerciali e vetture d’importazione.
Magneti Marelli inaugurerà prossimamente uno stabilimento a Jiading, distretto automobilistico di Shanghai, grazie alla joint venture creata con la locale Saic. Nel 2012, invece, Fiat aprirà una fabbrica nella provincia di Guandong, dove produrrà modelli assieme al nuovo partner locale, Guangzhou Automobile Group. Inizialmente la produzione si limiterà ad una linea ”made in China”, e successivamente si passerà a modelli europei. Guangzhou sembra essere un parner promettente per Fiat, dato che è il principale costruttore automobilistico della provincia di Guandong e vanta collaborazioni con grandi marchi internazionali.

Per l’Italia i futuri investimenti in Cina saranno nella “green economy”

Dall’Expo di Shanghai si intravedono nuove opportunità di business per le imprese italiane, in particolare in due settori: l’urbanizzazione (nel 2020 si stima che saranno 220 le città cinesi con più di un milione di abitanti) e la sostenibilità ambientale (la Cina, infatti, deve ridurre le emissioni di CO2 ed il consumo energetico). Secondo la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, presente nel paese asiatico per la missione di sistema italiana, sarà proprio la green economy il futuro degli investimenti italiani in Cina, campo in cui il nostro paese potrà eccellere grazie all’elevato sviluppo tecnologico di cui dispone.
Il Made in Italy in Cina è già un grande successo, lo dimostra l’afflusso di visitatori ed il gradimento dimostrato per il Padiglione italiano presente all’Esposizione Universale di Shanghai. Proprio a Shanghai, durante il convegno organizzato da Intesa Sanpaolo sull’efficienza energetica ed i sistemi urbani, è emerso che nel 2030 il 15% delle emissioni di CO2 proverrà dalla Cina.
Oltre agli investimenti nel settore, saranno importanti anche le collaborazioni tra imprese; ne è un esempio Enel, che è già acquirente privato di certificati di emissioni di CO2 in Cina.

venerdì 4 giugno 2010

L’innovazione alla fiera internazionale di Pechino del settore tecnico-scientifico

Si è svolta la scorsa settimana a Pechino la Fiera internazionale del settore tecnico-scientifico, esposizione che si tiene ogni anno a maggio ed è organizzata dal Ministero della Scienza e della Tecnologia cinese e dal Consiglio cinese per la promozione del commercio internazionale. L’evento ha ospitato delegazioni di una ventina di paesi e regioni del mondo, nove organizzazioni internazionali e aveva il seguente tema: “Rafforzamento della capacità di innovazione autonoma e accelerazione della trasformazione del modello di sviluppo”. Alla manifestazione, infatti, le circa 2000 imprese cinesi e straniere partecipanti hanno presentato gli ultimi risultati tecnico-scientifici legati alle nuove risorse energetiche, al risparmio energetico e alla tutela dell’ambiente, ai nuovi materiali, al settore informatico e delle biotecnologie. Nelle edizioni passate molte tecnologie e prodotti presentati alla fiera hanno poi contribuito alla nascita di nuove concezioni tecnico-scientifiche mondiali.
In particolare, quest’anno si sono proposti i risultati dell’innovazione autonoma della Cina, si sono toccati i temi legati all’economia a bassa emissione di carbonio, alla biodiversità e alle città mondiali, e si è promossa la cooperazione settoriale e l’attuazione di progetti, dando molto spazio all’internazionalizzazione. L’ammontare totale dei progetti in campo tecnico-scientifico e nel commercio tecnologico si è attestato a 4 miliardi di dollari.

giovedì 3 giugno 2010

Missione italiana in Cina: resoconto dei primi tre giorni a Chongquing e Shanghai

E’ tuttora in corso la missione di sistema che Confindustria, Abi e Ice, con i ministeri dello Sviluppo Economico e degli Affari Esteri, hanno organizzato dal 30 maggio al 4 giugno e a cui partecipano 230 aziende, 600 imprenditori e 18 associazioni industriali. Si tratta della terza missione italiana nel paese asiatico, la prima fu nel 2004 e la seconda nel 2006. Per il governo è presente il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, il vice ministro allo Sviluppo Economico, Adolfo Urso; per Confindustria partecipa la presidente, Emma Marcegaglia, il vice presidente per l’Internazionalizzazione, Paolo Zegna e il presidente della Piccola Industria, Vincenzo Boccia. Gli obiettivi della missione sono molteplici: rafforzare il commercio bilaterale tra Italia e Cina, cercando di raggiungere un interscambio paria a 40 miliardi di dollari; incrementare gli investimenti cinesi in Italia e quelli italiani in Cina; affiancare alla collaborazione già esistente nel settore manifatturiero anche quella nei campi d tecnologia ambientale ed efficienza energetica. La Cina rimane infatti una priorità per le imprese italiane e i dati dimostrano come la presenza italiana nella Repubblica Popolare sia in aumento: in aprile l’export è stato del +17%.
La prima tappa della missione si è svolta a Chongquing, città simbolo dello sviluppo economico del West cinese; si stima, infatti, che nel 2012 la sua popolazione raggiungerà i 40 milioni di persone. Inoltre la città è interessante anche per la sua tradizione manifatturiera; qui il governo cinese e operatori stranieri hanno già investito molto denaro facendone un importante centro per l’industria pesante, la produzione di motociclette ed automobili. Il 31 maggio ed il primo giugno a Chongquing si sono svolti seminari su automotive, energia e protezione ambientale, meccanica, tecnologie e beni di consumo, oltre ad un seminario per gli operatori cinesi dal titolo “Fare affari in Italia e opportunità di investimento”. Italia e Cina hanno inoltre firmato due accordi: il primo per la costituzione di un distretto agroalimentare sino-europeo e il secondo per il trasferimento del know-how italiano ai cinesi per la realizzazione di una vettura ibrida.
Ieri, 2 giungo, la delegazione si è fermata a Shanghai, dove si è svolta la giornata italiana dell’Esposizione Universale cinese. Alla manifestazione ha partecipato anche il commissario generale del governo per l’Expo, Beniamino Quintieri. Il padiglione italiano sta riscuotendo un grande successo all’Expo, ed è considerato il più attraente dell’Esposizione. Già nei primi giorni, infatti, aveva registrato il massimo della capienza quotidiana grazie ad un Made in Italy sempre più richiesto dagli stranieri.

martedì 1 giugno 2010

La Cina potenzia il settore energetico e promuove l’energia a basso tenore di carbonio

Durante la conferenza sulla capacità produttiva dell’industria elettrica cinese il Segretario nazionale del Dipartimento dell’energia Zhuang Guobao ha affermato che l’attuale capacità elettrica del paese (più di 900 milioni di kw) verrà ulteriormente aumentata nei prossimi anni. Nel 2010 le installazioni idroelettriche sono già passate da 11,7 a 11,97 milioni di kw e gli impianti di energia eolica hanno prodotto 2.414 milioni di kw. Intanto 23 nuove centrali nucleari sono in fase di costruzione e avranno una capacità di 25 milioni di kw. E’ previsto inoltre un rinnovamento del settore termoelettrico.
All’Expo di Shanghai la Cina si è fatta promotrice di una “rete elettrica intelligente”, ovvero a basso tenore di carbonio, tramite l’utilizzo di trasporti a zero emissioni, pannelli solari, impianti eolici, edifici a risparmio energetico e impianti di raffreddamento con una tecnologia “priva di alimentazione elettrica”. L’obiettivo è quello di diffondere nuovi prodotti innovativi a basso tenore di carbonio utilizzando le risorse naturali e diminuendo il consumo energetico.