Le principali notizie e informazioni di natura economica, finanziaria, giuridica e politica relative alla Cina

giovedì 30 maggio 2013

Gas serra: emissioni al +40% entro il 2020

Stando alle previsioni dell’Economist Intelligence Unit, entro il 2020 le emissioni di Co2, derivanti dall’uso di combustibili fossili, saliranno del 40% rispetto ai livelli del 2010 in Cina. L’allarme si estende anche a livello globale e si pensa a una carbon tax.

Cattive notizie sul fronte ambientale per la Cina. Stando alle previsioni dell’Economist Intelligence Unit, entro il prossimo decennio le emissioni di Co2, derivanti dall’uso di combustibili fossili, arriveranno a una quota del 40% rispetto ai livelli del 2010.
Come riferito dal rapporto pubblicato questa settimana, il principale responsabile sarà logicamente il carbone con un consumo previsto del 18% nel periodo 2011-2015. Un aumento più contenuto rispetto al +46% registrato nel quinquennio 2006-2010, ma sufficiente a incidere in maniera significativa sulla quantità di gas serra immessi nell’atmosfera.
Negli ultimi anni la protezione ambientale è entrata a far parte a pieno titolo delle priorità dello sviluppo cinese. Sono stati sottoscritti tutti i maggiori accordi internazionali sull’ambiente da parte della Cina che risulta molto attiva nell’introduzione di politiche per la salvaguardia ambientale.
Ciò però non sembra bastare.
Ad oggi il carbone rappresenta i due terzi del consumo di energia nel Paese e quasi la totalità della produzione di elettricità. Si rende pertanto necessaria l’introduzione di una carbon tax, ossia una pressione fiscale sull'inquinamento, che andrebbe affiancata da una maggiore diffusione delle tecnologie necessarie a contenere le emissioni.
Il mancato decollo della seconda fase del protocollo di Kyoto, comincia a dare le prime preoccupanti avvisaglie. A livello globale, i dati resi noti all’inizio del mese di maggio dalla Noaa (National Oceanic and Atmosferic Administration), uno degli enti americani più accreditati, riferiscono di una concentrazione in atmosfera di 400 parti per milione. In sostanza laddove bisognerebbe ridurre le emissioni, si sta di fatto facendo l’opposto.

lunedì 27 maggio 2013

Vino rosso: “nuova” scoperta per la Cina

Lo scorso anno la Cina ha acquistato 1,58 miliardi di dollari di vino pari a 4 milioni di ettolitri. Una crescita vertiginosa rispetto all'anno precedente che è stata calcolata attorno al 9%.

Vino rosso e Cina binomio di business.
Dati alla mano, nel corso del 2012 il paese del Dragone ha investito ben 1,58 miliardi per l’acquisto di vino rosso. Spetta alla Francia il ruolo di leader nell'export, con oltre il 50% sul totale dei vini rossi importati.
La richiesta di vino dalla Cina è ogni giorno più forte. Basti pensare che non capita di rado di imbattersi nelle principali aste londinesi ed assistere ad acquisti di bottiglie pregiate con cifre a tre zeri da parte di cinesi.
L’Italia, dal canto suo, ha aumentato le esportazioni verso Pechino, ma il dato è ancora troppo modesto e ferma il Belpaese al sesto posto tra gli esportatori. Nel 2012 i volumi sono comunque saliti del 4%, toccando i 325 mila ettolitri, venduti per 96 milioni, con un dato positivo registrato rispetto al 2006 dell’11%.
Le armi principali su cui puntare per colmare il gap che penalizza la percezione del nostro vino come vino di qualità, si possono riassumere nella promozione unificata e nella formazione e ricerca di canali di distribuzione alternativi. Ed è in questo ambito che è stato inserito il progetto del Ministero dello Sviluppo economico in convezione con Federvini e Unione italiana vini, denominato "Vini italiani in Cina". Dal 20 al 26 maggio, nove tra i principali importatori cinesi hanno infatti visitato cantine e luoghi di produzione del vino, attraversando la Sicilia, la Puglia e il Piemonte, con l'obiettivo da parte del nostro Paese di diffondere le principali denominazioni enologiche italiane, facendo leva sul proprio appeal oltre che sul legame con il territorio, la storia e le tradizioni.

martedì 21 maggio 2013

Costa lancia il giro del mondo per cinesi

La compagnia raddoppia la propria presenza sul mercato cinese con la Costa Victoria e la Costa Atlantica e punta decisa verso il giro del mondo per cinesi. Il tutto partirà il prossimo anno da Shanghai.

Portare l’Italia e il Made in Italy a casa dei cinesi. È questo l’obiettivo che ha spinto Costa Crociere a rinsaldare la propria presenza, giunta al suo settimo anno d’età, nel mercato cinese.  In Cina e più in generale in Asia, Costa Crociere punta infatti dal 2006, quando aprì il mercato con Costa Allegra.
Quando abbiamo cominciato, nel 2006 – spiega  Gianni Onorato, dg di Costa Crociere Spa – abbiamo proposto crociere brevi, perché i cinesi avevano poco tempo da dedicare ai viaggi. Adesso, dopo sette anni, l’offerta di una crociera intorno al globo della durata di 83 giorni la dice lunga sul cambiamento che c’è stato, economico e culturale”.
Quest’anno la presenza verrà quindi raddoppiata con due navi (Costa Victoria e Costa Atlantica) che le permetteranno di affrontare per la prima volta  il “giro del mondo per cinesi”. 
L’Asia diventa così di fatto il terzo mercato per la compagnia genovese, per provenienza dei passeggeri, dopo quelli di Italia e Francia.
Il giro del mondo partirà da Shanghai il 22 marzo 2014 con 2011 posti.
A livello globale, il settore delle crociere, nonostante la crisi, continua a crescere a buoni ritmi. Alla fine del 2013 l’intera industria dovrebbe incassare 36,2 miliardi dollari, con un incremento del 4,5% rispetto allo scorso anno. Il numero di passeggeri a bordo delle navi è cresciuto rispetto al 2012 del 3,3% a 20,9 milioni di persone.

martedì 14 maggio 2013

Crescita controllata per PIL e valore aggiunto

Lo scorso 13 maggio l’Ufficio Nazionale cinese di Statistica di Pechino ha reso noto alcuni dati relativi all’economia cinese. Il valore aggiunto delle imprese industriali statali e non statali con un fatturato annuo superiore a 5 milioni di RMB ha visto una crescita concreta del 9.3% rispetto allo stesso periodo del 2012, ma è in calo rispetto alla fine del 2012. PIL in incremento del 7,7%.

Lo scorso 13 maggio l’Ufficio Nazionale cinese di Statistica di Pechino ha reso noto alcuni dati relativi all’economia cinese.
Nel primo trimestre del 2013 il PIL cinese si è attestato ad 11,8 bilioni di renmimbi (1.900 miliardi di dollari). L’incremento in termini tendenziali è del 7,7%, con un rallentamento di 0,2 punti percentuali rispetto al quarto trimestre del 2012, mentre in termini congiunturali è dell’1,6%.
Dati controversi invece per quanto riguarda il valore aggiunto industriale, che se da un lato fa registrare una crescita del 9,5% su base annua, vede allo stesso tempo un notevole rallentamento rispetto al periodo ottobre-dicembre dello scorso anno quando il valore si attestava sull’11,6%.
A ogni modo, rispetto al mese di marzo, in aprile si è riscontrato un incremento dello 0.87%, e una crescita di 0.20 percentuali.
Relativamente agli investimenti in asset fissi complessivi, nel primo trimestre del 2013 la cifra complessiva in Cina è di 5,8 bilioni di renmimbi (929 milioni di dollari).
Per quanto riguarda i settori, lo scorso mese, dei 41 industriali nazionali, 40 hanno realizzato una crescita del valore aggiunto rispetto allo stesso periodo del 2012.

martedì 7 maggio 2013

Il web per la moda made in Italy

Lo scorso febbraio è stata inaugurata sul web una nuova piattaforma che permetterà ai giovani talenti italiani di poter proporre le loro idee innovative da esportarle nel paese del Dragone. Web marketing, social network ed e-commerce sono il futuro.

Una nuova piattaforma online per promuovere i giovani talenti italiani sul promettente mercato cinese.  È questo uno dei tanti progetti nato dal web e da quella esigenza sempre più forte di supportare i nuovi talenti del fashion Made in Italy nella comunicazione e nella vendita delle collezioni. Fashtags, questo il nome della piattaforma, avrà la possibilità di supportare le aziende  nella comunicazione andando nel contempo ad offrire un servizio di supporto online alla vendita wholesale.
Nei prossimi anni l’aumento dei “nuovi borghesi” condizionerà ancora più di oggi i vari paesi Brics ed ecco quindi che per l'Italia si aprono interessanti opportunità da dover sfruttare.
Il boom dei nostri asset – nei prossimi anni tra arredamento, moda, alimentari, gioielli e occhiali dovremmo portare le vendite da 10 a 14 miliardi di euro – rischia però di non riuscire a spostare l'ago della nostra quota di mercato (8,7%) in questi paesi, proprio laddove l'Italian style può fare la differenza rispetto ai nostri competitor.
Ecco quindi che le imprese devono imparare a giocarsi di più e meglio la carta dell'online: web marketing, social network ed e-commerce che in Cina incide già oggi 5 volte di più sulle vendite al dettaglio rispetto al nostro Paese.