Le principali notizie e informazioni di natura economica, finanziaria, giuridica e politica relative alla Cina

venerdì 30 marzo 2012

Rapporti Italia/Cina


A Seul Hu Jintao ha promesso a Mario Monti investimenti per l'economia italiana, sia nel settore privato sia in quello pubblico.

Durante l’era Berlusconi erano stati avviati contatti diretti del Tesoro con le autorità di Pechino affinché acquistassero Bot, Cct, Ctz e tutto quanto è connesso al debito pubblico italiano.
Almeno 75 grandi imprese italiane - di quelle che vantano un fatturato complessivo di 1,65 miliardi di euro e occupano 3 mila dipendenti - presentano bilanci che comprendono quote variabili di capitali cinesi. Il portafoglio di Pechino, inoltre, comprende il 4% dei titoli italiani, pari a poco più di 64,6 miliardi di euro, ovvero una quota del 17% del complesso dei titoli dell'eurozona, a prova del fatto che, nonostante la missione di convincimento italiana, sul versante pubblico l'entusiasmo cinese è sempre stato più prudente. In compenso, si sono intensificate le relazioni industriali: da quanto emerge dai dati elaborati dall’Istituto per il Commercio Estero (Ice), nel 2011 l'Italia ha esportato verso Pechino beni per oltre 10 miliardi di euro, segnando un incremento del 16,2% rispetto al 2010. Le importazioni sono incrementate dell'1,8% passando da 28,7 miliardi a 29,3 miliardi.
Stando alle dichiarazioni del viceministro del commercio, Jiang Yaoping, il Dragone relativamente all’Italia, oggi il quinto partner commerciale della Cina, vuole più interscambio e più collaborazione nei settori dell'alta tecnologia.

martedì 27 marzo 2012

Obama invita Russia e Cina a ridurre le armi nucleari

In occasione del vertice sulla Sicurezza nucleare di Seul, il presidente Usa, Barack Obama, ha invitato Russia e Cina a ridurre il proprio arsenale atomico.

A un anno dal disastro di Fukushima, i 53 leader mondiali si sono riuniti a Seul per il più grande incontro mondiale dedicato alla denuclearizzazione internazionale, allo scopo di trovare soluzioni atte a garantire la sicurezza dei materiali fissili e delle installazioni nucleari in tutto il mondo. Al vertice sulla Sicurezza nucleare hanno preso parte anche i capi delle maggiori organizzazioni internazionali, Onu, Unione Europea e Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica.
Durante il discorso tenuto in occasione del vertice, il presidente Usa, Barack Obama, ha proposto a Mosca di effettuare nuovi tagli al proprio arsenale atomico: riduzioni che comprendano anche le armi tattiche e le testate nucleari di riserva.
Il premier italiano, Mario Monti, dopo aver ringraziato il leader sudcoreano Lee Myung-bak, “per la sua leadership in un settore chiave per la nostra sicurezza” e Obama “per avere promosso i Vertici sulla Sicurezza Nucleare”, ha dichiarato: “L'Italia è fra i paesi che auspicano il rafforzamento del regime internazionale di sicurezza nucleare e sostiene l'introduzione di verifiche internazionali obbligatorie […]. Occorrerà continuare a lavorare perché la sovranità nazionale non costituisca un ostacolo all'adozione di regole comuni e standard internazionali più stringenti”.
In merito alla minaccia rappresentata dalle ambizioni nucleari del governo di Pyongyang, deciso a dare il via a test missilistici di lungo raggio, Obama e il collega cinese Hu Jintao hanno concordato sulla necessità di “uno stretto coordinamento” nel rispondere alla “provocazione potenziale” della Corea del Nord. La Cina sembra essere l’unico paese in grado di esercitare influenza sul regime di Pyongyang: “È necessario che la Cina mantenga la sua posizione di collaborazione con la nostra posizione, così come ha indicato, e che trasmetta la sua preoccupazione al governo nordcoreano”, ha affermato, a tal riguardo, il capo della Casa Bianca.

lunedì 26 marzo 2012

Un’Ambasciata “Verde”

L’Ambasciatore italiano firma un’intesa per la promozione di progetti eco-sostenibili.

L’Ambasciatore italiano Massimo Iannucci, in occasione della visita a Pechino del Ministro italiano dell’Ambiente Corrado Clini, ha firmato un accordo con la Municipalità di Pechino al fine di promuovere l’eco-sostenibilità sia in città che in periferia oltre allo sviluppo di progetti abitativi a basso impatto ecologico.
All’interno dell’intesa rientra anche la realizzazione dell’Ambasciata “Verde”, un’iniziativa che si prefigge come obiettivo l’investimento in soluzioni eco-sostenibili presso l’Amministrazione centrale e la rete all’estero. Il progetto che prevede il ricorso a tecnologie italiane allo scopo di migliorare l’efficienza energetica degli edifici dell’Ambasciata permetterà di ridurre il consumo di energia e delle risorse idriche, l’abbattimento delle emissioni di carbonio oltre ad incrementare la performance della struttura che diventerà un modello di avanguardia nella capitale cinese e una vetrina del know-how italiano in campo ambientale. L’intervento infatti prevede la ristrutturazione degli edifici con materiali a basso impatto ambientale; gli stessi verranno dotati di un impianto di trigenerazione per la produzione di elettricità, calore e aria condizionata, di pannelli solari termici e fotovoltaici oltre a un sistema di illuminazione ad elevato risparmio energetico. Sarà possibile notare inoltre un miglioramento a livello degli ambienti di lavoro, delle condizioni di igiene e di sicurezza.

venerdì 23 marzo 2012

Cina, calano ancora manifattura e occupazione

Per marzo, Hsbc segnala un nuovo rallentamento del settore manifatturiero in Cina, dove l’assenza di un vero mercato interno sfavorisce anche l’occupazione.

A causa della crisi globale e della mancanza di un solido mercato interno, per il quale Pechino stenta a creare le condizioni favorevoli, la crescita economica della Cina continua a rallentare: secondo quanto ha riportato Markit Economics che, in collaborazione con la banca anglo-asiatica Hsbc, conduce l'indagine preliminare sui dati di marzo, nel mese corrente l'indice sui responsabili degli approvvigionamenti delle Pmi cinesi, dopo i 49,6 punti segnati a febbraio, ha subito una contrazione a 48,1 punti, finendo ai minimi da 4 mesi. Come in altre indagini analoghe, i 50 punti rappresentano la soglia di demarcazione tra crescita e recessione dell'attività delle imprese: si tratta del quarto calo consecutivo di tale valore. I dati collimano con l'aspettativa cinese per il Pil 2012 (+7,5 %), la più bassa fissata da Pechino dal 2004.
Qu Hongbin, capo economista per l'Asia di Hsbc, ha affermato: “L'indebolimento della domanda interna ha continuato a zavorrare la crescita” e, in particolare, si è dichiarato preoccupato relativamente al tasso di occupazione del Paese, che ha segnato “il valore più debole fin dal marzo del 2009 a riflesso del fatto che la debolezza produttiva sta seriamente minando la propensione delle imprese ad assumere”.

Un’Ambasciata “Verde”

L’Ambasciatore italiano firma un’intesa per la promozione di progetti eco-sostenibili.

L’Ambasciatore italiano Massimo Iannucci, in occasione della visita a Pechino del Ministro italiano dell’Ambiente Corrado Clini, ha firmato un accordo con la Municipalità di Pechino al fine di promuovere l’eco-sostenibilità sia in città che in periferia oltre allo sviluppo di progetti abitativi a basso impatto ecologico.
All’interno dell’intesa rientra anche la realizzazione dell’Ambasciata “Verde”, un’iniziativa che si prefigge come obiettivo l’investimento in soluzioni eco-sostenibili presso l’Amministrazione centrale e la rete all’estero. Il progetto che prevede il ricorso a tecnologie italiane allo scopo di migliorare l’efficienza energetica degli edifici dell’Ambasciata permetterà di ridurre il consumo di energia e delle risorse idriche, l’abbattimento delle emissioni di carbonio oltre ad incrementare la performance della struttura che diventerà un modello di avanguardia nella capitale cinese e una vetrina del know-how italiano in campo ambientale. L’intervento infatti prevede la ristrutturazione degli edifici con materiali a basso impatto ambientale; gli stessi verranno dotati di un impianto di trigenerazione per la produzione di elettricità, calore e aria condizionata, di pannelli solari termici e fotovoltaici oltre a un sistema di illuminazione ad elevato risparmio energetico. Sarà possibile notare inoltre un miglioramento a livello degli ambienti di lavoro, delle condizioni di igiene e di sicurezza.

mercoledì 21 marzo 2012

Cina, la salvaguardia della “sovranità territoriale”

Continua la battaglia per il controllo delle riserve naturali: al largo delle Paracel la marina cinese ha intercettato una nave da ricerca giapponese e “sequestrato” due pescherecci vietnamiti.

Fra le nazioni della regione Asia-Pacifico, la Cina è quella con maggiori pretese in materia di confini marittimi nel Mar Cinese meridionale. Oggetto della contesa, oltre alle Diaoyu/Senkaku, sono le isole Spratly e Paracel, molto ricche di risorse e materie prime. In particolare, l'egemonia nell'area risulta strategica per il commercio e lo sfruttamento di petrolio e gas naturale. Le mire espansionistiche di Pechino “sono minacciate” da: Vietnam, Filippine, Malaysia, sultanato del Brunei e Taiwan, cui si uniscono la difesa degli interessi strategici degli Stati Uniti nell'area.
L'agenzia ufficiale Xinhua, ha riferito che, al fine di salvaguardare la propria “sovranità territoriale”, Pechino intende potenziare i controlli nel Mar Cinese orientale e nel Mar Cinese meridionale. A tal riguardo, un esperto di questioni marittime sostiene che la scorsa settimana la State Oceanic Administration (Soa) abbia inviato sei navi pattuglia nei pressi dell'isola di Diaoyu; tali mezzi avrebbero intercettato una nave da ricerca giapponese, che stava compiendo esplorazioni “non autorizzate” in un’area che secondo Pechino rientra “nella giurisdizione cinese”. Fonti della marina cinese riportano, inoltre, che le navi pattuglia hanno eseguito ispezioni attorno alle riserve di gas naturale di Chunxiao e Pinghu, nel Mar Cinese orientale; al contempo, altre due imbarcazioni hanno effettuato dei controlli nel Mar Cinese meridionale, dove avrebbero “scoperto” circa 30 piattaforme da esplorazione “straniere” in acque “interne”.
Alcuni funzionari vietnamiti hanno denunciato il fermo illegale di due imbarcazioni di Hanoi con a bordo 21 persone, compiuto dalla marina di Pechino nei pressi delle isole Paracel. Il sequestro è avvenuto lo scorso 3 marzo e da allora i marinai vietnamiti si trovano sotto l'autorità cinese. Un membro del Comitato del popolo di Ly Son, isola della provincia vietnamita di Quang Ngai, afferma che “è stata avanzata una richiesta di 11mila dollari per il loro rilascio”: Hanoi ha intimato ai parenti di non pagare il riscatto e di non cedere alle condizioni imposte per il rilascio dai cinesi.

martedì 20 marzo 2012

La guerra per le "terre rare"

Stati Uniti, Unione Europea e Giappone denunciano all'Organizzazione mondiale del Commercio le politiche di Pechino, che, limitando le esportazioni dei minerali fondamentali per la creazione di elettronica, penalizzano le aziende non nazionali del settore.

La guerra economica internazionale per lo sfruttamento delle “terre rare”- denominazione dei 17 minerali indispensabili per la creazione di dispositivi elettronici - vede coinvolti Stati Uniti, Unione Europea e Giappone, che, per la prima volta, si sono uniti per presentare una denuncia all'Organizzazione mondiale del Commercio contro la Cina, accusata di falsare il mercato relativo ai minerali, attraverso i limiti artificiali stabiliti per le esportazioni. Si tratta di un mercato che vale centinaia di miliardi di euro: con questi minerali vengono realizzati computer, monitor, telefonini, apparecchi fotografici, fibre ottiche, marmitte catalitiche e tutti i prodotti elettronici che richiedono hardware di standard elevati.
Il presidente americano Barack Obama ha presentato alla Casa Bianca il documento congiunto, che accusa Pechino di violare le regole sul commercio internazionale attraverso limiti artificiali alle esportazioni: il Dragone detiene il 35 % delle riserve sfruttabili di “terre rare” ma controlla il 97% del mercato mondiale. Inoltre, per il 2012, Pechino ha ridotto ulteriormente le quote destinate all'export: 30.000 tonnellate a fronte di una domanda stimata in 50-60.000 tonnellate.
Lavoreremo tutti i giorni per fare in modo che i lavoratori e le imprese americane abbiano le giuste opportunità nell'economia globale”, ha dichiarato Obama. Le misure cinesi, infatti, hanno finora portato i prezzi dei minerali destinati all'export a essere il doppio, e in alcuni casi anche il triplo o il quadruplo, rispetto a quelli utilizzati dalle imprese che operano in Cina: una politica che, inoltre, spinge molte attività produttive occidentali alla delocalizzazione.
Se le parti non riusciranno a trovare una soluzione “amichevole” entro 60 giorni, sul caso si pronuncerà direttamente l'Omc, che potrebbe anche imporre sanzioni contro Pechino.

lunedì 19 marzo 2012

Il mercato degli Smartphone

Boom di vendite degli smartphone nei Paesi emergenti.

Secondo una recente indagine pubblicata da IDC, le vendite di smartphone nei Paesi emergenti sosterranno la crescita del mercato nei prossimi anni. Sempre secondo le previsioni, nel 2012 il principale mercato degli smartphone sarà rappresentato dalla Cina, che sostituirà gli Stati Uniti alla vetta della classifica. Una grande svolta per i mercati emergenti se si considera che entro il 2016 altri due giganti dell’economia mondiale, Brasile e India, entreranno a far parte dei primi cinque Paesi al mondo per consegne di smartphone.
Stando alle parole di Llamas Ramon, Senior Research Analyst per l'area Mobile Phone Technology and Trends di IDC, "Grazie alla dimensione, alla forte domanda e agli elevati ritmi di sostituzione, i mercati emergenti stanno velocemente diventando i motori del mercato smartphone mondiale. Gli utenti nei mercati emergenti cercano più della semplice telefonia vocale e gli smartphone offrono la piattaforma ideale per l'intrattenimento mobile, il social networking e le attività business come visto nei mercati già sviluppati."
I mercati cd. “maturi”, come Stati Uniti, Regno Unito e Giappone, continueranno a registrare importanti tassi di crescita nell’adozione degli smartphone da parte dei consumatori, ma senza dubbio si tratterà di incrementi inferiori rispetto al boom che si verificherà nei BIC. Occorre però precisare che l’aumento degli smartphone nei Paesi emergenti dovrà essere studiato con estrema attenzione, visto che come dichiarato da Llamas, "Il costo totale di proprietà resta un ostacolo per i potenziali acquirenti di smartphone. Gli smartphone rappresentano ancora un investimento consistente per gli utenti di molti paesi. [...] Un'altra considerevole barriera all'adozione è il costo di un piano dati mensile. Affinché i mercati emergenti possano esprimere il loro pieno potenziale, gli smartphone vendor devono sviluppare smartphone a basso costo che offrano una piena e convincente esperienza d'uso e gli operatori mobile dovranno con creatività sovvenzionare il costo dei dispositivi ed i piani dati".
Per quanto riguarda il mercato cinese, Wong Teck Zhung, Senior Market Analyst IDC per l'area Asia/Pacific, ha commentato: "Le consegne di smartphone in Cina avranno un piccolo vantaggio su quelle degli USA nel 2012 prima che il divario si ampli nel corso dei prossimi anni. Non vi sarà alcun passo indietro nel cambiamento di leadership". G. Rajeev, Senior Market Analyst mobile devices per IDC India ha sottolineato come "La domanda per gli smartphone crescerà con gli utenti privati e business che maturano nelle preferenze e nell'uso dei propri dispositivi. I consumatori si stanno abituando ad un maggior utilizzo dei dati, e sfruttano questi dispositivi per l'intrattenimento e per la fruizione di contenuti e non solo come un dispositivo di comunicazione".
Infine il mercato brasiliano è stato fortemente favorito dall’economia in piena espansione e da un tasso di inflazione basso, che hanno garantito un aumento del reddito della popolazione. Basti pensare che nel 2011 il Brasile ha superato il Giappone posizionandosi al terzo posto diventando il terzo mercato per PC.

giovedì 15 marzo 2012

“Hard landing” per la Cina

Adrian Mowat, strategista di JPMorgan, sostiene che l’economia cinese, a causa delle restrizioni introdotte dalle varie autorità governative sia in fase di “hard landing”.

Ieri, cedendo -2,6%, il listino cinese - il Shanghai Composite - ha fatto registrare la variazione negativa più forte dallo scorso 30 novembre.
Adrian Mowat, strategista capo Asia e mercati emergenti per JPMorgan, nel corso di una conferenza tenutasi a Singapore, ha dichiarato che l’economia cinese si trova in fase di “hard landing”, ovvero “atterraggio duro”, a causa dei recenti provvedimenti introdotti da Pechino: “La Cina è in una fase di atterraggio duro. Le vendite di vetture diminuiscono, la produzione di cemento e acciaio è in calo, i titoli legati alle costruzioni sono in ribasso. Non è più un tema di discussione. Ormai è un fatto”.
Intanto la Cina mira a una crescita economica più lenta ma più sostenibile e, dal canto suo, il Premier cinese Wen Jiabao continua a sostenere che i prezzi delle proprietà residenziali sono ancora “lontani da livelli accettabili”, confermando che il governo centrale intende mantenere attive le varie restrizioni introdotte nel settore immobiliare, al fine di evitare che i prezzi sfuggano di mano con la speculazione e che si crei troppo scontento tra la popolazione.

mercoledì 14 marzo 2012

Wen Jiabao: riforme “urgenti”

A conclusione dell'Anp, il premier Wen Jiabao ha evidenziato la necessità di “urgenti” riforme economiche e politiche per evitare una nuova Rivoluzione culturale.

Come lo scorso anno e l'anno precedente, sempre a conclusione dell'Assemblea nazionale del popolo (Anp), nel corso di quella che potrebbe essere stata la sua ultima conferenza stampa come premier, Wen Jiabao ha evidenziato l'importanza di procedere sulla via delle riforme politiche: “Dobbiamo spingere con le riforme strutturali economiche e politiche e in particolare con le riforme nel sistema della leadership nel Partito e nella nazione”. Inoltre, Wen si è mostrato preoccupato per l’eventualità che il Paese si trovi a dover affrontare una “tragedia storica come la Rivoluzione culturale”.
La “faccia buona del regime” ha ammesso l’esistenza di problemi quali il divario fra ricchi e poveri, la mancanza di credibilità del Partito, la corruzione dei suoi membri, la forte resistenza alla leadership del Partito nei villaggi dei contadini, dovuta agli espropri di terreni, di case, all’inquinamento industriale; tuttavia è rimasto vago sulle soluzioni e le tempistiche: sebbene abbia riconosciuto l’urgenza delle riforme, sostiene che queste ultime debbano anche essere “graduali”. Wen è stato generico anche sugli aspetti economici e sul valore dello yuan: da un lato egli ha promesso che Pechino spingerà ancora di più per sottomettere la valuta al mercato, dall’altro ha fatto notare che lo yuan ora “è forse vicino a un livello di equilibrio”.
Il premier, infine, ha affermato che il governo dovrebbe creare condizioni favorevoli affinché i cittadini possano criticarne l’operato e ha confessato di aver pensato a “incontri faccia a faccia” con rappresentanti della popolazione per discutere sulle questioni maggiormente rilevanti. Tuttavia, nei giorni precedenti e durante l'Anp, sono continuati gli arresti tra le centinaia di persone provenienti da tutto il Paese, recatesi a Pechino proprio per poter incontrare i leader politici e presentare petizioni.

martedì 13 marzo 2012

Lo yuan rimane basso

Il governatore della Banca centrale di Cina, Zhou Xiaochuan ha promesso di ridurre la percentuale di riserve richieste alle banche.

La difficile situazione congiunturale della Cina ha portato alla riduzione della percentuale di riserve richiesta alle banche, che potranno così incrementare il numero dei prestiti concessi; Pechino sembra invece voler rimandare il cambiamento del modello di sviluppo del Paese legato al basso valore della moneta per favorire le esportazioni, infatti non assicura nulla circa l'apprezzamento dello yuan. Questo è quanto è emerso nel corso della conferenza stampa di Zhou Xiaochuan, governatore della Banca centrale di Cina, tenutasi ieri a Pechino, nell’ambito dell'Assemblea nazionale del popolo.
Nel 2008-2009, la Cina ha lanciato un pacchetto di sostegno per la propria congiuntura economia che prevedeva crediti facili, tale provvedimento ha però innalzato l’inflazione e il rischio di una bolla speculativa nel campo edilizio. Così, due anni dopo, Pechino ha aumentando la percentuale di riserve che le banche dovrebbero tenere, affinché queste ultime riducessero il numero dei prestiti. “A tutt'oggi, la riserva richiesta è sopra il 20%. Abbiamo avuto percentuali di riserve molto minori, come ad esempio il 6% negli anni Novanta, e ce n'è di minori in altri Paesi” ha spiegato Zhou.
Secondo gli analisti questi provvedimenti si limitano a “tamponare”, non bastano per risolvere il problema del Paese, che dovrebbe cambiare il proprio modello di sviluppo, troppo concentrato sulle esportazioni, a scapito della domanda domestica. Inoltre, secondo dati basati sul Pil prodotto dal Dragone, lo yuan andrebbe rivalutato del 40%: lo scorso anno era stato rivalutato del 4,7%, ma ha perso lo 0,5% negli ultimi due mesi. A tal riguardo, durante la conferenza stampa di ieri, il vice di Zhou per gli scambi valutari ha affermato che la crescita del valore dello yuan, come quella avvenuta negli ultimi mesi, non si ripeterà in futuro.

lunedì 12 marzo 2012

La Cina registra il peggior deficit da 22 anni

La Cina risente della crisi globale: dall'inizio dell'anno, lo yuan è stato deprezzato dello 0,5%, sono cresciute le importazioni di greggio e minerali e sono scesi del 25% i prezzi delle case.

Lo scorso febbraio, a causa dell’innalzamento delle importazioni (+39,6%) e della ridotta crescita delle esportazioni (+18,4%), Pechino ha segnato il peggior deficit degli ultimi 22 anni: 31,5 miliardi di dollari Usa, quattro volte superiore a quello previsto. Anche i dati relativi alla produzione industriale e alla vendita al dettaglio sono più bassi.
La scorsa settimana, il premier Wen Jiabao ha lanciato la previsione che nel 2012 il Pil cinese crescerà del 7,5% (il più basso dal 2004) e ha fissato un limite del 4% all'inflazione; tuttavia, quest’ultima è molto più alta in realtà, soprattutto relativamente ai prodotti alimentari.
Per contrastare il deficit e migliorare le esportazioni, la Banca centrale di Cina ha abbassato il valore dello yuan, che sui mercati è stato svalutato dello 0,2%: negli ultimi due mesi la Cina ha permesso che il valore della propria moneta scendesse dello 0,5%, mentre l’anno scorso lo aveva accresciuto del 4,7%.
La bilancia commerciale cinese è influenzata anche dalla continua crescita del prezzo del petrolio, che oggi ha raggiunto i 125 dollari al barile: per proteggersi da futuri innalzamenti del prezzo, il Dragone ha immagazzinato circa 5,95 milioni di barili al giorno.
Inoltre, non è escluso il rischio di una bolla speculativa per le proprietà. Negli ultimi anni, grazie a prestiti e immissioni di liquidità da parte di Pechino, il mercato immobiliare si è accresciuto fino a squilibrarsi: nei primi mesi dell’anno si è riscontrato un abbassamento del 25% dei prezzi delle case, a Pechino e Shanghai, tuttavia, il prezzo medio per metro quadro supera il valore di cinque mesi di un salario medio. Inoltre, secondo l'economista Andy Xie, la Cina ha più case di quanto ne abbia bisogno, in quanto il 50% delle nuove costruzioni risulta vuoto e invenduto. Per frenare la bolla speculativa, il governo ha imposto limiti ai presti delle banche e all'acquisto di seconde e terze case.

giovedì 8 marzo 2012

Sottofatturazione: come la Cina froda l’Italia

La Cina evade 30 miliardi di euro ogni anno ai varchi doganali italiani: una frode che il colosso asiatico compie attraverso la sottofatturazione.

Il Dragone, secondo i dati a disposizione di chi ha a che fare tutti i giorni con i prodotti “made in China” sottofatturati (anche di 20 volte), froda al Belapese 30,2 miliardi di euro ogni anno. Le aziende cinesi riescono a risparmiare il 30% circa dall’evasione del dazio e dell’Iva, attraverso false le fatture e i documenti artefatti all’origine presentati ai varchi doganali. Il calcolo è stato effettuato utilizzando i dati ufficiali delle importazioni dalla Cina nel 2008, ovvero 23,6 miliardi di euro. Tale cifra, moltiplicata per 5 quale parametro medio di sottofatturazione, ha rivelato un valore reale delle importazioni pari a 118 miliardi: 94,4 in più rispetto al dato ufficiale. La frode cinese proseguirebbe poi con la distribuzione sul mercato interno, in cui tutti quei prodotti non dichiarati diventano merci fantasma che, rese inaccessibili alle maglie del Fisco, vengono vendute in nero e “lavate” da aziende fittizie, attraverso triangolazioni con l’estero. Si tratta di un fenomeno estremamente dannoso per la già dolente economia italiana, che perde le imposte e si ritrova con tasso di occupazione sempre più basso.

mercoledì 7 marzo 2012

700 miliardi di yuan per fermare le rivolte

Pechino ha deciso di aumentate dell'11,5% le spese per la sicurezza interna, che quest’anno supereranno i 700 miliardi di yuan.

La leadership di Pechino è alle prese da anni con quelli che definisce “incidenti di massa”: rivolte di villaggi con terre espropriate, cittadini e contadini che combattono l'inquinamento delle fabbriche, ingiustizie nei pagamenti dei salari da parte delle imprese, tasse inique, inflazione e prezzo alto dei cibi.
Secondo dati ufficiali, tali episodi si sono intensificati a partire dai primi anni Novanta, quando se ne contavano circa 9.000, sono diventati 127.000 nel 2006, fino a raggiungere quota 180.000 lo scorso anno.
Pechino, allarmato dalle numerose rivolte di massa, ha deciso di aumentare ulteriormente le spese relative alla sicurezza interna (per polizia, milizie armate, prigioni, ecc..). Anche l’anno scorso la Cina aveva incrementato la spesa per la sicurezza interna: nel 2011 sono stati spesi 629,3 miliardi di yuan (circa 76 miliardi di euro), cifra che equivale a un incremento del 13,5% rispetto al 2010. Il Ministero delle Finanze ha reso noto che quest’anno aumenteranno del 11,5%, raggiungendo i 701,8 miliardi di yuan (circa 84,6 miliardi di euro). A tal riguardo, in un rapporto presentato all'Assemblea nazionale del popolo, il Ministero ha evidenziato che, con questo ulteriore incremento, il bilancio per polizia, sicurezza statale, milizie armate, tribunali, prigioni e altri elementi che rientrano nell’ambito della “pubblica sicurezza”, supera persino le spese militari, che quest'anno ammontano a 670.3 miliardi di yuan (circa 80,8 miliardi di euro).

martedì 6 marzo 2012

Ecomomia cinese: nel 2012 cresce solo in qualità

Ieri, durante l’inaugurazione dell'Assemblea Nazionale del Popolo, Wen Jiabao ha ribadito che la Cina deve puntare a una crescita economica di maggior qualità ma di minor quantità.

Quest’anno al Dragone dovrà bastare una crescita economica del 7,5%: si tratta del tasso di crescita programmatico più basso degli ultimi otto anni e risulta essere piuttosto consistente se si considera che la congiuntura del Paese ha raggiunto un tasso del 9,2% lo scorso anno.
Inaugurando i lavori dell'Assemblea Nazionale del Popolo, ieri Wen Jiabao ha dichiarato: “La nostra espansione futura passa per l'aumento dei consumi interni […]. Faremo di tutto per spingere la gente a consumare di più”. Tale affermazione si conforma all’obiettivo che ora è avvertito come prioritario da Pechino, ovvero quello di trasformare l’economia fortemente export-oriented del Paese in un'economia più legata alla domanda interna. Tale proposito è riassunto da uno slogan, coniato dallo stesso Wen qualche anno fa: mettere i soldi nelle tasche dei cinesi. “Dobbiamo riportare sotto controllo il debito delle amministrazioni locali, tenere sotto stretto controllo l'inflazione, promuovere una politica monetaria flessibile, mantenere stabile il cambio dello yuan, frenare gli eccessi speculativi del settore immobiliare” ha dichiarato Wen. Il Dragone, però, si caratterizza anche per il grande divario di ricchezza esistente tra gli abitanti delle città e quelli della campagna, tra colletti bianchi e tute blu: in un simile contesto, il governo può incrementare la domanda domestica soltanto redistribuendo il reddito in modo più equo, per realizzare quella “società armoniosa” che la Quarta Generazione di comunisti cinesi si era prefissata portare a compimento nel 2003 quando salirono al potere Wen Jiabao e Hu Jintao ma che non sarà quella che questi ultimi consegneranno ai loro successori il prossimo autunno, sebbene il Paese si sia sviluppato e arricchito molto nel complesso.

lunedì 5 marzo 2012

Social Insurance Law in Cina

Cresce l’interesse nei confronti del sistema di previdenza sociale cinese, in particolare, relativamente alla situazione degli stranieri che vivono e lavorano nel Paese.

Il nuovo sistema di accantonamento dei contributi sociali cinese, prevede che i contributi versati per i dipendenti autoctoni vengano versati anche per il personale straniero. I datori di lavoro dovranno, pertanto, includere tra i loro oneri finanziari lo staff straniero, precedentemente non soggetto a queste imposizioni.
Uno degli aspetti più rilevanti per i costi potenziali a carico dei datori di lavoro, ma anche dei dipendenti, è quello relativo alla quota massima utilizzata nel calcolo dei contributi sociali. In Cina, per calcolare l’ammontare da accantonare viene, di norma, utilizzata la media del salario mensile dell’anno precedente per una determinata città, che si moltiplica per 300%: grazie all’esistenza di tali “tetti”, nonostante l’inclusione dei dipendenti stranieri nel sistema di assicurazione sociale comporti un aumento dei costi per le aziende, le ripercussioni complessive saranno limitate. Tuttavia, se tali “tetti” dovessero essere eliminati, i costi per i datori di lavoro potrebbero aumentare considerevolmente.

venerdì 2 marzo 2012

In Cina cresce il mercato dell’oro

In Cina, tra il 2007 ed il 2011, la crescita della ricchezza e le liberalizzazioni del mercato dei preziosi hanno permesso alla domanda di oro in arrivo da Pechino di salire del 140%.

Marcus Grubb, Direttore per gli investimenti del World Gold Council nel Gold Demand Trends (GTD), il rapporto trimestrale sul mercato dell’oro, ha dichiarato che nel 2012 la Cina ne diventerà il primo mercato:  “nel 2011 è stato registrato un notevole incremento della domanda cinese e riteniamo che si tratti di una tendenza che continuerà anche il prossimo anno […]. È  probabile che la Cina nel 2012 diventi il primo mercato per questa materia prima”.
Secondo il report, il mercato dell’oro cinese ha segnato un incremento del 20% lo scorso anno, attestandosi a 769,8 tonnellate e avvicinandosi alle 933,4 registrate in India, il primo acquirente a livello mondiale; dai due Paesi arriva il 49% delle richieste a livello globale. La domanda complessiva di oro nel 2011, attestandosi a 4.067,1 tonnellate ha superato per la prima volta i 200 miliardi di controvalore, raggiungendo i 205,5 miliardi di dollari.
Per quanto riguarda l’offerta, i dati del WGC evidenziano un rialzo della produzione mineraria del 4% a 2.809,5 tonnellate, mentre l’attività di riciclo è scesa del 2% a 1.611,9 tonnellate; complessivamente, nel 2011,  l’offerta ha evidenziato una contrazione del 4% a 3.994 tonnellate.
Grubb si è dichiarato ottimista circa i prezzi, considerando che, nel lungo termine, “ad un’offerta limitata farà da contraltare una domanda in crescita e ben diversificata” e, riferendosi al report, ha affermato: “Da questi dati possiamo ricavare che nel 2011 due fattori hanno caratterizzato il mercato: la crescita della domanda asiatica da un lato e la necessità dei Paesi occidentali di cautelarsi contro l’incertezza dall’altro”.