Le principali notizie e informazioni di natura economica, finanziaria, giuridica e politica relative alla Cina

mercoledì 26 giugno 2013

Luxury China show 2013

Dal 22 al 24 giugno scorso si è svolto al China International Exhibition Center di Pechino, il Luxury China show 2013, organizzato congiuntamente dalla Camera di Commercio Internazionale Cinese e Zhenwei Exhibition CoLtd. 

Lusso e crisi. Questa la dicotomia al centro del Luxury China show 2013, svoltosi dal 22 al 24 giugno scorsi a Pechino. Se infatti solamente ad aprile Credit Suisse affermava che  il mercato del lusso in Paesi come Cina o Russia cresceva tre volte di più di quanto faceva il Pil nazionale, oggi, la campagna moralizzatrice, voluta dal presidente cinese Xi Jinping, rischia d’impattare non solo sull’economia di Pechino, ma anche sull’espansione dei marchi del lusso mondiale.
Nel 2012 la Cina si posizionava al quarto posto in termini di vendite di beni di lusso, dietro Stati Uniti, Giappone, Italia e Francia. Stando al China Daily, il mercato dei beni di lusso starebbe addirittura superando quello di una superpotenza come gli Stati Uniti. Un sondaggio proposto dal giornale ha stabilito nel punteggio di 108 l’indice di propensione agli acquisti di lusso da parte dei consumatori cinesi, con un surplus di 15 punti rispetto alla media globale.
Zhai Wenjing, direttrice del progetto afferma che: “Molti ancora credono che i prodotti più costosi siano i migliori. Forse ciò che cercano è il simbolo della loro identità. Più costose sono le cose, più alto è il tuo status sociale. Ma per chi cerca davvero gusto e qualità della vita, ha più importanza l’aspetto privato e spirituale di prodotti di lusso su misura. Persone differenti hanno bisogni differenti”.
Non è tutto oro quello che luccica dunque. Se dal 2007 al 2011 tante aziende del lusso hanno visto crescite a doppia cifra in Cina, ora la situazione si fa più difficile: i gusti dei clienti stanno diventando sempre più sofisticati. L'esposizione, ad esempio, già lo scorso anni aveva attirato molte marche svizzere di orologi, ma l’effettivo impatto sul mercato, come affermato da Arnaud Nicolas, amministratore delegato della SWIZA SA Manufacture, è stato molto modesto.

venerdì 14 giugno 2013

Settore vinicolo: Cina-Ue e lo scontro sui dazi

L'indagine anti-dumping sul vino made in UE importato dalla Cina preoccupa l’Ue che ha instituito oggi una riunione in Lussemburgo per approfondire la questione.

I dazi sul vino, dopo quelli applicati dall’Ue sui panelli solari prodotti in Cina.
È una partita a  scacchi quella che si sta giocando sul fronte dei rapporti commerciali che ha portato a un vero e proprio muro contro muro.
Vinitaly ha recentemente organizzato in Cina una task force con operatori locali, opinion makers e media, per approfondire la questione della volontà del governo cinese di applicare dazi antidumping sul vino europeo. Questa decisione potrebbe infatti danneggiare fortemente anche il mercato italiano, bloccando un trend che negli ultimi tre anni ha visto quadruplicare le vendite di bottiglie Made in Italy sul mercato del paese asiatico. 
Stevie Kim, managing director di Vinitaly International, spiega che: "Stiamo studiando insieme ai nostri interlocutori cinesi per capire che cosa accadrà da qui a breve. I produttori italiani sono molto preoccupati per l'avvio di un'indagine nei confronti dei vini provenienti dall'Europa.
A fine giugno incontreremo a Pechino i vertici della Caws (China Association for Importers & Exporters of Wine and Spirits), l'associazione dedicata al vino, facente capo all'influente Camera di Commercio della capitale (Mofcom), uno dei principali ospiti alla kermesse veronese dello scorso aprile
".
I dati sulle esportazioni Ue di vino in Cina durante lo scorso anno parlano chiaro: 763 milioni di euro, l'8.6% del valore complessivo, di cui 77 per l'Italia, 89 per la Spagna e 546 per la Francia.
L'indagine anti-dumping del governo di Pechino rischia quindi di compromettere quanto di buono realizzato in questi anni, tanto più che la Cina importa vino dall'UE per il 58,7% del suo fabbisogno interno e che, dall'Italia in particolare, ha acquistato nel solo 2012 ben 31 milioni di litri, con un fatturato di non meno di 89 milioni di euro per le aziende produttrici italiane.
Nella giornata odierna è previsto un incontro tra i Ministri del commercio dei 27 dove verrà fatto il punto della situazione con De Gucht nel Consiglio Ue che si terrà in Lussemburgo.

martedì 11 giugno 2013

Cina primo mercato per Volkswagen

Il Paese del Dragone si conferma il primo mercato con 980 mila auto vendute e performance in crescita di circa il 20% sul corrispondente dato di un anno fa. La casa di Wolfsburg conferma dunque l’interesse sempre più alto verso il Paese.

I mercati asiatici sempre più punto di svolta per Volkswagen. Con l’uscita degli ultimi dati relativi alle vendite, è la Cina infatti a confermarsi il primo mercato con 980 mila auto vendute (più che in tutta Europa e su di un totale di ben 1,07 milioni le automobili vendute dall’inizio dell’anno) e performance in crescita del 19,6% sul corrispondente dato di un anno fa.
Gli imponenti investimenti realizzati nel Paese a partire dal 2011 con oltre 10 miliardi di euro investiti per il quinquennio 2011-2015 continuano quindi a dare i loro frutti.
Il gruppo Volkswagen è già molto ben piazzato sul mercato cinese con impianti che raggiungono le dieci unità e che vengono gestiti attraverso più società in joint venture, la prima delle quali risale a quasi trent’anni fa.
Lo scorso mese la casa di Wolfsburg ha reso noto ufficialmente la realizzazione di un nuovo stabilimento a Changsa, nella provincia dello Hunan. In questo caso la società realizzatrice della struttura è la joint venture SAIC-Volkswagen con la nuova fabbrica che di fatto entrerà in funzione nel 2016, con una produzione di altri 300 mila veicoli.
Le prospettive di crescita della Cina risultano quindi fondamentali per la casa automobilistica tedesca che da tempo lavora per crescere e consolidarsi nel Paese. Già nel 2012, erano stati firmati importanti accordi durante una visita a Berlino di una delegazione governativa di Pechino, ed erano state gettate le basi per la costruzione di altri due impianti produttivi, uno a Foshan e uno a Yizheng. Verso la fine di quest’anno anche queste due fabbriche inizieranno a produrre sempre nell’ordine delle 300 mila unità all’anno ciascuno.

martedì 4 giugno 2013

Maggio porta a un ricalcolo delle stime

Stando agli ultimi dati pubblicati, crescono in maggio i rischi di un ulteriore rallentamento della crescita economica della Cina nel secondo trimestre, dopo che i dati della prima settimana di giugno hanno mostrato la debolezza delle esportazioni in maggio e un'attività interna che fatica a crescere.

Nelle ultime settimane l'economia cinese ha rallentato la sua crescita e anche per questo mese i dati economici hanno sorpreso al ribasso, portando alcuni analisti a ritenere che il Paese potrebbe perdere il suo obiettivo di crescita del 7,5% fissato per quest'anno.
Cosa succederà di qui alla fine del 2013 non è facile a dirsi anche se, stando a quanto dichiarato da alcuni economisti di fama mondiale come Louis Kuijs, la crescita rimane poco convincente e sembra aver perso il ritmo nello scorso, dove le esportazioni hanno segnato il tasso di crescita annuale più basso in quasi un anno all'1%.
Shen Lan, economista di Standard Chartered Bank a Shanghai, ha affermato che: "I dati del commercio riflettono una domanda interna ed estera pigra, segnalando una ripresa più lenta del previsto nel secondo trimestre".
La sensazione generale è dunque quella di un possibile rallentamento della crescita economica del Paese per quanto riguarda il secondo trimestre e di un ulteriore taglio delle stime per l'intero anno.
Di diverso avviso è invece il premier Li Keqiang che, in una nota, ha sottolineato la stabilità dell’economia e la crescita contenuta all’interno di un "range relativamente alto e ragionevole".

giovedì 30 maggio 2013

Gas serra: emissioni al +40% entro il 2020

Stando alle previsioni dell’Economist Intelligence Unit, entro il 2020 le emissioni di Co2, derivanti dall’uso di combustibili fossili, saliranno del 40% rispetto ai livelli del 2010 in Cina. L’allarme si estende anche a livello globale e si pensa a una carbon tax.

Cattive notizie sul fronte ambientale per la Cina. Stando alle previsioni dell’Economist Intelligence Unit, entro il prossimo decennio le emissioni di Co2, derivanti dall’uso di combustibili fossili, arriveranno a una quota del 40% rispetto ai livelli del 2010.
Come riferito dal rapporto pubblicato questa settimana, il principale responsabile sarà logicamente il carbone con un consumo previsto del 18% nel periodo 2011-2015. Un aumento più contenuto rispetto al +46% registrato nel quinquennio 2006-2010, ma sufficiente a incidere in maniera significativa sulla quantità di gas serra immessi nell’atmosfera.
Negli ultimi anni la protezione ambientale è entrata a far parte a pieno titolo delle priorità dello sviluppo cinese. Sono stati sottoscritti tutti i maggiori accordi internazionali sull’ambiente da parte della Cina che risulta molto attiva nell’introduzione di politiche per la salvaguardia ambientale.
Ciò però non sembra bastare.
Ad oggi il carbone rappresenta i due terzi del consumo di energia nel Paese e quasi la totalità della produzione di elettricità. Si rende pertanto necessaria l’introduzione di una carbon tax, ossia una pressione fiscale sull'inquinamento, che andrebbe affiancata da una maggiore diffusione delle tecnologie necessarie a contenere le emissioni.
Il mancato decollo della seconda fase del protocollo di Kyoto, comincia a dare le prime preoccupanti avvisaglie. A livello globale, i dati resi noti all’inizio del mese di maggio dalla Noaa (National Oceanic and Atmosferic Administration), uno degli enti americani più accreditati, riferiscono di una concentrazione in atmosfera di 400 parti per milione. In sostanza laddove bisognerebbe ridurre le emissioni, si sta di fatto facendo l’opposto.

lunedì 27 maggio 2013

Vino rosso: “nuova” scoperta per la Cina

Lo scorso anno la Cina ha acquistato 1,58 miliardi di dollari di vino pari a 4 milioni di ettolitri. Una crescita vertiginosa rispetto all'anno precedente che è stata calcolata attorno al 9%.

Vino rosso e Cina binomio di business.
Dati alla mano, nel corso del 2012 il paese del Dragone ha investito ben 1,58 miliardi per l’acquisto di vino rosso. Spetta alla Francia il ruolo di leader nell'export, con oltre il 50% sul totale dei vini rossi importati.
La richiesta di vino dalla Cina è ogni giorno più forte. Basti pensare che non capita di rado di imbattersi nelle principali aste londinesi ed assistere ad acquisti di bottiglie pregiate con cifre a tre zeri da parte di cinesi.
L’Italia, dal canto suo, ha aumentato le esportazioni verso Pechino, ma il dato è ancora troppo modesto e ferma il Belpaese al sesto posto tra gli esportatori. Nel 2012 i volumi sono comunque saliti del 4%, toccando i 325 mila ettolitri, venduti per 96 milioni, con un dato positivo registrato rispetto al 2006 dell’11%.
Le armi principali su cui puntare per colmare il gap che penalizza la percezione del nostro vino come vino di qualità, si possono riassumere nella promozione unificata e nella formazione e ricerca di canali di distribuzione alternativi. Ed è in questo ambito che è stato inserito il progetto del Ministero dello Sviluppo economico in convezione con Federvini e Unione italiana vini, denominato "Vini italiani in Cina". Dal 20 al 26 maggio, nove tra i principali importatori cinesi hanno infatti visitato cantine e luoghi di produzione del vino, attraversando la Sicilia, la Puglia e il Piemonte, con l'obiettivo da parte del nostro Paese di diffondere le principali denominazioni enologiche italiane, facendo leva sul proprio appeal oltre che sul legame con il territorio, la storia e le tradizioni.

martedì 21 maggio 2013

Costa lancia il giro del mondo per cinesi

La compagnia raddoppia la propria presenza sul mercato cinese con la Costa Victoria e la Costa Atlantica e punta decisa verso il giro del mondo per cinesi. Il tutto partirà il prossimo anno da Shanghai.

Portare l’Italia e il Made in Italy a casa dei cinesi. È questo l’obiettivo che ha spinto Costa Crociere a rinsaldare la propria presenza, giunta al suo settimo anno d’età, nel mercato cinese.  In Cina e più in generale in Asia, Costa Crociere punta infatti dal 2006, quando aprì il mercato con Costa Allegra.
Quando abbiamo cominciato, nel 2006 – spiega  Gianni Onorato, dg di Costa Crociere Spa – abbiamo proposto crociere brevi, perché i cinesi avevano poco tempo da dedicare ai viaggi. Adesso, dopo sette anni, l’offerta di una crociera intorno al globo della durata di 83 giorni la dice lunga sul cambiamento che c’è stato, economico e culturale”.
Quest’anno la presenza verrà quindi raddoppiata con due navi (Costa Victoria e Costa Atlantica) che le permetteranno di affrontare per la prima volta  il “giro del mondo per cinesi”. 
L’Asia diventa così di fatto il terzo mercato per la compagnia genovese, per provenienza dei passeggeri, dopo quelli di Italia e Francia.
Il giro del mondo partirà da Shanghai il 22 marzo 2014 con 2011 posti.
A livello globale, il settore delle crociere, nonostante la crisi, continua a crescere a buoni ritmi. Alla fine del 2013 l’intera industria dovrebbe incassare 36,2 miliardi dollari, con un incremento del 4,5% rispetto allo scorso anno. Il numero di passeggeri a bordo delle navi è cresciuto rispetto al 2012 del 3,3% a 20,9 milioni di persone.

martedì 14 maggio 2013

Crescita controllata per PIL e valore aggiunto

Lo scorso 13 maggio l’Ufficio Nazionale cinese di Statistica di Pechino ha reso noto alcuni dati relativi all’economia cinese. Il valore aggiunto delle imprese industriali statali e non statali con un fatturato annuo superiore a 5 milioni di RMB ha visto una crescita concreta del 9.3% rispetto allo stesso periodo del 2012, ma è in calo rispetto alla fine del 2012. PIL in incremento del 7,7%.

Lo scorso 13 maggio l’Ufficio Nazionale cinese di Statistica di Pechino ha reso noto alcuni dati relativi all’economia cinese.
Nel primo trimestre del 2013 il PIL cinese si è attestato ad 11,8 bilioni di renmimbi (1.900 miliardi di dollari). L’incremento in termini tendenziali è del 7,7%, con un rallentamento di 0,2 punti percentuali rispetto al quarto trimestre del 2012, mentre in termini congiunturali è dell’1,6%.
Dati controversi invece per quanto riguarda il valore aggiunto industriale, che se da un lato fa registrare una crescita del 9,5% su base annua, vede allo stesso tempo un notevole rallentamento rispetto al periodo ottobre-dicembre dello scorso anno quando il valore si attestava sull’11,6%.
A ogni modo, rispetto al mese di marzo, in aprile si è riscontrato un incremento dello 0.87%, e una crescita di 0.20 percentuali.
Relativamente agli investimenti in asset fissi complessivi, nel primo trimestre del 2013 la cifra complessiva in Cina è di 5,8 bilioni di renmimbi (929 milioni di dollari).
Per quanto riguarda i settori, lo scorso mese, dei 41 industriali nazionali, 40 hanno realizzato una crescita del valore aggiunto rispetto allo stesso periodo del 2012.

martedì 7 maggio 2013

Il web per la moda made in Italy

Lo scorso febbraio è stata inaugurata sul web una nuova piattaforma che permetterà ai giovani talenti italiani di poter proporre le loro idee innovative da esportarle nel paese del Dragone. Web marketing, social network ed e-commerce sono il futuro.

Una nuova piattaforma online per promuovere i giovani talenti italiani sul promettente mercato cinese.  È questo uno dei tanti progetti nato dal web e da quella esigenza sempre più forte di supportare i nuovi talenti del fashion Made in Italy nella comunicazione e nella vendita delle collezioni. Fashtags, questo il nome della piattaforma, avrà la possibilità di supportare le aziende  nella comunicazione andando nel contempo ad offrire un servizio di supporto online alla vendita wholesale.
Nei prossimi anni l’aumento dei “nuovi borghesi” condizionerà ancora più di oggi i vari paesi Brics ed ecco quindi che per l'Italia si aprono interessanti opportunità da dover sfruttare.
Il boom dei nostri asset – nei prossimi anni tra arredamento, moda, alimentari, gioielli e occhiali dovremmo portare le vendite da 10 a 14 miliardi di euro – rischia però di non riuscire a spostare l'ago della nostra quota di mercato (8,7%) in questi paesi, proprio laddove l'Italian style può fare la differenza rispetto ai nostri competitor.
Ecco quindi che le imprese devono imparare a giocarsi di più e meglio la carta dell'online: web marketing, social network ed e-commerce che in Cina incide già oggi 5 volte di più sulle vendite al dettaglio rispetto al nostro Paese.

martedì 23 aprile 2013

Fitch declassa la Cina

Economia volatile e troppa liquidità. Sono questi i punti che hanno portato l’agenzia di rating Fitch a declassare il debito pubblico in yuan da AA- ad A+, ponendo dubbi sul futuro del paese in relazione al processo di trasformazione in atto e ad un possibile rischio di instabilità finanziaria.

Economia volatile, troppa liquidità e finanza ombra. Sono in sostanza questi i punti attorno ai quali l’agenzia di rating Fitch ha posto le basi per il declassamento della Cina, tagliando il rating del debito, che passa così da AA- ad A+.
Si sapeva che prima o poi questo sarebbe avvenuto, considerato anche il fatto che il Paese è ormai un’economia emersa, possibile di rallentamento.
Analizzando i dati, la bilancia commerciale della Cina lo scorso mese ha registrato, contro le previsioni dei principali analisti, un deficit di 880 milioni di dollari. Questo è la conseguenza di un improvviso aumento delle importazioni a cui va aggiunta una debole crescita delle esportazioni; il dato potrebbe anche essere la naturale conseguenza di un aumento della domanda interna di una popolazione che vive meglio e può spendere di più, anche se, secondo l’agenzia di rating questo passaggio dal modello di sviluppo potrebbe invece condurre l’economia del Dragone ad una sostanziale volatilità.
A preoccupare l’agenzia di rating, oltre a questo, vi è la finanza ombra che minaccia la stabilità economica.
Il sistema ombra sviluppato in Cina in parallelo all’azione della banche, e contro il quale il Governo ha provato più volte ad arginare l’eccesso di liquidità da esso prodotto, alla fine dello scorso anno ha portato la percentuale di credito concesso a famiglie e imprese al 198% del Pil.

venerdì 19 aprile 2013

Lusso senza freni per il mercato cinese

Il mercato cinese non conosce soste e sembra non risentire della crisi. Uno studio della Credit Suisse conferma che i marchi più dinamici si sono già posizionati da tempo, ma anche gli italiani sono ben rappresentati.

In questo pesante periodo di crisi esiste un settore che non flette anzi continua costantemente a crescere: si tratta del settore del lusso.
Secondo uno studio del Credit Suisse, il fatturato mondiale passerà da 191 miliardi di euro nel 2011, a 202 nel 2012, 217 nel 2013 a 238 miliardi nel 2014.
A farla da padroni saranno i cinesi; il mercato infatti in Paesi come Cina, Russia, Brasile e Middle East "cresce tre volte più di quanto cresce il Pil nazionale, per esempio se la Cina cresce dell'8% il mercato del lusso cresce del 25%".
Consumi non necessariamente originati in Cina, anche perché la maggior parte dello shopping avviene fuori dai confini nazionali per il semplice motivo che i dazi all'importazione continuano ad essere molto elevati.
Per questo, spiegano gli esperti, l’importante oggi è essere ben posizionati fisicamente in loco. Per portare un esempio, marchi come Prada e Chanel vendono il 55% del loro fatturato a consumatori dei Paesi emergenti, mentre Lvmh si "ferma" al 46% e un nutrito gruppo, tra cui gli italiani Zegna, Dolce & Gabbana, sta intorno al 45%.
Sempre restando nel settore, è della scorsa settimana la notizia che Fraser Yachts, uno dei più grandi fornitori di servizi per imbarcazioni esclusive, porterà sul mercato il più grande yacht di lusso mai costruito in Cina. Si chiamerà Illusion, sarà lungo 88 metri e sarà inaugurato nel maggio 2015.

lunedì 15 aprile 2013

Cresce il turismo cinese

Dai dati emessi nei giorni scorsi dall'Amministrazione Statale del Turismo della Cina, nel primo trimestre l'economia del turismo cinese si è indirizzata verso un quadro di sviluppo continuo e stabile facendo registrare una crescita rapida del mercato sia interno che estero.

L’Amministrazione Statale del Turismo della Cina ha reso noto alcuni dati sull'economia del turismo cinese, in netta crescita sia sul mercato interno che su quello estero.
Secondo quanto riportato, nei primi tre mesi del 2013 i consumi del turismo in Cina hanno visto un incremento continuo e rapido con un giro d'affari di 835 miliardi di yuan (+15.8% rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso).
Il numero dei turisti all’interno del territorio cinese ha raggiunto la quota di 1 miliardo, facendo registrare un incremento del 14%. Ad oggi, le entrate del turismo interno sono pari a 763 miliardi di yuan con una crescita del 18%.
Molto importanti anche i dati che giungono dal turismo estero; nello stesso trimestre, infatti, il numero di turisti in viaggio fuori dalla Cina è stato pari a 22.6 milioni, con un aumento del 18%.

martedì 9 aprile 2013

Manifatturiero a marzo in positivo

Lo scorso mese l'indice Pmi della China Federation of Logistics and Purchasing è salito a 50,9 punti, contro i 50,1 punti di febbraio, quando aveva fatto registrare il minimo in cinque mesi.

L'attività manifatturiera in Cina dà segnali di recupero. A marzo l'indice Pmi della China Federation of Logistics and Purchasing è salito a 50,9 punti, a fronte dei 50,1 punti di febbraio, quando aveva fatto registrare il minimo in cinque mesi.
Si tratta del più alto livello registrato da undici mesi a questa parte. Gli economisti avevano atteso un aumento a 51,7 punti.
Le rilevazioni sopra quota 50 segnalano comunque un'espansione dell'attività. Il sottoindice relativo ai nuovi ordini è salito lo scorso mese rispetto a febbraio da 50,1 a 52,3 punti, quello relativo alla produzione da 51,2 a 52,7 punti e quello relativo agli ordini per esportazioni da 47,3 a 50,9 punti.
"Questo indica che l'economia globale si sta stabilizzando", ha dichiarato l'economista cinese, Zhang Liqun.

mercoledì 27 marzo 2013

Ubuntu nuovo sistema operativo per la Cina

È stato siglato nei giorni scorsi un importante accordo tra Canonical ed le autorità cinesi per lo sviluppo di un sistema operativo basato su Ubuntu. Perchino cerca così di allontanarsi sempre più dalle multinazionali americane.

Per Ubuntu si aprono grandi opportunità sul mercato cinese. Canonical, attraverso l’organizzazione Ubuntu Foundation, ha infatti annunciato la sigla di un accordo con il Ministero dell'Industria e dell'IT di Pechino che prevede lo sviluppo di un sistema operativo basato su Ubuntu desktop ed adattato alle esigenze del mercato locale.
Ubuntu è un sistema operativo GNU/Linux nato nel 2004, basato su Debian, che si focalizza sull'utente e sulla facilità di utilizzo.
Il nome che assumerà questo “nuovo” sistema operativo sarà Ubuntu Kylin ed una prima versione dovrebbe essere già disponibile il prossimo mese con una base software derivata da Ubuntu 13.04. Nell’accordo, l’edizione del sistema operativo presenterà, oltre ai language pack per il supporto delle lingue presenti sul territorio cinese, la distribuzione di alcuni popolari servizi di ricerca utilizzati dagli utenti cinesi quali per esempio il download di brani musicali, le mappe di Baidu, Taobao (shopping online), il supporto dei sistemi di pagamento utilizzati dagli istituti di credito cinesi, informazioni sul traffico.
L'accordo tra il Governo cinese e l’azienda del sudafricano Shuttleworth (che ha sede nell’Isola di Man) vedrà inoltre la nascita di un laboratorio comune a Pechino che guiderà lo sviluppo futuro della versione locale del sistema operativo.
Con questa mossa, Perchino cerca così di allontanarsi sempre più dalle multinazionali americane inducendo di fatto gli utenti ad allontanarsi da Microsoft Windows e passare ad un sistema operativo peraltro supportato dal governo.

giovedì 21 marzo 2013

Manifatturiero cinese in ripresa

L'espansione dell'attività manifatturiera cinese ha segnato una ripresa a marzo, indicando per il primo trimestre dell'anno la tendenza ad una crescita consistente anche se non spettacolare per la seconda economia del mondo.

Migliora ancora il comparto manifatturiero cinese dopo il tentennamento visto a inizio 2013.
Stando alle stime dell’indice Pmi elaborato dalla Hsbc (dato preliminare che si basa sui responsi dell'85-90% del campione solitamente preso ad esame), a marzo l'indicatore che misura lo stato di salute della manifattura è salito a 51,7 punti rispetto al 50,4 del mese scorso. Il dato risulta comunque decisamente migliore delle attese che erano per un livello a 50,8 punti.
Il rallentamento di febbraio aveva acceso il timore, sui mercati finanziari, che l'economia cinese stesse perdendo slancio. Qu Hongbin, capo economista di HSBC Cina, ha spiegato che l'economia di Pechino sta ancora vivendo una ripresa graduale, dove la Banca Centrale cinese detiene ancora un certo margine di azione a livello di politiche accomodanti. In realtà i dati ufficiali diffusi all'inizio di marzo suggeriscono che l'economia ha iniziato il 2013 solo con una crescita tenue rispetto allo scoppiettante finale di 2012.
"L'inflazione resta perfettamente sotto controllo. Dunque, Pechino potrà mantenere un atteggiamento accomodante per sostenere il rilancio economico" ha concluso Hongbin.

martedì 19 marzo 2013

Armi e Cina: binomio vincente

La Cina è diventata il quinto esportatore di armamenti nel 2012 con una crescita registrata attorno al 162% nel quinquennio 2008-2012. A livello mondiale, il commercio di armi è cresciuto del 17% tra gli anni 2008-2012, con gli Stati Uniti e la Russia come principali esportatori.

Secondo un rapporto pubblicato nella giornata di ieri da Stockholm International Peace Research Institute (Sipri), la Cina ha sorpassato la Gran Bretagna ed è diventata nel 2012 il quinto esportatore di armamenti con il 5% del commercio mondiale di questo settore. Il commercio di armi è cresciuto del 17% tra gli anni 2008-2012, con gli Stati Uniti e la Russia come principali esportatori.
Le esportazioni di armi cinesi sono aumentate del 162% nel periodo 2008-2012, rispetto ai cinque anni precedenti. Anche grazie alla vendita di componenti non esclusivamente militari, la Cina è divenuta uno dei primi Paesi produttori anche se per certi aspetti continua a dipendere dall'estero: i motori per i suoi jet vengono per lo più importati dalla Russia, e altri componenti dalla Francia, dalla Svizzera, dal Regno Unito e dalla Germania.
Il direttore del Sipri, Paul Holtom, afferma che: “Gli acquisti delle armi cinesi da parte del Pakistan hanno trainato la crescita delle esportazioni cinesi”.  Tra i principali clienti di Pechino, il Pakistan raccoglie infatti il 55% delle armi.
Nella mattinata odierna, Pechino ha risposto al dossier Sipri, per bocca della portavoce degli esteri Hong Lei. "La Cina ha sempre adottato un atteggiamento prudente e responsabile nell'esportazione delle armi", si legge in un comunicato diffuso dalla Xinhua. "La Cina dà piena attuazione ai vincoli imposti dalle leggi internazionali, dalle risoluzioni delle Nazioni Unite alle normative interne".

giovedì 14 marzo 2013

Xi Jinping nuovo Presidente

La Cina ha concluso il suo ricambio al vertice del regime. Il segretario generale del Partito comunista cinese è stato eletto dall'Assemblea nazionale del popolo, il Parlamento di Pechino. Xi Jinping, unico candidato, è quindi il nuovo presidente.

2952 voti su 2956 scrutinati, un solo contrario e tre astenuti. Con il al 99.86% dei consensi, Xi Jinping è stato eletto come nuovo presidente della Repubblica popolare cinese. Il Parlamento ha così un nuovo Presidente; con questa votazione viene messa la parola fine alla transizione dei poteri cominciata quattro mesi fa con la nomina dello stesso Jinping alla guida del Partito.
Come vicepresidente è stato eletto con 2.839 sì e 80 no Li Yuanchao, un riformista escluso a novembre dal Politburo. A sorpresa non è stato eletto il favoritissimo della vigilia, Liu Yunshan. Il nuovo primo ministro sarà Li Keqiang, 58 anni, che prenderà il posto di Wen Jiabao come premier e gestirà l'economia e l'attività giornaliera del governo.
Con l’insediamento di Xi Jinping la Cina si aspetta ora una fervente lotta alla corruzione, un ritorno alla frugalità dei costumi e una forte sburocratizzazione.
Il Congresso del Popolo, il parlamento cinese, voterà le nomine già oggi 14 marzo.

martedì 12 marzo 2013

Febbraio porta un aumento dell’inflazione

Lo scorso mese l’inflazione in Cina è salita del 3,2% rispetto allo stesso periodo calcolato nel 2012. Particolare aumento è stato registrato per gli alimentari. Contemporaneamente la produzione industriale rallenta il passo.

Secondo le ultime statistiche pubblicate in questo fine settimana, nel mese di febbraio, l’inflazione cinese è salita del 3,2% rispetto all’anno precedente e gli alimentari sono cresciuti del 6%, mettendo a segno il maggior incremento da aprile.
Un aumento fisiologico secondo gli analisti, anche sulla scia delle festività del capodanno lunare, periodo durante il quale i prezzi (soprattutto dei cibi) balzano per effetto di un picco dei consumi.
Contenere l’inflazione rimane una delle priorità della Cina. Dopo il rallentamento della crescita nell’ultimo anno, al 7,8%, negli ultimi mesi il Paese ha messo in campo una serie di misure espansive.
Contemporaneamente, la produzione industriale ha rallentato il passo mostrando, a gennaio e febbraio, con un aumento del 9,9% rispetto al +10,3% messo a segno alla fine del 2012.
Wen Jiabao, nel suo ultimo discorso nelle vesti di premier prima del ricambio al vertice, ha lanciato un monito: se non verranno controllati i prezzi, si rischia di superare il target del 3,5%.

mercoledì 6 marzo 2013

220 punti vendita cinesi per Morellato

“Ad aprile arriveremo a 220 punti vendita Morellato. Poi il piano di opening prosegue per raggiungere quota 310 entro la fine del 2013” afferma Massimo Carraro di Morellato Group.

Morellato punta deciso sull’ampliamento della propria attività in Cina. Il gruppo italiano, presente nel Paese dal 2005 e che dal 2010 può contare sulla Morellato Shanghai, ha un’area in forte espansione nel Medio Oriente, dove il brand made in Italy ha vetrine importanti a Dubai, in Kuwait, Arabia Saudita e Iran.
“Ad aprile arriveremo a 220 punti vendita Morellato. Poi il piano di opening prosegue per raggiungere quota 310 entro la fine del 2013” afferma Massimo Carraro di Morellato Group.
A oggi il network distributivo si compone di 200 punti vendita monomarca sparsi tra Europa, Americhe, Middle East e Greater China, oltre a 4.000 selezionati multibrand in tutto il mondo.
Morellato Group ad oggi controlla nove società operative basate nei mercati strategici di riferimento: Hong Kong, Shanghai, Barcellona, Stoccarda, Lione, New York, Dubai, Lugano e Mumbay. Un’espansione internazionale che ha portato al 40% la quota dell’estero sul totale del giro d’affari di gruppo.
Mentre molti marchi sono alle prese con tagli negli investimenti pubblicitari, Morellato ha recentemente investito 4 milioni di euro nel primo semestre dell'anno proprio in questo settore.

giovedì 28 febbraio 2013

Crescita PIL cinese prevista all’8%

Nel primo trimestre del 2013 la crescita economica cinese protrarrà la sua contenuta risalita anche grazie alla politica pro-crescita del governo e a un lento recupero dell'economia mondiale.

La crescita economica cinese nel terzo quarto del 2012 ha rallentato la sua corsa al 7.4%; un dato tra i più bassi registrati dal secondo quarto del 2009, in concomitanza con il rallentamento dell’economia mondiale.
Stando ai dati resi noti dal SIC, State Information Center, il PIL cinese crescerà dell'8% annuo nei primi tre mesi dell’anno in corso, sulla scia del positivo slancio osservato nell'ultimo periodo del 2012.
Nel primo trimestre dunque la crescita economica del Dragone proseguirà la sua risalita, grazie soprattutto alla politica pro-crescita del governo e a un lento recupero dell'economia mondiale.
Secondo il rapporto, gli investimenti nelle proprietà patrimoniali avranno un rialzo del 21% annuo nel primo quarto, con le costruzioni di infrastrutture che sono stimate ricevere il 20% in più dei fondi rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
Guardando alle note dolenti, la produzione lenta unita alle crescenti difficoltà incontrate dalle aziende del manifatturiero comporteranno un incremento del 22% del settore stesso, con quasi 3 punti percentuali in meno del tasso di crescita dello stesso periodo dello scorso anno.
L'indice dei prezzi dei consumatori è stimato dover crescere del 2.6% mentre l'indice dei prezzi dei produttori si abbasserà dell'1.7 annuo, in ripresa dalla decrescita dell'1.9 registrata lo scorso dicembre.

martedì 26 febbraio 2013

Internet crea 10 milioni di posti di lavoro

Le opportunità offerte dalla rete affascinano giorno dopo giorno sempre più il popolo cinese. Con oltre 500 milioni di utenti Internet la Cina è al primo posto nel mondo in questo mercato. E il Governo nel frattempo combatte l’anonimato sul web.

Partiamo da un dato. Secondo un recente rapporto del ministero cinese delle Risorse Umane e della Sicurezza Sociale, le start-up del boom di Internet hanno creato 10 milioni di posti di lavoro.
Considerando il fatto che con 563 milioni di utenti, il Dragone risulta essere al primo posto mondiale,  questi nuovi posti di lavoro sono serviti al Paese per contrastare la crisi che ha colpito il settore della manifattura di fascia bassa, dove molti cittadini hanno dovuto scegliere di emigrare verso altri paesi del Sud-Est asiatico con più basso costo del lavoro.
Un aspetto interessante è dunque la rapidità con cui i cinesi, specie la fascia compresa tra i 18-30 anni, si stanno avvalendo delle opportunità offerte dalla rivoluzione telematica e come siano riusciti ad aumentare la produttività.
La Cina, infine, ha recentemente adottato un regolamento che impone a tutti gli utenti cinesi della Rete di registrarsi su Internet solamente fornendo le proprie generalità reali. Un vero e proprio “giro di vite” contro l’anonimato a tutela della sicurezza nazionale.

mercoledì 20 febbraio 2013

Foxconn ferma le assunzioni

La Apple ha ultimamente perso terreno nella competizione con il Galaxy di Samsung e il conseguente calo di ordini per l’iPhone5 ha costretto la Foxconn a congelare le assunzioni in Cina.

Il calo di ordini per l'iPhone5 di Apple ha costretto Foxconn, colosso dell'elettronica taiwanese e grande produttrice di componenti elettronici nel mondo, a congelare le assunzioni in Cina. È quanto riferisce oggi il Financial Times che aggiunge che si tratta della prima pausa nelle assunzioni a livello nazionale dal 2009.
Foxconn, dopo essere stata sulle prime pagine dei giornali per scontri e strani casi di suicidi all’interno dei propri stabilimenti, lavora per diverse aziende oltre Apple.
"Al momento in nessuno degli impianti in Cina sono previsti piani di assunzione", ha dichiarato un portavoce della società.
Sempre secondo il giornale economico-finanziario del Regno Unito, le agenzie di collocamento hanno sospeso le assunzioni per le linee di produzione di iPhone e iPad a Shenzen, dove lavorano 200.000 dipendenti così come nel secondo impianto per grandezza a Zhengzhou, dove viene prodotto solo lo smartphone di Apple. Nuovi posti di lavoro congelati anche a Taiyuan (79.000 dipendenti) dove vengono prodotti parti di iPhone e a Chengdu dove si assembla l'iPad.
La scorsa settimana l’azienda aveva nel frattempo deciso di concedere ai suoi operai un libero voto per eleggere i rappresentanti sindacali.

lunedì 18 febbraio 2013

Google attacca ancora Pechino

Dopo il New York Times e il Washington Post, Eric Schmidt, presidente di Google, ha nuovamente accusato la Cina per l’uso improprio di Internet. Washington intanto potenzia il Commando anti hacker.

Che ci fossero problemi tra Google e la Cina non è una novità. I rapporti però si stanno ulteriormente deteriorando.
Dopo il New York Times e il Washington Post, Eric Schmidt, presidente di Google, ha infatti nuovamente accusato il Dragone per l’uso improprio di Internet, contestando al Paese di essere l'hacker "più sofisticato e prolifico" attivo sul web.
In un mondo sempre più digitale la volontà del governo cinese e delle sue aziende statali di ricorrere al crimine cibernetico è destinata a portargli vantaggi politici ed economici”, sostengono in un libro Schmidt e Jared Cohen, titolare del centro studi «Google Ideas», ipotizzando che Pechino possa riuscire a “dividere Internet” creando di fatto un’area digitale alternativa a quella che si origina dagli Stati Uniti e riuscendo in un’attività illecita volta a scoprire inchieste e articoli critici verso la Cina.
Washington non resta a guardare e attraverso il ministro della Difesa, Leon Panetta, negli ultimi giorni ha ordinato di portare da 900 a 4900 i dipendenti del «Cyber Command» guidato ora da Keith Alexander. L’obiettivo degli Usa è ora quello di difendersi dal rischio di devastanti blitz e al contempo di braccare gli avversari in questa nuova guerra cibernetica.

venerdì 15 febbraio 2013

Qoros, sfida cinese all’Europa

In principio furono i giapponesi, poi i coreani e ora tocca ai cinesi. La Qoros Auto Co punta tutto sulla qualità. Il marchio, nato nel 2007 da una joint venture tra la Chery e la Israel Corporation, sta allestendo una sede produttiva dalla capacità iniziale di 150.000 unità l'anno, ma progettata per raggiungere in futuro le 450.000.
Una nuova berlina compatta. È questo il primo prodotto che la casa produttrice Qoros Auto Co ha mostrato in anteprima al Salone dell’Auto di Monaco di Baviera.
È giunta dunque l’ora dell’imprenditoria cinese in tema di macchine, sulla scia dei brillanti successi conseguiti da giapponesi e coreani.
Già ridefinita come la “cinese all’europea”, la Qoros Auto Co, sigla depositata nel 2007 e nata da un’intesa paritaria tra la casa cinese e la Israel Corporation, si pone dunque l’obiettivo di far ricredere gli scettici, puntando sulla qualità. Di sede a Shanghai, con lo stabilimento produttivo di Changshu che potrà contare su una capacità produttiva di 150.000 veicoli l’anno, incrementabile fino a 450.000, il 50% del suo capitale è in mano alla Chery mentre il restante alla Israel Corporation. Lo scorso anno i dipendenti erano 300, mentre ad oggi sono più di un migliaio.
Il nuovo marchio ha scelto il confronto diretto con pubblico e operatori in uno degli scenari europei più prestigiosi, il prossimo Salone di Ginevra, dove presenterà ufficialmente la nuova 3 Sedan, affiancata da due concept, la wagon 3 Estate e la suv 3 Cross Hybrid, modelli di taglia media che rappresentano l’avanguardia della diffusione in Cina e nel Vecchio Continente a partire dalla fine di quest’anno. L’approdo in Italia probabilmente è previsto per il 2015.

martedì 12 febbraio 2013

Rischio crisi subprime per la Cina?

Secondo lo studio Feeding the Dragon: Why China’s Credit System Looks Vulnerable, pubblicato dalla società di gestione americana GMO, infatti, il pericolo di una bolla creditizia e immobiliare in Cina sarebbe quanto mai reale.

La società di gestione americana GMO, attraverso lo studio Feeding the Dragon: Why China’s Credit System Looks Vulnerable, ha lanciato l’allarme: la possibilità di una nuova crisi subprime, come quella del 2007 negli Usa, è molto vicina per il Dragone.
Per ora si tratta solo di una voce, ma l’ammontare del debito presente nel sistema economico cinese sta continuando ad aumentare toccando livelli record. Secondo il report, il controvalore totale dei debiti contratti dalle 3.895 compagnie non finanziarie cinesi oggetto di indagine ha toccato ormai quota 1.700 miliardi di dollari, mentre tra il 2007 e il 2008 questo valore si attestava sui 600 miliardi.
Stando ai dati diffusi dall’istituto centrale cinese, lo scorso anno le banche cinesi hanno accordato nuovi prestiti per 1.300 miliardi di dollari con una crescita pari al 10% rispetto all’anno precedente. Questo boom ha provocato un altrettanto boom di investimenti che ha compensato il calo delle esportazioni e allo stesso tempo ha alimentato una bolla immobiliare sempre più difficile da tenere sotto controllo.
Una delle principali preoccupazioni, infatti, deriva dall’intreccio tra debiti e fortune di questo settore, i cui asset fungono molto spesso da garanzia per i prestiti stessi. In sostanza, se il mercato immobiliare virerà al ribasso, è opinione dello studio della società americana che anche i governi locali potrebbero andare incontro a una potenziale contrazione della liquidità.

venerdì 8 febbraio 2013

Pechino si muove contro lo smog

La Cina ha deciso di introdurre standard più rigidi per i combustibili usati per le autovetture, al fine di ridurre le emissioni, che saranno pienamente operativi a partire però dal 2017.

Attraverso un comunicato diffuso dal Consiglio di Stato si legge che: "A seguito del forte incremento di autovetture di proprietà, le emissioni delle macchine stanno avendo un crescente impatto sull'inquinamento atmosferico”.
Le autorità hanno quindi stabilito che la quantità di zolfo presente nella benzina e nel diesel non debba superare le 10 parti per milione (ppm) entro il 2017, rispetto agli attuali 50 ppm. Se però la capitale ha già iniziato ad applicare le nuove norme, diverso è il discorso per le altre città che dovranno seguire quanto deciso dalle autorità solamente a partire dalla fine del 2017.
Dopo la foschia tossica del mese scorso che ha riguardato Pechino e il nord Paese, qualcosa dunque si muove, visto anche il crescente malcontento della popolazione e persino dei media di Stato. L'inquinamento viene attribuito alle emissioni di carbone bruciato nelle centrali elettriche, ma anche ai fumi provenienti da strade sempre più trafficate. Si stima che oggi in Cina circolino 240 milioni di vetture.

mercoledì 6 febbraio 2013

Il Politburo e i cambiamenti nel mondo del lavoro

Se anche gli operai meno pagati al mondo cominciano a percepire qualcosa di più, se gli americani scappano e se la forza lavoro inizia a sentire il peso della politica del figlio unico è logico che si debbano prendere delle decisioni di programmazione economica. Questo è quello che sta succedendo in Cina.

Il nuovo Politburo guidato da Xi Jinping e Li Kequiang si insedierà tra meno di un mese e con loro arriveranno anche le nuove decisioni di programmazione economica a cui sono appesi gli enormi flussi di denaro del Paese.
La stabilizzazione della crescita è l’obiettivo finale verso il quale la Cina è indirizzata. Il trend è quanto mai definito: produrre meno per produrre meglio.
Tra il 2011 e il 2012, gli stipendi si sono alzati del 25%: gli operai cinesi non sono più così economici e gli stessi americani, per ammissione stessa di Barack Obama, hanno iniziato ad abbandonare la Cina per fare ritorno in patria. Il numero di lavoratori cinesi conta oggi 930 milioni di persone; nel 2025 questa cifra declinerà al ritmo di 10 milioni all’anno con un aumento esponenziale degli anziani.
Servono dei cambiamenti. I primi interventi riguarderanno certamente gli investimenti nelle zone rurali (secondo i dati sul reddito pro capite pubblicati a gennaio 2013, i residenti delle aree urbane vivono in media con 36.469 yuan all’anno, quasi il doppio degli abitanti delle zone rurali, che arrivano a 16.476 yuan) e nel settore energetico. Il nuovo Politburo partirà da qui per cambiare il mondo del lavoro cinese.

martedì 29 gennaio 2013

Il marchio Jeep ora vede la Cina

Fiat, Chrysler e Guangzhou Automobile Group (Gac Group) il 15 gennaio 2013 sono pervenuti a un’intesa per accrescere la loro collaborazione per la creazione e la vendita di auto in Cina.

Lo scorso 15 gennaio, Fiat, Chrysler e Guangzhou Automobile Group (Gac Group) hanno firmato a Detroit un accordo per la produzione e vendita di automobili in Cina. La notizia è stata diffusa con una nota nella quale le aziende hanno specificato che la joint venture fra le tre società “amplierà le proprie operazioni per consentire l'individuazione nei prossimi anni di modelli del portafoglio Fiat da introdurre sul mercato cinese. Dopo Fiat il marchio successivo sarà il marchio Jeep (produzione in Cina per il solo mercato cinese)”.
Dopo il lancio di successo del primo prodotto – ha commentato il General Manger di Gac Group,  Zeng Qinghong – della nostra joint venture, la Fiat Viaggio lanciata lo scorso settembre, questo accordo è un'altra pietra miliare della nostra partnership con Fiat e Chrysler: crea le basi perché la nostra joint venute raggiunga ambiziosi obiettivi sul mercato cinese”.
Lo sbarco della Jeep in Cina si inserisce in un processo di espansione del marchio che dovrebbe comprendere anche la produzione della "piccola" Jeep a Melfi a partire dalla fine del prossimo anno. La Jeep ha venduto nel 2012 701mila unità (record assoluto) e punta a quota 800mila proprio entro il 2014.

martedì 22 gennaio 2013

Cinesi primi clienti per il fashion europeo

I cinesi sono i primi clienti dei marchi europei leader nel settore della moda e del lusso, con un'incidenza di circa il 30% sul totale, secondo stime di Credit Suisse. Al secondo posto gli europei che con il 16% stanziano di poco i giapponesi (15%).

Secondo le stime di Credit Suisse, i cinesi sono i primi clienti dei marchi europei leader nel settore della moda e del lusso.
La loro incidenza è infatti del 30% sul totale contro il solo 16% degli europei stessi.
Subito sotto, consumatori giapponesi (15%) seguiti da statunitensi e asiatici che pesano per il 14% ciascuno, così come latino-americani e mediorientali/africani fermi invece al 5%.
Stando ai dati pubblicati da un recente studio della società McKinsey, l'Europa è quindi una tra le mete più ambite per il 94 milioni di cinesi che si prevede viaggeranno all'estero entro il 2015 e che a monumenti e opere d'arte preferiranno incursioni in centri commerciali, cittadelle del lusso e outlet.
Erwan Rambourg, analista della HSBC Holdings, afferma che: “I cinesi trovano estremamente cool comprare una borsa di Vuitton a Parigi piuttosto che a Shanghai o Hong Kong”.
Ed è anche per questo motivo che l’Europa si sta piano piano adeguando al fenomeno. Da Londra a Madrid stanno cambiando sia la tipologia di personale assunto, con addetti specifici per i clienti cinesi, sia alcune scenografie di negozi, ispirate al mondo asiatico.

lunedì 21 gennaio 2013

Brevetti e rinnovabili. La Cina supera gli USA

Ennesimo primato per la Cina che grazie a oltre 526mila richieste fa del suo ufficio brevetti il primo al mondo superando gli Stati Uniti. E anche gli investimenti in energie rinnovabili volano.

Oltre 526mila richieste. È quanto emerge dagli ultimi dati resi noti dalla World Intellectual Property Prganization, agenzia delle Nazioni Unite che monitora la proprietà intellettuale, relativamente alle richieste depositate all’ufficio brevetti della Repubblica Popolare Cinese nel 2011. Ciò ha confermato il sorpasso storico operato della Cina nei confronti degli Stati Uniti (503 mila).
E l’Europa? Appena il 6,7% delle richieste di brevetto mondiali per lo European Patent Office, con un punto in meno registrato rispetto al 2008.
Ad eccezione del secondo posto degli Stati Uniti, il dominio dell’Asia è evidente; Cina, Giappone e Corea, senza dimenticare la crescita dell'India. Per l'Italia, invece, il bilancio è magro, con 9.721 richieste depositate nel 2011 presso l'Ufficio nazionale, con lievi miglioramenti per i brevetti depositati secondo l'accordo internazionale Pct (Patent Cooperation Treaty).
Oltre a questo, è notizia di ieri che la Cina ha operato un nuovo sorpasso nei confronti degli americani anche sul piano delle energie rinnovabili, divenendo il più grande investitore mondiale.

giovedì 17 gennaio 2013

Italia e Hong Kong contro le doppie imposizioni

Lo scorso 14 gennaio, il Ministro dell'Economia e delle Finanze, prof. Vittorio Grilli, ha firmato la Convenzione contro le doppie imposizioni tra l'Italia e Hong Kong. Lo riferisce un comunicato stampa del Ministero dell’Economia e delle Finanze.

Una volta ratificata questa convenzione, che si aggiunge alle circa 90 convenzioni già in vigore stipulate dall'Italia, permetterà di intensificare i rapporti economici tra i due paesi secondo i più aggiornati standard dell'OCSE 2010. In genere infatti, le Convenzioni stipulate dall’Italia con i Paesi esteri seguono questo modello.
In particolare, la nuova convenzione ha una duplice funzione: evitando la doppia imposizione dei redditi transfrontalieri fornirà un significativo impulso alle imprese del Made in Italy operanti in Asia e, quale efficace mezzo di contrasto alla evasione fiscale, consentirà all'amministrazione fiscale italiana di ottenere le informazioni, anche di natura bancaria, sui contribuenti operativi ad Hong Kong. Quest’ultima, è bene precisare, ad oggi rientra nella Black List ai fini dell'applicazione dell'art. 2, comma 2-bis del testo unico delle imposte sui redditi (D.M. 04.05.1999 così come modificato dal D.M. 27 luglio 2010) e rientra nella Black List ai fini dell'applicazione dell'art. 167 del testo unico delle imposte sui redditi (D.M. 21 novembre 2001, così come modificata dal D.M. 27 luglio 2010);
Tuttavia, non è da escludere in un prossimo periodo la possibilità che la regione amministrativa speciale della Repubblica Popolare Cinese, possa presto essere tolta dalle liste contenenti i paradisi fiscali.

martedì 15 gennaio 2013

Borsa Cina: aumenta il limite degli investimenti stranieri

La Cina punta ad aumentare, di almeno 10 volte, il limite autorizzato degli investimenti esteri su azioni, obbligazioni e depositi bancari nazionali, attualmente fissato a 80 miliardi di dollari.

Nella giornata di ieri, il presidente della China Securities Regulatory Commission, Guo Shuqing, è intervenuto al Financial Forum di Hong Kong analizzando la situazione degli investimenti stranieri sul mercato azionario cinese e portando alcune novità.
La Cina è infatti intenzionata ad incrementare, di almeno 10 volte, il limite autorizzato degli investimenti esteri su azioni, obbligazioni e depositi bancari nazionali, attualmente fissato a 80 miliardi di dollari. Questo limite era già stato aumentato lo scorso aprile dalla quota di 30 miliardi.
Da non dimenticare poi che nel luglio del 2012 era stata alzata la quota massima di possesso azionario nel capitale di una società quotata passando dal 20% al 30%.
Sono due al momento i programmi che permettono agli operatori stranieri di poter investire sui mercati cinesi: il Qfii (investitori istituzionali stranieri qualificati) e il piano Rqfii (rmb investitori istituzionali stranieri qualificati), istituito quest'ultimo nel 2011 con una quota iniziale di 20 miliardi di yuan (oltre 2 miliardi di euro) e cresciuto a 70 miliardi di yuan lo scorso anno.
Guo Shuqing ha infine aggiunto che il Paese è intenzionato a proseguire nell'internazionalizzazione dello yuan puntando sugli investimenti dei cinesi all’estero.

venerdì 11 gennaio 2013

Aumentano le opportunità di investimento nello Jiangxi

La provincia di Jiangxi, nel periodo gennaio-settembre 2012, ha approvato la costituzione di 548 imprese a capitale straniero: questo numero è in calo del 3,5% rispetto al 2011 ma il capitale realmente investito ha registrato un incremento del 12,9% rispetto all’anno precedente.

Jiangxi, provincia della Repubblica Popolare Cinese del sud-est del paese, dotata di 11 comuni rappresenta per le imprese a capitale straniero un’opportunità di investimento.
Dotata di abbondanti risorse naturali, la provincia è terza nella classifica nazionale dei prezzi più bassi in termini immobiliari (1,25 RMB/mq, con rimborsi da parte del governo locale).
Lo scorso anno le industrie principali della provincia sono state la chimica, la metallurgia, l’automobilistico, il settore alimentare, e le industrie farmaceutiche.
Vittima dei salari e del lavoro, l'economia della provincia si trova ora in una bassa fascia della catena del valore, avendo altre provincie, come Guangdong o Zhejiang, attirato manodopera qualificata grazie proprio a salari maggiori.
Il governo locale ha stanziato numerose norme in materia di imposizione fiscale per incentivare gli investimenti ed ha in programma di aumentare le infrastrutture e di sviluppare nuovi  progetti energetici, compreso quello nucleare.
Nel periodo gennaio-settembre 2012, Jiangxi ha acconsentito la costituzione di 548 imprese a capitale straniero. Un numero in calo del 3,5% rispetto al 2011, ma che di fatto ha visto registrare un aumento del 12,9% relativo al capitale realmente investito (5.101 milioni di dollari).

giovedì 10 gennaio 2013

Festività in Cina nel 2013

Il Consiglio di Stato ha emanato un provvedimento relativo ai giorni di festività nazionale in Cina per il 2013. Si lavorerà anche alcuni sabato e alcune domeniche.

Il Consiglio di Stato ha emanato un provvedimento relativo ai giorni di festività nazionale in Cina per il 2013.
Queste di seguito le festività previste dopo quelle dal 1° gennaio al 3 gennaio per il Capodanno: dal 09 al 15 febbraio (Capodanno cinese/Spring Festival), dal 4 al 6 Aprile (Qingming Festival), dal 29 aprile al 1° maggio (Festa del Lavoro), dal 10 al 12 giugno (Dragon Boat Festival), dal 19 settembre al 21 settembre (Festa di metà autunno), dal 1° ottobre al 7 ottobre (Festa nazionale per la nascita della RP Cinese).
Come già accaduto per il 5 e 6 gennaio (sabato e domenica), le giornate del 16 febbraio (Sabato), 17 febbraio (Domenica), 7 aprile (Domenica), 27 aprile (Sabato), 28 aprile (Domenica), 8 giugno (Sabato), 9 giugno (Domenica), 22 settembre (Domenica), 29 settembre (Domenica) e 12 ottobre (Domenica) saranno considerati giorni lavorativi.