Le principali notizie e informazioni di natura economica, finanziaria, giuridica e politica relative alla Cina

mercoledì 26 giugno 2013

Luxury China show 2013

Dal 22 al 24 giugno scorso si è svolto al China International Exhibition Center di Pechino, il Luxury China show 2013, organizzato congiuntamente dalla Camera di Commercio Internazionale Cinese e Zhenwei Exhibition CoLtd. 

Lusso e crisi. Questa la dicotomia al centro del Luxury China show 2013, svoltosi dal 22 al 24 giugno scorsi a Pechino. Se infatti solamente ad aprile Credit Suisse affermava che  il mercato del lusso in Paesi come Cina o Russia cresceva tre volte di più di quanto faceva il Pil nazionale, oggi, la campagna moralizzatrice, voluta dal presidente cinese Xi Jinping, rischia d’impattare non solo sull’economia di Pechino, ma anche sull’espansione dei marchi del lusso mondiale.
Nel 2012 la Cina si posizionava al quarto posto in termini di vendite di beni di lusso, dietro Stati Uniti, Giappone, Italia e Francia. Stando al China Daily, il mercato dei beni di lusso starebbe addirittura superando quello di una superpotenza come gli Stati Uniti. Un sondaggio proposto dal giornale ha stabilito nel punteggio di 108 l’indice di propensione agli acquisti di lusso da parte dei consumatori cinesi, con un surplus di 15 punti rispetto alla media globale.
Zhai Wenjing, direttrice del progetto afferma che: “Molti ancora credono che i prodotti più costosi siano i migliori. Forse ciò che cercano è il simbolo della loro identità. Più costose sono le cose, più alto è il tuo status sociale. Ma per chi cerca davvero gusto e qualità della vita, ha più importanza l’aspetto privato e spirituale di prodotti di lusso su misura. Persone differenti hanno bisogni differenti”.
Non è tutto oro quello che luccica dunque. Se dal 2007 al 2011 tante aziende del lusso hanno visto crescite a doppia cifra in Cina, ora la situazione si fa più difficile: i gusti dei clienti stanno diventando sempre più sofisticati. L'esposizione, ad esempio, già lo scorso anni aveva attirato molte marche svizzere di orologi, ma l’effettivo impatto sul mercato, come affermato da Arnaud Nicolas, amministratore delegato della SWIZA SA Manufacture, è stato molto modesto.

venerdì 14 giugno 2013

Settore vinicolo: Cina-Ue e lo scontro sui dazi

L'indagine anti-dumping sul vino made in UE importato dalla Cina preoccupa l’Ue che ha instituito oggi una riunione in Lussemburgo per approfondire la questione.

I dazi sul vino, dopo quelli applicati dall’Ue sui panelli solari prodotti in Cina.
È una partita a  scacchi quella che si sta giocando sul fronte dei rapporti commerciali che ha portato a un vero e proprio muro contro muro.
Vinitaly ha recentemente organizzato in Cina una task force con operatori locali, opinion makers e media, per approfondire la questione della volontà del governo cinese di applicare dazi antidumping sul vino europeo. Questa decisione potrebbe infatti danneggiare fortemente anche il mercato italiano, bloccando un trend che negli ultimi tre anni ha visto quadruplicare le vendite di bottiglie Made in Italy sul mercato del paese asiatico. 
Stevie Kim, managing director di Vinitaly International, spiega che: "Stiamo studiando insieme ai nostri interlocutori cinesi per capire che cosa accadrà da qui a breve. I produttori italiani sono molto preoccupati per l'avvio di un'indagine nei confronti dei vini provenienti dall'Europa.
A fine giugno incontreremo a Pechino i vertici della Caws (China Association for Importers & Exporters of Wine and Spirits), l'associazione dedicata al vino, facente capo all'influente Camera di Commercio della capitale (Mofcom), uno dei principali ospiti alla kermesse veronese dello scorso aprile
".
I dati sulle esportazioni Ue di vino in Cina durante lo scorso anno parlano chiaro: 763 milioni di euro, l'8.6% del valore complessivo, di cui 77 per l'Italia, 89 per la Spagna e 546 per la Francia.
L'indagine anti-dumping del governo di Pechino rischia quindi di compromettere quanto di buono realizzato in questi anni, tanto più che la Cina importa vino dall'UE per il 58,7% del suo fabbisogno interno e che, dall'Italia in particolare, ha acquistato nel solo 2012 ben 31 milioni di litri, con un fatturato di non meno di 89 milioni di euro per le aziende produttrici italiane.
Nella giornata odierna è previsto un incontro tra i Ministri del commercio dei 27 dove verrà fatto il punto della situazione con De Gucht nel Consiglio Ue che si terrà in Lussemburgo.

martedì 11 giugno 2013

Cina primo mercato per Volkswagen

Il Paese del Dragone si conferma il primo mercato con 980 mila auto vendute e performance in crescita di circa il 20% sul corrispondente dato di un anno fa. La casa di Wolfsburg conferma dunque l’interesse sempre più alto verso il Paese.

I mercati asiatici sempre più punto di svolta per Volkswagen. Con l’uscita degli ultimi dati relativi alle vendite, è la Cina infatti a confermarsi il primo mercato con 980 mila auto vendute (più che in tutta Europa e su di un totale di ben 1,07 milioni le automobili vendute dall’inizio dell’anno) e performance in crescita del 19,6% sul corrispondente dato di un anno fa.
Gli imponenti investimenti realizzati nel Paese a partire dal 2011 con oltre 10 miliardi di euro investiti per il quinquennio 2011-2015 continuano quindi a dare i loro frutti.
Il gruppo Volkswagen è già molto ben piazzato sul mercato cinese con impianti che raggiungono le dieci unità e che vengono gestiti attraverso più società in joint venture, la prima delle quali risale a quasi trent’anni fa.
Lo scorso mese la casa di Wolfsburg ha reso noto ufficialmente la realizzazione di un nuovo stabilimento a Changsa, nella provincia dello Hunan. In questo caso la società realizzatrice della struttura è la joint venture SAIC-Volkswagen con la nuova fabbrica che di fatto entrerà in funzione nel 2016, con una produzione di altri 300 mila veicoli.
Le prospettive di crescita della Cina risultano quindi fondamentali per la casa automobilistica tedesca che da tempo lavora per crescere e consolidarsi nel Paese. Già nel 2012, erano stati firmati importanti accordi durante una visita a Berlino di una delegazione governativa di Pechino, ed erano state gettate le basi per la costruzione di altri due impianti produttivi, uno a Foshan e uno a Yizheng. Verso la fine di quest’anno anche queste due fabbriche inizieranno a produrre sempre nell’ordine delle 300 mila unità all’anno ciascuno.

martedì 4 giugno 2013

Maggio porta a un ricalcolo delle stime

Stando agli ultimi dati pubblicati, crescono in maggio i rischi di un ulteriore rallentamento della crescita economica della Cina nel secondo trimestre, dopo che i dati della prima settimana di giugno hanno mostrato la debolezza delle esportazioni in maggio e un'attività interna che fatica a crescere.

Nelle ultime settimane l'economia cinese ha rallentato la sua crescita e anche per questo mese i dati economici hanno sorpreso al ribasso, portando alcuni analisti a ritenere che il Paese potrebbe perdere il suo obiettivo di crescita del 7,5% fissato per quest'anno.
Cosa succederà di qui alla fine del 2013 non è facile a dirsi anche se, stando a quanto dichiarato da alcuni economisti di fama mondiale come Louis Kuijs, la crescita rimane poco convincente e sembra aver perso il ritmo nello scorso, dove le esportazioni hanno segnato il tasso di crescita annuale più basso in quasi un anno all'1%.
Shen Lan, economista di Standard Chartered Bank a Shanghai, ha affermato che: "I dati del commercio riflettono una domanda interna ed estera pigra, segnalando una ripresa più lenta del previsto nel secondo trimestre".
La sensazione generale è dunque quella di un possibile rallentamento della crescita economica del Paese per quanto riguarda il secondo trimestre e di un ulteriore taglio delle stime per l'intero anno.
Di diverso avviso è invece il premier Li Keqiang che, in una nota, ha sottolineato la stabilità dell’economia e la crescita contenuta all’interno di un "range relativamente alto e ragionevole".