Le principali notizie e informazioni di natura economica, finanziaria, giuridica e politica relative alla Cina

venerdì 30 aprile 2010

Le misure restrittive nel mercato immobiliare hanno bloccato la crescita del settore

Il governo cinese ha recentemente introdotto una serie di misure restrittive nel mercato immobiliare, tra cui l’obbligo di versare un anticipo del 50% per l’acquisto della seconda e terza casa. La politica attuata ha però avuto come conseguenza il blocco del settore, che ha subito un forte crollo delle vendite ed un lieve calo dei prezzi nelle zone suburbane. Il calo dei prezzi in queste aree è a beneficio degli acquirenti, dato che nell’ultimo anno i prezzi dei beni immobili era cresciuto fino al 12%. Questa depressione, però, non riguarderà le aree urbane almeno fino alla seconda metà del 2010, in cui si prevede un calo del 30%. Secondo l’Istituto di ricerca China Index Academy, 21 città su 35 hanno subito una caduta delle compra-vendite; si parla di una diminuzione pari al 72,6%. A Pechino la diminuzione è stata del 45,5% e a Shanghai del 32,9%.
Le misure adottate dal governo sono state prese per correggere il mercato e tenere a freno gli acquisti delle seconde case, ma si prevede che ciò contribuirà a ridurre la domanda di investitori e speculatori. Tuttavia gli esperti sostengono che questa politica non danneggerà gli investimenti e i possedimenti stranieri nel paese.

giovedì 29 aprile 2010

Lo shopping on-line è sempre più diffuso anche in Cina

In confronto al mercato virtuale occidentale, le vendite on-line in Cina non si sono diffuse così velocemente, ciò a causa della scarsità di accessi internet e della carenza di sistemi di sicurezza per i pagamenti on-line. Le autorità finanziarie cinesi, infatti, non hanno mai voluto concedere a sistemi non cinesi (come PayPal) di accedere al mercato al fine di sostenere invece lo sviluppo delle imprese locali. In Cina sono attivi siti come Alipay, un sistema elettronico di pagamento e Taobao, una piattaforma elettronica per il commercio. Nonostante ciò la diffusione di computer, telefonini con collegamento alla rete ed internet caffè è aumentata in modo esponenziale in questi ultimi anni, rendendo di fatto alla portata di tutti il collegamento internet. E’ così che il commercio formale ma anche informale (tramite le chat) è diventato una pratica di acquisti sempre più comune tra i consumatori cinesi. Secondo un recente sondaggio della società Nielsen, un terzo delle famiglie con accesso ad internet ha comprato un articolo al giorno negli ultimi sei mesi.
I settori commerciali più interessati sono quelli degli articoli per bambini e dei cosmetici. Il prodotto più venduto però è Lipton’s Tea. A beneficiarne sono soprattutto i beni più conosciuti e i marchi più famosi, avvantaggiando così le imprese occidentali che sempre più si stanno attivando on-line. Il motivo di questo successo è forse da imputarsi ai grandi sconti che vengono offerti in rete rispetto alle vendite nei negozi (circa del 21%) e ai costi di spedizione minimi o poco incidenti sul totale dell’acquisto.

martedì 27 aprile 2010

In aumento la classe media cinese: quali saranno le implicazioni nel mondo economico e politico?

In Cina continua a diminuire la classe di consumatori bassa, incrementando così le fasce più elevate. La fetta di consumatori del lusso attualmente conta 13 milioni di individui ed è destinata ad aumentare. La crescita economica della popolazione urbana sta inoltre ispessendo anche la classe media, la quale detiene un enorme potenziale di sviluppo. Secondo le previsioni della Banca Mondiale nel 2025 la fascia medio - alta potrebbe raggiungere la cifra di 361 milioni di persone, portando così il paese ad avere la domanda di beni di consumo più elevata al mondo. Ciò rappresenterebbe una potenzialità enorme per le imprese straniere che volessero investire in Cina. Tuttavia è necessario essere cauti nelle previsioni, dal momento che gli acquirenti cinesi hanno dimostrato di non portare il livello di consumo a quote così elevate come si sperava in passato. Domina ancora tra i consumatori quell’insicurezza sul futuro per cui le famiglie cinesi preferiscono risparmiare, anche fino al 25% del proprio reddito, a causa dell’alto rischio di calamità naturali e di un sistema di welfare carente. Finora, infatti, nonostante il PIL nazionale sia cresciuto, a beneficiarne sono state solo le aziende, che hanno visto crescere il proprio profitto. Si renderà quindi necessaria una nuova strategia economica più efficiente che tenga conto di una popolazione sempre meno diversificata.
Dal punto di vista politico l’emergere di una classe media numerosa potrebbe essere positivo: sempre più persone acclamano la democrazia ed un sistema giuridico formale, anche se il rischio di nuovi regimi è sempre alto

lunedì 26 aprile 2010

L’evoluzione del mercato cinese: avanzano le imprese locali

La Cina, oggi più che mai, rappresenta un mercato fondamentale in cui entrare per la maggior parte delle imprese straniere, tanto che è considerata dal mondo economico il paese chiave del ventunesimo secolo. Il numero delle aziende internazionali che sono penetrate ed hanno investito nella Repubblica Popolare Cinese è aumentato notevolmente dal 1978, anno in cui la Cina aprì le proprie frontiere agli operatori stranieri. Oggi sono 450.000 le imprese straniere presenti sul territorio cinese (di cui 480 delle 500 aziende leader mondiali). Tuttavia ciò a cui si sta assistendo negli ultimi anni è un progressivo incremento anche delle società locali che stanno elevando il proprio livello competitivo e le proprie posizioni, soprattutto nei settori principali della produzione cinese, come quello tecnologico. Anche le aziende statali, grazie agli incentivi governativi, hanno ormai conquistato posizioni ottimali. L’evoluzione delle imprese domestiche è stata rapida come la crescita economica del paese, basti pensare che nel 1992 si contavano 140.000 imprese private mentre oggi sono 6,6 milioni. Al di là dello sviluppo economico della Cina, che ha ovviamente contribuito a modificare il tessuto industriale, un aiuto fondamentale è arrivato dalle normative cinesi che, secondo molti imprenditori stranieri, sono applicate a favore delle aziende locali. Nonostante ciò, le regolamentazioni nel settore imprenditoriale sono sicuramente migliorate rispetto ad una decina di anni fa e si presentano oggi più chiare e semplici anche per le società internazionali. Risulta inoltre più facile per le aziende globali reclutare forza lavora di talento nel mercato locale.

Aumentati i diritti di voto della Cina e di altri paesi emergenti presso la Banca Mondiale

Come annunciato qualche tempo fa il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale si stanno attivando per un riequilibrio dei poteri al loro interno. Dalla settimana scorsa, infatti, alla banca Mondiale si è assistito ad una redistribuzione dei diritti di voto a vantaggio della Cina e di altri paesi emergenti. La Repubblica Popolare Cinese passa da una percentuale di voto pari al 2,77% al 4,42%, superando così Germania, Gran Bretagna e Francia. Stati Uniti e Giappone, invece, rimangono ancora i maggiori azionisti dell’Organizzazione. L’operazione ha portato i paesi in via di sviluppo (BRIC ed altri) ad ottenere una quota di partecipazione del 47%, una quota maggiore di quella statunitense ed europea messe assieme. Per la Cina tutto questo rappresenta la conferma del proprio sviluppo economico; il paese, infatti, è oggi la terza economia mondiale. Il cambiamento è stato naturalmente accolto positivamente dalle autorità cinesi, in particolare dal Ministro della Finanza, Xie Xuren. Oltre alla Cina ad esultare sono anche gli altri paesi emergenti coinvolti, che vedono finalmente un passo in avanti nell’equilibrio tra paesi in via di sviluppo e paesi sviluppati. Le nazioni in questione ormai giocano un ruolo fondamentale nell’economia globale e nello sviluppo internazionale.
Parallelamente a questo cambiamento la Banca Mondiale ha deciso di aumentare il capitale a 3,5 miliardi di dollari per contrastare la crisi internazionale; per l’Organizzazione si tratta del primo aumento in più di 20 anni.

venerdì 23 aprile 2010

Operazione finanziaria internazionale per la terza banca della Cina

Agricultural Bank of China, una delle maggiori banche del paese, ha coinvolto per la propria operazione di IPO (Initial Public Offering) 10 banche, tra cui China International Capital, Deutsche Bank, Goldman Sachs, Ip Morgan, Macquarie Group e Morgan Stanley. Con questa mossa finanziaria potrebbe raccogliere ben 29,3 miliardi di dollari vendendo azioni alla borsa cinese e a quella di Hong Kong. Per gli economisti si tratta di un’operazione straordinaria, la più grande IPO cinese, e rappresenta inoltre una grande occasione per le banche d’investimento che operano in Asia.
Il successo di questa azione potrebbe eclissare così quello della Industrial and Commercial Bank of China, che raggiunse 21,9 miliardi di dollari a Hong Kong e Shanghai nel 2006.

giovedì 22 aprile 2010

Al salone dell’auto di Pechino verranno presentati nuovi modelli di auto ad energia alternativa

Domani, 23 aprile, si aprirà l’undicesima fiera internazionale di Pechino dedicata alle auto. Saranno presenti alla manifestazione 2.100 espositori provenienti da 16 nazioni e verranno esposte 990 auto, 89 delle quali sono anteprime mondiali e 75 di industrie cinesi. Tra le case automobilistiche internazionali parteciperanno Volkswagen, BMW, Porshe, Ford, General Motors, Toyota e Ferrari. Tra i nuovi veicoli verranno presentate la Ferrari più veloce finora costruita e l’ultima Porshe Palmera. La vera novità di questo appuntamento internazionale è rappresentato dalla presenza di 95 modelli di auto ad energia alternativa, un numero relativamente grande e mai raggiunto nelle precedenti manifestazioni del settore. La nuova Prius sarà uno dei modelli ecologici di Toyota, mentre BMW esporrà l’ibrida Serie 7 e Audi l’ibrida A8.
Per la Cina l’evento è di particolare rilevanza perché segna definitivamente il sorpasso nei confronti degli Stati Uniti, confermandosi come il più grande mercato automobilistico mondiale. Il settore è sicuramente uno di quelli che hanno avuto la crescita più rapida nella Repubblica Popolare Cinese, se si pensa che 15 anni fa non esistevano auto private nel paese. Oggi le auto rappresentano ancora un lusso per la maggior parte della popolazione e le vendite di veicoli costosi sono tuttora modeste. Tuttavia, secondo la General Motors, il numero di famiglie cinesi che potrà permettersi un’auto nel 2015 salirà a 75 milioni.

martedì 20 aprile 2010

La Cina è favorevole o contraria al programma nucleare iraniano?

Sebbene nelle ultime settimane la Cina sembrasse essere favorevole alle sanzioni nei confronti dell’Iran circa il suo programma nucleare e, anzi, aveva trovato una nuova armonia con gli Stati Uniti su questo fronte e sulla questione valutaria, oggi regna la confusione. China National Petroleum, colosso cinese del petrolio, ha infatti inviato recentemente a Theran circa 60 mila barili di benzina ed una sua sussidiaria ha firmato un accordo per la fornitura all’Iran di altri 250 mila barili. La Repubblica Cinese sta quindi agendo in direzione opposta rispetto alle molte nazioni che invece hanno aderito al programma di sanzioni dell’Iran. Stati Uniti, Russia e anche qualche paese del Medio Oriente hanno chiuso i rubinetti all’Iran per obbligare il paese ad abbandonare il programma nucleare. Con questa situazione di scarsità del combustibile, a cui si aggiunge la scarsa capacità di raffinazione del paese, l’Iran ha trovato nella Cina un aiuto fondamentale per le sue scorte di combustibile.
D’altronde la Cina ha forti interessi a mantenere buoni rapporti con L’Iran, dal momento che circa il 12% delle importazioni di petrolio vengono proprio dal paese islamico e che ha effettuato anche grandi investimenti sul territorio iraniano.

Terremoto nella provincia di Qinghai

Mercoledì scorso un’altra tragedia ha colpito la Cina: un terremoto di magnitudo 7,1 ha sconvolto la provincia di Qinghai, al confine con il territorio tibetano. Le vittime sono circa 2.000 e si contano ancora 195 dispersi; l’area maggiormente devastata è quella della contea di Yushu, una zona della Cina poco sviluppata. Il territorio colpito, infatti, già viveva con un’economia locale poco avanzata e lontana dalla globalizzazione della Cina moderna. Nonostante iniziassero a sorgere nuove costruzioni e anche alcuni negozi di marchi americani, la popolazione, di circa 100.000 persone, vive prevalentemente grazie al piombo locale, alle miniere di zinco, al turismo montano estivo e alla medicina cinese tradizionale. La tragedia che si è ora abbattuta ha messo a dura prova la sopravvivenza di questo sistema economico. Il governo cinese si sta ora attivando per intervenire: il presidente Hu Jintao si è recato sul posto domenica scorsa, lasciando così in anticipo il summit BRIC in corso a Brasilia, e ha dichiarato che sono già in programma piani di ricostruzione e che verrà convocato questa settimana un gruppo di coordinamento per gestire gli interventi. Mercoledì il Consiglio di Stato verrà sospeso per esprimere le condoglianze alla popolazione colpita. Intanto sul posto è già presente l’UNICEF per offrire sostegno umanitario.

lunedì 19 aprile 2010

L’Asean punta alla creazione di una Comunità economica con la Cina in prima linea

Dopo la creazione di un’area di libero scambio grazie al recente accordo con la Cina, l’Asean (Associazione dei paesi del Sud-Est asiatico) punta alla creazione di una vera e propria Comunità economica entro il 2015. L’ambizioso progetto potrebbe però garantire un ruolo di rilievo alla Cina, la quale mira a diventare paese leader del Mercato comune e a far si che lo yuan ne sia la valuta di riferimento. Proprio in vista di questa eventualità sorgono molti dubbi sulle capacità monetarie della Repubblica Cinese. Infatti, la mancata convertibilità dello yuan potrebbe creare alcune difficoltà pratiche alle operazioni commerciali nell’area di libero scambio. Al momento le esportazioni cinesi nelle regioni di confine avvengono tramite pagamenti in yuan, così come alcune grandi imprese cinesi che commerciano con Brasile e Russia; tutto questo grazie al ruolo preponderante giocato dalla Banca centrale di Pechino che vende yuan alle Banche centrali degli altri paesi. Per quanto riguarda le importazioni cinesi, invece, queste si svolgerebbero utilizzando la valuta dei paesi dell’Asean coinvolti. E’ evidente che un meccanismo del genere risulterebbe troppo complesso per la Comunità economica. In aggiunta a ciò, con la totale liberalizzazione del mercato si dovrebbero eliminare i controlli dei cambi sui flussi di capitale, cosa che la Cina non è disposta a fare. Tra le altre perplessità emerse, risulta rischiosa l’operazione di internazionalizzazione dello yuan: estendere la valuta cinese al di fuori dei confini nazionali non solo stimolerebbe eventuali speculazioni sulla borsa e sul mercato immobiliare cinese, ma potrebbe anche portare ad uno scontro con il Giappone, il quale entrerà a far parte dell’area di libero scambio dell’Asean dal 2012. Contrariamente allo yuan, infatti, la moneta giapponese è convertibile e già detenuta in tutte le banche centrali dei paesi dell’Asean. Le due potenze asiatiche dovrebbero così spartirsi il dominio del Mercato.

venerdì 16 aprile 2010

Rinnovamento industriale per le produzioni cinesi

Secondo quanto riportato dal Consiglio di Stato della Cina, il governo cinese ha in previsione per il 2010 un programma di riduzione delle produzioni ormai obsolete, con l’obiettivo di ridurre l’inquinamento, risparmiare energia e rinnovare il tessuto industriale. I settori che saranno coinvolti in questa operazione saranno: energia, carbone, acciaio, cemento, metalli non ferrosi, coke, carta, coloranti e stampa. Entro la fine dell’anno la Cina ha intenzione di eliminare più di 50 milioni di kilowatt di generatori a carbone e 8.000 piccole miniere di carbone che non rispettano gli standard sulla sicurezza e sull’ambiente. Saranno inoltre chiusi i piccoli stabilimenti di coke e le piccole fornaci per l’acciaio. Si chiuderanno anche tutte le produzioni divenute obsolete nei settori della costruzione dei materiali, industria leggera e industria tessile.
Il programma di rinnovamento, già iniziato nel corso del 2009, conferma il lento passaggio della Cina ad una politica di rispetto ambientale. Le produzioni cinesi, infatti, sono spesso state accusate negli ultimi anni di essere altamente inquinanti e non conformi ai requisiti di sicurezza e di impatto ambientale; ora sembra che anche la Repubblica Popolare Cinese voglia adeguarsi alle decisioni internazionali riguardanti il rispetto e la tutela dell’ambiente. Ciò avrà inoltre anche conseguenze positive sull’industria cinese, che dovrà quindi adottare tecnologie più avanzate

giovedì 15 aprile 2010

L’economia cinese cresce nel primo trimestre 2010 dell’11,9%

Il PIL della Cina registra una ripresa dell’11,9% nei primi tre mesi del 2010, in linea, al momento, con le stime della Banca Mondiale che aveva previsto una crescita annuale tra l’8 e il 10%. L’andamento dell’economia cinese, se dovesse continuare con questo ritmo di crescita, sembra essere molto più rapido di ciò che gli economisti si aspettavano. Ad aumentare inoltre sono anche altri indici della Repubblica Cinese: l’inflazione si è per ora attestata al 2,2% e la produzione industriale tra gennaio e marzo è salita del 19,6%. I dati positivi della Cina si ripercuotono anche sul mercato azionario: le Borse asiatiche, infatti, hanno registrato i valori più alti degli ultimi 20 mesi.
A frenare l’entusiasmo sono però le tensioni legate a questa crescita rapida: la Borsa di Shanghai rimane ancora cauta, temendo che la Banca Centrale cinese possa aumentare i tassi di interesse a fronte di questo sviluppo. Anche a Pechino si respira una certa pressione poiché i valori registrati potrebbero far riconsiderare l’ipotesi di una rivalutazione monetaria oltre all’introduzione di una politica economica più severa, così come auspicato dalle principali economie mondiali.

martedì 13 aprile 2010

I lavoratori cinesi preferiscono le imprese straniere

Secondo un recente sondaggio realizzato da Zhaopin.com circa il 42% dei cinesi che cercano lavoro o desiderano cambiarlo preferiscono cercarlo nelle aziende internazionali. Cambiare occupazione frequentemente è comunque una pratica molto diffusa, soprattutto per coloro che lavorano nel settore privato: si parla di una percentuale pari al 64,5%. Alla base di questa scelta ci sarebbe la possibilità di fare carriera accumulando esperienze di vario tipo anziché accontentarsi di promozioni all’interno della stessa realtà aziendale.
Tuttavia non sempre il passaggio da imprese private ad imprese straniere è semplice: molte differenze le distinguono, tra cui l’ideologia, il modo di pensare, la comunicazione e la gestione aziendale. Con la crescita economica, comunque, molte imprese cinesi hanno cercato di avvicinarsi alla dimensione internazionale optando per una strategia di globalizzazione.
A frenare questo fenomeno, però, ci sarebbe la tendenza delle imprese straniere a licenziare con maggiore facilità i neo-laureati rispetto agli anni passati, tanto che i giovani in questo momento puntano più alle aziende statali che garantiscono loro una maggiore stabilità. Ciò comporta che le società straniere stanno diventando la seconda scelta, soprattutto per chi esce dall’Università, e oggi nelle imprese private trova posto il 75% dei lavoratori cinesi.

lunedì 12 aprile 2010

La sovracapacità nel settore delle infrastrutture e della produzione industriale allarma gli economisti cinesi

La sovracapacità di alcuni settori sta preoccupando gli economisti cinesi, i quali denunciano la realizzazione di numerosi progetti e la produzione di beni per cui non esiste una domanda sufficiente. Il problema si presenterebbe soprattutto in due ambiti: quello delle infrastrutture e quello della produzione industriale.
Nel primo caso si parla di strade, aeroporti, uffici commerciali e impianti industriali che sarebbero in costruzione senza che poi vi sia un reale bisogno. La produzione industriale lorda della Cina è cresciuta nei 5 anni precedenti al 2008 di circa 1,6 volte in più rispetto al PIL nazionale, ciò significa che la capacità produttiva dell’economia stava crescendo più velocemente rispetto alla domanda che l’economia domestica poteva supportare.
Nel secondo caso, invece, la questione riguarda in particolare industrie importanti dell’economia cinese: ferro e acciaio, cemento, vetro, carbone, carbone chimico e silicone poli-cristallino e attrezzature per l’energia eolica. Nel caso dell’acciaio, ad esempio, la Cina ha recentemente prodotto 58 milioni di tonnellate extra a fronte di una domanda mondiale in diminuzione del 14,9%. A preoccupare è inoltre la produzione di alluminio, di cui la Cina è il primo produttore mondiale; molte industrie del settore dovranno espandersi nel rame o altri metalli per sopravvivere.
Le conseguenze della sovracapacità produttiva danneggiano molte industrie, ma si verificano anche a livello globale. Secondo alcuni economisti a peggiorarne la situazione è stata la crisi economica che ha colpito l’Occidente.
Le autorità governative si stanno attivando per fronteggiare il problema attraverso misure di controllo della capacità, realizzate per ora soprattutto nel settore dell’acciaio. L’opinione di alcuni, però, è che questo fenomeno difficilmente si potrà frenare con le sole forze locali.

In crescita il settore automoblistico in Cina

Nel mese di marzo il mercato automobilistico cinese si è confermato in crescita, grazie anche ai numerosi incentivi del governo. Secondo il CAAM (China Assosiation of Automobile Manufactures) le vendite del settore hanno raggiunto il 55,8% rispetto all’anno precedente con, solo mese di marzo, 1,73 milioni di automobili vendute. Le unità del primo trimestre del 2010 hanno raggiunto così la cifra di 4,61 milioni.
Le manovre governative hanno sicuramente aiutato ad ottenere questi risultati: per stimolare l’economia e i consumi erano state ridotte le tasse sulle piccole vetture dal 5 al 10% rispetto all’anno precedente, riducendo poi l’incentivo al 7,5 % nel 2010

venerdì 9 aprile 2010

Conto alla rovescia per l’Expo di Shanghai. Presentato a Palazzo Chigi il programma degli eventi del padiglione italiano

Il primo maggio prossimo si aprirà l’Esposizione Universale di Shanghai preceduta da una cerimonia di apertura il 30 aprile. L’evento, che si concluderà il 31 ottobre 2010, si preannuncia già con grandi numeri: 70 milioni sono i visitatori attesi, 5,28 kmq l’area dello spazio espositivo e 242 i Paesi e le organizzazioni che saranno presenti. L’esposizione porta il titolo di “Better City, Better Life” e si incentrerà sul tema della città, trattando le questioni legate allo sviluppo sostenibile, l’urbanistica e le caratteristiche dell’habitat umano. Gli argomenti legati all’evento sono cinque: l’integrazione tra le culture, la prosperità economica, l’innovazione tecnologica, il rimodellamento delle comunità e l’integrazione tra le aree urbane e la campagna.
Ieri, intanto, è stato presentato a Palazzo Chigi il programma degli eventi che si svolgeranno presso il padiglione italiano; durante la conferenza stampa sono intervenuti il Sottosegretario della Presidenza del Consiglio dei ministri, Gianni Letta, il Ministro degli Affari Esteri, Franco Frattini, e il commissario generale del Governo per l’Expo, Beniamino Quintieri. L’Italia parteciperà con uno spazio espositivo di 7.000 mq e si prevede un afflusso di circa 20-30 mila visitatori al giorno. Il padiglione italiano è intitolato “La città dell’uomo – vivere all’italiana” ed è stato realizzato interamente con materiali e progetti italiani. Presso gli spazi italiani si potrà trovare: una mostra permanente realizzata dalla Triennale di Milano con una sala dedicata all’Expo Milano 2015, mostre d’arte, sale dedicate alle Regioni italiane che saranno presenti e un’area per la promozione delle filiere industriali. I temi proposti dall’Italia riguarderanno la centralità della persona, la qualità della vita e l’ambiente, proponendo un percorso attraverso l’arte, la storia, le tradizioni artigianali e le innovazioni tecnologiche italiane. I settori maggiormente coinvolti saranno quelli dell’arredo, del design, dell’architettura e della cucina. Non mancheranno spettacoli e musica: si affacciano, infatti, grandi nomi come Ennio Morricone, Uto Ughi, Riccardo Cocciante e la Filarmonica del teatro alla Scala.

giovedì 8 aprile 2010

Migliorano i rapporti tra Cina e Stati Uniti. Oggi Geithner è in visita in Cina

Dopo le tensioni degli ultimi mesi tra i due paesi, sembra che Cina e Stati Uniti siano intenzionati a cooperare e instaurare rapporti postivi. La riconciliazione si era già intravista qualche giorno fa, quando Obama ebbe una lunga telefonata con il presidente cinese Hu Jintao, trovando pieno accordo sulla questione nucleare dell’Iran.
Ora i segnali positivi arrivano invece dal fronte valutario: il segretario al Tesoro americano, Timothy Geithner, ha deciso di posticipare la pubblicazione del rapporto sul mercato valutario che secondo molti conterrebbe un dossier esplicito sulla manipolazione dello yuan. Al rinvio di questo report si aggiunge la voce di questi ultimi giorni secondo cui Pechino potrebbe ampliare la banda di scambio dello yuan permettendo alla valuta un apprezzamento più graduale, indice che la Cina potrebbe attuare cambiamenti sulla propria politica monetaria. Il segnale decisivo infine giunge dallo stesso Geithner, il quale oggi è in visita in Cina per un incontro non programmato con il vicepresidente cinese Wang Qishan e che avrebbe dichiarato in precedenza di essere favorevole ad un dialogo strategico ed economico con la Repubblica Cinese. Tuttavia questa decisione non è appoggiata dal Congresso americano, il quale invece critica aspramente la politica monetaria cinese e auspica ad una legislazione che imponga tariffe sulle importazioni cinesi.
La decisione di mantenere lo yuan stabile nei confronti del dollaro avrebbe molti vantaggi per l’economia cinese: secondo la People’s Bank of China sarebbe una misura presa per contrastare la crisi e incentiverebbe la diminuzione dei prezzi d’importazione; per il Ministro del commercio cinese, invece, aiuterebbe ad aumentare l’occupazione nell’export.

mercoledì 7 aprile 2010

La Cina supera la Germania e diventa il primo esportatore mondiale

Dopo 13 mesi di declino la Cina scavalca la Germania e diventa il maggior paese esportatore globale, superando così le previsioni attese. Il 2010 sarà per il paese asiatico l’anno del rafforzamento e dello sviluppo economico ed il PIL potrebbe vedere nei prossimi anni una crescita del 10%. Il settore trainante dell’export rimane quello automobilistico, ma si registra una buona crescita anche per l’industria dell’informatica elettronica, le cui vendite hanno visto un aumento del 20% superando i 67,1 miliardi di dollari. Le esportazioni di questo settore riguardano prevalentemente prodotti come telefonini, personal computer e fotocamere digitali. Anche l’import ha un andamento positivo, soprattutto per le industrie del ferro, greggio e rame.
Infine, per ciò che riguarda il commercio cinese, questo è cresciuto del 17,7% contro il 4% previsto. Tra le industrie in continua crescita vi sono: semi di soia, carne e acciaio.

martedì 6 aprile 2010

In crescita il mercato cinese dell’arte

Nonostante l’anno scorso la Francia abbia scavalcato la Cina diventando il terzo mercato mondiale d’arte, sembra che la situazione rimarrà temporanea. Infatti, il valore delle vendite cinesi del settore ha raggiunto alle aste 3,3 miliardi di dollari, crescendo così del 24% rispetto al 2009. Al momento i più grandi mercati d’arte sono gli Stati Uniti (24,1%) seguiti da Inghilterra (22.1%) e Francia (19,1%), Tuttavia la quota cinese rappresenta un ottimo segnale in quanto è passata dal 10% al 18% attuale in poco tempo. Il mercato cinese inoltre sta crescendo notevolmente anche in popolarità. Nel mese scorso le vendite realizzate a New York sono state tra le più elevate per il paese e si prevede che le vendite di Hong Kong, che si terranno dal 5 all’8 aprile, saranno ancora più alte, raggiungendo il valore di 9,7 milioni di dollari.

La Cina è il primo partner commerciale dell’Iran

L’Iran è considerato da molti paesi un partner e un interlocutore scomodo a causa delle sue posizioni sul nucleare. Washington cerca l’appoggio di Russia e Cina - che hanno diritto di veto all’interno del Consiglio di Sicurezza - relativamente alle sanzioni atte a frenare il programma nucleare iraniano. Per Pechino, però, gli affari sono prioritari, e il dibattito sulle attività nucleari iraniane non ha certo dissuaso la Cina dall’intrattenere rapporti commerciali con l’Iran, tant’è vero che la Cina, scalzando la Germania, nel 2009 è diventata il primo partner commerciale di Teharan. Il business tra i due stati è cresciuto in modo impressionante: nel 1995 gli scambi commerciali avevano un valore di 300 milioni di euro, che sono diventati 11 miliardi nel 2006 e 16 miliardi nel 2009. I due Paesi sembrano aver trovato una perfetta sintesi tra domanda e offerta: l’Iran, che controlla alcuni tra i giacimenti di idrocarburi più forniti a livello mondiale, esporta in Cina – Paese che è divenuto il secondo consumatore di petrolio dopo gli Stati Uniti - notevoli quantità di petrolio e gas; mentre dai porti cinesi verso Teheran partono soprattutto container carichi di armi.Mentre il Cremino cerca di prendere le distanze dal potere di Teheran, la Cina si fa sempre più dinamica e aggressiva: con la partita iraniana Pechino sta dimostrando di aver iniziato a sviluppare un’idea di politica internazionale e, attraverso l’alleanza con l’Iran, potrebbe arrivare, da un lato all’area del Golfo Persico e alle risorse energetiche, e, dall’altro, al Caucaso e all’area del Mar Nero, al Mediterraneo e all’Europa.

venerdì 2 aprile 2010

I valori azionari del commercio cinese calano del 35,2% in febbraio

Secondo i dati della People’s Bank ok China il mercato azionario del commercio cinese è calato alla Borsa valori di Shanghai del 35,2% fino a raggiungere 14,2 miliardi di dollari nel mese di febbraio. Uno dei motivi di questa diminuzione è stata la chiusura del mercato dal 13 al 19 febbraio, in occasione della festa cinese più importante, lo Spring Festival. Non è inusuale, infatti, che durante questo periodo festivo il commercio cinese si indebolisca. Normalmente gli investitori o effettuano gli investimenti prima della chiusura oppure attendono i risultati finanziari del primo giorno lavorativo dopo la pausa, fermando così il mercato. Tuttavia il calo di quest’anno è stato più evidente rispetto agli anni scorsi. Nonostante ciò lo Shanghai Composite Index ha registrato un aumento di 110,58 punti nel mese di febbraio, segno che gli investitori ripongono fiducia nella ripresa economica.

Energia: l’industria elettrica cinese rischia gravi perdite

Nonostante la crescita del 9% nei consumi, l’industria elettrica in Cina rischia perdite enormi a causa dell’aumento dei prezzi del carbone registrato all’inizio di quest’anno. Nel 2004, infatti, il governo cinese approvò un meccanismo per cui il carbone fosse strettamente legato ai prezzi dell’elettricità. Di conseguenza, il prezzo dell’elettricità aumenta ogni volta che aumentano i prezzi del carbone. Secondo questo sistema, però, quando il prezzo del carbone cresce oltre il 5%, il governo dovrebbe assestare i prezzi dell’elettricità, ma ciò è accaduto solo due volte. Con questo meccanismo nel mese di febbraio l’industria elettrica ha avuto gravi cali nel mese di febbraio, esponendo le imprese energetiche a molti rischi.
L’energia elettrica ad alimentazione carbonifera rappresenta il 70% della produzione totale di elettricità in Cina, ragione per cui l’aumento dei prezzi rischia di mettere in forte crisi il settore.

giovedì 1 aprile 2010

In marzo è cresciuto il settore manifatturiero cinese

Secondo le statistiche del National Bureau of Statistics, l’indice PMI (Purchasing Manager’s Index) per il settore manifatturiero cinese si è attestato nel mese di marzo al 55,1%, crescendo dell’1,3% rispetto a febbraio. L’indice è comunque sopra il 50% da 13 mesi, in seguito al calo subito tra la fine del 2008 e l’inizio del 2009 dovuto alla crisi mondiale. Una lettura sopra il 50% indica un’economia in espansione, mentre sotto il 50% indica contrazione.
I dati registrati segnano quindi una positiva ripresa economica per il settore manifatturiero; infatti, sia le esportazioni che le vendite nel mercato interno hanno avuto un buon andamento. Si tratta della crescita più veloce registrata dall’aprile 2004, ovvero da quando sono iniziate le rilevazioni. I dati positivi del PMI indicano inoltre la possibilità che la Cina prosegua con la politica di contrazione monetaria, ma conferme ed ulteriori analisi si potranno far con i nuovi e primi dati sul PIL che arriveranno il 15 aprile.