Dopo la creazione di un’area di libero scambio grazie al recente accordo con la Cina, l’Asean (Associazione dei paesi del Sud-Est asiatico) punta alla creazione di una vera e propria Comunità economica entro il 2015. L’ambizioso progetto potrebbe però garantire un ruolo di rilievo alla Cina, la quale mira a diventare paese leader del Mercato comune e a far si che lo yuan ne sia la valuta di riferimento. Proprio in vista di questa eventualità sorgono molti dubbi sulle capacità monetarie della Repubblica Cinese. Infatti, la mancata convertibilità dello yuan potrebbe creare alcune difficoltà pratiche alle operazioni commerciali nell’area di libero scambio. Al momento le esportazioni cinesi nelle regioni di confine avvengono tramite pagamenti in yuan, così come alcune grandi imprese cinesi che commerciano con Brasile e Russia; tutto questo grazie al ruolo preponderante giocato dalla Banca centrale di Pechino che vende yuan alle Banche centrali degli altri paesi. Per quanto riguarda le importazioni cinesi, invece, queste si svolgerebbero utilizzando la valuta dei paesi dell’Asean coinvolti. E’ evidente che un meccanismo del genere risulterebbe troppo complesso per la Comunità economica. In aggiunta a ciò, con la totale liberalizzazione del mercato si dovrebbero eliminare i controlli dei cambi sui flussi di capitale, cosa che la Cina non è disposta a fare. Tra le altre perplessità emerse, risulta rischiosa l’operazione di internazionalizzazione dello yuan: estendere la valuta cinese al di fuori dei confini nazionali non solo stimolerebbe eventuali speculazioni sulla borsa e sul mercato immobiliare cinese, ma potrebbe anche portare ad uno scontro con il Giappone, il quale entrerà a far parte dell’area di libero scambio dell’Asean dal 2012. Contrariamente allo yuan, infatti, la moneta giapponese è convertibile e già detenuta in tutte le banche centrali dei paesi dell’Asean. Le due potenze asiatiche dovrebbero così spartirsi il dominio del Mercato.
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