Mercoledì scorso un’altra tragedia ha colpito la Cina: un terremoto di magnitudo 7,1 ha sconvolto la provincia di Qinghai, al confine con il territorio tibetano. Le vittime sono circa 2.000 e si contano ancora 195 dispersi; l’area maggiormente devastata è quella della contea di Yushu, una zona della Cina poco sviluppata. Il territorio colpito, infatti, già viveva con un’economia locale poco avanzata e lontana dalla globalizzazione della Cina moderna. Nonostante iniziassero a sorgere nuove costruzioni e anche alcuni negozi di marchi americani, la popolazione, di circa 100.000 persone, vive prevalentemente grazie al piombo locale, alle miniere di zinco, al turismo montano estivo e alla medicina cinese tradizionale. La tragedia che si è ora abbattuta ha messo a dura prova la sopravvivenza di questo sistema economico. Il governo cinese si sta ora attivando per intervenire: il presidente Hu Jintao si è recato sul posto domenica scorsa, lasciando così in anticipo il summit BRIC in corso a Brasilia, e ha dichiarato che sono già in programma piani di ricostruzione e che verrà convocato questa settimana un gruppo di coordinamento per gestire gli interventi. Mercoledì il Consiglio di Stato verrà sospeso per esprimere le condoglianze alla popolazione colpita. Intanto sul posto è già presente l’UNICEF per offrire sostegno umanitario.
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