Lo scorso anno la Cina ha acquistato 1,58 miliardi di dollari di vino pari a 4 milioni di ettolitri. Una crescita vertiginosa rispetto all'anno precedente che è stata calcolata attorno al 9%.
Vino rosso e Cina binomio di business.
Dati alla mano, nel corso del 2012 il paese del Dragone ha investito ben 1,58 miliardi per l’acquisto di vino rosso. Spetta alla Francia il ruolo di leader nell'export, con oltre il 50% sul totale dei vini rossi importati.
La richiesta di vino dalla Cina è ogni giorno più forte. Basti pensare che non capita di rado di imbattersi nelle principali aste londinesi ed assistere ad acquisti di bottiglie pregiate con cifre a tre zeri da parte di cinesi.
L’Italia, dal canto suo, ha aumentato le esportazioni verso Pechino, ma il dato è ancora troppo modesto e ferma il Belpaese al sesto posto tra gli esportatori. Nel 2012 i volumi sono comunque saliti del 4%, toccando i 325 mila ettolitri, venduti per 96 milioni, con un dato positivo registrato rispetto al 2006 dell’11%.
Le armi principali su cui puntare per colmare il gap che penalizza la percezione del nostro vino come vino di qualità, si possono riassumere nella promozione unificata e nella formazione e ricerca di canali di distribuzione alternativi. Ed è in questo ambito che è stato inserito il progetto del Ministero dello Sviluppo economico in convezione con Federvini e Unione italiana vini, denominato "Vini italiani in Cina". Dal 20 al 26 maggio, nove tra i principali importatori cinesi hanno infatti visitato cantine e luoghi di produzione del vino, attraversando la Sicilia, la Puglia e il Piemonte, con l'obiettivo da parte del nostro Paese di diffondere le principali denominazioni enologiche italiane, facendo leva sul proprio appeal oltre che sul legame con il territorio, la storia e le tradizioni.
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