Dopo il New York Times e il Washington Post, Eric Schmidt, presidente di Google, ha nuovamente accusato la Cina per l’uso improprio di Internet. Washington intanto potenzia il Commando anti hacker.
Che ci fossero problemi tra Google e la Cina non è una novità. I rapporti però si stanno ulteriormente deteriorando.
Dopo il New York Times e il Washington Post, Eric Schmidt, presidente di Google, ha infatti nuovamente accusato il Dragone per l’uso improprio di Internet, contestando al Paese di essere l'hacker "più sofisticato e prolifico" attivo sul web.
“In un mondo sempre più digitale la volontà del governo cinese e delle sue aziende statali di ricorrere al crimine cibernetico è destinata a portargli vantaggi politici ed economici”, sostengono in un libro Schmidt e Jared Cohen, titolare del centro studi «Google Ideas», ipotizzando che Pechino possa riuscire a “dividere Internet” creando di fatto un’area digitale alternativa a quella che si origina dagli Stati Uniti e riuscendo in un’attività illecita volta a scoprire inchieste e articoli critici verso la Cina.
Washington non resta a guardare e attraverso il ministro della Difesa, Leon Panetta, negli ultimi giorni ha ordinato di portare da 900 a 4900 i dipendenti del «Cyber Command» guidato ora da Keith Alexander. L’obiettivo degli Usa è ora quello di difendersi dal rischio di devastanti blitz e al contempo di braccare gli avversari in questa nuova guerra cibernetica.
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