Sabato scorso la People Bank of China aveva annunciato che la Cina, dopo mesi di dibattiti internazionali, avrebbe finalmente sganciato lo yuan dal dollaro statunitense, flessibilità resa ormai necessaria vista la ripresa economica del paese. La decisione, secondo gli Stati Uniti, dovrebbe ora dare avvio ad una serie di riequilibri globali che sosterranno la ricrescita mondiale. Nel primo giorno di flessibilità, questa settimana, lo yuan ha già stabilito un record, ottenendo un apprezzamento sul dollaro dello 0,4%, il più elevato dal 2005, prima che il renminbi si agganciasse al dollaro per sostenere le esportazioni cinesi in caduta. Il cambio valutario, comunque, non è stato fatto rispetto alla moneta americana come si pensava, ma sulle forze di mercato, ovvero optando per una fluttuazione libera.
A fronte di un rafforzamento della valuta cinese e di un indebolimento dell’euro le imprese italiane potrebbero ottenere numerosi benefici. Secondo Paolo Zegna, vicepresidente di Confindustria per l’internazionalizzazione, appena rientrato dalla missione di sistema in Cina, è proprio questo il momento di investire nel paese asiatico, dove attualmente sono presenti “solo” duemila imprese italiane. I vantaggi maggiori potrebbe averli l’export, che si prevede possa crescere in Cina del 20% entro l’anno; i settori che sembrano essere più competitivi in questa fase sono ancora una volta quelli relativi ai prodotti tradizionali del Made in Italy (tessile, calzatura e mobili).
A fronte di un rafforzamento della valuta cinese e di un indebolimento dell’euro le imprese italiane potrebbero ottenere numerosi benefici. Secondo Paolo Zegna, vicepresidente di Confindustria per l’internazionalizzazione, appena rientrato dalla missione di sistema in Cina, è proprio questo il momento di investire nel paese asiatico, dove attualmente sono presenti “solo” duemila imprese italiane. I vantaggi maggiori potrebbe averli l’export, che si prevede possa crescere in Cina del 20% entro l’anno; i settori che sembrano essere più competitivi in questa fase sono ancora una volta quelli relativi ai prodotti tradizionali del Made in Italy (tessile, calzatura e mobili).
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