In linea con le previsioni degli
analisti sono stati resi noti i dati relativi al PIL della Cina nel secondo
trimestre del 2012. Senza troppe sorprese arriva la conferma del peggior
risultato dall'inizio del 2009: un incremento che ferma la sua corsa al 7,6%.
Già a marzo era chiaro che Pechino non sarebbe
riuscita a raggiungere la quota dell'8% di crescita annuale (punto di
equilibrio); la riduzione dell'obiettivo annuale al 7,5% ne era stata una
chiara indicazione.A ogni modo, le ragioni del risultato odierno si possono riassumere in due punti fondamentali: il calo delle esportazioni (legato alla debolezza della domanda mondiale) e il ridimensionamento del settore immobiliare.
Il peggio, comunque, dovrebbe essere passato. Tutti gli analisti sono concordi nel ritenere che tra aprile e giugno l'economia del Paese abbia toccato il fondo e che, grazie alle politiche fiscali espansive messe in atto di recente dal governo, nel terzo trimestre la congiuntura del gigante asiatico dovrebbe stabilizzarsi, per poi riprendere a crescere a un tasso superiore all'8% nell'ultima parte dell'anno.
Sicuramente ora il Paese non dovrà cadere nella trappola della liquidità e dovrà evitare di gonfiare ulteriormente la bolla immobiliare della quale, alcuni esperti, si aspettano l'esplosione da un momento all'altro.
Sarà necessario, in seguito, reggere all'indebitamento degli enti locali e correggere le forti diseconomie del sistema industriale.
Una sfida importante che il Premier Wen Jiabao dovrà affrontare con la consapevolezza che questa congiuntura economica è tra le più complesse verificatasi negli ultimi trenta anni.
Nessun commento:
Posta un commento