Gli investimenti cinesi in scienza e tecnologia sono stati scarsi negli ultimi due anni, con il risultato che le imprese hanno poca capacità innovativa. Ciò può rappresentare un’opportunità per le imprese italiane innovative interessate alla Cina.
Durante la 12ma Conferenza dell’Associazione della Scienza e Tecnologia di Fuzhou, tenutosi il 1°novembre scorso, il ministro della Scienza e Tecnologia cinese, Wan Gang, ha dichiarato che le imprese cinesi hanno ancora scarsa capacità innovativa. Nonostante nel 2009 gli investimenti in questi ambiti da parte delle finanze centrali cinesi siano stati pari a 15 miliardi di yuan, mentre quelli totali in ricerca e sviluppo tecnico-scientifico siano ammontati a 58 miliardi di yuan, la competitività dal punto di vista dell’innovazione non è ancora sufficiente.
La criticità delle imprese cinesi può essere un vantaggio però per gli operatori esteri, in quanto la necessità di innovare e di disporre di conoscenze e know-how di alto livello potrebbe favorire la stipulazione di forme di collaborazione internazionale, quali sono: accordi interaziendali, licenze, e joint venture. Quest’ultima possibilità è una delle modalità di ingresso più utilizzata dalle aziende straniere in Cina, sostenuta peraltro da numerose leggi del Paese e dall’impulso dato dall’ingresso della Cina nella WTO nel 2001. Tramite le joint venture, i soci stranieri solitamente apportano capitale ma anche tecnologia, innovazione e know-how, beneficiando di un partner cinese ben consolidato sul mercato e con una conoscenza diretta della domanda, dei canali distributivi e delle strategie di marketing più adatte.
Relativamente all’innovazione, un importante incontro per le imprese italiane interessate alla Cina si terrà il prossimo 8 novembre presso l'Auditorium della Tecnica di Confindustria. Si tratta del “Forum dell’innovazione Italia-Cina”, uno degli incontri organizzati per l’Anno Culturale Cinese in Italia, a cui presenzierà proprio il ministro Wan Gang assieme alle istituzioni italiane. Tra i temi che verranno trattati si segnalano: efficienza energetica e fonti alternative; scienze della vita; design; e-government.
Durante la 12ma Conferenza dell’Associazione della Scienza e Tecnologia di Fuzhou, tenutosi il 1°novembre scorso, il ministro della Scienza e Tecnologia cinese, Wan Gang, ha dichiarato che le imprese cinesi hanno ancora scarsa capacità innovativa. Nonostante nel 2009 gli investimenti in questi ambiti da parte delle finanze centrali cinesi siano stati pari a 15 miliardi di yuan, mentre quelli totali in ricerca e sviluppo tecnico-scientifico siano ammontati a 58 miliardi di yuan, la competitività dal punto di vista dell’innovazione non è ancora sufficiente.
La criticità delle imprese cinesi può essere un vantaggio però per gli operatori esteri, in quanto la necessità di innovare e di disporre di conoscenze e know-how di alto livello potrebbe favorire la stipulazione di forme di collaborazione internazionale, quali sono: accordi interaziendali, licenze, e joint venture. Quest’ultima possibilità è una delle modalità di ingresso più utilizzata dalle aziende straniere in Cina, sostenuta peraltro da numerose leggi del Paese e dall’impulso dato dall’ingresso della Cina nella WTO nel 2001. Tramite le joint venture, i soci stranieri solitamente apportano capitale ma anche tecnologia, innovazione e know-how, beneficiando di un partner cinese ben consolidato sul mercato e con una conoscenza diretta della domanda, dei canali distributivi e delle strategie di marketing più adatte.
Relativamente all’innovazione, un importante incontro per le imprese italiane interessate alla Cina si terrà il prossimo 8 novembre presso l'Auditorium della Tecnica di Confindustria. Si tratta del “Forum dell’innovazione Italia-Cina”, uno degli incontri organizzati per l’Anno Culturale Cinese in Italia, a cui presenzierà proprio il ministro Wan Gang assieme alle istituzioni italiane. Tra i temi che verranno trattati si segnalano: efficienza energetica e fonti alternative; scienze della vita; design; e-government.
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