Il continente africano esporta da decenni petrolio e minerali preziosi verso la Cina, ma la situazione attuale dell’agricoltura cinese potrebbe estendere questi rapporti anche ai prodotti agricoli grazie a investimenti, tecnologia e finanziamenti.
Da sempre il Dragone ha puntato sull’autosufficienza alimentare, ma la siccità nel nord del Paese, le alluvioni e le nevicate record hanno messo in ginocchio la produzione agricola. In particolare la siccità, definita come la peggiore degli ultimi sessant’ anni, ha avuto delle forti ripercussioni sul raccolto del grano, tanto che, secondo le previsioni, Pechino sarà costretta ad importarne dall’estero circa tre milioni di tonnellate, contro l’1.2 milioni del 2010 e le 893.700 tonnellate del 2009. Un altro fattore scatenante è legato al diffuso inquinamento e alla drastica riduzione di terre coltivabili, impiegate per costruire nuove zone industriali e quartieri residenziali: nell’arco di 15 anni sono stati persi circa otto ettari di terre agricole, mentre l’Africa dispone di 733 milioni di ettari di terra agricola (sei volte più della Cina). La collaborazione tra la Cina e il continente africano potrebbe costituire un vantaggio per entrambi: il Sudafrica rappresenta già il secondo partner commerciale cinese dopo l’Angola e sul mercato cinese si possono già trovare olive provenienti dalla Tunisia, caffè dall’Uganda e sesamo proveniente dall’Etiopia. Se i prodotti agricoli hanno rappresentato solo il 3% delle importazioni cinesi dall’Africa negli ultimi anni, questo dato potrebbe aumentare vertiginosamente in relazione al contesto attuale.
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