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martedì 15 febbraio 2011

La Cina verso l’equilibrio economico

Il surplus commerciale della Cina registrato a gennaio 2011 risulta notevolmente ridimensionato rispetto ai mesi precedenti, grazie ad un forte aumento delle importazioni, segno che il Paese si sta avviando verso un maggior equilibrio economico e commerciale.

Con la conquista definitiva del secondo posto in qualità di economia mondiale, la Repubblica Popolare Cinese sembra ora assestare il proprio sviluppo. Il surplus commerciale del Dragone, infatti, ha registrato, a gennaio, il livello più basso degli ultimi mesi, vedendo un forte aumento delle importazioni (+51% annuale), con un valore pari a 144 miliardi di dollari. Le esportazioni, pur essendo aumentate del 37,7% su base annuale per un valore di 150 miliardi di dollari, hanno portato ad una diminuzione del disavanzo commerciale, che è passato così dai 13,1 ai 6,45 miliardi di dollari.
Nonostante tali dati siano distorti dalle festività cinesi, che hanno fatto diminuire le attività nel periodo del Capodanno cinese, la tendenza sembra comunque essere quella di un maggior equilibrio negli scambi internazionali. Infatti, anche il 2010 si era concluso con un ridimensionamento del surplus commerciale, attestatosi a 183 miliardi di dollari (13 miliardi in meno rispetto al 2009).
L’aumento delle importazioni è stato possibile grazie alla crescita dei consumi interni, ma anche degli acquisti di semilavorati e beni di investimento, nonché di materie prime. La riduzione delle riserve, infatti, ha portato la Cina ad importare maggiori quantità di soia (+26%), petrolio (+12%), rame (+25%) e minerale di ferro (+48%) rispetto all’anno scorso.
L’equilibrio economico cinese non solo permetterà al Paese asiatico di mantenere salda la propria posizione sullo scenario mondiale, e probabilmente a superare gli Stati Uniti entro il 2020 come dicono le stime, ma metterà il Dragone in buona luce all’imminente G20 di Parigi, in cui all’ordine del giorno sono previste le misure per prevenire gli squilibri economici mondiali.
Per gli operatori esteri interessati alla Repubblica Popolare, tale direzione è segno da un lato, di numerose opportunità per le attività di export in Cina e dall’altra, di una maggiore stabilità del Sistema Paese a vantaggio degli investimenti diretti.

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