Secondo lo studio della Ernst & Young, la Cina rimane il primo paese al mondo per lo sfruttamento di fonti rinnovabili; tuttavia, gli ingenti investimenti nel settore eolico, a fronte di una domanda minore, stanno rischiando di saturare il mercato.
Secondo una recente indagine della Ernst & Young dal titolo “Renewable Country Attractiveness Indices”, la Cina si conferma al primo posto nella classifica mondiale per utilizzo di energie rinnovabili; seguono gli Stati Uniti, mentre l’Italia si piazza alla quinta posizione scendendo di due gradini nell’indice “Solar”.
La Cina è leader nel le fonti alternative dall’agosto dell’anno scorso, grazie all’impegno del governo esplicitato nel Piano Quinquennale, che prevede di ottenere entro il 2015 energia proveniente da fonti verdi pari all’11,3%. In particolare, la Repubblica Popolare ha sviluppato in modo massiccio l’industria eolica, grazie ad una serie di investimenti statali concessi già a partire dal 2008 e che per quest’anno ammontano a 400 milioni di euro. Nel 2009, il mercato eolico cinese è diventato primo al mondo per capacità installata e nel 2010 il Dragone ha aumentato ulteriormente la capacità di produzione di 18,9 gigawatt, per un totale di 44,7 gigawatt.
Oggi il paese asiatico si ritrova con oltre 70 impianti ma molti di questi rischiano l’inattività a causa della scarsa organizzazione del settore, della mancanza di controllo qualitativo e della saturazione della domanda, ormai già pienamente soddisfatta. Il rischio di surriscaldamento del mercato ha imposto a Pechino un freno agli incentivi nel settore: il governo pensa, infatti, di adottare misure più severe per l’approvazione di impianti eolici e di introdurre l’autorizzazione del National Energy Bureau anche per progetti di capacità inferiore ai 50 megawatt. Inoltre, la Cina ha dichiarato che interromperà i sussidi alle società che utilizzano componenti nazionali invece che importati dall’estero. Quest’ultima decisione è stata presa dopo la denuncia degli Stati Uniti di qualche mese fa in merito alla campagna cinese di supporto ai settori innovativi, tramite la quale l’eolico aveva ricevuto incentivi stimati tra i 6 e i 22 milioni di dollari.
Oltre al Dragone, buone le performance registrate dalla Ernst & Young anche di altri paesi emergenti: il Brasile si piazza al dodicesimo posto, mentre l’India si classifica quarta; di interesse anche la risalita del Marocco che, con ingenti risorse eoliche e solari a disposizione ed una buona domanda, si posiziona al ventiduesimo posto.
Lo studio dimostra ancora una volta che la maggior parte delle nazioni sta investendo sulle energie verdi, con un aumento della produttività commerciale dell’eolico offshore e del concentrated solar power. Tale tendenza permette la creazione di nuovi posti di lavoro, la differenziazione energetica e la crescita economica. I costi della tecnologia saranno così destinati a calare, con beneficio di chi investirà nel rinnovabile nel prossimo futuro.
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