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martedì 21 giugno 2011

Collettiva da Budrio per approdare in Cina

Il distretto di Budrio, operante nel settore delle protesi medicali, si prepara ad internazionalizzare con una collettiva di imprese nella Repubblica Popolare, il cui mercato risulta in forte crescita.

Una ventina di aziende del distretto di Budrio, in provincia di Bologna, ha deciso di affrontare il mercato cinese attraverso un’internazionalizzazione collettiva. Il distretto, in cui sono prodotte protesi medicali, è caratterizzato da aziende di piccola dimensione, alcune nate da imprese molto più grandi, che intravedono nella Cina un’opportunità di crescita ormai irrinunciabile.
Per poter penetrare il mercato, però, è stato necessario aggregarsi in un sistema di aziende che insieme fossero in grado di pianificare e mettere in pratica un’operazione nel Dragone. Nei giorni scorsi una delegazione cinese, cui hanno preso parte la China rehabilitation devices association, la China disabled persons’ federation e il responsabile del Centro nazionale di riabilitazione, ha visitato il distretto italiano per poter individuare le opportunità di cooperazione, partecipando a workshop sulla ricerca scientifica, tecnologica e la collaborazione industriale. Alcuni tecnici ortopedici sono poi stati coinvolti in una dimostrazione pratica sulle tecniche di riabilitazione. Al progetto hanno partecipato anche aziende maggiori ed esterne al distretto, quali Fin-Ceramica, C.n.r. di Faenza, Technogym.
L’obiettivo del distretto è quello di porsi come riferimento italiano per la Repubblica Popolare nell’ambito della cura ortopedica e della produzione protesica, oltre ad aprirsi la strada verso la Cina. Il Dragone, infatti, presenta dei numeri interessanti per il comparto: il Paese ha 85 milioni di invalidi e il 12,5% della popolazione è anziana. Inoltre, il sistema previdenziale è inefficiente: i dispositivi di assistenza sono pochi (appena 1.400) e la domanda richiede nuove strutture, tra cui 30.000 nuovi centri riabilitativi. La conclusione dell’iniziativa dovrebbe portare ad un protocollo d’intesa con Pechino che comprenda anche la tutela della proprietà intellettuale delle aziende italiane.

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