La carenza energetica della Cina sta provocando un’ondata di inflazione e di riduzione delle forniture elettriche. Tra le manovre del Paese si punta sul risparmio energetico e le fonti rinnovabili.
La Cina si trova in piena “crisi elettricità”, la più grave dal 2004. La carenza energetica, a fronte del continuo aumento della domanda dei consumi, sta mettendo in ginocchio i cinque maggiori produttori di energia; a ciò si aggiunge l’aumento del prezzo del carbone che rischia, tra l’altro, di far aumentare le importazioni di materie prime.
Le conseguenze di questa situazione di emergenza sono l’inflazione e la contrazione delle forniture elettriche, già imposte dalla siccità che ha colpito il Paese negli ultimi mesi. I prezzi delle utenze industriali saliranno del 3,5% e ciò si ripercuoterà in particolar modo sulle piccole e medie imprese industriali, agricole e commerciali di 15 Provincie. A livello nazionale, si stima che l’inflazione nel settore crescerà ancora dello 0,5% e addirittura del 12-14% se aumenterà ancora la domanda di energia.
Dall’altra parte, una ventina di provincie hanno dovuto, invece, fare i conti con i tagli alle erogazioni per 18 milioni di kilowatt, misura varata dal governo per ridurre i consumi e che è destinata a ripetersi con l’estate in arrivo. Molte imprese hanno già ridotto del 20,3% l’intensità energetica nel periodo 2005-2010, grazie agli investimenti statali di 37 milioni di euro, e anche per il periodo 2011-2015 si sono impegnate, così come previsto dal Nuovo Piano Quinquennale, a ridurre l’intensità elettrica del 16% e quella del carbonio del 17%. Recentemente, inoltre, la SASAC (State-owned Assets supervision and Administration Commission), ha affermato che entro il 2015 le principali compagnie statali produttrici di acciaio, energia e carbone dovranno ridurre del 16% l’energia utilizzata per la produzione industriale.
Per sopperire alla mancanza di energia si parla molto anche di rinnovabili: un ottimo esempio di sfruttamento di energie alternative viene dall’Ambasciata italiana di Pechino, la quale ha annunciato la ristrutturazione “verde” della sede diplomatica, che si completerà entro l’estate. L’edificio si doterà di pannelli solari e di una microturbina che servirà a produrre energia elettrica e acqua calda; sarà così la prima ambasciata fotovoltaica in Cina, il cui progetto vede la partecipazione di cinque imprese italiane in collaborazione con il ministero dell’Ambiente.
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