Dal prossimo 1 luglio una legge estenderà la previdenza sociale ai lavoratori stranieri in Cina, con conseguente aumento dei costi per le aziende con sede nel Paese asiatico.
Sebbene non sia ancora chiaro in che modo entrerà in vigore, dal primo luglio sembra che la Cina introdurrà la sua prima legge in ambito sociale, frutto di un provvedimento approvato lo scorso ottobre. Secondo quanto dichiarato dal Ministero cinese delle Risorse Umane e della Previdenza Sociale, infatti, i lavoratori stranieri della Repubblica Popolare saranno obbligati a dotarsi di un’assicurazione e, quindi, le aziende presso cui lavorano dovranno pagare un contributo, non si sa bene se obbligatorio o volontario, pe l’assistenza medica statale, le pensioni, gli infortuni sul lavoro, i sussidi di disoccupazione e la maternità.
La normativa riguarderà circa 600 mila individui che lavorano attualmente nel Dragone e si stima che, per le aziende, la legge comporterà una spesa di 200 dollari al mese per dipendente, che andrà a sommarsi ai costi di produzione.
Ciò significa che, con l’aumento generalizzato dei salari dello scorso autunno, questa novità inciderà non poco sulla convenienza delle aziende straniere a delocalizzare in Cina. Già da tempo, infatti, i movimenti sociali che stanno interessando il Paese asiatico fanno pensare ad un cambiamento significativo nel mondo del lavoro del Dragone, in particolare per ciò che riguarda la manodopera basso costo. Nel giro di qualche anno, infatti, è probabile che la Repubblica Popolare riesca ad attirare investimenti stranieri non tanto per i costi contenuti, ma sempre più per la grande domanda e la capacità produttiva.
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