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venerdì 13 agosto 2010

Nuovi e ingenti investimenti cinesi in Africa

La Cina continua ad investire nel continente africano, in cui è già presente in paesi come Angola, Etipia, Nigeria, Sudan, Zambia e Zimbawe. L’obiettivo del paese asiatico non è esclusivamente quello di importare materie prime e risorse energetiche (dall’Africa importa già il 20% del fabbisogno energetico nazionale) ma anche lo sviluppo di buone opportunità in campo industriale, nel settore delle infrastrutture, e in quello agricolo. Tra gli ultimi progetti cinesi realizzati in Africa vi è la costruzione di cinque Zone Economiche Esclusive (Zes) realizzate con capitai cinesi e sfruttate da imprenditori cinesi. L’operazione è iniziata nel settembre 2009, quando vennero stanziati 450 milioni di dollari per una Zes in Zambia e 750 milioni per una nella Repubblica delle Mauritius, per farne un’area di produzione di tessuti, prodotti elettronici e farmaceutici. In Nigeria verrà creata una Zes per una zona manifatturiera ed estrattiva, in Etiopia per un parco industriale per la lavorazione del ferro, mentre l’ultima Zes verrà creata in Egitto. L’ammontare degli investimenti totale sarà di circa 2.500 milioni di dollari, creando migliaia di nuovi posti di lavoro e contribuendo ad estendere le infrastrutture del continente africano.
I rapporti commerciali tra le due realtà, inoltre, proseguono anche grazie al Forum sulla cooperazione agricola tra Cina e Africa, tenutosi a Pechino l’11 e 12 agosto scorsi. Nell’incontro è emersa l’importanza degli scambi e della cooperazione in ambito agricolo per la creazione di un mutuo vantaggio. Tuttavia, il rischio per la Cina rimane elevato, in quanto l’instabilità politica in Africa è comune ed è difficile trovare personale qualificato, oltre alle numerose proteste anticinesi che si verificano frequentemente nel continente nero.
Nonostante ciò, le imprese cinesi sono ancora le prime ad investire nel continente africano e sembrano dimostrare come siano possibili ottime opportunità di business anche per altri paesi , come forse l'Italia, pronti a rischiare.

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