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giovedì 12 agosto 2010

Emergenza inquinamento e mal tempo in Cina: le autorità prendono i primi provvedimenti e chiedono la chiusura di 2000 aziende

Il Ministero per l’industria e l’informazione cinese (MIIT) ha stabilito che entro due mesi dovranno essere chiuse circa 2000 aziende considerate obsolete, inquinanti e non adeguate alle norme di sicurezza. Si tratta di una misura presa per cercare di limitare le problematiche derivanti dall’”emergenza smog” che sta dilagando in Cina. Entro il 30 settembre numerosi stabilimenti operanti nei settori del cemento, della carta, delle leghe metalliche, delle tinture e della produzione dell’acciaio dovranno quindi cessare l’attività produttiva; in caso contrario sono previste sanzioni tra cui il ritiro della licenza, e l’impossibilità di accedere a mutui bancari e ad altri benefit.
L’iniziativa evidenzia la recente preoccupazione delle autorità nei confronti dell’ambiente, soprattutto alla luce delle emergenze ambientali di cui è ultimamente protagonista la Repubblica Popolare Cinese. Nei giorni scorsi, infatti, si sono verificate numerose inondazioni a causa delle piogge monsoniche, provocando 928 vittime e 477 dispersi. Nel distretto di Zhouqu, nella Cina occidentale, le precipitazioni intense hanno causato numerose frane, tanto da bloccare il fiume Bailongjiang e formare un lago. Il disastro, oltre a provocare numerosi morti, ha interrotto elettricità e telecomunicazioni. Un’altra inondazione, nella parte settentrionale del paese, ha trascinato nel fiume Songhua circa 3000 container contenenti prodotti chimici altamente inquinanti. Secondo le autorità cinesi, i danni provocati dal mal tempo fino ad oggi ammonterebbero a 10 miliardi di dollari e la situazione potrebbe ancora peggiorare nei prossimi giorni.
Va inoltre ricordata l’emergenza ambientale che sta coinvolgendo il lago Tai, il terzo lago più grande della Cina. Nel bacino, infatti, si sono riversate grandi quantità di alghe verdi il cui odore si è propagato nei villaggi vicini. Il lago Tai si trova tra due delle provincie più ricche del paese, Zhejian e Jiangsu e le sue rive sono tra le aree più sviluppate della nazione, producendo più del 10% del PIL cinese. Nonostante le campagne anti-inquinamento lanciate dal governo negli anni scorsi e l’aumento di tecnologie “verdi”, numerosi rifiuti penetrano nel lago attraverso i 200 corsi d’acqua a causa della scarsità di misure protettive.
Ora che anche la Cina sembra iniziare a prendere serie misure per contrastare le emergenze climatiche, sarebbe opportuno che le imprese italiane presenti nel paese asiatico si attengano alle recenti norme anti-inquinamento e abbiano, come qui in Italia, una sensibilità ecologica maggiore.

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