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martedì 31 agosto 2010

Previdenza sociale in Cina e Hukou: che malditesta!

Shanghai, 30 Agosto 10.45
"Waidiren", lavoratori che arrivano da altre zone della Cina. Sono loro i motori della crescita dei grandi centri urbani, loro a lottare per un futuro più prospero, un posto comodo nell'abbondanza promessa dal boom economico.
Città come Shanghai vedono ormai i locali confondersi tra le masse e rivendicare le proprie origini cercando ogni occasione per parlare il proprio dialetto, nel caso dello Shanghainese vero e proprio idioma, e ristabilire con sprezzo la linea di demarcazione. Aldilà del campanilismo più puro per cui ogni provincia ha i suoi stereotipi dai "grezzi Pechinesi" ai "ladri dell'Hennan", in Cina vige ancora un sistema che è stato paragonato a quello dell'Apartheid sudafricano.
Parliamo dell'"Hukou", un certificato di provenienza che si divide in urbano e rurale. Un Hukou rurale è come una condanna, se non a morte, a essere sfruttati vita natural durante e vedersi negato l'accesso a servizi statali quali la scuola per i propri figli o l'assistenza medica.
Anche l'Hukou urbano, tuttavia, causa i suoi problemi, se non all'impiegato all'azienda questo sì. Il calcolo dei contributi può diventare estremamente impegnativo se i propri dipendenti provengono da zone diverse. La previdenza sociale si divide in sei categorie a ciascuna delle quali entrambe le parti sono chiamate a contribuire. La proporzione dipende dall'Hukou dell'impiegato, cosa che rende necessaria l'apertura di pratiche ad hoc per ciascuno. A complicare oltremodo la questione esiste un tetto massimo ai contributi, che non devono superare il 300% della media del luogo d'origine che può variare dai 1500 ai 4000 RMB a seconda della ricchezza e viene aggiornata annualmente.
Che dite, head hunting tra gli Shanghainesi?

A cura di Marta Caccamo

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