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venerdì 20 agosto 2010

Selezione all'ingresso

Shanghai, 20 Agosto h.09.45
Se pensate che le porte della terra del Dragone siano aperte per tutti allo stesso modo vi sbagliate di grosso. Come il mercato cinese delle città di prima e seconda fascia non premia più solamente sulla base della provenienza, così Governo e Municipalità si sono fatti sempre più esigenti nell'attrazione di investimenti diretti esteri.
Per chi vuole aprire uno stabilimento i requisiti da rispettare in fatto di protezione dell'ambiente sono altissimi. Pechino sa che una Cina-polveriera non è auspicabile nè in termini di opportunità di business, nè di sostenibilità. Per quanto riguarda il retail, nessun ostacolo a Prada e Starbucks che ancora possono contare sulle location migliori a costi irrisori, se non addirittura gratis. Altra storia per la fascia media del fashion, a cui è fortemente consigliato aprire a Shanghai solo dopo aver sviluppato la propria rete vendite e aver investito nel consolidamento del brand in Cina. La menzione della "Parigi d'Oriente" tra gli stores fa il suo effetto come operazione commerciale, ma implica quasi senza dubbio una perdita di capitale.
Via libera anche ai vini cileni che non hanno tasse sull'import grazie alle abbondanti risorse naturali in patria, che danno un buon incentivo al Governo per alimentare un'alleanza tra i paesi.
Le strade che portano in Cina sono innumerevoli, ma meglio scegliere quelle per cui le corsie preferenziali sono ancora sgombre.

A cura di Marta Caccamo

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