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lunedì 16 agosto 2010

Si fa presto a dire "outsourcing"

Shanghai, 16 Agosto h. 09.50
Gli ultimi anni hanno visto crescere in maniera esponenziale il ricorso all'outsourcing come maniera per diminuire costi e rischi durante il processo di internazionalizzazione, rispetto alla più tradizionale integrazione verticale. Grazie a service providers esterni (chiamati 3PL) è possibile migliorare il proprio cashflow, essere più flessibili ai cambiamenti del mercato grazie alla sostituzione di costi fissi con costi variabili e avere accesso a risorse di cui normalmente non si dispone nella propria organizzazione. Quello che accade, tuttavia, è che la complessità da gestire rischia di controbilanciare i vantaggi derivanti da una soluzione di questo tipo, dato che i vari service providers devono essere coordinati.
E' qui che entra in gioco il concetto di 4PL, un integratore che si occupa di gestire la supply chain eliminando, così, i costi di transazione e incrementando benefici di economia di scala. Lo scopo è l'ottimizzazione che riesce a raggiungere offrendo una rete di servizi che vanno oltre la logistica tradizionale (inventorio, trasporto, magazzino..), comprendendo altri aspetti quali gestione HR, marketing e product development.
Perchè, dunque, un'azienda dovrebbe affidarsi a una gestione di questo tipo in Cina? I buoni motivi sono innumerevoli, ma molti se ne accorgono troppo tardi, al momento di dover intervenire con costose azioni di salvataggio laddove ancora possibile. Un esempio per tutti, la distribuzione. Bisogna rendersi conto che i canali in Cina sono innumerevoli e per la maggior parte controllati dai cinesi, il che implica necessariamente che si debbano trovare referenti locali, con il rischio di finirne ostaggio. I vantaggi di poter contare su una struttura consolidata 4PL derivano dal fatto che ci si possa appoggiare su canali già sondati e costantemente monitorati, oltre al supporto di uno staff qualificato a sopperire la frequente mancanza di professionalità del management cinese e la possibilità di fatturare, offrire listini prezzi e credit options in valuta locale.
Non tutte le aziende, men che meno le PMI italiane, sono disposte a investire in maniera adeguata in termine di capitale umano in Cina: questa è, dunque, una soluzione da valutare per aumentare le probabilità di successo e minimizzare la componente di rischio.
Certo per impostare un rapporto di questo tipo il grado di coinvolgimento è alto e di lungo-periodo, ma a richiederlo non è la modalità di per sè, bensì il mercato cinese dove è fondamentale diffidare di guadagni improvvisi e saper aspettare.

A cura di Marta Caccamo

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