Secondo l’autoity forex di Pechino SAFE (State Administration of Foreign Exchange), la Cina non crescerà oltre il 9% nel corso del 2012, ma potrebbe fermarsi all’8,8% contro il 9,3% di quest’anno. Nonostante la Repubblica Popolare rimanga uno dei Paesi a più elevato tasso di crescita, il Paese asiatico dovrà affrontare molte sfide nei prossimi mesi.
In primis rimane preoccupante, infatti, la questione dell’inflazione, alimentata ulteriormente dal continuo afflusso di capitali dall’estero e segnando un nuovo record nel mese di luglio. A contribuire al rallentamento cinese sarebbe, poi, l’incertezza economica a livello globale che aggrava la crisi dei debiti sovrani e riduce la fiducia dei mercati mondiali minacciando anche la Cina. Infine, la politica monetaria del Dragone è un altro punto su cui il governo dovrà prestare attenzione: la delicata congiuntura economica impone una maggiore valutazione degli effetti di tali misure adottate anche nei mesi precedenti per far fronte all’inflazione.
La riduzione del PIL, comunque, rientra nel Piano Quinquennale 2011-2015, nel quale si è fissato un tasso di crescita medio del 7% circa. Già per quest’anno si sta notando un calo del PIL significativo: se nel primo trimestre si era registrato il 9,7%, nel secondo si è passati al 9,5% e secondo alcuni analisti potrebbe scendere sotto il 9% entro la fine del 2011. Tuttavia, un dato inferiore all’8% per gli economisti cinesi significa rischiare di non garantire l’occupazione interna e per la Repubblica Popolare significherebbe trascorrere un anno molto più difficile di quello in corso.
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