Con 15 voti favorevoli e 10 contrari, l’Unione Europea ha adottato, lo scorso 12 agosto, la proposta di regolamento per rinforzare e rendere permanenti le misure anti dumping nei confronti delle piastrelle Made in China.
Le esportazioni cinesi a basso costo verso l’Europa sono viste come una minaccia per le imprese occidentali, che rischiano così di perdere in competitività; per molte categorie di prodotto provenienti dalla Repubblica Popolare, quindi, negli ultimi tempi sono state adottate misure protezionistiche da parte della UE.
L’ultima disposizione applicata riguarda le piastrelle in ceramica, le cui importazioni dalla Cina sono cresciute con tassi superiori al 20% annuo. La UE ha approvato la proposta di regolamento per l’introduzione di norme anti dumping nei confronti delle piastrelle cinesi, misure che entreranno in vigore nei prossimi mesi e saranno permanenti per i prossimi 5 anni con un’aliquota al prezzo netto franco frontiera che sarà tra il 26,3% e il 69,7%.
Tuttavia, non tutti i Paesi europei sono d’accordo nell’applicazione dell’anti dumping: se l’area centro-meridionale, con Italia, Francia e Germania, preme per il protezionismo, dato che si tratta di nazioni con una forte tradizione manifatturiera che punta molto sull’export, i Paesi nordici preferiscono l’apertura al libero mercato. Pur rappresentando solo il 7% dei consumi europei, l’avanzata cinese In Europa ha causato la perdita di 15 mila posti di lavoro e la competitività è stata garantita solo grazie agli sforzi in innovazione di prodotto, tecnologica e di design. L’Italia, leader mondiale del settore, ha subito particolarmente questo fenomeno: basti pensare che l’industria italiana conta 284 aziende e 37.990 addetti, ha un fatturato di 6,5 miliardi di cui 4 provenienti dall’export. Le piastrelle di ceramica, inoltre, rappresentano il punto di forza del settore, con 172 imprese.
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