Lunedì 27 settembre, a Pechino, Dimitri Medvedev e Hu Jintao hanno firmato numerosi accordi di cooperazione nel settore energetico, in quello bancario e relativamente alla lotta al terrorismo.
Si conclude oggi la visita ufficiale di tre giorni del Presidente russo in Cina, volta a rinvigorire i rapporti tra i due Paesi. Medvedev è stato accompagnato da una folta delegazione di uomini d’affari, cui, oltre al ministro dell’Energia Sergej Shmatko, ha preso parte anche Alexej Miller, amministratore delegato di Gazprom, che mira a vendere le sue prime forniture di gas naturale in Cina dal 2015: come ha affermato il vicepremier Igor Sechin “non ci sono limiti alla crescita del consumo di gas in Cina e Mosca può fornire a Pechino tutto il gas di cui ha bisogno”. Il Dragone è il primo produttore di emissioni al mondo e intende ridurre la propria dipendenza da carbone e petrolio incrementando l’impiego di gas, fino a trarre, entro il 2020, il 10% del suo fabbisogno energetico da quest’altra fonte. Secondo i dati forniti dall’International Energy Agency, nel 2009, la domanda di energia proveniente dalla Cina è stata più consistente di quella di Washington, che deteneva il record dei consumi da oltre un secolo.
Come conseguenza di tali accordi il gas naturale andrà a sommarsi alle consistenti esportazioni di petrolio russo verso la Cina che, da una parte, permettono alla Russia di diversificare le destinazioni delle proprie risorse energetiche dalle destinazioni europee che spesso sono motivo di tensioni con gli stati partner e, dall’altra, consentono alla Cina di soddisfare la sua continua esigenza di energia.
L’unico termine contrattuale che separa i due paesi è quello relativo al prezzo finale del gas, a tal proposito Sechin ha dichiarato: “contiamo di siglare gli ultimi accordi commerciali entro i primi sei mesi del prossimo anno”.
Molti analisti sostengono che il costo finale del gas russo per la Cina sarà abbastanza simile alle tariffe stabilite per i paesi europei.
Come conseguenza di tali accordi il gas naturale andrà a sommarsi alle consistenti esportazioni di petrolio russo verso la Cina che, da una parte, permettono alla Russia di diversificare le destinazioni delle proprie risorse energetiche dalle destinazioni europee che spesso sono motivo di tensioni con gli stati partner e, dall’altra, consentono alla Cina di soddisfare la sua continua esigenza di energia.
L’unico termine contrattuale che separa i due paesi è quello relativo al prezzo finale del gas, a tal proposito Sechin ha dichiarato: “contiamo di siglare gli ultimi accordi commerciali entro i primi sei mesi del prossimo anno”.
Molti analisti sostengono che il costo finale del gas russo per la Cina sarà abbastanza simile alle tariffe stabilite per i paesi europei.
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