Shanghai, 8 Settembre h. 11.50
Citando l'Ambasciatore Sessa: "la Cina non è Shrek. I cinesi hanno due occhi, due orecchie e un naso proprio come noi". Già. E proprio come noi hanno sentimenti e cervello.
Ad alcuni potrà sembrare un'affermazione forte e inappropriata, ma la verità è che spesso e volentieri i problemi con lo staff locale nascono a causa di ambo le parti. I dipendenti vengono considerati come meno svegli per principio e, per motivi che non sempre giustificano il gap con i salari degli stranieri, pagati molto meno. Per una volta ciò che invito a fare è porsi dal loro lato, non per difenderli, ma perchè creare una sintonia è l'unico modo veramente efficace di arginare le inefficienze derivanti dall'HR.
Come fare dunque per aprire un dialogo? Per prima cosa bisogna volerlo. Mai credere che i cinesi non si interessino di essere parte della strategia di un'azienda. Una delle lamentele che mi è capitato di ascoltare più spesso è l'essere confinati a compiti molto precisi senza che sia dato loro conoscere la visione d'insieme e dunque poter contestualizzare il proprio lavoro.
Secondo punto la cultura. Nel loro modo spesso goffo e dai dubbi esiti, specie in campo di abbigliamento, i cinesi sono alla costante ricerca di approvazione e, mentre investono oro per portarsi in ufficio un frappuccino di Starbucks insieme alla ricca "colazione da imperatore", non aspettano altro se non un passo di apertura verso i propri usi da parte dei superiori. Considerare ravioli a colazione un'abitudine barbara e sconsiderata non porta da nessuna parte, anzi dovrebbero essere loro a guardare storto chi osanna i succulenti bocconcini la sera, nei bei ristoranti, che di cinese hanno la cucina, forse, ma non i prezzi.
La lingua apre un altro discorso. Non si può confondere stupidità con qualche difficoltà nel comprendere le indicazioni che vengono date. Il cinese è una lingua basata sui toni e su una grammatica essenziale. Noi Italiani dovremmo tenerlo presente più di tutti che l'accento straniero, specie se marcato, rischia di confondere, così come costruzioni delle frasi troppo articolate che nell'"Italian English" sono la norma. Basta essere chiari e ribadire le cose una volta di più, senza spazientirsi e magari invitando l'impiegato a ripetere e dare un parere su quello che gli è stato detto.
Controllo sì, non deve mai mancare, ma far della dimensione interna della responsibilità sociale aziendale una risorsa vincente è un asset da non farsi assolutamente scappare.
Citando l'Ambasciatore Sessa: "la Cina non è Shrek. I cinesi hanno due occhi, due orecchie e un naso proprio come noi". Già. E proprio come noi hanno sentimenti e cervello.
Ad alcuni potrà sembrare un'affermazione forte e inappropriata, ma la verità è che spesso e volentieri i problemi con lo staff locale nascono a causa di ambo le parti. I dipendenti vengono considerati come meno svegli per principio e, per motivi che non sempre giustificano il gap con i salari degli stranieri, pagati molto meno. Per una volta ciò che invito a fare è porsi dal loro lato, non per difenderli, ma perchè creare una sintonia è l'unico modo veramente efficace di arginare le inefficienze derivanti dall'HR.
Come fare dunque per aprire un dialogo? Per prima cosa bisogna volerlo. Mai credere che i cinesi non si interessino di essere parte della strategia di un'azienda. Una delle lamentele che mi è capitato di ascoltare più spesso è l'essere confinati a compiti molto precisi senza che sia dato loro conoscere la visione d'insieme e dunque poter contestualizzare il proprio lavoro.
Secondo punto la cultura. Nel loro modo spesso goffo e dai dubbi esiti, specie in campo di abbigliamento, i cinesi sono alla costante ricerca di approvazione e, mentre investono oro per portarsi in ufficio un frappuccino di Starbucks insieme alla ricca "colazione da imperatore", non aspettano altro se non un passo di apertura verso i propri usi da parte dei superiori. Considerare ravioli a colazione un'abitudine barbara e sconsiderata non porta da nessuna parte, anzi dovrebbero essere loro a guardare storto chi osanna i succulenti bocconcini la sera, nei bei ristoranti, che di cinese hanno la cucina, forse, ma non i prezzi.
La lingua apre un altro discorso. Non si può confondere stupidità con qualche difficoltà nel comprendere le indicazioni che vengono date. Il cinese è una lingua basata sui toni e su una grammatica essenziale. Noi Italiani dovremmo tenerlo presente più di tutti che l'accento straniero, specie se marcato, rischia di confondere, così come costruzioni delle frasi troppo articolate che nell'"Italian English" sono la norma. Basta essere chiari e ribadire le cose una volta di più, senza spazientirsi e magari invitando l'impiegato a ripetere e dare un parere su quello che gli è stato detto.
Controllo sì, non deve mai mancare, ma far della dimensione interna della responsibilità sociale aziendale una risorsa vincente è un asset da non farsi assolutamente scappare.
A cura di Marta Caccamo
Nessun commento:
Posta un commento