Lo sviluppo di tecnologie per l’ambiente da parte delle imprese italiane trova un interessante sbocco nell’edilizia sostenibile in Cina, mercato con enormi potenzialità, favorito dalla collaborazione con le autorità di Pechino.
Dura ormai da dieci anni la cooperazione ambientale tra Italia e Cina, che fino ad oggi ha permesso lo sviluppo di oltre 200 progetti per un valore di 342 milioni di euro. La tecnologia italiana è particolarmente innovativa in questo campo, grazie alla realizzazione di prodotti come scaldabagno, pareti isolanti, mini centrali elettriche e pavimentazioni avanzate, che nel paese asiatico sono molto richiesti. Nella Repubblica Popolare Cinese, infatti, la domanda di tali beni si registra soprattutto nella costruzione di edifici, dove il consumo energetico è pari al 40% del totale; se si pensa che ogni anno in Cina vengono costruiti 2,3 miliardi di immobili è facile immaginare la portata del segmento. L’edilizia sostenibile di produzione italiana nel paese asiatico è già al lavoro con alcuni progetti di grande rilievo: alla Sannini Impruneta, ad esempio, produttrice di cotto toscano, è stata commissionata la ristrutturazione della stazione ferroviaria di Chendu, capitale della provincia del Sichuan, nel sudovest della Cina. Ma molte altre sono le aziende italiane del settore che vantano numerose richieste dal mercato cinese e che si stanno adattando alle opportunità in vista. L’Ariston, che negli anni ‘80 fede conoscere ai consumatori cinesi lo scaldabagno elettrico, oggi sta pensando di cambiare orientamento e, anziché importare in Italia la merce prodotta in Cina, punta alla realizzazione di beni specificatamente destinati al mercato cinese.
Dura ormai da dieci anni la cooperazione ambientale tra Italia e Cina, che fino ad oggi ha permesso lo sviluppo di oltre 200 progetti per un valore di 342 milioni di euro. La tecnologia italiana è particolarmente innovativa in questo campo, grazie alla realizzazione di prodotti come scaldabagno, pareti isolanti, mini centrali elettriche e pavimentazioni avanzate, che nel paese asiatico sono molto richiesti. Nella Repubblica Popolare Cinese, infatti, la domanda di tali beni si registra soprattutto nella costruzione di edifici, dove il consumo energetico è pari al 40% del totale; se si pensa che ogni anno in Cina vengono costruiti 2,3 miliardi di immobili è facile immaginare la portata del segmento. L’edilizia sostenibile di produzione italiana nel paese asiatico è già al lavoro con alcuni progetti di grande rilievo: alla Sannini Impruneta, ad esempio, produttrice di cotto toscano, è stata commissionata la ristrutturazione della stazione ferroviaria di Chendu, capitale della provincia del Sichuan, nel sudovest della Cina. Ma molte altre sono le aziende italiane del settore che vantano numerose richieste dal mercato cinese e che si stanno adattando alle opportunità in vista. L’Ariston, che negli anni ‘80 fede conoscere ai consumatori cinesi lo scaldabagno elettrico, oggi sta pensando di cambiare orientamento e, anziché importare in Italia la merce prodotta in Cina, punta alla realizzazione di beni specificatamente destinati al mercato cinese.
Un importante appuntamento per le imprese italiane nell’ambito energetico si terrà il 27 settembre, a Milano, con il decimo Italian Energy Summit, realizzato dal Sole 24 Ore in collaborazione con Ibc Global Conferences; l’evento quest’anno affronterà le tematiche dell’energia nucleare e delle fonti rinnovabili e vedrà la partecipazione dei maggiori operatori del settore.
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