Continua ad aumentare in Cina il giro di affari nel settore immobiliare che, nel mese di agosto, è lievitato fino al 60% in città come Pechino, Shanghai, Canton e Shenzhen assieme ad un forte rincaro dei prezzi.
Si parla di 2.426 euro al metro quadro a Shanghai (+ 5,8% rispetto a luglio), 2.430 euro a metro quadro a Pechino (+10,6%) mentre a Shenzhen i prezzi sono saliti del 7%. A fronte di questi dati sembra che le autorità di Pechino vogliano imporre alle banche di trattenere una riserva obbligatoria pari al 2,5% dei prestiti erogati, misura che alcuni istituti bancari locali hanno già intrapreso da tempo. Nel frattempo i prestiti richiesti alle banche per acquistare una terza casa non si placano e si affaccia un nuovo fenomeno: il turismo immobiliare in Giappone. La classe cinese benestante infatti, sta cominciando ad acquistare edifici residenziali, ma anche resort, case di villeggiatura e hotel in Giappone per connazionali che risiedono nel Paese del Sol Levante o che vi si recano per turismo. Tutto ciò è permesso dalla normativa giapponese che garantisce i diritti di proprietà sugli immobili agli acquirenti stranieri.
Se gli acquisti di beni immobili cresce a dismisura è pur vero che si profila anche un aumento della speculazione edilizia: ciò sarà evidente con tutta probabilità nel prossimo censimento dell’Istituto Nazionale di Statistica, in cui verranno anche conteggiate le unità abitative vuote; secondo alcune fonti attuali la percentuale delle case disabitate sarebbe del 25-30% del totale degli immobili sul territorio nazionale.
In definitiva, l’investitore immobiliare italiano che si reca in Cina, il quale solitamente punta alle grandi città sia per l’edilizia residenziale che commerciale, non solo deve tenere conto di quali e quanti sono gli immobili che possono essere trasferiti a proprietà straniera ma deve anche fare i conti con i picchi dei prezzi del settore.
Si parla di 2.426 euro al metro quadro a Shanghai (+ 5,8% rispetto a luglio), 2.430 euro a metro quadro a Pechino (+10,6%) mentre a Shenzhen i prezzi sono saliti del 7%. A fronte di questi dati sembra che le autorità di Pechino vogliano imporre alle banche di trattenere una riserva obbligatoria pari al 2,5% dei prestiti erogati, misura che alcuni istituti bancari locali hanno già intrapreso da tempo. Nel frattempo i prestiti richiesti alle banche per acquistare una terza casa non si placano e si affaccia un nuovo fenomeno: il turismo immobiliare in Giappone. La classe cinese benestante infatti, sta cominciando ad acquistare edifici residenziali, ma anche resort, case di villeggiatura e hotel in Giappone per connazionali che risiedono nel Paese del Sol Levante o che vi si recano per turismo. Tutto ciò è permesso dalla normativa giapponese che garantisce i diritti di proprietà sugli immobili agli acquirenti stranieri.
Se gli acquisti di beni immobili cresce a dismisura è pur vero che si profila anche un aumento della speculazione edilizia: ciò sarà evidente con tutta probabilità nel prossimo censimento dell’Istituto Nazionale di Statistica, in cui verranno anche conteggiate le unità abitative vuote; secondo alcune fonti attuali la percentuale delle case disabitate sarebbe del 25-30% del totale degli immobili sul territorio nazionale.
In definitiva, l’investitore immobiliare italiano che si reca in Cina, il quale solitamente punta alle grandi città sia per l’edilizia residenziale che commerciale, non solo deve tenere conto di quali e quanti sono gli immobili che possono essere trasferiti a proprietà straniera ma deve anche fare i conti con i picchi dei prezzi del settore.
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