Nonostante le recenti dispute con il Giappone, causate dal caso del peschereccio cinese fermato dal governo di Tokyo, le piccole-medio imprese cinesi sembrano orientare sempre più i loro business verso la regione dell’Asia-Pacifico.
Secondo l’annuale sondaggio della UPS Asia Business Monitor, che indaga le tendenze e le opportunità della regione asiatica, il 78% delle PMI cinesi conduce affari nella regione dell’Asia-Pacifico, contro il 6% negli Stati Uniti e il 10% in Europa. Tale dato indica una rinnovata fiducia nella crescita economica dell’area, tanto che il 70% delle imprese coinvolte (su 1.350 totali) prevede una forte espansione della regione nei prossimi tre anni. Le previsioni ottimistiche sono confermate peraltro dal 65% delle aziende del sondaggio, che prevedono un andamento degli affari migliore rispetto al 2009, mentre solo il 12% delle PMI si aspetta un declino nel corso del 2010. Metà delle realtà imprenditoriali contattate, inoltre, pensa di incrementare la propria forza lavoro del 10% circa entro l’anno in corso.
Le conseguenze della crisi economica, infatti, non hanno frenato l’entusiasmo che si respira nell’area asiatica, ma anzi hanno spinto molte aziende orientali, incluse quelle cinesi, a cercare nuovi settori e nuove opportunità di business, come ad esempio il mercato edile, quello dell’information technology e quello manifatturiero. Sempre secondo il sondaggio, inoltre, il vantaggio competitivo percepito dalle imprese cinesi sarebbe la loro flessibilità.
Da un lato, i dati qui proposti evidenziano un punto molto debole dei mercati occidentali: questi, sebbene vedano nei paesi asiatici importanti sbocchi per l’internazionalizzazione delle proprie attività, non sono però in grado di attirare le imprese orientali nei paesi sviluppati. Ciò rappresenta un potenziale rischio nel prossimo futuro, in quanto sempre più aziende asiatiche hanno dimostrato di saper crescere e svilupparsi andando a competere con le grandi multinazionali. Dall’altro lato, lo sviluppo dell’area Asia-Pacifico, dimostra come questa regione rimanga una destinazione ideale per gli investitori globali.
Secondo l’annuale sondaggio della UPS Asia Business Monitor, che indaga le tendenze e le opportunità della regione asiatica, il 78% delle PMI cinesi conduce affari nella regione dell’Asia-Pacifico, contro il 6% negli Stati Uniti e il 10% in Europa. Tale dato indica una rinnovata fiducia nella crescita economica dell’area, tanto che il 70% delle imprese coinvolte (su 1.350 totali) prevede una forte espansione della regione nei prossimi tre anni. Le previsioni ottimistiche sono confermate peraltro dal 65% delle aziende del sondaggio, che prevedono un andamento degli affari migliore rispetto al 2009, mentre solo il 12% delle PMI si aspetta un declino nel corso del 2010. Metà delle realtà imprenditoriali contattate, inoltre, pensa di incrementare la propria forza lavoro del 10% circa entro l’anno in corso.
Le conseguenze della crisi economica, infatti, non hanno frenato l’entusiasmo che si respira nell’area asiatica, ma anzi hanno spinto molte aziende orientali, incluse quelle cinesi, a cercare nuovi settori e nuove opportunità di business, come ad esempio il mercato edile, quello dell’information technology e quello manifatturiero. Sempre secondo il sondaggio, inoltre, il vantaggio competitivo percepito dalle imprese cinesi sarebbe la loro flessibilità.
Da un lato, i dati qui proposti evidenziano un punto molto debole dei mercati occidentali: questi, sebbene vedano nei paesi asiatici importanti sbocchi per l’internazionalizzazione delle proprie attività, non sono però in grado di attirare le imprese orientali nei paesi sviluppati. Ciò rappresenta un potenziale rischio nel prossimo futuro, in quanto sempre più aziende asiatiche hanno dimostrato di saper crescere e svilupparsi andando a competere con le grandi multinazionali. Dall’altro lato, lo sviluppo dell’area Asia-Pacifico, dimostra come questa regione rimanga una destinazione ideale per gli investitori globali.
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