La WTO condanna le misure restrittive sull’export di minerali applicate dalla Cina, dichiarandole discriminatorie e contro i principi del libero mercato.
Martedì scorso la WTO si è pronunciata sulla disputa tra USA, UE e Messico da un alto, e la Cina dall’altro, in merito alle restrizioni applicate dal Dragone sulle esportazioni di materie prime. Il report dell’Organizzazione giudica discriminatorio l’atteggiamento della Repubblica Popolare e incompatibili alle regole della WTO le restrizioni applicate.
La controversia era cominciata nel 2009, dopo che il Paese asiatico aveva diminuito le quote sull’export di alcuni minerali utilizzati dalle industrie chimiche e siderurgiche, come manganese, silicio, molibdeno e tungsteno; tale comportamento aveva avuto come conseguenza una riduzione delle forniture mondiali delle materie prime in questione e un loro aumento di prezzi, svantaggiando le industrie del settore e i Paesi che non dispongono di questi minerali.
La Cina si è sempre difesa, sostenendo che si trattava di una misura presa per ridurre l’impatto ambientale: difatti, l’estrazione di terre rare e la loro lavorazione producono sostanze tossiche che aumentano l’inquinamento. Tuttavia, le indagini della WTO hanno riscontrato che a fronte di questo provvedimento non vi era poi una diminuzione dei consumi interni cinesi. Ora l’Organizzazione chiede alla Repubblica Popolare di adeguare il regime di esportazioni alle norme del commercio internazionale basate sul libero mercato, permettendo il libero accesso ai minerali terre rare.
La reazione della Cina, pur se non ancora ufficiale, non sembra finora positiva: il quotidiano del Partito Comunista Cinese sostiene che il Paese non abbia violato nessuna regola internazionale, mentre l’agenzia Xinhua accusa l’influenza di altre nazioni sul verdetto della WTO. I funzionari cinesi, intanto, pare che presenteranno appello. Secondo il ministero della Terra e delle Risorse, il governo di Pechino avrebbe innalzato il tetto massimo di esportazioni tra il 2010 e il 2011 del 5%, portandolo a 93.800 tonnellate.
Comunque sia, la repubblica Popolare non gode di buoni rapporti con la WTO sin dal suo ingresso nel 2001: negli ultimi cinque anni, infatti, il Paese asiatico è stato coinvolto in 26 degli 84 casi di disputa presentati dall’Organizzazione internazionale.
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