Lo smaltimento dei rifiuti è uno dei settori con maggiori opportunità di business per le imprese italiane: la Cina inquina ma non ha il know how adeguato per riciclare e smaltire i metalli non ferrosi tossici.
Le aziende cinesi hanno bisogno di know how specializzato per smaltire le 1.200 tonnellate di metalli non ferrosi tossici, come rame, alluminio e piombo, che utilizzano per scopi industriali. Il Governo di Pechino, infatti, ha avviato un intenso programma per ridurre l’inquinamento provocato dalle fabbriche: entro il 2015 il 40% del rame e del piombo e il 30% dell’alluminio dovranno essere riciclati, mentre le industrie più inquinanti dovranno convertire gli impianti. Nel piano dell’esecutivo sono state individuate dieci zone a cui destinare i finanziamenti per sostenere le imprese, tra cui Zhejiang, Guangdong, Shandong, Tianjin e Jiangxi per il rame, Guangdong, Zhejiang, Chongqing, Shanghai e Henan per l’alluminio e Henan, Shandong, Jiangsu e Hubei per il piombo.
Tuttavia, le imprese cinesi non dispongono del know how necessario per smaltire correttamente i rifiuti tossici e hanno bisogno di impianti efficienti, come quelli costruiti dalle aziende italiane che dispongono di tecnologie adeguate. Un esempio è la Merloni Progetti, già attiva nel Dragone dove opera nel settore dello smaltimento delle batterie esauste grazie ad un contratto con la municipalità di Chongqing. Le opportunità di business in questo campo, quindi, sono enormi per le realtà tricolore; solo nel 2010 sono state smaltite 2 miliardi di tonnellate di rifiuti urbani, con una crescita dell’11% negli ultimi 5 anni. Lo stesso governo italiano ha attivato 200 progetti da 324 milioni di euro e il ministero dell’Ambiente ha in programma altri importanti investimenti per la sostenibilità ambientale in Cina.
Tra le strategie più adeguate per penetrare il mercato cinese in questo ambito si parla molto di consorzi; nei giorni scorsi Cmra (China non ferrous metal industry association) e Cobat (consorzio per lo smaltimento dei rifiuti industriali) hanno firmato a Roma un accordo quadro per l’avvio di una collaborazione di sistema. Il progetto prevede l’adesione delle aziende con il know how adeguato e una missione nei prossimi mesi per aderire al protocollo anche a Pechino.
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