L’agenzia Moody’s minaccia di far diventare negativo l’outlook sul credito delle banche cinesi a causa di operazioni di prestito poco chiare.
La situazione dei governi locali in Cina è alquanto delicata, soprattutto per ciò che riguarda i prestiti a loro concessi. Secondo l’agenzia di rating Moody’s, infatti, le banche cinesi avrebbero fatto prestiti alle amministrazioni periferiche per somme pari a 3.500 miliardi di yuan (540 milioni di euro), oltre ai 10.700 miliardi (1.141 euro) dichiarati dal rapporto dell’Ufficio Nazionale Revisore dei Conti. Molte delle operazioni legate a questi prestiti, però, risultano poco trasparenti e la stessa agenzia di rating ha segnalato che ci sono delle discrepanze tra ciò che dichiarano i revisori dei conti e le informazioni che provengono dalle authority bancarie. Per questo, Moody’s ha minacciato le banche cinesi di declassare l’Outlook sul credito facendolo diventare negativo.
In realtà, l’indebitamento delle amministrazioni locali è una situazione sotto controllo già da tempo, a causa della nascita delle agenzie semipubbliche L.I.C. (Local Investment Companies) e LGFP (Local Government Financing Platfrom) che chiedono finanziamenti alle banche per conto dei governi periferici offrendo come garanzia la terra e ottenendo così danaro per progetti in infrastrutture e nell’immobiliare. Esistono 6.500 agenzie di questo tipo in tutta la Cina e molto spesso sono gestite da personaggi vicini alla politica locale la cui attività non è sempre regolare. Il risultato è che si può stimare una percentuale dei crediti in sofferenza compresa tra l’8 e il 12%.
Per evitare il declassamento dell’Outlook la Repubblica Popolare dovrà, quindi, realizzare un piano per risanare i debiti dei governi locali e fare chiarezza sulle modalità di prestito alle amministrazioni da parte delle banche.
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