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giovedì 10 marzo 2011

Rischio bolla immobiliare in Cina

Secondo l’agenzia di rating Fitch, l’inflazione che caratterizza attualmente il settore immobiliare cinese potrebbe causare una bolla speculativa mettendo a rischio il sistema finanziario del Dragone.

L’agenzia di rating Fitch assegna a Pechino un grado di rischio MPI3, in quanto ritiene che ci sia il 60% di possibilità che si verifichi una bolla speculativa nel settore immobiliare entro il 2013, mettendo così a repentaglio il sistema finanziario cinese.
I timori sono fondati su alcuni “segnali premonitori” che l’istituto avrebbe individuato e che in genere portano poi a quella che è definita “crisi sistemica”: crescita annuale dei prestiti oltre il 15% e aumento dei prezzi immobiliari del 5% in un biennio. La Repubblica Popolare Cinese presenta entrambe le situazioni; per fronteggiare la crisi economica ed evitare il collasso dei mercati di credito, infatti, le banche cinesi hanno immesso nel sistema una grande massa di liquidità: gli istituti di credito hanno concesso nel periodo 2009-2010 prestiti per 17.500 yuan (1.900 miliardi di euro), denaro utilizzato in gran parte nel settore immobiliare che ha, quindi, causato forti aumenti dei prezzi delle proprietà, arrivati anche oltre il 18% nel 2010. Per frenare la speculazione, il governo ha varato una serie di misure, tra cui la crescita dei tassi di interesse (arrivati al 6,06% sui prestiti a un anno e al 3% sui depositi) e dei coefficienti di riserva obbligatoria delle banche (al 19,5% per gli istituti maggiori e al 16% per quelli minori).
Una grande responsabilità l’hanno avuta anche le amministrazioni locali che dal 2008 hanno creato, allo scopo di ottenere maggiori finanziamenti, le Local Investment Companies, agenzie semipubbliche che ottengono crediti dalle banche fornendo come garanzia la terra; con questo sistema le LIC hanno ottenuto prestiti pari a 7.660 yuan (839 miliardi di euro).
Con una situazione simile, in definitiva, la Cina corre il rischio di una crisi del sistema: l’eventuale crollo della domanda nel real estate provocherebbe una diminuzione dei prezzi, scatenando così una serie di bolle speculative. I costruttori sarebbero indebitati e non potrebbero più pagare gli interessi dei prestiti e le banche si rifarebbero sulle società insolventi provocando una serie di fallimenti. Tuttavia, le altre agenzie di rating non hanno la stessa visione pessimista: per Standard & Poor’s le banche cinesi hanno rafforzato la propria capitalizzazione nel corso del 2010 e sarebbero quindi in grado di far fronte ad eventuali perdite.

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