L’agroalimentare italiano continua a riscuotere successo in Cina ed ora arrivano riconoscimenti per due prodotti tipici della tavola italiana. Inoltre, la registrazione di beni di alta qualità si applica per la prima volta anche a prodotti cinesi venduti in Occidente.
Una buona notizia per l’agroalimentare italiano in Asia: la Cina ha riconosciuto due Indicazioni Geografiche italiane, il Grana Padano e il Prosciutto di Parma. Nei giorni scorsi, infatti, è entrato in vigore il protocollo sperimentale “dieci più dieci” approvato cinque anni fa tra Europa e Cina per le registrazioni di prodotti Dop e Igp. Si tratta di un’importante tappa per il settore tricolore, dato che gli alimenti italiani sono quelli con più mercato nella Repubblica Popolare; inoltre, tale accordo permetterà, da oggi in avanti, di evitare problematiche legate alla contraffazione e all’imitazione di marchi nel mercato asiatico, soprattutto alla luce dell’aumento considerevole dell’export dell’agroalimentare italiano. Nel 2010, precisamente, l’export di prodotti alimentari Made in Italy è arrivato a 21 miliardi di euro (+10,6%) con ottime performance non solo negli Stati Uniti ed in Europa ma anche in Cina, dove ha visto un incremento del 63%. Sempre l’anno scorso, il Prosciutto di Parma ha segnato un incremento record pari al 9,5% delle esportazioni, mentre il Grana Padano, assieme al Parmigiano Reggiano, ha avuto un aumento del 26%.
Tutto ciò a fronte di tradizioni alimentari fortemente diverse; nel Dragone, effettivamente, il consumo di prodotti lattiero-caseari è sempre stato limitato e solo ora inizia a farsi strada nella cultura locale. Per i prossimi anni si prevede un balzo ulteriore dei beni alimentari italiani, che potranno contare su un bacino di consumatori che arriverà a 120 milioni di persone nel prossimo decennio.
Il riconoscimento di alimenti di qualità, comunque, è reciproco: nel novembre scorso la pasta alimentare cinese “Longkou Fen”, la pasta Doc Made in China, è stata registrata a livello europeo tra gli alimenti a indicazione geografica protetta. In attesa di registrazione ci sono anche prodotti quali il tè alle mele e pere cinesi e l’aceto tipico dello Zhejiang.
Tuttavia, non va dimenticato che l’importazione di beni alimentari dalla Cina non è sempre sinonimo di qualità ed etica: molti prodotti agricoli che l’Italia acquista, in realtà, si è scoperto che provengono dai terreni lavorati da attivisti o dissidenti politici detenuti nei campi di riabilitazione.
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