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venerdì 25 marzo 2011

La Cina è la preferita tra i Bric dalle imprese italiane

Gli investimenti italiani nella Repubblica Popolare Cinese sono in aumento nonostante la crisi e dimostrano l’appetibilità del Paese per molti settori del Made in Italy.

E’ la Cina la meta preferita per gli investimenti italiani tra i Paesi dei Bric; secondo un monitoraggio di Assolombardia, il Paese asiatico ospita circa duemila aziende tricolore, per 100.000 dipendenti e con 8 miliardi di fatturato. Sebbene ci sia un netto disavanzo tra le voci di import ed export dell’Italia, i beni Made in Italy stanno affermandosi sempre più nella Repubblica Popolare e nel 2009 le esportazioni italiane sono state pari al valore di 6,6 miliardi d dollari.
Al momento, le imprese leader sul mercato cinese sono quelle di grandi dimensioni; tuttavia, grazie al nuovo Piano Quinquennale della Cina si apriranno nuove opportunità anche per le medie imprese nei settori delle tecnologie ambientali, delle infrastrutture, della sanità e dell’agroalimentare.
Tra le grandi aziende italiane che hanno investito maggiormente nel Dragone molte hanno in programma ulteriori ampliamenti. Candy, ad esempio, ha pianificato la costruzione di un complesso industriale e direzionale a Jiangmen, nel Guangdong, dove lavoreranno 2.000 persone. Nuovo stabilimento produttivo a Zhongshan anche per PiQuadro, nella moda, e per Kopron, nel settore della logistica. Le nuove norme ambientali, inoltre, possono essere lo spunto per progetti innovativi, come ha fatto Merloni, che sta pianificando la costruzione di un sito per il riciclo del piombo.
Tra le aree geografiche più interessanti rimangono le grandi città come Shanghai, che grazie all’Expo ha attirato numerosi stranieri, e la Provincia del Guangdong, molto ambita anche dai settori del design e del lusso, dove marchi come Prada e Bulgari stanno investendo in progetti produttivi.
Nonostante le numerose esperienze positive, non va dimenticato che la Cina rimane un Paese difficile da approcciare, dove servono dosi quali umiltà e pazienza. In una recente intervista all’imprenditore Airaldo Piva, fondatore di Hengdian Group Europe che vive in Cina da anni, sono emerse due difficoltà principali nell’investire nel Dragone: l’importanza delle relazioni umane basate sulla fiducia personale e la prevalenza dell’etica sul diritto. Entrambi gli aspetti denotano come per i cinesi i rapporti di lavoro siano determinati dalla conoscenza personale e non dalla formalità, caratteristica occidentale. Questa differenza spesso causa incomprensioni nello sviluppo di relazioni lavorative tra cinesi e italiani, motivo per cui la conoscenza del contesto culturale risulta fondamentale per il successo delle attività in loco.

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