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venerdì 14 ottobre 2011

Nuova tassa sulle terre rare

Le aziende operative nel settore delle terre rare in Cina dovranno pagare una nuova tassa decisa dal governo centrale per ridurre l’estrazione dei metalli e il conseguente inquinamento.

Il governo di Pechino ha introdotto una nuova tassa sulle terre rare: le aziende del settore dovranno così pagare tra il 5% e il 10% dei loro profitti al fisco cinese. Si tratta dell’ennesima misura intrapresa dalla Repubblica Popolare per equilibrare il comparto delle Ree, metalli piuttosto rari ma utili in molte industrie a livello globale.
Il Dragone ha recentemente intrapreso una linea dura nei confronti dell’estrazione di terre rare, soprattutto verso il mercato illegale, in quanto si tratta di elementi tossici e quindi molto dannosi per l’ambiente. Il settore, inoltre, è particolarmente complesso, dato che, oltre alla difficoltà e alla pericolosità dell’estrazione, il vantaggio redditivo di un’azienda si verifica solo nel momento in cui riesce ad estrarre enormi quantitativi di Ree, ovvero grandi percentuali per tonnellata. A ciò si deve aggiungere la difficoltà nel reperire personale esperto o con una formazione adatta al comparto: figure quali esperti minerari e chimici che abbiano dimestichezza con le terre rare sono poche nel mondo e per la maggior parte di nazionalità cinese o russa.
Attualmente la Cina detiene il monopolio di Ree, grazie ai numerosi siti di cui dispone e agli investimenti nella formazione di personale che ha effettuato negli ultimi decenni. Tuttavia, a causa della conseguente scarsa disponibilità dei metalli in questione, nuovi siti estrattivi verranno resi operativi nel giro di due anni: Lynas in Australia, Moolycorp negli USA, Stans Energy in Asia.

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