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giovedì 13 ottobre 2011

Cina, quarto mercato per la seta italiana

La Cina sorpassa la Germania nella classifica degli acquirenti di seta mondiale italiana, confermando la ricerca per l’alta qualità.

La Repubblica Popolare è diventata il quarto mercato di destinazione dei tessuti serici italiani, dopo Francia, Spagna e Stati Uniti, superando così la Germania. Secondo l’analisi dell’ufficio studi di Intesa Sanpaolo, nel primo semestre 2011 la Cina ha avuto un incremento del 35% negli acquisti delle stoffe in seta Made in Italy, prodotte per la maggior parte nella zona di Como. Il trend conferma l’interesse dei consumatori cinesi per articoli di elevata qualità, pregiati e più costosi. Infatti, oltre alle stoffe, si registra un buon andamento anche nelle vendite di accessori femminili, quali i foulard.
In generale, comunque, il comparto italiano della seta ha raggiunto ottimi risultati quest’anno, secondo quanto riportato dagli studi di Sistema Moda Italia: il fatturato è cresciuto nel primo trimestre di quest’anno del 23,7% rispetto al 2010 e le vendite del 13,4%. L’andamento del fatturato nei mercati esteri ha avuto un balzo del 21%, mentre sul mercato nazionale è salito del 27,3%.
Tuttavia, se il Dragone da un lato rappresenta un mercato di sbocco interessante, dall’altro è visto come una minaccia. La produzione locale nel settore tessile ha visto un aumento dei livelli qualitativi, con il risultato che nel giro di pochi anni il Paese asiatico potrebbe diventare un temibile concorrente nell’offerta di articoli e tessuti in seta ma non solo. Lo conferma anche la tendenza tra le aziende italiane di abbigliamento che negli ultimi anni hanno trasferito le produzioni in Cina senza diminuire gli standard qualitativi della merce. Ne sono un esempio Snobby Sheep, marchio fondato da Stefano Impecora, che ha spostato gli stabilimenti in Cina per poter vendere prodotti di stile italiano ma a prezzi sostenibili; analoga scelta per la Lerock di Luca Berti, che produce a Guangzhou la sua linea di jeans. In entrambi i casi il design, i prototipi e i materiali sono italiani ma la fabbricazione è diventata cinese.

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