In Cina aumentano la spesa e il consumo relativi al mondo della moda e anche “il ceto medio” è alla ricerca di articoli di qualità.
Si è conclusa ieri la prima settimana internazionale del design a Pechino: centinaia di mostre, eventi ed espositori hanno dato vita alla più grande rassegna mondiale dello stile, che ha coinvolto 600 nuovi stilisti e designer e 400 nuovi marchi.
Come ha dichiarato Merete Brunander, presidente della Design Week di Copenhagen, il Dragone sembra ormai pronto per il primato in ogni campo, anche in quello della moda: “L’era in cui l’Occidente ha avuto il monopolio sul business del gusto è finita e l’Asia si appresta a riconquistare anche questo mercato”.
Anche in Cina aumentano la spesa e il consumo relativi al mondo della moda e anche i cinesi “del ceto medio” sono alla ricerca di articoli di qualità: la spesa per moda, arredamento e beni di lusso Cresce del 124% all’anno. Un rapporto McKinsey prevede che entro il 2015 il colosso asiatico rappresenterà il 23% del fatturato globale del design e nel 2020 la quota salirà al 35%, al 58% se si prende in considerazione tutto l’Oriente.
La novità consiste nella nascita di un nuovo stile, dall’abbigliamento alla casa, uno “stile cinese contemporaneo”, che alla tradizione dell’estetica imperiale unisce l’innovazione dei materiali, la praticità degli oggetti e la sostenibilità ambientale dei processi produttivi. Il boom del design cinese ha avviato una vera e propria rivoluzione nell’artigianato e nell’industria del Dragone: sono migliaia le imprese che si stanno riconvertendo dalla produzione in serie low cost alla creazione di pezzi unici d’alta gamma, facendo fiorire laboratori famigliari dislocati dalle metropoli. L’attrattiva dei capi “designed by China” risiede nel fascino del gusto orientale e, com’è risaputo, nella modicità del prezzo: come ha affermato Maria Ching Yeung, ad del primo marchio di lusso cinese, “finalmente anche il meglio diventerà alla portata di tutti”.
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