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giovedì 6 ottobre 2011

In Cina crescerà a breve l’import di mais

Nei prossimi mesi la Cina dovrà tornare a rivolgersi ai mercati internazionali per gli approvvigionamenti di mais.

La prospettiva che anche la crescita della Cina possa frenare allarma i mercati delle materie prime; tuttavia, per quanto riguarda il mais, è improbabile che quest’ultimo perda il sostegno degli acquisti cinesi: Pechino avverte che, nonostante gli abbondanti raccolti di cereali, prossimamente il Paese dovrà tornare a rivolgersi ai mercati internazionali per gli approvvigionamenti ed è molto probabile che a breve le sue importazioni aumentino del quadruplo rispetto ai livelli attuali. Fan Zhenyu, vice direttore generale della Cofco - società statale incaricata degli approvvigionamenti - sostiene che se il Dragone non riuscirà a migliorare la resa delle proprie coltivazioni, spesso minate dalla siccità e difficilmente ampliabili a causa dell'elevata urbanizzazione, potrebbe arrivare a importare annualmente tra 5 e 10 milioni di tonn., raggiungendo addirittura 20 milioni di tonn. nel 2020 (nella stagione 2010-2011 dall’estero ne ha acquistate 1,3 milioni).
Sebbene gli analisti abbiano stimato che le riserve di Pechino siano piuttosto basse (intorno a 12 milioni di tonn - equivalenti a un mese di consumi) e che la domanda potrebbe salire addirittura del 6,8%, alcuni funzionari di Stato prevedono che Pechino aspetterà qualche mese prima di avviare le importazioni, perché solo quando il raccolto locale sarà concluso (verso marzo), si potrà avere una più chiara visione delle reali necessità del Paese; inoltre, i prezzi, ora molto elevati, potrebbero nel frattempo calare. Vi è inoltre da considerare il fatto che Pechino persegue da anni l'obiettivo dell'autosufficienza e continuerà a perseguirlo, come assicura Fang Yan, della Commissione nazionale per le riforme e lo sviluppo, che ha affermato: “Grandi importazioni da parte della Cina potrebbero accrescere la volatilità dei prezzi a livello globale e creare problemi di approvvigionamento ai Paesi più poveri”. Tuttavia, anche se non se ne possono prevedere con precisione i tempi, per il colosso asiatico l’aumento dell’import dei cereali appare ormai una scelta obbligata.

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