La presenza cinese in Italia a livello imprenditoriale è tra le più cospicue nel nostro Paese: sono 36.800 le aziende individuali avviate da cinesi in Italia. Il governo della Repubblica Popolare, infatti, sostiene gli emigrati che vengono a fare fortuna in Occidente, oltre al fatto che la comunità e la famiglia, con cui si mantengono forti legami, garantiscono loro lavoro, formazione e prestiti necessari. Il risultato è che i cinesi sono la quinta etnia in Italia e in Europa e i primi nel flusso di rimesse all’estero. La maggior parte di loro si caratterizza per la giovane età, ma anche per l’elevato tasso di imprenditorialità e occupazione, il grande volume di affari e la massiccia presenza femminile.
Delle quasi 37 mila imprese cinesi nel nostro Paese, la metà si concentra principalmente in tre regioni: Toscana (22%), Lombardia (18%) e Veneto (11%); tra le provincie con maggior presenza si trovano poi Prato (con 4.000 imprese), Milano (con 3.500) e Firenze (con 3.000). Gli imprenditori cinesi in Italia sono impiegati soprattutto nel manifatturiero (in particolare nel settore tessile), commercio e ristorazione. Il volume di affari delle imprese cinesi è minore solo rispetto a quello della comunità romena, il fatturato invece, si aggira oltre i 36 mila euro, dopo egiziani e tunisini. Tra le etnie cinesi più preponderanti ci sono i whenzouren, provenienti da Wenzhou, nella Provincia dello Zehjiang.
Un aspetto rilevante degli imprenditori cinesi è che solo il 2% decide di associarsi con stranieri per svolgere l’attività; la caratteristica principale di questa comunità, infatti, è la preponderanza del guanxi, le relazioni tra cinesi, siano questi in madrepatria o in altri paesi esteri. Inoltre, la maggior parte dei cinesi sogna alla fine di diventare laoban, ovvero padrone e di raggiungere l’autonomia lavorativa, a prescindere dal tipo di attività avviata.
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