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lunedì 8 agosto 2011

In Cina cresce l'inflazione

La ripresa economica globale stenta a decollare ma aumenta in tutto il mondo l’inflazione e preoccupa, in particolare, quella cinese.

Le economie emergenti stanno per attraversare un forte periodo inflattivo. Il rapporto semestrale dell’Asian Development Bank (Adb) invita i paesi emergenti dell’Asia orientale a “non reagire in modo eccessivo al rallentamento in atto nelle economie avanzate, in quanto la crescita regionale resiste e l’inflazione è un problema che permane”. La ripresa globale dell’economia si presenta incerta e si teme un possibile impatto negativo sull’economia cinese, a causa dalla stretta monetaria messa in campo al fine di limitare l’inflazione: lo scorso giugno, l’indice dei prezzi al consumo cinese (CPI) ha raggiunto il 6,4% su base annua, il picco massimo rispetto a luglio 2008. Un terzo del paniere CPI è occupato dai prezzi degli alimenti, dei quali una fetta consistente è occupata dai prezzi della carne suina che, a giugno, sono cresciuti del 57% su base annua, incidendo di quasi due punti percentuali sul tasso di inflazione generale.
Gli esperti avvertono che l’attuale inflazione non va sottovalutata, in quanto è più diffusa di quanto non sembri; i rincari annuali dei prezzi non alimentari hanno infatti registrato un’accelerazione, passando dal 2,9% di maggio al 3% di giugno e sono in molti a temere che i prezzi dei beni non alimentari possano subire un ulteriore rincaro.
Le pressioni inflative che caratterizzano oggi l’economia cinese sono in parte dovute all’impatto tardivo del pacchetto di stimoli, adottato in Cina nel 2009 per arginare gli effetti della crisi finanziaria globale e mantenere costante la crescita del Pil. L’aumento del Pil cinese ha già iniziato, tuttavia, a spingersi verso il livello potenziale, che si attesterebbe al 9%, e tale fattore, secondo gli economisti cinesi, costituirebbe una seria minaccia poiché porterebbe inevitabilmente ad un ulteriore innalzamento dell’inflazione.

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