Le principali notizie e informazioni di natura economica, finanziaria, giuridica e politica relative alla Cina

mercoledì 31 agosto 2011

Boom di export per lo spumante italiano

Lo spumante italiano esportato in Cina ha visto una crescita del 775% in un anno. Per il settore enologico si aprono molte opportunità nel Paese asiatico e si segnalano due importanti fiere per l’autunno.

Le esportazioni italiane di spumante registrano un trend molto positivo negli ultimi mesi: la crescita in tutte le aree geografiche è del 28% complessivo. Particolare successo si sta verificando in Cina, dove l’export è aumentato esponenzialmente nell’ultimo anno, crescendo del 775%, e si stima che entro la fine del 2011 il valore delle merci esportate nella Repubblica Popolare potrebbe arrivare a 10 milioni di euro.
Il Dragone sta cominciando ora a diventare un mercato appetibile per la cultura enologica; fino a poco tempo fa, infatti, il consumo di vino e bevande alcoliche era alquanto ridotto e l’importazione limitata. Solo grazie alla diffusione tramite i ristoranti italiani e programmi internazionali di formazione anche la Cina si sta aprendo a questo business.
Nella Repubblica Popolare già da qualche anno si tengono alcune manifestazioni internazionali dedicate all’enologia: quest’anno dal 3 al 5 novembre si svolgerà ad Hong Kong la fiera INTERNATIONAL WINE & SPIRITS FAIR 2011, dall’8 al 10 novembre Guangzhou ospiterà GUANGZHOU INTERNATIONAL WINE EXHIBITION & WORLD FAMOUS WINE EXPO, mentre dal 29 novembre al 2 dicembre a Shanghai si terrà SIMPLY ITALIAN GREAT WINES.

martedì 30 agosto 2011

La Cina controlla i porti mondiali

La supremazia della Cina nel traffico navale è ormai consolidata: sono cinesi i principali porti marittimi mondiali e le flotte mercantili.

La Repubblica Popolare detiene un primato assoluto nel controllo dei principali scali marittimi mondiali e delle flotte mercantili. Il paese asiatico, infatti, ha avviato un sistema portuale molto efficiente che permette di gestire l’intero iter logistico, dall’imbarco delle merci alla loro consegna a destinazione; il tutto riducendo rischi e costi e svolgendo lo smistamento in modo rapido. Il volume di traffici via mare della Cina è il 40% del tonnellaggio totale mondiale; 10 dei primi 14 porti mondiali per movimentazione di merci generiche sono cinesi, così come 7 dei primi 11 specializzati in container (con Shanghai al primo posto in entrambe le classifiche).
La forza cinese si manifesta anche nelle strategie alternative che negli anni il Paese ha elaborato per evitare la congestione del traffico navale e aggirare i rischi dei punti critici denominati chokepoints (“colli di bottiglia”). Per l’esportazione di beni verso l’Europa, il Dragone ha ipotizzato, dunque, la possibilità di trasferimento via ferrovia lungo la linea transiberiana, che farebbe risparmiare ad ogni container circa 5-7 giorni di viaggio. Inoltre, per garantire la sicurezza dei propri traffici la Repubblica Popolare detiene alcune basi navali ad uso sia civile che militare lungo le coste dell’Oceano Indiano in Birmania, Tailandia, Bangladesh, Sri Lanka e Pakistan. Non mancano, poi, numerosi porti internazionali che sono controllati dalla Cina: Aden, Porto Said, Pireo e il canale di Panama (grazie al controllo effettivo dei porti di Balboa e Colon che vi sia affacciano).
Infine, la Repubblica Popolare ha in cantiere alcuni progetti molto ambiziosi per incrementare e facilitare ulteriormente gli scambi commerciali: nel febbraio scorso, infatti, il Dragone presentò la proposta di costruire una ferrovia in Colombia tra Cartagena e la costa del Pacifico come alternativa al canale di Panama.

lunedì 29 agosto 2011

La Cina diventa il primo mercato per i personal computer

La Cina sorpassa gli Usa e diventa primo mercato mondiale per i personal computer, con una quota del 22%.

Secondo l’istituto di ricerca americano Idc, la Cina ha superato gli Stati Uniti ed è diventata leader di mercato per i personal computer. Nel secondo trimestre del 2011, infatti, la Repubblica Popolare ha venduto 18,5 milioni di computer per un valore di 11,9 miliardi di dollari, mentre gli USA hanno venduto 17,7 milioni di pezzi per un valore di 11,7 milioni di dollari. Il Dragone detiene così, attualmente, il 22% della quota mondiale di mercato, contro il 21% degli Stati Uniti.
Per gli analisti il sorpasso è comunque momentaneo e alla fine dell’anno gli USA avranno venduto circa 73,5 milioni di pc contro i 72,4 milioni della Cina. Nonostante ciò, il fenomeno sottolinea la continua crescita in diversi settori del gigante cinese; negli scorsi anni, infatti, la Repubblica Popolare aveva già scavalcato gli USA in altri ambiti, quali automobili, acciaio, materiali da costruzione, moda e lusso. Inoltre, la nuova manovra economica del Paese asiatico che punta all’incremento die consumi interni sta facendo balzare anche la produzione e la vendita di cellulari e apparati tlc, con affermazione su scala globale di aziende locali quali Lenovo e Huawei.
In definitiva, sono pochi ormai i settori in cui la Cina non ha ancora battuto il suo rivale statunitense, concentrati soprattutto nei servizi: bancari, software, media e telecomunicazioni.

venerdì 26 agosto 2011

Enit promuove l’Italia in Cina

Il turismo cinese in Italia non conosce crisi ed Enit inizierà nei prossimi giorni a promuovere le bellezze dello Stivale nelle principali città del Dragone.

Sta per decollare il progetto di Enit “Italy comes to you”, programma dedicato alla promozione del Belpaese nelle nazioni emergenti, tra cui Cina e Russia, i primi Paesi che lo sperimenteranno. Nella Repubblica Popolare il progetto inizierà da Canton il 27 agosto, per poi proseguire a Pechino dal 17 al 25 settembre e, infine, a Shanghai dall’8 al 16 ottobre. In tutte le tappe saranno allestiti degli stand suddivisi per regioni italiane e per tematiche, come mare, città d’arte, enogastronomia, terme e benessere.
L’iniziativa si rivela fondamentale in questi ultimi anni in cui il turismo cinese in Italia ha raggiunto risultati eccellenti. Nel primo semestre di quest’anno, infatti, i consolati italiani di Pechino, Shanghai e Canton hanno rilasciato 41 mila visti, più che in tutto il 2009, con un incremento del 34,56% rispetto al 2010. Ogni anno circa 150 mila cinesi visitano il nostro Paese e per il 2011 ci si aspetta un aumento di presenze del 60%: i voli diretti tra Italia e Cina sono aumentati (22 a settimana), così come la loro capacità, che è raddoppiata. I turisti cinesi sono attratti principalmente dalle nostre città d’arte, ma anche dallo shopping; gli outlet, in particolare, rappresentano le mete più ambite: nel 2011 l’incremento di acquisti è stato del 101%.
Tuttavia, il settore lamenta delle carenze organizzative: se dalla Cina la gestione dei i viaggi è quasi esclusivamente nelle mani di tour operator locali, in Italia le agenzie hanno difficoltà, soprattutto nella sistemazioni di intere comitive in strutture per cinesi.

giovedì 25 agosto 2011

Cina: transazioni commerciali e politica

La cultura gioca un ruolo centrale nelle relazioni commerciali e nelle strategie di marketing. Ad esempio, in Cina le qualifiche formali, come vicepresidenti, direttori generali, responsabili finanziari, non fanno testo: quello che conta davvero è la posizione nel Partito.

La cultura gioca un ruolo centrale nelle relazioni commerciali e nelle strategie di marketing. Risulta spesso difficile interagire con persone appartenenti a culture diverse e si rischia di mandare in fumo una trattativa per una sottigliezza culturale, percepita come sgradita dal nostro interlocutore.
La cultura rappresenta un fattore cruciale per l’instaurazione di nuove relazioni e il mantenimento di quelle esistenti: un comportamento sbagliato, anche se innocente, potrebbe essere considerato come una mancanza di rispetto e, in quanto tale causare la perdita di una trattativa con un cliente. Per quanto riguarda i paesi Bric è bene fare attenzione ai comportamenti assunti nei confronti dei partner cinesi, indiani e russi. I brasiliani, appartenendo a una cultura latina, sono molto simili agli italiani e non presentano particolari criticità.
Per quanto riguarda la Cina, invece, Alberto Forchielli, presidente di Osservatorio Asia, ha spiegato che è fondamentale avere il senso della gerarchia: “le qualifiche formali, come vicepresidenti, direttori generali, responsabili finanziari, non fanno testo: quello che conta davvero è la posizione nel Partito”. Gli incontri d’affari avranno un maggiore successo se sono seguiti da un invito al ristorante, facendo bene attenzione agli orari: i cinesi pranzano tra le 12 e le 12.30 e cenano tra le 18 e le 18.30, lontano dalle abitudini mediterranee. E nel momento in cui si conclude la trattativa è bene fare un brindisi in stile cinese: “bisogna alzarsi, fare il giro del tavolo, e andare dietro alla persona con cui si intende brindare, stando attenti a cominciare da quella più importante. Il bicchiere va sollevato, ma sempre un dito sotto a quello dell’interlocutore. È un segno di rispetto che non va dimenticato”.
L’importanza di valutare le peculiarità culturali di uno specifico paese, favorisce la possibilità di mettere a proprio agio il proprio interlocutore e rendere più semplice l’instaurazione di una relazione.

mercoledì 24 agosto 2011

Italia ambita dalle imprese cinesi

Con quasi 37 mila imprese sul nostro territorio, i cinesi sono tra gli imprenditori stranieri più presenti in Italia.

La presenza cinese in Italia a livello imprenditoriale è tra le più cospicue nel nostro Paese: sono 36.800 le aziende individuali avviate da cinesi in Italia. Il governo della Repubblica Popolare, infatti, sostiene gli emigrati che vengono a fare fortuna in Occidente, oltre al fatto che la comunità e la famiglia, con cui si mantengono forti legami, garantiscono loro lavoro, formazione e prestiti necessari. Il risultato è che i cinesi sono la quinta etnia in Italia e in Europa e i primi nel flusso di rimesse all’estero. La maggior parte di loro si caratterizza per la giovane età, ma anche per l’elevato tasso di imprenditorialità e occupazione, il grande volume di affari e la massiccia presenza femminile.
Delle quasi 37 mila imprese cinesi nel nostro Paese, la metà si concentra principalmente in tre regioni: Toscana (22%), Lombardia (18%) e Veneto (11%); tra le provincie con maggior presenza si trovano poi Prato (con 4.000 imprese), Milano (con 3.500) e Firenze (con 3.000). Gli imprenditori cinesi in Italia sono impiegati soprattutto nel manifatturiero (in particolare nel settore tessile), commercio e ristorazione. Il volume di affari delle imprese cinesi è minore solo rispetto a quello della comunità romena, il fatturato invece, si aggira oltre i 36 mila euro, dopo egiziani e tunisini. Tra le etnie cinesi più preponderanti ci sono i whenzouren, provenienti da Wenzhou, nella Provincia dello Zehjiang.
Un aspetto rilevante degli imprenditori cinesi è che solo il 2% decide di associarsi con stranieri per svolgere l’attività; la caratteristica principale di questa comunità, infatti, è la preponderanza del guanxi, le relazioni tra cinesi, siano questi in madrepatria o in altri paesi esteri. Inoltre, la maggior parte dei cinesi sogna alla fine di diventare laoban, ovvero padrone e di raggiungere l’autonomia lavorativa, a prescindere dal tipo di attività avviata.

martedì 23 agosto 2011

Misure antidumping per le bici cinesi

La Ue chiede il rinnovo per altri 5 anni di misure anti dumping nei confronti della Cina per quanto riguarda l’esportazione dal paese asiatico di biciclette.

La Commissione Ue si prepara a chiedere, nei confronti della Cina, il rinnovo di misure antidumping e anti circumvention al 48,5% per altri 5 anni sulle esportazioni in Europa di biciclette. Per le imprese europee del settore, infatti, la Repubblica Popolare rappresenta una forte minaccia, in quanto negli ultimi anni è riuscita a conquistare enormi quote di mercato applicando prezzi inferiori anche del 50% rispetto alle concorrenti occidentali. Ciò le è possibile grazie agli incentivi governativi di cui gode sull’export e ai costi ridotti di energia e manodopera. Nonostante nel Paese asiatico la bicicletta sia ancora il mezzo più utilizzato, il Dragone detiene una sovrapproduzione di oltre 30 mila pezzi, che solo con l’esportazione in Occidente può smaltire con profitto.
Il settore delle bici nel Vecchio Continente ha un valore di produzione di circa 6 miliardi di euro e conta 60 mila addetti, ma solo nel 2009 la Ue ha importato dalla Cina pezzi per 458 milioni. L’Italia è leader europeo del comparto: ha una produzione dal valore di 1,2 miliardi, con 12 mila addetti impiegati; il nostro Paese è il principale produttore con 2,5 milioni di bici assemblate. Secondo i dati, però, la concorrenza sleale cinese sta danneggiando anche le imprese italiane: la produzione è passata dai 5,8 milioni del 1994 ai 2,5 milioni del 2010, l’export si è ridotto dai 2,7 milioni del 1995 a 1,35 milioni del 2010, mentre è cresciuto l’import, che è passato da 145 mila a 636 mila (+ 338%). A diminuire è anche il numero di imprese del settore che tra il 2000 e il 2010 è sceso del 10%. A soffrirne le conseguenze non sono solo i costruttori e assemblatori di bici ma anche chi produce componenti e accessori. Inoltre, se per le aziende cinesi sembra facile accedere al mercato europeo, è decisamente oneroso il contrario: chi tra le nostre imprese ha tentato l’approccio alla Cina ha visto applicazioni di dazi anche del 56%.
L’unica speranza, quindi, è che le misure antidumping vengano rinnovate almeno per qualche anno, fintanto che anche in Cina i costi aumentino e, nel frattempo, le aziende italiane possano innovarsi. Tuttavia, la decisione della Ue non è così scontata; c’è infatti chi potrebbe limitare l’efficacia del provvedimento, come il Nord Europa e le lobby cinesi.

lunedì 22 agosto 2011

Controtendenza: le imprese occidentali si allontanano dalla Cina

L’inflazione e il rallentamento economico cinesi preoccupano gli investitori esteri e così si chiudono numerose fabbriche straniere nel Dragone.

I recenti avvenimenti economici che riguardano la Cina fanno registrare un cambiamento di tendenze tra gli operatori commerciali dell’Occidente. Se fino a poco tempo fa la Repubblica Popolare era la meta prediletta degli investimenti esteri, tanto per un vantaggio economico quanto per prospettive di crescita, ora nuove difficoltà mettono in allarme le imprese.
Sebbene l’economia cinese sia trinata da un Pil ancora n crescita dell’8% secondo le stime ufficiali, l’inflazione, che si aggira attualmente al 6,5%, è una delle principali fonti di preoccupazione delle aziende. I prezzi dei beni di consumo aumentano vertiginosamente, soprattutto quelli dei generi alimentari, e di conseguenza i consumi calano e i lavoratori chiedono aumenti del salario. Nel 2007 il salario medio cinese era di 0,72 dollari l’ora, mentre si stima che nel 2015 arriverà a 8,16 dollari orari. In sostanza, si calcola che il vantaggio competitivo delle imprese occidentali presenti in Cina si riduce del 15% del costo del lavoro. Sono 265 le aziende che hanno già chiuso le sedi cinesi, tra cui note multinazionali: Wham-O, nel settore dei giocattoli, ha aperto i nuovi stabilimenti in California e Michigan; Catrepillar in Carolina del Nord e Flextronics in Messico, e Ikea ha ridotto del 20% i suoi acquisti in Cina.
Mentre il Dragone perde competitività, c’è chi, però, attira investimenti stranieri grazie a prezzi concorrenziali: si tratta dei nuovi emergenti come Vietnam, Cambogia e Indonesia, Paesi che offrono opportunità interessanti alla stregua della Cina di qualche anno fa, seppure con una perdita in qualità dei prodotti.

venerdì 12 agosto 2011

Convegno contro la contraffazione cinese

Nel mese di luglio si è tenuto l’incontro dal titolo “Cina, il mercato oltre la muraglia” incentrato sul tema della piaga della contraffazione nel mercato cinese e le conseguenze che questa comporta sull’attività delle imprese italiane.

Nel mese di luglio si è tenuto l’incontro dal titolo “Cina, il mercato oltre la muraglia” incentrato sul tema della piaga della contraffazione in Cina e le conseguenze che questa comporta sull’attività delle imprese italiane. Il relatore Giovanni de Sanctis, responsabile dell’IPR Desk Anticontraffazione con sede a Pechino ha sottolineato la necessita di adottare delle strategie di tutela preventiva dei propri prodotti appoggiandosi a strutture accreditate.
In questo senso l’IPR Desk Anticontraffazione svolge un ruolo molto importante in quanto si occupa del monitoraggio delle dinamiche di mercato, delle relazioni con le istituzioni cinesi e con l’Agenzia delle Dogane, fornendo un sostegno concreto alle imprese italiane che desiderano difendere le loro creazioni sul mercato cinese.
Tale convegno risponde alla necessità delle imprese italiane di venire a conoscenza di tutti mezzi possibili per muoversi nel mercato cinese ed evitare raggiri. Molto spesso, infatti, le imprese sono impreparate e subiscono truffe e copia del marchio.
Il Presidente della Cosmit, Carlo Guglielmi, ha evidenziato, inoltre, il fatto che il Paesi dell’Unione Europea non sono allineati per quanto riguarda le normative doganali, il che causa delle discriminazione a livello di controlli: l’Italia, infatti, è soggetta a controlli molto più rigidi rispetto ad altri paesi, subendo un pregiudizio.

giovedì 11 agosto 2011

Pechino: la politica delle terre rare.

L’unione Europea condanna Pechino per le restrizioni all’esportazione delle “terre rare”. Si stima che la Cina produca circa il 97% a livello mondiale ma, mentre le esportazioni sono soggette a pesanti limiti, il mercato interno non ha subito alcuna restrizione.

L’unione Europea condanna Pechino per le restrizioni all’esportazione delle “terre rare”, diciassette elementi chimici che fungono da materia prima per la produzione di una vasta gamma di prodotti di largo consumo ed in particolare nel settore dell’hi-tech, quali:, schermi LCD, fibre ottiche, ma anche batterie ricaricabili, magneti, turbine eoliche etc. Si stima che la Cina produca circa il 97% delle terre rare a livello mondiale ma, mentre le esportazioni sono soggette a pesanti limiti, il mercato interno non ha subito alcuna restrizione. In questo modo le imprese cinesi sono avvantaggiate rispetto alle imprese estere che non hanno uguale accesso alle materie prime.
In una nota della Commissione Europea si legge che “La Ue continua a incoraggiare le autorità cinesi a rivedere le restrizioni all’export per assicurare che l’industria europea abbia un accesso pieno, equo, prevedibile e non discriminatorio alle forniture di terre rare, così come di ogni altra materia prima”. Dopo la condanna della Wto per i limiti all’export di altre 9 materie perime Pechino ha quasi più che raddoppiato le quantità già autorizzate a varcare i confini per un totale di 30.184 tonnellate, allineandosi alle esportazioni del 2010.
Si prevede che vadano in porto progetti minerari negli Stati Uniti e in Australia al fine di generare un’offerta alternativa e garantire una più equa distribuzione delle materie prime a partire dal 2013.

mercoledì 10 agosto 2011

Ferretti: partnership cinese

Il gruppo italiano Ferretti sta attraversando una fase molto delicata: a causa dell'enorme debito è stato deciso di aumentare il capitale e di avviare le trattative con la società cinese Shantui Heavy Industry Group.

Il gruppo italiano Ferretti, detentore dei marchi di yacht Pershing, Cnr, Riva, Bertram, Itama e Mochi, sta attraversando una fase molto delicata. Dopo la ripresa dalla procedura di fallimento che ha colpito il Gruppo nel 1999, Ferretti si trova nuovamente a fronteggiare la pressione finanziaria.
A causa della crisi economica e il conseguente drastico calo degli ordini a livello mondiale, il Gruppo deve risanare un debito che ammonta, oggi, a 600 milioni di euro. Secondo alcune stime il margine operativo lordo previsto per il 2011 ammonterebbe a 50-60 milioni di euro, non sufficienti per dare respiro alle finanze.
Per questo motivo è stato deciso di aumentare il capitale e di avviare le trattative con la società cinese Shantui Heavy Industry Group, una delle venti maggiori aziende cinesi, che parteciperebbe alle quote societarie con un apporto di 100 milioni di euro. La società cinese, con sede a Pechino, otterrebbe l’esclusiva per quanto riguarda la produzione e la vendita degli yatch firmati Ferretti in tutta l’Asia.
La Cina, nuovo gigante economico mondiale, gioca un ruolo sempre più centrale nello scenario economico globale. Attraverso questa joint-venture il gruppo Ferretti potrebbe risanare le casse e raggiungere nuovi mercati.

martedì 9 agosto 2011

I limiti delle ferrovie cinesi

L’incidente ferroviario avvenuto lo scorso 23 luglio in Cina sta mettendo in discussione tutto il sistema ferroviario del Dragone, il più grande a livello mondiale.

Lo scorso 23 luglio, sulla nuova linea ad alta velocità vicino Wenzhou, si è verificato un grave deragliamento che ha provocato la morte di 39 persone. Il disastro sarebbe stato causato dal malfunzionamento del sistema di segnalazione che regola il traffico: non è scattata la luce rossa che avrebbe dovuto segnalare agli atri convogli il pericolo dovuto alla presenza di un treno fermo sui binari a causa di un calo di potenza causato da un fulmine, e il secondo treno, non potendo rallentare in tempo, si è schiantato contro il primo, facendolo precipitare dal ponte.
L’incidente sta sconvolgendo tutto il sistema ferroviario cinese; comincia a vacillare il progetto di portare treni cinesi a modernizzare il sistema nord-americano e saranno rivisti i piani di portare il nuovo super-rapido a Mosca, a Berlino o New Dehli per dimezzare i tempi di percorrenza.
L’unica amministrazione che resistette al cambiamento provocato dalla riforma, introdotta tra il 1996 e il 1997 - con cui Pechino spezzò le dipendenze socialiste e le industrie statali dovettero cedere le aziende – furono le Ferrovie: sono come uno stato nello stato, con polizia, tribunali e un sistema autonomo di prelievo fiscale. L’opinione pubblica, e non solo, sostiene che se il monopolio ferroviario non è risuscito a garantire la sicurezza dei treni è necessario cambiarlo. A livello governativo, si considera di scorporare il sistema in tre aziende; le funzioni di controllo resterebbero accorpate al ministero dei Trasporti.
All’inizio dell’anno, il ministro delle Ferrovie Liu Zhijun era stato arrestato con l’accusa di aver intascato mazzette per i progetti dell’alta velocità, provocando la lievitazione dei costi di costruzione, senza riscontri in termini di efficienza: pare che tutto il sistema di segnalazioni sia inadeguato, che le traversine su cui poggiano i binari siano di cemento scadente e che il materiale rotante non abbia pezzi di ricambio sufficienti. Considerando che le banche sono appesantite dagli investimenti in infrastrutture, potrebbero essere necessari nuovi calcoli politici e finanziari: si tratta quindi di un’opportunità per aziende fornitrici straniere che potrebbero essere ripescate e ingaggiate per commesse relative alle nuove linee superveloci transeurasiatiche.

lunedì 8 agosto 2011

In Cina cresce l'inflazione

La ripresa economica globale stenta a decollare ma aumenta in tutto il mondo l’inflazione e preoccupa, in particolare, quella cinese.

Le economie emergenti stanno per attraversare un forte periodo inflattivo. Il rapporto semestrale dell’Asian Development Bank (Adb) invita i paesi emergenti dell’Asia orientale a “non reagire in modo eccessivo al rallentamento in atto nelle economie avanzate, in quanto la crescita regionale resiste e l’inflazione è un problema che permane”. La ripresa globale dell’economia si presenta incerta e si teme un possibile impatto negativo sull’economia cinese, a causa dalla stretta monetaria messa in campo al fine di limitare l’inflazione: lo scorso giugno, l’indice dei prezzi al consumo cinese (CPI) ha raggiunto il 6,4% su base annua, il picco massimo rispetto a luglio 2008. Un terzo del paniere CPI è occupato dai prezzi degli alimenti, dei quali una fetta consistente è occupata dai prezzi della carne suina che, a giugno, sono cresciuti del 57% su base annua, incidendo di quasi due punti percentuali sul tasso di inflazione generale.
Gli esperti avvertono che l’attuale inflazione non va sottovalutata, in quanto è più diffusa di quanto non sembri; i rincari annuali dei prezzi non alimentari hanno infatti registrato un’accelerazione, passando dal 2,9% di maggio al 3% di giugno e sono in molti a temere che i prezzi dei beni non alimentari possano subire un ulteriore rincaro.
Le pressioni inflative che caratterizzano oggi l’economia cinese sono in parte dovute all’impatto tardivo del pacchetto di stimoli, adottato in Cina nel 2009 per arginare gli effetti della crisi finanziaria globale e mantenere costante la crescita del Pil. L’aumento del Pil cinese ha già iniziato, tuttavia, a spingersi verso il livello potenziale, che si attesterebbe al 9%, e tale fattore, secondo gli economisti cinesi, costituirebbe una seria minaccia poiché porterebbe inevitabilmente ad un ulteriore innalzamento dell’inflazione.

venerdì 5 agosto 2011

Cina, un software per monitorare gli accessi al web

Secondo quanto previsto da una nuova legge in materia di web, l’accesso a internet dall’interno di un locale pubblico di Pechino dovrà essere costantemente monitorato da parte delle autorità locali.

Una nuova normativa appena entrata in vigore in Cina alla fine dello scorso mese prevede che i numerosi esercizi pubblici di Pechino che offrono alla loro clientela un punto d’accesso a internet – Internet point, hotel, bar e ristoranti – dovranno installare su ogni computer un particolare software in grado di registrare gli accessi e i dati relativi agli utenti che usufruiscono di tali servizi sul web. Le informazioni relative alle pagine e ai siti web visitati verranno poi archiviate in un database e, per almeno 60 giorni, rimarranno a disposizione delle forze dell’ordine.
L’introduzione di questo nuovo programma ha suscitato numerose polemiche: i proprietari dei locali pubblici di Pechino, secondo quanto stabilito, dovranno accollarsi il costo dell’acquisto del nuovo software, che dovrebbe aggirarsi tra i 2.000 e i 4.000 euro; inoltre, sono previste multe superiori ai 1.500 euro, per gli esercenti che non dovessero adeguarsi a tale regolamento. Numerose contestazioni sono arrivate anche da molti utenti internet che, per la connettersi alla rete, sfruttano quotidianamente i dispositivi installati nei locali pubblici: secondo gli utenti le misure appena adottate rappresentano di fatto un nuovo provvedimento ascrivibile al piano di censura del web da parte di Pechino.
Le autorità cinesi, invece, sostengono che tale misura sia necessaria per contrastare la pirateria online e l’utilizzo “indebito” della rete: il monitoraggio degli accessi contribuirebbe, se non a evitare, a limitare gli attacchi hacker e il download di contenuti protetti da copyright.

giovedì 4 agosto 2011

Luxottica punta sugli emergenti

Il gruppo italiano Luxottica scommette sui mercati emergenti, in particolare del mercato cinese: sono stati finora aperti 250 negozi i cui profitti sono in crescita.
 
 
Il gruppo italiano Luxottica scommette sui mercati emergenti, in particolare su quello cinese: sono stati finora aperti 250 negozi i cui profitti sono in crescita. La penetrazione nel mercato cinese consente un vantaggio competitivo di circa 5-6 anni rispetto ai concorrenti e Luxottica punta a espandersi anche in altri mercati. Il vantaggio competitivo deriva in primo luogo dagli investimenti in ricerca e sviluppo: negli ultimi cinque anni sono stati investiti ben 3 miliardi di euro nell’innovazione.
È vero che abbiamo aumentati del 10% il nostro portafoglio premium e lusso, ma è un risultato che abbiamo ottenuto tramite la ricerca, l’utilizzo di materiali diversi, attraverso una combinazione di industria e artigianato che dimostra che è ancora possibile ampliare le vendite se c’è valore nel prezzo. È una fase che pone grandi sfide, ma che offre anche enormi opportunità perché davanti a noi si è aperto un mercato di due miliardi di consumatori” ha dichiarato Andrea Guerra, amministratore delegato di Luxottica, aggiungendo che “in Italia abbiamo il 60% della produzione ma solo il 3% delle vendite, la crescita è altrove”.
Oltre alla Cina, il Brasile rappresenta oggi un mercato in forte espansione e nel prossimo futuro si prevede di investire anche in Messico e Turchia per aumentare le quote di mercato a livello globale.

mercoledì 3 agosto 2011

Pechino paga mediante baratto il greggio iraniano

La Cina, aggirando le sanzioni americane, sta negoziando con l’Iran accordi di baratto per pagare le ingenti forniture di petrolio provenienti dal Paese arabo.

Nel 2010 il commercio bilaterale Cina-Iran è ammontato a 29,3 miliardi di dollari, segnando un incremento di quasi il 40%. Lo scorso giugno, l’export di petrolio iraniano destinato al Dragone è salito ai massimi da due anni a questa parte, con un aumento del 50% solo nel primo semestre di quest’anno.
Le sanzioni imposte dall’Onu per cercare di bloccare il programma nucleare di Teheran hanno reso difficoltoso per Pechino effettuare pagamenti cash, portando così il debito cinese nei confronti dell’Iran ad almeno 20 miliardi di dollari. Tuttavia, Pechino ha dichiarato che, in deduzione dei suoi debiti, intende formalizzare intese di baratto attraverso cui fornire beni e servizi all’Iran: la Cina può vantare una vasta gamma di prodotti/servizi esportati in Iran, anche relativamente al settore energetico.
Sebbene lo scorso anno non si sia opposta al 4° ruond di sanzioni Onu per la sospensione del programma nucleare iraniano, la Cina sostiene i diritto all’energia atomica per usi civili e si oppone a un’ulteriore inasprimento delle sanzioni. Una eventuale intesa ad ampio raggio su tale questione potrebbe alleggerire le pressioni da parte dell’Onu sul regime iraniano.

martedì 2 agosto 2011

Cooperazione Italia-Cina sulle sorgenti luminose

Il progresso tecnologico e la spinta all’innovazione hanno portato a nuovi e importanti risultati in campo scientifico a livello internazionale: è questo il caso della ricerca in materia di sorgenti luminose e raggi X.

Per questo motivo, l’Ufficio Scientifico dell’Ambasciata d’Italia a Pechino ha organizzato il secondo workshop bilaterale sul tema “New Advanced Coherent Light Sources: The radiation Sources of the 21st Century”.
Il convegno ha permesso agli esperti del settore, italiani e cinesi, di discutere sul futuro delle sorgenti di radiazione coerente e delle loro applicazioni in campo scientifico. L’Italia gioca un ruolo di primaria importanzaper quanto riguarda lo sviluppo di nuove tecnologie grazie a una riconosciuta esperienza a livello internazionale nell’ambito delle sorgenti di Radiazione di Sincrotrone. In particolare, sono in fase di realizzazione due “free electron laser” (FEL) rispettivamente a Roma e a Trieste. Nel campo dello sviluppo di prototipi di laser a raggi-X, fanno la parte del leone Europa, Giappone e Stati Uniti, in particolare gli scienziati italiani hanno in essere due importanti progetti: il FERMI a Trieste presso Elettra e lo SPARC/SPARX a Frascati.
La città di Frascati, in particolare, vanta una lunga tradizione scientifica iniziata negli anni Cinquanta, quando i primi ricercatori hanno realizzato il primo Sincatrone italiano ed attualmente l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare sta portando avanti un progetto pilota per la realizzazione una sorgente di luce complementare ai FEL.
Anche la Cina ha iniziato a investire in questo campo ed ha avviato un progetto per la realizzazione dello Shanghai Soft X-Ray FEL (SXFEL), che sarà ultimato entro il 2016.
Il workshop ha permesso alle due realtà scientifiche di confrontare le rispettive competenze e valutare la possibilità di instaurare una collaborazione scientifica per lo sviluppo di nuove fonti alternative di energia che trovano applicazione nello studio della struttura atomica, nella meccanica quantistica, nei dispositivi elettronici e nello studio biologico di cellule, batteri e virus.
La Cina si dimostra sempre piùall’avanguardia nella ricerca scientifica e rappresenta un potenziale partner per lo sviluppo di future nuove tecnologie in termini di ricerca empirica, sviluppo tecnologico e disponibilità di risorse.

lunedì 1 agosto 2011

Nissan punta sulla leadership in Cina

Nissan ha conseguito un record di vendite nel primo semestre del 2011: +12,1% rispetto allo stesso periodo del 2010. Carlos Ghosn, ad di Nissan, ha precisato che “la Cina è elemento chiave nel nostro piano complesso di sviluppo e continuerà a essere il nostro primo mercato”.

La casa automobilistica giapponese Nissan, pur avendo subito ingenti danni in seguito al terremoto che ha messo in ginocchio il Giappone, ha conseguito un record nel primo semestre del 2011: la produzione è aumentata dell’11,1% e le vendite del 12,1% rispetto allo stesso periodo del 2010.
Gli ottimi risultati sono da attribuirsi alla politica strategica internazionale, in particolare per quanto riguarda i mercati del Sud-est asiatico, dove si prevede di triplicare le vendite nei prossimi anni.
Carlos Ghosn, ad di Nissan, ha inoltre precisato che “la Cina è elemento chiave nel nostro piano complesso di sviluppo e continuerà a essere il nostro primo mercato”. La casa automobilistica è infatti presente sul mercato cinese da ben otto anni attraverso una joint-venture con Dongfeng Motor. I vertici di Nissan puntano a un aumento della quota di mercato del 10% attraverso un investimento di circa 8 miliardi di dollari nei prossimi cinque anni: ciò permetterebbe, secondo le previsioni, incrementare le vendite da 1,2 a 2,3 miliardi di unità e raddoppiare la penetrazione in Cina.
Il piano prevede, inoltre, una maggiore presenza sul mercato attraverso l’aumento del numero di concessionari Dongfeng Motor da 1.400 a 2.400. Per sostenere le vendite, la produzione verrà supportata da due nuovi stabilimenti rispettivamente a Guangzhou e nella provincia di Hubei e attraverso una nuova linea di assemblaggio nell’impianto esistente di Changzhou.