La Banca Mondiale ha rivisto nuovamente le previsioni di crescita dell’economia cinese per il 2011, portando il precedente tasso dell’8,3% ad un più alto 9,3%, segnale di ritmi ancora molto elevati per il Dragone. Tuttavia, lo sviluppo economico si accompagna ancora ai rischi su cui l’istituto mette in guardia: l’impennata dei prezzi delle commodities primarie e la minaccia della bolla immobiliare che ancora gravano sulla Cina. Il ritmo di crescita così veloce, infatti, porta a continui rincari sul costo vita, così che le famiglie cinesi hanno visto ridurre progressivamente il loro potere di acquisto. Nel mese di marzo, l’indice dei prezzi al consumo è aumentato del 5,4% anno su anno contro il 4,9% di gennaio e febbraio. Relativamente al real estate, la scorsa settimana la China Banking Regulatory Commission ha ordinato alle banche di effettuare nuovi stress test sulle società immobiliari e sui prestiti a loro concessi, mentre il governo di Pechino continua a prendere misure per contenere i prezzi degli immobili.
Nonostante ciò, l’economia della Repubblica Popolare ha manifestato nel mese di aprile segnali di assestamento. In primo luogo, la produzione non ha avuto grandi accelerazioni; in particolare nel settore manifatturiero c’è stato un leggero rallentamento: il Purchasing Managers Index, basato su 820 società di 28 settori diversi, ha registrato un calo da 53,4 punti del mese di marzo a 52,9 di aprile. Altro dato incoraggiante è stata la diminuzione degli ordini per le esportazioni rispetto a marzo, segnale che la politica cinese sta ottenendo risultati nel suo tentativo di essere più autosufficiente e di puntare sulla domanda interna.
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