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venerdì 30 marzo 2012

Rapporti Italia/Cina


A Seul Hu Jintao ha promesso a Mario Monti investimenti per l'economia italiana, sia nel settore privato sia in quello pubblico.

Durante l’era Berlusconi erano stati avviati contatti diretti del Tesoro con le autorità di Pechino affinché acquistassero Bot, Cct, Ctz e tutto quanto è connesso al debito pubblico italiano.
Almeno 75 grandi imprese italiane - di quelle che vantano un fatturato complessivo di 1,65 miliardi di euro e occupano 3 mila dipendenti - presentano bilanci che comprendono quote variabili di capitali cinesi. Il portafoglio di Pechino, inoltre, comprende il 4% dei titoli italiani, pari a poco più di 64,6 miliardi di euro, ovvero una quota del 17% del complesso dei titoli dell'eurozona, a prova del fatto che, nonostante la missione di convincimento italiana, sul versante pubblico l'entusiasmo cinese è sempre stato più prudente. In compenso, si sono intensificate le relazioni industriali: da quanto emerge dai dati elaborati dall’Istituto per il Commercio Estero (Ice), nel 2011 l'Italia ha esportato verso Pechino beni per oltre 10 miliardi di euro, segnando un incremento del 16,2% rispetto al 2010. Le importazioni sono incrementate dell'1,8% passando da 28,7 miliardi a 29,3 miliardi.
Stando alle dichiarazioni del viceministro del commercio, Jiang Yaoping, il Dragone relativamente all’Italia, oggi il quinto partner commerciale della Cina, vuole più interscambio e più collaborazione nei settori dell'alta tecnologia.

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