Ieri, durante l’inaugurazione dell'Assemblea Nazionale del Popolo, Wen Jiabao ha ribadito che la Cina deve puntare a una crescita economica di maggior qualità ma di minor quantità.
Quest’anno al Dragone dovrà bastare una crescita economica del 7,5%: si tratta del tasso di crescita programmatico più basso degli ultimi otto anni e risulta essere piuttosto consistente se si considera che la congiuntura del Paese ha raggiunto un tasso del 9,2% lo scorso anno.
Inaugurando i lavori dell'Assemblea Nazionale del Popolo, ieri Wen Jiabao ha dichiarato: “La nostra espansione futura passa per l'aumento dei consumi interni […]. Faremo di tutto per spingere la gente a consumare di più”. Tale affermazione si conforma all’obiettivo che ora è avvertito come prioritario da Pechino, ovvero quello di trasformare l’economia fortemente export-oriented del Paese in un'economia più legata alla domanda interna. Tale proposito è riassunto da uno slogan, coniato dallo stesso Wen qualche anno fa: mettere i soldi nelle tasche dei cinesi. “Dobbiamo riportare sotto controllo il debito delle amministrazioni locali, tenere sotto stretto controllo l'inflazione, promuovere una politica monetaria flessibile, mantenere stabile il cambio dello yuan, frenare gli eccessi speculativi del settore immobiliare” ha dichiarato Wen. Il Dragone, però, si caratterizza anche per il grande divario di ricchezza esistente tra gli abitanti delle città e quelli della campagna, tra colletti bianchi e tute blu: in un simile contesto, il governo può incrementare la domanda domestica soltanto redistribuendo il reddito in modo più equo, per realizzare quella “società armoniosa” che la Quarta Generazione di comunisti cinesi si era prefissata portare a compimento nel 2003 quando salirono al potere Wen Jiabao e Hu Jintao ma che non sarà quella che questi ultimi consegneranno ai loro successori il prossimo autunno, sebbene il Paese si sia sviluppato e arricchito molto nel complesso.
Inaugurando i lavori dell'Assemblea Nazionale del Popolo, ieri Wen Jiabao ha dichiarato: “La nostra espansione futura passa per l'aumento dei consumi interni […]. Faremo di tutto per spingere la gente a consumare di più”. Tale affermazione si conforma all’obiettivo che ora è avvertito come prioritario da Pechino, ovvero quello di trasformare l’economia fortemente export-oriented del Paese in un'economia più legata alla domanda interna. Tale proposito è riassunto da uno slogan, coniato dallo stesso Wen qualche anno fa: mettere i soldi nelle tasche dei cinesi. “Dobbiamo riportare sotto controllo il debito delle amministrazioni locali, tenere sotto stretto controllo l'inflazione, promuovere una politica monetaria flessibile, mantenere stabile il cambio dello yuan, frenare gli eccessi speculativi del settore immobiliare” ha dichiarato Wen. Il Dragone, però, si caratterizza anche per il grande divario di ricchezza esistente tra gli abitanti delle città e quelli della campagna, tra colletti bianchi e tute blu: in un simile contesto, il governo può incrementare la domanda domestica soltanto redistribuendo il reddito in modo più equo, per realizzare quella “società armoniosa” che la Quarta Generazione di comunisti cinesi si era prefissata portare a compimento nel 2003 quando salirono al potere Wen Jiabao e Hu Jintao ma che non sarà quella che questi ultimi consegneranno ai loro successori il prossimo autunno, sebbene il Paese si sia sviluppato e arricchito molto nel complesso.
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