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mercoledì 21 marzo 2012

Cina, la salvaguardia della “sovranità territoriale”

Continua la battaglia per il controllo delle riserve naturali: al largo delle Paracel la marina cinese ha intercettato una nave da ricerca giapponese e “sequestrato” due pescherecci vietnamiti.

Fra le nazioni della regione Asia-Pacifico, la Cina è quella con maggiori pretese in materia di confini marittimi nel Mar Cinese meridionale. Oggetto della contesa, oltre alle Diaoyu/Senkaku, sono le isole Spratly e Paracel, molto ricche di risorse e materie prime. In particolare, l'egemonia nell'area risulta strategica per il commercio e lo sfruttamento di petrolio e gas naturale. Le mire espansionistiche di Pechino “sono minacciate” da: Vietnam, Filippine, Malaysia, sultanato del Brunei e Taiwan, cui si uniscono la difesa degli interessi strategici degli Stati Uniti nell'area.
L'agenzia ufficiale Xinhua, ha riferito che, al fine di salvaguardare la propria “sovranità territoriale”, Pechino intende potenziare i controlli nel Mar Cinese orientale e nel Mar Cinese meridionale. A tal riguardo, un esperto di questioni marittime sostiene che la scorsa settimana la State Oceanic Administration (Soa) abbia inviato sei navi pattuglia nei pressi dell'isola di Diaoyu; tali mezzi avrebbero intercettato una nave da ricerca giapponese, che stava compiendo esplorazioni “non autorizzate” in un’area che secondo Pechino rientra “nella giurisdizione cinese”. Fonti della marina cinese riportano, inoltre, che le navi pattuglia hanno eseguito ispezioni attorno alle riserve di gas naturale di Chunxiao e Pinghu, nel Mar Cinese orientale; al contempo, altre due imbarcazioni hanno effettuato dei controlli nel Mar Cinese meridionale, dove avrebbero “scoperto” circa 30 piattaforme da esplorazione “straniere” in acque “interne”.
Alcuni funzionari vietnamiti hanno denunciato il fermo illegale di due imbarcazioni di Hanoi con a bordo 21 persone, compiuto dalla marina di Pechino nei pressi delle isole Paracel. Il sequestro è avvenuto lo scorso 3 marzo e da allora i marinai vietnamiti si trovano sotto l'autorità cinese. Un membro del Comitato del popolo di Ly Son, isola della provincia vietnamita di Quang Ngai, afferma che “è stata avanzata una richiesta di 11mila dollari per il loro rilascio”: Hanoi ha intimato ai parenti di non pagare il riscatto e di non cedere alle condizioni imposte per il rilascio dai cinesi.

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