Stati Uniti, Unione Europea e Giappone denunciano all'Organizzazione mondiale del Commercio le politiche di Pechino, che, limitando le esportazioni dei minerali fondamentali per la creazione di elettronica, penalizzano le aziende non nazionali del settore.
La guerra economica internazionale per lo sfruttamento delle “terre rare”- denominazione dei 17 minerali indispensabili per la creazione di dispositivi elettronici - vede coinvolti Stati Uniti, Unione Europea e Giappone, che, per la prima volta, si sono uniti per presentare una denuncia all'Organizzazione mondiale del Commercio contro la Cina, accusata di falsare il mercato relativo ai minerali, attraverso i limiti artificiali stabiliti per le esportazioni. Si tratta di un mercato che vale centinaia di miliardi di euro: con questi minerali vengono realizzati computer, monitor, telefonini, apparecchi fotografici, fibre ottiche, marmitte catalitiche e tutti i prodotti elettronici che richiedono hardware di standard elevati.
Il presidente americano Barack Obama ha presentato alla Casa Bianca il documento congiunto, che accusa Pechino di violare le regole sul commercio internazionale attraverso limiti artificiali alle esportazioni: il Dragone detiene il 35 % delle riserve sfruttabili di “terre rare” ma controlla il 97% del mercato mondiale. Inoltre, per il 2012, Pechino ha ridotto ulteriormente le quote destinate all'export: 30.000 tonnellate a fronte di una domanda stimata in 50-60.000 tonnellate.
“Lavoreremo tutti i giorni per fare in modo che i lavoratori e le imprese americane abbiano le giuste opportunità nell'economia globale”, ha dichiarato Obama. Le misure cinesi, infatti, hanno finora portato i prezzi dei minerali destinati all'export a essere il doppio, e in alcuni casi anche il triplo o il quadruplo, rispetto a quelli utilizzati dalle imprese che operano in Cina: una politica che, inoltre, spinge molte attività produttive occidentali alla delocalizzazione.
Se le parti non riusciranno a trovare una soluzione “amichevole” entro 60 giorni, sul caso si pronuncerà direttamente l'Omc, che potrebbe anche imporre sanzioni contro Pechino.
Il presidente americano Barack Obama ha presentato alla Casa Bianca il documento congiunto, che accusa Pechino di violare le regole sul commercio internazionale attraverso limiti artificiali alle esportazioni: il Dragone detiene il 35 % delle riserve sfruttabili di “terre rare” ma controlla il 97% del mercato mondiale. Inoltre, per il 2012, Pechino ha ridotto ulteriormente le quote destinate all'export: 30.000 tonnellate a fronte di una domanda stimata in 50-60.000 tonnellate.
“Lavoreremo tutti i giorni per fare in modo che i lavoratori e le imprese americane abbiano le giuste opportunità nell'economia globale”, ha dichiarato Obama. Le misure cinesi, infatti, hanno finora portato i prezzi dei minerali destinati all'export a essere il doppio, e in alcuni casi anche il triplo o il quadruplo, rispetto a quelli utilizzati dalle imprese che operano in Cina: una politica che, inoltre, spinge molte attività produttive occidentali alla delocalizzazione.
Se le parti non riusciranno a trovare una soluzione “amichevole” entro 60 giorni, sul caso si pronuncerà direttamente l'Omc, che potrebbe anche imporre sanzioni contro Pechino.
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